sabato 29 dicembre 2007

I NUMERI DELL'ITALIA

Le Nazioni Unite hanno reso pubblici i numeri dell’Italia riferiti all'anno che sta per finire:
- 0% crescita della popolazione
- 42,5 età media, 38,5 in Inghilterra
- un italiano su 5 ha più di 65 anni
- 1,29 bambini nati per ogni donna. 2,1 è il numero necessario per mantenere il livello di popolazione attuale
- 120 giorni persi ogni anno per scioperi per 1.000 lavoratori dal 2001 al 2005, confrontato con 26 giorni in Inghilterra
- 20esima posizione nell’Human Development Index, l’indice delle Nazioni Unite che misura fattori come l’educazione, la salute, l’attesa di vita, quattro posti sotto l’Inghilterra e sette sotto la Spagna. L’Italia ha perso tre posizioni nell’ultimo anno
- 7% tasso di disoccupazione, più alto di 76 nazioni, tra cui Romania, Nigeria, Cambogia e Ucraina - 106% debito pubblico in relazione al prodotto interno lordo, il sesto più alto nel mondo, più alto che quello dello Zimbabwe
Prodi ha salutato l'anno 2007 a reti unificate con un messaggio fiducioso nel futuro, ha detto che il debito pubblico è sotto controllo e che gli italiani sono ottimisti e felici.
Ai fedelissimi ha ricordato che le cose in famiglia vanno bene, specialmente alla moglie Flavia ed alle azioni di cui lei è titolare.
Anche Amato è intervenuto ed ha smentito i commenti negativi sull 'Italia dei quotidiani e periodici di tutto il mondo.
Possiamo stare tranquilli.
Buon anno a tutti

mercoledì 12 dicembre 2007

PRECETTATECI TUTTI

Non accenna a placarsi la rabbia dei trasportatori e degli autisti, e le ragioni si possono ben comprendere. Di fronte ad uno Stato che ha privilegiato il trasporto merci su gomma e non su binari (l'80% del traffico commerciale in Italia viaggia su ruote, percentuale più alta di tutti gli altri paesi dell'Unione Europea); che non ha investito sui biocarburanti, i quali non solo costano la metà del petrolio ma non inquinano; che non ha preso alcun provvedimento in favore dei propri cittadini incolpevolmente rimasti a secco di carburante o costretti a file chilometriche ai distributori, bene, contro di esso è financo (e finalmente) emersa la vergogna delle inique tasse sulla benzina. Ed infatti, tratto dal sito del Governo italiano
E’ stato calcolato che il 70 per cento del costo di un litro di benzina verde è costituito da accise ed imposte alcune delle quali risultano davvero sconcertanti e vergognose, come ad esempio:
# 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
# 14 lire per la crisi di Suez del 1956;
# 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
# 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;
# 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
# 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
# 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
# 205 lire per la missione in Libano del 1983;
# 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
# 0,020 euro per rinnovo contratto autoferrotranviari 2004
Il tutto per un totale di 486 lire, cioè 0,25 euro al litro!
Il buon senso vorrebbe che al cessare della causa che determina una tassa, dovrebbe cessare la tassa stessa. In Italia invece non è così. Anzi, su queste accise, viene applicata anche l’Iva, cioè una tassa sulla tassa!

lunedì 10 dicembre 2007

ED ECCO A VOI ROMANO PRODI (parte I)

Sento dire a molti che dalla pluridecorata inchiesta di Catanzaro Prodi non aveva nulla da temere, e per questo non ha mai commentato il ruolo molto dinamico rivestito dal PM che conduceva l'indagine.

Tutti costoro, però, non ricordano bene chi è Prodi e come riesca, col suo sorrisino deficiente, a mantenere un rapporto privilegiato con la magistratura tale da far di lui un intoccabile.

Non farò cenno allo scandalo Telecom-Serbia, mi riservo di parlarne in altro post.

Voglio ricordare invece cosa successe alla dott.ssa Geremia a seguito della richiesta di processare Prodi: per quel Giudice iniziarono le minacce di morte, le intimidazioni su utenze riservate ed altro.

Il periodo coincise con un’altra sua inchiesta, quella sull’Alta velocità, dove suo malgrado il Pm si ritrovò fra i piedi la società di consulenza Nomisma. Il 7 novembre il Pm denunciò alla polizia le intimidazioni mirate, informò il procuratore capo Michele Coiro che le aveva affidato l’inchiesta e che suo malgrado finì nel tritacarne giudiziario per i rapporti (legittimi) col capo dei gip Squillante: Coiro venne tagliato fuori dopo un’inchiesta disciplinare promossa dal ministro Gian Maria Flick, avvocato e prodiano doc.

La richiesta per Prodi, nel frattempo, venne fermata dal gip Landi che giudicò insufficiente la perizia Castaldo e diede incarico a cinque esperti di stabilire quanto alla Geremia non interessava: ovvero, stabilire il prezzo del gruppo Cirio, Bertolli, De Rica.

Il risultato fu che a fine ’97 il Gip assolse tutti «perché il fatto non sussiste». La sentenza, invereconda, non venne depositata entro la data stabilita (23 gennaio 1998) e la Geremia non potè impugnarla.

Dopo altri scandali, di recente si è saputo di una consulenza pagata a Nomisma per condurre una fondamentale ricerca sugli asini somali. I risultati di quello studio (che avrebbero dovuto essere pubblici, in quanto ricerche scientifiche) non risultavano essere consultabili, ma il costo era già stato addebitato ai contribuenti.

lunedì 3 dicembre 2007

DIMENTICHIAMO...

di Giorgio Bardelli
Tutti a raccolta, in alto le fiaccole, è ora di metterci in marcia contro la dittatura del positivismo!
Per i nostri ragazzi, per la Cristianità, per la libertà di pensiero, spazziamo via dai libri di scuola tutte le menzogne che la scienza ci propina! Questa è una battaglia per la verità e per il popolo.
Dimentichiamo Niccolò Copernico: è evidente per tutti che il Sole si muove nel cielo, chiunque lo può constatare, ma per cinque secoli gli scienziati sono riusciti, incredibilmente, a convincerci del contrario. Svegliamoci, usiamo la nostra testa, senza più farci truffare da falsi maestri!
Dimentichiamo Isaac Newton: l’assurda legge che porta il suo nome, secondo la quale oggetti che non si toccano si attrarrebbero a vicenda, è un’evidente falsità! Forse che due mele, appoggiate sul tavolo, rotolano l’una verso l’altra? Dove si è mai vista una cosa simile?
Dimentichiamo Eratostene, e con lui tutta la congrega di assertori della sfericità della Terra: forse che andando in Australia ci sentiamo venire il sangue alla testa, o ci escono gli oggetti dalle tasche, o ci ritroviamo la cravatta davanti al naso? La superficie dell’acqua in una scodella è chiaramente piatta, perché non dovrebbe esserla anche quella dell’oceano? Nemmeno Cristoforo Colombo, povero stupido, è mai arrivato in Oriente, contrariamente a quanto vogliono farci credere!
Dimentichiamo Werner Heisenberg e il suo insulso principio di indeterminazione: forse che la pattuglia della polizia stradale non è in grado di dirvi contemporaneamente dove eravate e a quale velocità stavate viaggiando?
Dimentichiamo Albert Einstein: la sua relatività è una teoria distruttiva, uno sterile cerebralismo, che mina la Verità dell’Assoluto, peraltro in clamorosa e dichiarata contraddizione con il suo collega Newton. Dove sarebbe, quindi, la verità della scienza? Che dire, inoltre, della bomba atomica?
Dimentichiamo le scoperte di Edward Jenner, Louis Pasteur e Robert Koch: con le loro cure delle malattie infettive, hanno provocato un aumento gigantesco del numero di morti per tumore. E adesso gli scienziati ci chiedono continuamente montagne di soldi per la ricerca sul cancro!
Dimentichiamo Ignàc Semmelweis: la vita umana è nelle mani della Provvidenza, nessuno di noi ha il diritto di stabilire se una donna su tre deve o non deve morire di parto in ospedale!
Dimentichiamo Albert Sabin e il suo vaccino contro la poliomielite: egli rinunciò a brevettarlo per garantirne la massima diffusione nel mondo. Dato che nessuno può essere così stupido da rinunciare a una fonte di guadagno così grande, deve certamente aver avuto un secondo fine. Ancora oggi non sappiamo quali effetti nocivi il vaccino abbia diffuso nella popolazione mondiale. Questo dimostra quanto gli scienziati siano subdoli e malvagi!
Dimentichiamo René-Just Hauy e tutti gli altri studiosi della cristallografia: rivendichiamo la libertà di credere che le forme perfette dei cristalli siano il risultato di influssi celesti e, come tali, portatrici di proprietà curative. Perché togliere le speranze ai malati?
Dimentichiamo Denis Papin e la sua prima macchina a vapore: noi siamo contrari alla pentola a pressione!
Dimentichiamo gli studi di Alessandro Volta e James Maxwell: l’elettricità uccide molte persone ogni anno, e per di più ci induce a fare tardi la sera, corrompendo le nostre abitudini. Non andare a letto presto ha provocato una riduzione delle nascite, con il risultato che la società occidentale, altrimenti superiore alle altre, è oggi in piena decadenza!
Dimentichiamo Carlo Linneo: che senso ha perdere tempo e denaro per dare un nome a tutti quegli insignificanti esseri disgustosi che vivono nella terra e nelle profondità marine, i quali non sono di nessuna utilità per noi?
Dimentichiamo Gregor Mendel e la genetica: dietro questa scienza, contraria alla dignità dell’uomo, si nascondono terribili minacce per l’umanità!
E soprattutto dimentichiamo Charles Darwin, anche se non ci è chiaro il perché. Ma è proprio questo che ci procura il maggior fastidio.
Rivendichiamo in ogni caso a voce alta, per il nostro bene e per il bene dei nostri figli, la libertà di bruciare streghe sui roghi!
Proponiamo infine, per risolvere i problemi della disoccupazione e dell’economia, di utilizzare tutti i fondi fino ad ora sprecati nella ricerca scientifica per promuovere con ogni mezzo le attività di astrologi, maghi, cartomanti, guaritori, pranoterapeuti e indovini, nonché la vendita di alghe dimagranti, di amuleti e di numeri del lotto. Milioni di Italiani sono con noi: ciò significa che si produrrebbe un enorme giro d’affari, e avremmo abbastanza denaro per risolvere tutti i problemi.

mercoledì 28 novembre 2007

UN UOMO, UN MITO


Conseguita la maturità classica a Palermo, compie dal 1961 a Milano gli studi universitari laureandosi in giurisprudenza presso l'Università Statale. Qui conosce Silvio Berlusconi. Nel 1964, a 23 anni, lavora come segretario per Berlusconi, che sponsorizza il Torrescalla, piccola squadra di calcio di cui Dell'Utri è allenatore.
Successivamente (1965) si trasferisce a Roma, dove dirige per un paio di anni il Gruppo Sportivo ELIS nel quartiere Tiburtino - Casal Bruciato, presso il Centro internazionale per la gioventù lavoratrice, nato nel 1964 per volontà di Papa Giovanni XXIII e gestito dall'Opus Dei.
Torna poi (1967) a Palermo, dove opera di nuovo come direttore sportivo, presso l'Athletic Club Bacigalupo; durante questa esperienza, per sua esplicita ammissione, conosce Vittorio Mangano e Gaetano Cinà.
Dopo tre anni (1970) inizia a lavorare per la Cassa di Risparmio delle province siciliane a Catania e l'anno seguente (1971) viene trasferito alla filiale di Belmonte Mezzagno. Dopo due anni (1973) viene promosso alla direzione generale della Sicilcassa a Palermo, servizio di credito agrario.
L'anno seguente (1974) torna a Milano per lavorare presso l'Edilnord, su richiesta di Silvio Berlusconi, per il quale svolge anche la mansione di segretario; segue in particolare i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore, acquistata da Berlusconi ad un prezzo irrisorio dalla marchesina Annamaria Casati Stampa con la complicità di Cesare Previti, che ne era il tutore).
Il 7 luglio porta nella villa di Arcore Vittorio Mangano che viene assunto da Berlusconi nel ruolo di stalliere. Mangano è un giovane mafioso, divenuto successivamente esponente di spicco del clan di Porta Nuova a Palermo, e in quel periodo ha già a suo carico 3 arresti e varie denunce e condanne, nonché una diffida risalente al 1967 come "persona pericolosa". Dopo l'arresto di Mangano sia Berlusconi che Dell'Utri hanno dichiarato ai carabinieri di non essere a conoscenza delle sue attività criminali.
Il 24 ottobre 1976 Dell'Utri si trova insieme a Vittorio Mangano e ad altri mafiosi alla festa di compleanno del boss catanese Antonino Calderone, al ristorante "Le Colline Pistoiesi" di Milano.
Nel 1977 si dimette da Edilnord e viene assunto alla Inim di Rapisarda, che ha relazioni con personalità di spicco della mafia quali Ciancimino e i Cuntrera-Caruana. I suoi legami con la mafia palermitana si intensificano in quegli anni grazie anche alla spregiudicatezza di Filippo Alberto Rapisarda, anche lui palermitano trapiantatao a Milano. Diventa poi amministratore delegato della Bresciano Costruzioni, società dopo pochi anni va in bancarotta fraudolenta.
Nel 1980 la Criminalpol di Milano, nell'ambito di un'indagine di droga, intercetta una telefonata tra Mangano e Dell'Utri. In questa telefonata, divenuta celebre, Mangano parla di un "cavallo" e propone a Dell'Utri di entrare nell'affare. Il defunto giudice Borsellino affermò a riguardo in un'intervista:

« Sì, tra l'altro questa tesi dei cavalli - che vogliono dire droga - è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxi processo per traffico di droga. »

Il 19 aprile dello stesso anno è a Londra, dove partecipa al matrimonio di Jimmy Fauci, boss mafioso che gestisce il traffico di droga fra Italia, Gran Bretagna e Canada. Nel 1982 inizia come dirigente la sua attività in Publitalia '80, la società per la raccolta pubblicitaria della Fininvest, di cui diventa Presidente e Amministratore Delegato. Un anno dopo (1983), nell'ambito di un blitz di arresti compiuti a Milano contro la mafia dei casinò, viene trovato nella residenza del boss mafioso catanese Gaetano Corallo. Quale premio, nel 1984 viene promosso ad amministratore delegato del gruppo Fininvest.
Nel 1992 (gennaio-febbraio) Vincenzo Garraffa, ex senatore del Partito Repubblicano Italiano e presidente della Pallacanestro Trapani, riceve la visita del boss trapanese Vincenzo Virga (poi latitante e condannato per omicidio oggi in carcere): «Mi manda Dell'Utri», dice il boss venuto a riscuotere un presunto credito in nero preteso da Dell'Utri. L'episodio, denunciato da Garraffa, è stato accertato dal tribunale di Milano, che nel maggio 2004 ha condannato Dell'Utri e Virga a 2 anni per tentata estorsione in primo grado, confermando la condanna in appello nel 2007.
Nel 1993 fonda Forza Italia insieme a Silvio Berlusconi. Nel 1996 è deputato al Parlamento nazionale, dal 1999 è parlamentare europeo e nelle elezioni politiche del 2001 viene eletto (nel collegio 1 di Milano) Senatore della Repubblica.
Nel 1995 viene arrestato a Torino con l'accusa di aver inquinato le prove nell'inchiesta sui fondi neri di Publitalia.
Nell'aprile 1996, mentre è imputato a Torino per false fatture e frode fiscale e indagato a Palermo per Mafia, Dell'Utri diventa deputato di Forza Italia in Parlamento.
Nel 1999 viene condannato con sentenza passata in giudicato per i reati di frode fiscale e false fatture ad una pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione. Nello stesso anno viene eletto parlamentare europeo e nel 2001 Senatore della Repubblica. Come senatore ha ricoperto, tra le altre, la carica di Presidente della Commissione per la Biblioteca del Senato, di cui attualmente è membro.
È presidente della Fondazione Biblioteca di via Senato e della Fondazione Il Circolo del Buon Governo. Nel 1999 fonda la rete nazionale di associazioni culturali Il Circolo, nati con l'intento di essere un'area di libero scambio del pensiero liberale e giunti ad avere più di 3000 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale.
Nel 2002 fonda il settimanale di cultura "Il Domenicale", direttore Angelo Crespi, di cui è tuttora l'editore.
L'8 febbraio 2007 Letizia Moratti, sindaco di Milano, lo nomina direttore artistico del prestigioso Teatro Lirico, provocando le proteste inferocite dell'assessore al ramo Vittorio Sgarbi.
L'11 febbraio 2007 Dell'Utri annuncia di aver ricevuto dai figli di un partigiano deceduto (di cui si rifiuta di rivelare l'identità) cinque presunti diari manoscritti da Benito Mussolini, contenenti appunti dal 1935 al 1939. Alcuni storici come Francesco Perfetti si esprimono in favore dell'autenticità, altri come Giovanni Sabatucci, Valerio Castronovo e Denis Mack Smith si esprimono al riguardo con scetticismo. Pochi giorni più tardi L'Espresso annuncia che uno studio smentirebbe l'autenticità dei diari e ben presto numerosi storici confermano la falsità dei diari, dei quali ben presto non si parla più.

Ben presto i Circoli di Dell'Utri vengono surclassati dagli emergenti Circoli della libertà di Michela Brambilla ed il nostro, dopo aver assistito alla comparsa ed al successo di questo nuovo movimento, in numerose occasioni, anche pubbliche, critica apertamente i Circoli della Brambilla e la stessa Presidente.

LA CROCIFISSIONE DELLA FORLEO

Il gip Clementina Forleo, secondo molti consiglieri del Csm, subità l'azione disciplinare promossa dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, anche con riguardo alla famosa ordinanza di fine luglio del 2007. Quella, appunto, con cui il giudice, chiedendo al Parlamento di poter utilizzare le intercettazioni di alcuni esponenti Ds e di Forza Italia, definiva in particolare Massimo D'Alema e Nicola Latorre, non indagati, come «complici e non tifosi» della vicenda Unipol- Bnl e, in un crescendo», li dipingeva come «consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata» in «una logica di manipolazione e lottizzazione del sistema bancario e finanziario nazionale».
Durante la sua recente audizione a Palazzo dei Marescialli, il magistrato aveva detto che il procuratore generale di Milano, Mario Blandini, le avrebbe consigliato prudenza con i politici perché «D'Alema aveva chiamato... ». Ma Blandini, anche lui convocato dal CSM, avrebbe negato la "conversazione" avvenuta con la collega.
Povera Clementina, fucilata alle spalle dai suoi stessi colleghi...
Normalmente i giudici sono una casta impermeabile all'esterno, le frequenti faide non fuoriescono dai corridoi e dalle stanze dei palazzi, e questa è poi la forza vera della magistratura, quella di essere autoreferenziale ed assolutamente autoprotettiva, direi intoccabile ai poteri forti proprio per la sua capacità di far quadrato di fronte a situazioni di pericolo per sè stessa ed il sistema.
Debbo dire, però, che in questo caso sin da subito il giudice meneghino fu emarginato dai suoi superiori e gli organi di controllo giudiziari (il CSM e la stessa AMN), che mantennero un comportamento austero ed intransigente.
Quando si iniziò a parlare di lei, l'attuale ministro degli Esteri sostenne che «il Gip si è arrogato un compito che non appartiene alle sue funzioni»... «con asserzioni assolutamente stupefacenti ed illegittime, sospinte da una pregiudizievole animosità estranea alla cultura e alla funzione propria di un giudice che si esprime con tanta acrimonia.
A fronte di tutto questo, è già un miracolo che la Forleo sia ancora al suo posto, in attesa che venga fatta chiarezza sulle sue colpe.
Anche in questo caso, quel che conta è la scomparsa dei fatti.

martedì 27 novembre 2007

IL NOSTRO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Se c'è un'affermazione indiscutibilmente vera nel post odierno di Grillo è che il Presidente degli italiani, proprio per il ruolo di garanzia che costituzionalmente riveste, dovrebbe essere scelto dai cittadini tra la società civile, lontano da quei partiti che tanto danno hanno fatto e continuano a fare.
Il nostro attuale Presidente della Repubblica, poi, pare non trovi di meglio che preoccuparsi per il “segreto istruttorio” (che in realtà è oggi “segreto investigativo”), per l'autonomia del Parlamento (che vuol dire licenza per i partiti di continuare a vendere fumo agli italiani), per la pace sociale (pace che non potrà esistere sino a quando i costi della politica siano così elevati da risultare altrettanto odiosi, in specie ai meno abbienti).
D'altra parte, cosa volete che dica un eletto dal Parlamento, rectius dai partiti, politico di professione, che vive come il principe delle favole? Esaminate questo confronto e impallidite:
Spesa per il Quirinale nel 2006: 217.000.000 €
Spesa per la Corona britannica nel 2006: 56.800.000 €
Personale del Quirinale (militari esclusi): 1.072 unità
Personale della Corona britannica (militari esclusi): 433 unità
Personale dell'Eliseo francese (militari esclusi): 535 unità
Personale del Bundestag tedesco (militari esclusi): 160 unità.
Grillo lamenta che il nostro Presidente "tollera" i delinquenti al Parlamento e si permette di "monire" chi opera per la salvaguardia della legalità secondo il principio della legge uguale per tutti. E che cosa farebbe al suo posto un politico italiano ottantenne eletto dai partiti che vive come il principe delle favole?
Che sia un politico lo dimostra l'età avanzata, l'autoreferenzialità, l'arroganza, il silenzio quando servono parole, le parole quando servono i fatti. Ma, soprattutto, la difesa senza quartiere dei partiti e dei loro rappresentanti, anche quando non sono degni di rappresentare i propri elettori ed ancor meno il paese.
Anche qui, però, deve cambiare il sistema, perchè quelli che abbiamo avuto prima di lui non sono stati molto meglio di lui, ed allora ritorna il vecchio adagio: strumenti di democrazia diretta per un popolo democraticamente maturo!

C'ERA UNA VOLTA LA NOTAV

Interessantissimo articolo da AlertBox [www.fottilitalia.com]
"Giulietto Chiesa, che ha l’aspetto e, temiamo, la testa da nipote tonto di Stalin, si cimenta sul problema dell’applicazione planetaria de protocollo di Kyoto. Notate la mistificazione, la forzatura, il tentativo di collegare i Notav con la riduzione dell’emissione di CO2. Quando in tutto il mondo la TAV viene vista come risposta all’inquinamento sia da veicoli circolanti a terra sia nei cieli. L’Europa sta erigendo una colossale rete ad alta velocità ferroviaria che renderà obsoleti sia l’auto che l’aereo per gli spostamenti a breve-medio raggio (http://www.eriksrailnews.com/archive/hst.html). Anche l’Italia sta puntando sulla TAV a cominciare dall’inutile Roma-Napoli (poichè le città erano già collegate da 4 binari) e la costosissima Napoli-Bari (pure SPONSORIZZATA da Legambiente !?!?). Il fatto è che l’europeissima penisola non vuole che la Padania sia collegata con l’Europa e sta sabotando in tutti i modi la Torino - Lione e la Verona - Monaco. Come ha fatto con successo contro l’aeroporto di Malpensa2000. In compenso al Nord le tariffe ferroviarie sono più care cha al Sud e il materiale rotabile nuovo lo mandano prima nel Lazio.
A proposito, che fine ha fatto la privatizzazione dell’italianissima Alitalia che costa 1,2 milioni di euro AL GIORNO ai contribuenti? Le “opposizioni locali” sono squallidi pretesti poiché, se vogliono, come succede per le moschee, dei deprecati “localismi” se ne sbattono altamente. Anche questo Chiesa, come Grillo e Travaglio, è un perfetto INUTILE IDIOTA dell’italia terminale, europarlamentare a 20mila euro al mese di soldi vostri."
In questo commento, lo devo ammettere, c'è un fondo di verità. Non ha più senso, infatti, criticare la TAV (e Grillo l'ha capito benissimo) come non ha più senso mantenere in vita l'Alitalia ad un prezzo così alto. Non credo, invece, che la ragione di tutto questo risieda nella volontà di penalizzare il nord (perchè la Notav è proprio una manifestazione di popoli del nord) e che le tariffe ferroviarie premino il sud. Per quello che offrono, un servizio cioè tra i più scadenti del mondo e certamente il più arretrato d'europa, le FS sono carissime sia al nord che al sud.

venerdì 23 novembre 2007

UN'OCCASIONE STORICA

Alcuni mesi addietro un'indagine commissionata dall'Unione Europea accertava che il numero di scorte assegnate alle autorità italiane è di ben cinque volte superiore alla media degli altri paesi UE.
Si ipotizza che non più del 10% siano effettivamente necessarie perchè finalizzate alla tutela dell'incolumità fisica della persona scortata.
Eppure, nonostante i Comitati per la sicurezza abbiano cercato di dare un'interpretazione coerente della relativa norma, quasi il 50% dei politici nazionali, tra componenti le camere ed il governo, vive scortato. Anzi, vive tra scorte e televisione, perchè sfido chiunque a vedere uomini politici che passeggiano per strada, incontrano elettori ed amici, vanno nei locali pubblici come persone comuni.
Ciò è dovuto in parte anche ai giornali e alle televisioni, che ci parlano, ci descrivono e ci mostrano la nostra classe politica come fosse fatta da gente normale, di buon senso, gente che pensa anzitutto al bene della collettività.
In effetti non è così, e i media mentono. Il nostro sistema d'informazione trasforma i politici in persone oneste, addirittura in statisti. Ma basta tenersi un pò informati per capire che l'odierna classe politica è anche peggio di quella che l'ha preceduta.
Negli anni '80 ed all'inizio degli anni '90 vi fu una svolta giudiziaria che comportò la decapitazione di un'intera classe, i sopravvissuti (già boiardi o financo portaborse della prima) hanno dimostrato di essere peggio dei loro ex vassalli.
Pensate ad Amato, il tesoriere di Craxi che non sapeva niente del proprio capo, a Casini, figlioccio di Forlani già segretario della peggiore Dc, a Mastella, uomo di fiducia nel Beneventano di Demita, etc...etc...
La legge di iniziativa popolare sul Parlamento, che fissava in tre punti -no ai condannati in Parlamento -no ai politici di professione, un massimo di due legislature -si alla preferenza diretta un minimo di dignità all'organo sovrano, nonostante siano state raccolte le firme necessarie, è ancora al "palazzaccio" in attesa della verifica formale.
Nel frattempo, nessuna forza politica l'ha fatta propria: si continua a parlare inutilmente di riforme elettorali, istituzionali, si fanno chiacchiere ben sapendo che i leader dei due partiti di maggioranza non hanno alcun intenzione ed interesse a farle.
Dall'altro versante, l'assenza in Italia di una legge che disciplini il referendum propositivo non lascia ben sperare nel referendum che verosimilmente ci sarà nella prossima primavera: i partiti sapranno cpme tradire l’esito del referendum popolare.
Basta vedere la fine di quello sulla responsabiità civile dei magistrati, sul sistema maggioritario, tanto per indicarne alcuni.
Queste, ma non solo, le ragioni per cui era importante un Vday sul referendum propositivo, e quindi sulla necessità di articolare meccanismi di democrazia diretta, ancor prima di quello sull 'informazione.
Il movimento ha perso smalto, purtroppo.
A fronte di tante iniziative, tutte lodevoli, ma confinate nel quotidiano, sarebbe stato necessario trovare la forza per un colpo d'ala teso a seppellire un sistema politico ed una classe politica oramai inutili e dannosi. Milioni di italiani sono in trepidante attesa...

mercoledì 21 novembre 2007

IL JE ACCUSE DI DE MAGISTRIS INNANZI ALL'EUROPA

"Vi ringrazio. Questo mi ricorda il giorno dell’audizione al CSM quando arrivai in ritardo, digiuno, e mi sottoposi a quattro ore di audizione. Adesso ho preso un tè, sperando che stavolta l'incontro duri di meno.Ho accettato con piacere questo invito per fare una riflessione sulla mia esperienza di magistrato che si occupa delle truffe e dei reati di corruzione ed altro che ruotano intorno alla gestione della spesa pubblica, quindi dei finanziamenti pubblici.Ovviamente, pur non potendo parlare delle indagini che ho svolto nel corso degli anni, soprattutto quelle che mi sono state illegalmente sottratte, non posso non rilevare un dato inquietante: nonostante lo strumento che ha come obiettivo quello di consentire lo sviluppo economico di regioni che ne hanno bisogno – io lavoro in Calabria, una regione ad “obiettivo 1” dove arrivano moltissimi finanziamenti europei e per la quale nel periodo 2007-2013 sono stati stanziati fondi per 9 miliardi di euro – lo sviluppo economico non c’è stato.In taluni casi, com’è stato riscontrato da indagini molto accurate della Corte dei Conti sia dalla procura regionale che dalle sezioni giurisdizionali che esercitano anche funzione di controllo, e ancora da parte della magistratura ordinaria, si è potuto verificare danno erariale per somme non spese per ragioni di negligenza grave quindi di colpa; in tanti altri casi, anche altre procure della Repubblica calabresi hanno potuto riscontrare che si realizzavano vere e proprie truffe ai danni dell’Unione Europea. Tante altre volte ci sono state ipotesi di corruzione.Ciò fa apparire sistemica la gestione dei finanziamenti pubblici: non si tratta di episodi, e questo è il dato a mio avviso più importante, occasionali o saltuari, truffe di singole persone, ma c’è sempre qualcosa che governa a monte la gestione complessiva della spesa pubblica.Questo lo si ricava innanzitutto se si guardano i filoni per i quali vengono realizzati i progetti di spesa dei fondi dell’Unione Europea: non abbiamo settori particolari ma si tratta di tutti i rami per cui si dovrebbe realizzare lo sviluppo, come l’ambiente, l’informatica, la sanità, le opere pubbliche.Come si realizza la possibilità di captare queste somme di denaro? Attraverso la costituzione di un reticolo di società organizzate secondo vere e proprie scatole cinesi, il più delle volte miste pubblico-privato.Questo delle società miste pubblico-privato è un passaggio importante. E’ una riflessione da fare a livello istituzionale. Io la feci anche innanzi alla commissione bicamerale del Parlamento italiano sul ciclo dei rifiuti quando si affrontò proprio la problematica delle società che si occupano della gestione dei rifiuti e alla depurazione delle acque.E’ qui che si comprende come, a monte, il sistema di gestione della spesa pubblica viene spesso governato da gruppi di persone che hanno organizzato veri e propri sodalizi criminali, composti da professionisti, imprenditori, uomini del mondo dell’economia e della politica, per realizzare più a valle un vero e proprio controllo di altri settori importanti della vita pubblica.Quando abbiamo esaminato, nel corso di una serie di investigazioni, come venivano realizzate le compagini sociali, come venivano inseriti i soci nelle società, come si componevano i consigli di amministrazione, come si componevano i collegi dei sindaci e dei revisori dei conti, abbiamo capito che i gruppi di professionisti erano sempre gli stessi, spesso si trovavano persone legate anche in modo stretto con magistrati, con uomini appartenenti alle forze dell’ordine, con uomini delle istituzioni.E’ chiaro che l’aspetto più inquietante è che si viene a creare anche una commistione deleteria tra controllore e controllato.Il problema centrale è come si possa porre rimedio a tutto questo: noi abbiamo verificato in diversi casi che le persone che avrebbero dovuto controllare, perché si trovavano in ruoli vitali della regione o di altre istituzioni, a loro volta partecipavano direttamente o indirettamente nelle società che dovevano essere controllate.E’ chiaro che per poter garantire una corretta erogazione delle somme stanziate e far sì che queste realizzino dei progetti che portino allo sviluppo economico, dovrebbe funzionare il sistema dei controlli. Non solo quelli comunitari, attraverso le strutture preposte – io ho collaborato molto e in modo proficuo, fin quando non mi hanno sottratto le indagini, con l’OLAF cioè l’ufficio antifrode – ma anche i controlli delle regioni. Ciò è spesso impossibile o molto difficile perché in tutti i procedimenti penali che abbiamo trattato le persone responsabili di alcuni reati in questa materia erano proprio persone preposte agli organi di controllo delle regioni.Il problema diventa rilevante soprattutto se si considera che lo sviluppo economico non c’è e addirittura c’è una ricaduta di costi sulla comunità, visto che l’Italia viene condannata in sede europea a risarcire i danni.Ciò che è ancora più inquietante è il passaggio successivo: ho spiegato cosa avviene a monte e a valle, come sono inserite le persone nelle società. Ancora più a valle, come avviene l’assunzione delle persone all’interno delle società che si aggiudicano progetti finanziati, corsi di formazione ecc… è qui che c’è un altro passaggio delicatissimo: spesso vi è un vero e proprio sistema di indicazione delle persone da assumere. Coloro che a monte governano e stabiliscono le condizioni per ottenere il finanziamento sono le stesse che indicano alle società di assumere questa o quella persona, con un’ulteriore ricaduta, e qui mi fermo, sul voto: al momento del voto accade, e in alcuni procedimenti abbiamo contestato anche il reato di voto di scambio, che viene chiesto il voto perché si è stati determinanti non solo nel far ottenere il finanziamento ma anche nell’imporre le persone da assumere.Un’ultima considerazione sulle società miste pubblico-privato. In taluni casi abbiamo rilevato che nella parte pubblica si verifica una vera e propria lottizzazione degli incarichi, con persone che fanno parte di tutti gli schieramenti politici: in alcune società abbiamo verificato che si trovavano persone appartenenti a tutte le forze ad eccezione, forse, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra.Ciò che preoccupa di più non è questo, perché potrei ricevere l’obiezione, da parte di illustri persone che vedo presenti, che è un modo per rappresentare tutte le culture. E’ un vecchio discorso già fatto. Molto opinabile, ma si può fare. Ciò che preoccupa è la parte privata, perché in alcuni casi abbiamo notato che si trovano imprenditori direttamente collegati a chi si trova nella parte pubblica, settori rilevanti di organizzazioni vicine al mondo della Chiesa, personaggi politici di sinistra e di destra e si chiude il cerchio con società riconducibili alla criminalità organizzata.Se questo è il quadro, si può comprendere che all’interno di alcune società che percepiscono ingenti finanziamenti europei, troviamo gran parte del mondo politico, una parte rilevante di professionisti che in un territorio come la Calabria non sono tantissimi, la criminalità organizzata, il controllo del mercato del lavoro e il controllo del voto.Se questo è il quadro si devono fare delle riflessioni al di là delle indagini e pensare all’aiuto che può venire da parte delle strutture comunitarie.Sicuramente, per la mia esperienza, posso dire che l’ufficio antifrode, quando c’è stata la necessità, ha sempre collaborato in modo significativo con l’autorità giudiziaria italiana sia nell’aspetto della cooperazione, sia attraverso Eurojust per il buon fine di determinate rogatorie." Luigi De Magistris

mercoledì 14 novembre 2007

I FONDI COMUNITARI

La partecipazione ad un incontro presso l'Unione Europea a Strasburgo di Grillo e Chiesa, insieme a Marco Travaglio e Luigi De Magistris, ha rappresentato un 'occasione per discutere dei fondi europei.
Grillo ha chiesto alla Comunità Europea di non erogare più finanziamenti all’Italia.
"I soldi che arrivano dall’Europa aumentano la metastasi che sta divorando il mio Paese.Nel 2006 l’Italia ha ottenuto fondi illeciti dall’Unione europea, l’ha quindi truffata, per 318 milioni e 104 mila euro con 1.221 casi denunciati. Ha migliorato in un solo anno la sua performance di 90 milioni di euro. Siamo primi in Europa. Primi nel calcio. Primi nelle frodi. L’Italia froda nei fondi agricoli. Froda nei fondi strutturali per lo sviluppo delle aree più arretrate. E mi sto riferendo unicamente alle frodi accertate.Dalla Comunità Europea arrivano ogni anno in Italia miliardi di euro."
Ed allora, ho verificato che in effetti cospicui finanziamenti giungono al nostro paese dalla Comunità Europea. L’Italia, cioè, partecipa con gli altri Paesi a un fondo comune mediante il quale i capitali vengono redistribuiti ai paesi eroganti secondo un criterio di priorità stabilito dalla Commissione Europea.
Ovviamente tali ingenti somme sono finanziate dalle tasse che gli italiani pagano, ma attraverso tale meccanismo i finanziamenti europei utilizzati nel nostro stato sono sconosciuti dai cittadini. Costoro sanno dell'impiego di tali erogazioni ancor meno di quel che sanno della spesa pubblica nazionale.
E' altrettanto vero che il governo italiano ha dichiarato di non sapere che la Commissione europea aveva stanziato 275 milioni di euro all'Italia per l’integrazione della comunità Rom e che, non avendone Prodi fatto richiesta, sono stati dirottati altrove.
Per lo stesso motivo, la Spagna ha avuto 52 milioni e la Polonia 8,5 milioni.
Eppure a Bruxelles frequentano assiduamente Frattini, la Bonino, etc...etc..., ed anche le Regioni hanno aperto uffici comunitari per accedere ai fondi.
Ed allora, non ha tutti i torti Grillo quando sostiene che "è meglio che l’Italia non dia più contributi al fondo comune europeo e, in cambio, non abbia nessun finanziamento. Questi soldi possono essere usati dal nostro Governo in altri modi. Per ridurre il nostro debito pubblico, il più grande di Europa, uno dei più imponenti del mondo. Un debito che rischia di travolgerci. Possono essere usati per ridurre le tasse. Per incentivare le imprese a investire in Italia invece di incoraggiare le imprese italiane a trasferirsi all’estero. O anche per ridurre la povertà che in Italia esiste o aumentare le pensioni da fame dei nostri anziani."
Debbo dire che il ragionamento ha una sua logica e che, essendo stato un pò in giro per l'Europa ho verificato che in effetti gli altri popoli europei ci considerano dei ladri cronici.
Tanti amici mi domandano com'è possibile che io mi ostini a rimanere in Italia con una classe politica come quella italiana, con una qualità della vita così scadente ed un sistema economico-finanziario che non riesce a crescere.
Dovremmo perseguire i numerosi uomini politici che delinquono e permettere ai magistrati di farlo, ma ciò -lo sappiamo bene- non avviene per la connivenza di gran parte della magistratura, asservita al potere politico, e per la forza delle lobbies affaristico-bancarie di paralizzare ogni attività investigativa.
Anche se la proposta può sembrare eccessiva, credo che in effetti Grillo non abbia tutti i torti...

giovedì 8 novembre 2007

'Mia dia un’autoblu, tipo Rolls Royce'

da "La Casta"

C'è un passaggio divertentssimo nel libro di Stella e in particolare nel capitolo 'Mia dia un’autoblu, tipo Rolls Royce' sulle spese pazze della Regione Veneto.
In esso viene citato un frammento di un’omelia del vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Giuseppe Zenti, sugli sperperi della Giunta Galan: ” La Chiesa non è indifferente a questa corsa a chi arraffa di più. Chi amministra ha il dovere di farsi un esame di coscienza. Se fare politica dev’essere finalizzato al bene della società, perchè aumentarsi stipendi e pensioni o utilizzare auto di rappresentanza più costose? Bisogna intervenire per calmierare questa tendenza. Parlo da cittadino- continuava il prelato- chi governa deve riflettere. Pensioni e stipendi che lievitano, autoblu e altri privilegi. Fossi un politico mi vergognerei”.
E allora non resta che svegliarsi, fare sentire la propria voce ribellandosi.
Se gli amministratori si comportano in questo modo, lo strumento della gente per cambiare le cose è di NON VOTARLI PIU'.

domenica 28 ottobre 2007

Da www.sciechimiche.org

Per "disinformazione" si intende: la consapevole diffusione di informazioni appositamente errate o distorte al fine di influenzare l'opinione pubblica su un determinato argomento. Per "disinformazione" si intende anche la totale mancanza di informazione riguardo un determinato argomento.
Chi si occupa di scie chimiche da tempo ha riscontrato una forte ostilità da parte dei media ufficiali nel parlare di questo problema. Il più delle volte, quando su una grossa testata giornalistica appare un articolo sulle "strane scie bianche nel cielo" si legge che esse sono le normali scie degli aerei e che non c'è da preoccuparsi: va tutto bene. Questa è disinformazione.
Ad affiancare queste parole confortanti parole non mancano di certo frasi denigratorie quali: "i complottisti pensano che…", "sono solo fantasie", "teorie della cospirazione", "strane teorie", "strane voci che circolano sul web", "teorie per lucrare sulla gente.. ", ecc. Questa è disinformazione.
Sovente, chi tenta di spiegare che le scie chimiche non esistono basa le proprie affermazioni su vaghe argomentazioni ignorando completamente molti aspetti del problema. Nei casi peggiori si riscontra un'insignificante ironia nei confronti di un problema che dovrebbe riguardare tutti e soprattutto, una grave mancanza di rispetto nei confronti di tutti i cittadini comuni che si adoperano per far emergere l'informazione. Screditando il fenomeno e le persone si tende a denigrare una realtà che sta davanti agli occhi di tutti. Questa è disinformazione.
In televisione, il problema delle scie bianche nel cielo non è mai stato affrontato. Il che è ancora peggio. Non un giornalista o un presentatore si è mai posto il problema di accennare al fatto che sulle nostre teste ci sono delle controverse scie bianche, causa di molte discussioni sul web. Questa è disinformazione.
Qualche telegiornale e quale programma ambientale ha proposto dei servizi riguardanti le scie degli aerei utilizzabili per prevedere il meteo o in correlazione all'inquinamento atmosferico. Questa è disinformazione.
Ma la disinformazione più subdola si nasconde dietro i messaggi subliminali, soprattutto se rivolti ai bambini. I messaggi subliminali sono informazioni che il cervello assimila a livello inconscio, senza che chi le riceve se ne rende conto. La maggior parte dei messaggi subliminali avviene attraverso l'uso di immagini o video, diffusi al fine di diffondere pensieri ed ideologie di qualsiasi natura.
Ad esempio, se in una scena di un film che stiamo seguendo viene ripreso un cielo con delle lunghe scie bianche nel cielo, probabilmente in quel momento non ci accorgiamo di quel particolare, poiché la nostra attenzione è concentrata altrove. Il nostro cervello, però,è in grado di assimilare quell'immagine. Se poi un'immagine simile la vediamo in una scena di un secondo film, poi di un terzo film, poi in uno spot pubblicitario, poi in un secondo spot pubblicitario, poi in una scena di un cartone animato per bambini, poi in un secondo film di animazione, poi in un servizio al Tg, poi in un secondo servizio al Tg, poi in una trasmissione televisiva con riprese all'aperto, poi in una seconda trasmissione, poi in un altro servizio televisivo ancora, poi in un manifesto pubblicitario nelle strade della nostra città, poi in un secondo manifesto pubblicitario, poi in una foto di un articolo su un quotidiano che parla di giardinaggio, poi in un secondo articolo, poi in un terzo ancora, poi tra le pagine di un giornale come sfondo di una pubblicità di elettrodomestici, poi in un secondo giornale, poi in una seconda pubblicità, poi in una terza ancora, e così via…
…a quel punto, molto probabilmente, il nostro cervello accetterà per reale un cielo pieno di lunghe scie bianche e quando ne vedremo uno così dal vivo non ne rimarremo minimamente stupiti.
Purtroppo, la massiccia campagna di disinformazione non si ferma qui. Evidentemente l'inserimento di immagini subliminali all'interno di prodotti destinati ai bambini non è abbastanza per far accettare le scie chimiche come fenomeno del tutto normale. Esistono dei programmi educativi attraverso i quali gli studenti di ogni età (dalle elementari alle superiori) imparano a riconoscere le nubi in modo originale e divertente. Nelle classificazioni delle nubi, stranamente, compaiono anche le contrails. I bambini imparano così che le scie di condensazione sono un fenomeno normalissimo, che esse possono essere persistenti e che sono innocue come lo sono le nuvole. Nell'imparare ciò, i divertimenti non mancano: parole crociate, giornate all'aria aperta a fotografare le numerose varietà di nuvole per poi creare calendari o atlanti delle nubi, quiz e altri giochi di vario genere. Imparano quindi a riconoscere le scie chimiche come normali scie degli aerei nel modo più semplice possibile: attraverso il gioco.
L'artefice di queste iniziative "educative" è la NASA (National Aeronautic and Space Administration), ente governativo americano responsabile del programma spaziale e la ricerca aerospaziale civile e militare. LA NASA, nota per l'impegno in missioni nello spazio e nell'esplorazione di Marte, esalta sul suo sito il fenomeno delle contrails. Come mai un ente spaziale così importante dedica uno spazio oltremisura alle "normalissime scie di condensazione"? Perché spiegare fino alla nausea come si formano le "contrail" come esse si possono classificare? Il fatto più curioso è che di nozioni tecniche ce ne sono ben poche, sostituite da spiegazioni molto vaghe. Questa non è forse disinformazione?
Come accennato, ci sono delle pagine "educative" dedicate ai giovani di ogni età, giochi, quiz e calendari al fine di spiegare, in anticipo, il fenomeno delle "contrails" (Progetto CERES S'COOL). In questo modo anche un bambino delle elementari sa riconoscere una scia di condensazione, nonostante essa non rispetti le leggi della fisica e nonostante sia lunga, a bassa quota e persistente delle ore. Questi progetti "educativi" sono stati divulgate anche in diverse scuole italiane. Perché i nostri figli devono essere abituati a riconoscere una scia chimica come una scia di condensazione? Perché questa campagna disinformativa sui nostri bambini?
Tutto ciò potrà sembrare inverosimile ma è bene che con le immagini piuttosto che alle parole, abbiate la possibilità di valutare da soli se effettivamente esiste una campagna di disinformazione creata ad arte e a nostra insaputa o se si tratta soltanto di semplici coincidenze.

UN PARTITO CRISTIANO DAVVERO 3

Oggi si festeggiano le nozze di Pierferdinando CASINI in Caltagirone, leader dell'UDC, ed è giusto ricordarne i suoi più stretti collaboratori, coloro che tra l'altro gli hanno consentito di rivestire un ruolo nazionale di primo piano:
Romano Saverio (Udc camera dei deputati), Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dopo le accuse del pentito Francesco Campanella;
Sodano Calogero (Udc senatore fino al 2006), condanna a complessivi anni 6 di reclusione per abusivismo edilizio, vari appalti truccati e per i veleni dell'acquedotto municipale;
Mannino Calogero (Udc senatore), Condannato in appello a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa;
Cesa Lorenzo (Udc camera dei deputati), Condannato nel 2001 a 3 anni e 3 mesi per corruzione: ha ammesso tangenti da centinaia di milioni per appalti Anas. Recentemente coinvolto pesantemente anche nelle indagini di Catanzaro 2007;
Cuffaro Salvatore (Udc ex senatore oggi presidente della Regione Sicilia), Imputato per favoreggiamento a Cosa Nostra. Chiesti 8 anni di reclusione dalla Procura di Palermo nel 2007.
Drago Giuseppe (Udc camera dei deputati), Condannato dal Tribunale di Palermo a 3 anni e 3 mesi di reclusione per peculato;
Mele Cosimo (già Udc camera dei deputati ora al Gruppo Misto), il 5 gennaio 1999 è stato arrestato con l'accusa di aver ottenuto tangenti in cambio di favori nell'assegnazione di appalti pubblici e assunzioni, di recente indagato per detenzione di cocaina;
Bonsignore Vito (Udc eurodeputato Udc), condannato a 2 anni di reclusione per tentata corruzione nella vicenda degli appalti all'ospedale di Asti;
Aldo Patriciello (Udc eurodeputato): Condannato per finanziamento illecito ai partiti;
Teresio Delfino (Udc camera dei deputati), indagato per associazione a delinquere e truffa nella gestione dell'Enoteca d'Italia;
Galati Giuseppe, (Udc camera dei deputati), coinvolto ma non indagato nello scandalo "cocaina e squillo" in Roma nel novembre del 2003, indagato nel 2007 a Catanzaro per associazione per delinquere ed altro.

venerdì 26 ottobre 2007

TUTTO TACE AI MONOPOLI

Ricorderete la notizia apparsa nel mese di agosto scorso che fece il giro di un'Italia ferragostana.
Secondo il rapporto di una commissione di inchiesta parlamentare e secondo gli uomini della Guardia di Finanza, tra imposte non pagate e multe non riscosse, le società di concessione delle slotmachine dovevano allo Stato 98 miliardi di euro.
I giornalisti Menduni e Sama, del Secolo XIX, avevano chiesto delucidazioni al direttore dei Monopoli di Stato Giorgio Tino, ma non erano riusciti, in nessun modo, a contattarlo.
Da parte dell'ente concessionario, in questi mesi, nessun cenno alla vicenda, nonostante numerose sollecitazioni.
Stesso comportamento veniva tenuto dal Ministro Visco alle richieste di chiarimenti provenienti sempre dal SecoloXIX.
Alle insistenze dei giornalisti, prima di chiudere la comunicazione, rispondeva così:"Non permettetevi di scrivere più" . E alla domanda dell'interlocutore "altrimenti?" chiariva con toni minacciosi: "Oltre alle conseguenze dell'azione legale intentata, ci saranno anche quelle per le querele che presenteremo noi".
Mi pongo una domanda: è calato il silenzio su una vicenda molto più interessante di un reality show, delle crisi premestruali di mastella o delle idiozie di Truffolo (l'ottavo nano). E' un bene?

giovedì 25 ottobre 2007

I CONTI DELLA CHIESA

di CURZIO MALTESE
"Quando sono arrivato alla Cei, nel 1986, si trovavano a malapena i soldi per pagare gli stipendi di quattro impiegati". Camillo Ruini non esagera. A metà anni Ottanta le finanze vaticane sono una scatola vuota e nera. Un anno dopo l'arrivo di Ruini alla Cei, soltanto il passaporto vaticano salva il presidente dello Ior, monsignor Paul Marcinkus, dall'arresto per il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. La crisi economica è la ragione per cui Giovanni Paolo II chiama a Roma il giovane vescovo di Reggio Emilia, allora noto alle cronache solo per aver celebrato il matrimonio di Flavia Franzoni e Romano Prodi, ma dotato di talento manageriale.
Poche scelte si riveleranno più azzeccate. Nel "ventennio Ruini", segretario dall'86 e presidente dal '91, la Cei si è trasformata in una potenza economica, quindi mediatica e politica. In parallelo, il presidente dei vescovi ha assunto un ruolo centrale nel dibattito pubblico italiano e all'interno del Vaticano, come mai era avvenuto con i predecessori, fino a diventare il grande elettore di Benedetto XVI.
Le ragioni dell'ascesa di Ruini sono legate all'intelligenza, alla ferrea volontà e alle straordinarie qualità di organizzatore del personaggio. Ma un'altra chiave per leggerne la parabola si chiama "otto per mille". Un fiume di soldi che comincia a fluire nelle casse della Cei dalla primavera del 1990, quando entra a regime il prelievo diretto sull'Irpef, e sfocia ormai nel mare di un miliardo di euro all'anno. Ruini ne è il dominus incontrastato. Tolte le spese automatiche come gli stipendi dei preti, è il presidente della conferenza episcopale, attraverso pochi fidati collaboratori, ad avere l'ultima parola su ogni singola spesa, dalla riparazione di una canonica alla costruzione di una missione in Africa agli investimenti immobiliari e finanziari.
Dall'otto per mille, la voce più nota, parte l'inchiesta di Repubblica sul costo della chiesa cattolica per gli italiani. Il calcolo non è semplice, oltre che poco di moda. Assai meno di moda delle furenti diatribe sul costo della politica. Il "prezzo della casta" è ormai calcolato in quattro miliardi di euro all'anno. "Una mezza finanziaria" per "far mangiare il ceto politico". "L'equivalente di un Ponte sullo Stretto o di un Mose all'anno". Alla cifra dello scandalo, sbattuta in copertina da Il Mondo e altri giornali, sulla scia di La Casta di Rizzo e Stella e Il costo della democrazia di Salvi e Villone, si arriva sommando gli stipendi di 150 mila eletti dal popolo, dai parlamentari europei all'ultimo consigliere di comunità montane, più i compensi dei quasi trecentomila consulenti, le spese per il funzionamento dei ministeri, le pensioni dei politici, i rimborsi elettorali, i finanziamenti ai giornali di partito, le auto blu e altri privilegi, compresi buvette e barbiere di Montecitorio.
Per la par condicio bisognerebbe adottare al "costo della Chiesa" la stessa larghezza di vedute. Ma si arriverebbe a cifre faraoniche quanto approssimative, del genere strombazzato nei libelli e in certi siti anticlericali. Con più prudenza e realismo si può stabilire che la Chiesa cattolica costa in ogni caso ai contribuenti italiani almeno quanto il ceto politico. Oltre quattro miliardi di euro all'anno, tra finanziamenti diretti dello Stato e degli enti locali e mancato gettito fiscale.
La prima voce comprende il miliardo di euro dell'otto per mille, i 650 milioni per gli stipendi dei 22 mila insegnanti dell'ora di religione ("Un vecchio relitto concordatario che sarebbe da abolire", nell'opinione dello scrittore cattolico Vittorio Messori), altri 700 milioni versati da Stato ed enti locali per le convenzioni su scuola e sanità. Poi c'è la voce variabile dei finanziamenti ai Grandi Eventi, dal Giubileo (3500 miliardi di lire) all'ultimo raduno di Loreto (2,5 milioni di euro), per una media annua, nell'ultimo decennio, di 250 milioni. A questi due miliardi 600 milioni di contributi diretti alla Chiesa occorre aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano, oggi al centro di un'inchiesta dell'Unione Europea per "aiuti di Stato". L'elenco è immenso, nazionale e locale. Sempre con prudenza si può valutare in una forbice fra 400 ai 700 milioni il mancato incasso per l'Ici (stime "non di mercato" dell'associazione dei Comuni), in 500 milioni le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, in altri 600 milioni l'elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l'Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini. Il totale supera i quattro miliardi all'anno, dunque una mezza finanziaria, un Ponte sullo Stretto o un Mose all'anno, più qualche decina di milioni.
La Chiesa cattolica, non eletta dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici, costa agli italiani come il sistema politico. Soltanto agli italiani, almeno in queste dimensioni. Non ai francesi, agli spagnoli, ai tedeschi, agli americani, che pure pagano come noi il "costo della democrazia", magari con migliori risultati. Si può obiettare che gli italiani sono più contenti di dare i soldi ai preti che non ai politici, infatti se ne lamentano assai meno. In parte perché forse non lo sanno. Il meccanismo dell'otto per mille sull'Irpef, studiato a metà anni Ottanta da un fiscalista all'epoca "di sinistra" come Giulio Tremonti, consulente del governo Craxi, assegna alla Chiesa cattolica anche le donazioni non espresse, su base percentuale. Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce "otto per mille" ma grazie al 35 per cento che indica "Chiesa cattolica" fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale. Una mostruosità giuridica la definì già nell'84 sul Sole 24 Ore lo storico Piero Bellini. Ma pur considerando il meccanismo "facilitante" dell'otto per mille, rimane diffusa la convinzione che i soldi alla Chiesa siano ben destinati, con un ampio "ritorno sociale". Una mezza finanziaria, d'accordo, ma utile a ripagare il prezioso lavoro svolto dai sacerdoti sul territorio, la fatica quotidiana delle parrocchie nel tappare le falle sempre più evidenti del welfare, senza contare l'impegno nel Terzo Mondo. Tutti argomenti veri. Ma "quanto" veri?
Fare i conti in tasca al Vaticano è impresa disperata. Ma per capire dove finiscono i soldi degli italiani sarà pur lecito citare come fonte insospettabile la stessa Cei e il suo bilancio annuo sull'otto per mille. Su cinque euro versati dai contribuenti, la conferenza dei vescovi dichiara di spenderne uno per interventi di carità in Italia e all'estero (rispettivamente 12 e 8 per cento del totale). Gli altri quattro euro servono all'autofinanziamento. Prelevato il 35 per cento del totale per pagare gli stipendi ai circa 39 mila sacerdoti italiani, rimane ogni anno mezzo miliardo di euro che il vertice Cei distribuisce all'interno della Chiesa a suo insindacabile parere e senza alcun serio controllo, sotto voci generiche come "esigenze di culto", "spese di catechesi", attività finanziarie e immobiliari. Senza contare l'altro paradosso: se al "voto" dell'otto per mille fosse applicato il quorum della metà, la Chiesa non vedrebbe mai un euro. Nella cultura cattolica, in misura ben maggiore che nelle timidissime culture liberali e di sinistra, è in corso da anni un coraggioso, doloroso e censuratissimo dibattito sul "come" le gerarchie vaticane usano il danaro dell'otto per mille "per troncare e sopire il dissenso nella Chiesa". Una delle testimonianze migliori è il pamphlet "Chiesa padrona" di Roberto Beretta, scrittore e giornalista dell'Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Al capitolo "L'altra faccia dell'otto per mille", Beretta osserva: "Chi gestisce i danari dell'otto per mille ha conquistato un enorme potere, che pure ha importantissimi risvolti ecclesiali e teologici". Continua: "Quale vescovo per esempio - sapendo che poi dovrà ricorrere alla Cei per i soldi necessari a sistemare un seminario o a riparare la cattedrale - alzerà mai la mano in assemblea generale per contestare le posizioni della presidenza?". "E infatti - conclude l'autore - i soli che in Italia si permettono di parlare schiettamente sono alcuni dei vescovi emeriti, ovvero quelli ormai in pensione, che non hanno più niente da perdere...". A scorrere i resoconti dei convegni culturali e le pagine di "Chiesa padrona", rifiutato in blocco dall'editoria cattolica e non pervenuto nelle librerie religiose, si capisce che la critica al "dirigismo" e all'uso "ideologico" dell'otto per mille non è affatto nell'universo dei credenti.
Non mancano naturalmente i "vescovi in pensione", da Carlo Maria Martini, ormai esiliato volontario a Gerusalemme, a Giuseppe Casale, ex arcivescovo di Foggia, che descrive così il nuovo corso: "I vescovi non parlano più, aspettano l'input dai vertici... Quando fanno le nomine vescovili consultano tutti, laici, preti, monsignori, e poi fanno quello che vogliono loro, cioè chiunque salvo il nome che è stato indicato".
Il già citato Vittorio Messori ha lamentato più volte "il dirigismo", "il centralismo" e "lo strapotere raggiunto dalla burocrazia nella Chiesa". Alfredo Carlo Moro, giurista e fratello di Aldo, in uno degli ultimi interventi pubblici ha lanciato una sofferta accusa: "Assistiamo ormai a una carenza gravissima di discussione nella Chiesa, a un impressionante e clamoroso silenzio; delle riunioni della Cei si sa solo ciò che dichiara in principio il presidente; i teologi parlano solo quando sono perfettamente in linea, altrimenti tacciono". La Chiesa di vent'anni fa, quella in cui Camillo Ruini comincia la sua scalata, non ha i soldi per pagare gli impiegati della Cei, con le finanze scosse dagli scandali e svuotate dal sostegno a Solidarnosc. La cultura cattolica si sente derisa dall'egemonia di sinistra, ignorata dai giornali laici, espulsa dall'universo edonista delle tv commerciali, perfino ridotta in minoranza nella Rai riformata. Eppure è una Chiesa ancora viva, anzi vitalissima. Tanto pluralista da ospitare nel suo seno mille voci, dai teologi della liberazione agli ultra tradizionalisti seguaci di monsignor Lefebrve. Capace di riconoscere movimenti di massa, come Comunione e Liberazione, e di "scoprire" l'antimafia, con le omelie del cardinale Pappalardo, il lavoro di don Puglisi a Brancaccio, l'impegno di don Italo Calabrò contro la 'ndrangheta.
Dopo vent'anni di "cura Ruini" la Chiesa all'apparenza scoppia di salute. È assai più ricca e potente e ascoltata a Palazzo, governa l'agenda dei media e influisce sull'intero quadro politico, da An a Rifondazione, non più soltanto su uno. Nelle apparizioni televisive il clero è secondo soltanto al ceto politico. Si vantano folle oceaniche ai raduni cattolici, la moltiplicazione dei santi e dei santuari, i record di audience delle fiction di tema religioso. Le voci di dissenso sono sparite. Eppure le chiese e le sagrestie si svuotano, la crisi di vocazioni ha ridotto in vent'anni i preti da 60 a 39 mila, i sacramenti religiosi come il matrimonio e il battesimo sono in diminuzione. Il clero è vittima dell'illusoria equazione mediatica "visibilità uguale consenso", come il suo gemello separato, il ceto politico. Nella vita reale rischia d'inverarsi la terribile profezia lanciata trent'anni fa da un teologo progressista: "La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo". Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger

CLASS ACTION

Da qualche mese non si parla più della class action.
Eppure è la nostra salvezza contro le truffe perpetrate dalle multinazionali, dalla banche, dallo Stato, dalle compagnie telefoniche, dalle compagnie petrolifere. E’ semplicemente un’azione legale condotta da uno o più avvocati (studi legali) nell’interesse didiversi soggetti che sono incorsi nel medesimo problema. Esempi? Cirio, Parmalat, TangoBond, Banca di Roma, truffe miliardarie verso i cittadini.
Ma come dovrebbe essere una Class Action efficace?- Prima di tutto dovrebbe avere le stesse potenzialità di quella americana, filtrata dei possibili abusi che la stessa ammette.
- Ogni cittadino può farsi promotore della Class Action.
- La Class Action deve essere richiesta per qualunque atto illecito,omissione, inadempimento contrattuale che ha arrecato danni a unalto numero di cittadini. Tipici sono gli ambiti degli investimenti finanziari, assicurativi, telecomunicazioni, energia, salute, ecc.
- Prevedere una verifica preliminare da parte del giudice.
- Al fine di garantire che le proposte transattive siano compiute nell’esclusivo interesse della classe e non di quella degli studi legali che la seguono, le transazioni, per essere valide, devono essere votate dagli iscritti alla classe.
- In caso di transazione o di sentenza favorevole è previsto un meccanismo automatico di risarcimento gestito da un “curatore amministrativo” nominato dal giudice. Tutti i cittadini appartenenti alla definizione di classe (stabilita dal giudice) possono iscriversi per ottenere il risarcimento entro sei mesi dalla sentenza.
- Prevedere la possibilità di condannare l’azienda che ha commesso un illecito plurioffensivo non solo in rapporto al danno direttamente procurato, ma anche in rapporto al vantaggio economico ottenuto dall’azienda stessa.
- In caso di soccombenza della classe, nulla è dovuto agli avvocati che hanno avviato la class action, in caso di vittoria, la parcella è calcolata come percentuale dei risarcimenti ottenuti nella misura massima del 10%.
Cosa ha combinato il Governo? Prodi, Bersani, Rutelli, in varie occasioni su TV e giornali avevano preannunciato che non vogliono una Class Action all’americana, che tradotto vuol dire che non vogliono sentir parlare di proposte di legge presentate da Pedica (IdV), Poretti (RnP), Fabris (UDEUR), ma vogliono far approvare il ddl Bersani-Schioppa-Mastella che prevede:
1) il diritto di avviare la Class Action è riservato alle associazioni riconosciute dal Governo, cioè quelle che fanno parte del CNCU (pagate dallo Stato, le famose 16 sorelle). In questo modo si andrebbe a limitare il potere di questa legge, concedendo la facoltà di avviare la Class Action ad un’associazione che potrebbe non aver intenzione di avviare una causa contro chi gli versa i contributi pubblici. Tradotto, una Class Action controllata e filtrata dallo Stato. Non deve essere l’associazione a filtrare le Class Action, bensì il giudice.
2) Dopo aver vinto la Class Action, il singolo cittadino dovrà mettere mano al portafoglio e avviare un’azione giudiziaria per avere il risarcimento che gli spetta. Ed allora, a che serve la Class Action?
Per fortuna, il ddl si è arenato al Senato e per ora non se ne parla, ma è certo che bisogna vigilare...

giovedì 18 ottobre 2007

Tutte le battaglie di Beppe Grillo

da zeusnews.it
Oggi di va moda parlare male di Beppe Grillo: i milioni di elettori delle primarie sarebbero una risposta a Beppe Grillo, l'adunata romana di Fini la vera alternativa a Beppe Grillo, il nuovo movimento di Pezzotta la risposta ai problemi di Beppe Grillo e così via. Capita che perfino nelle prediche domenicali nelle chiese si senta parlare (senza che Grillo sia mai nominato) di profeti falsi che sanno solo criticare e che invece sono solo dei guitti.
Beppe Grillo da una parte non si cura molto di questo, ma dall'altra sembra fornire una risposta ai suoi detrattori e contribuisce a buttare benzina sul fuoco con l'uscita in libreria di un libro-antologia dal titolo "Tutte le battaglie di Beppe Grillo", autoprodotto grazie alla collaborazione con lo studio Casaleggio.
E' un libro che raccoglie in ordine cronologico (ma con un ricco e ragionato indice per nomi e argomenti in fondo) tutti i post più significativi, quelli che appunto hanno segnato le battaglie più importanti e le polemiche più discusse del blog di Beppe, fra i più letti nel mondo.
Il libro potrebbe avere anche un altro titolo: Io l'avevo detto. In effetti, un fil rouge collega le disparate battaglie che hanno preso le mosse dal blog: è il fatto che Grillo è stato uno dei pochi, isolato e incompreso, a parlare di certi argomenti, a portare avanti certe polemiche. In seguito altri, molti altri, gli stessi che lo criticavano per i toni esasperati, lo hanno poi seguito, ripreso, amplificato e imitato.
E' stato così per l'attacco forsennato al Governatore Fazio: per mandarlo via dalla sua carica Grillo ha raccolto soldi tra i lettori del suo blog per pubblicare un'intera pagina a pagamento su giornali italiani e stranieri in un momento in cui ancora il governo, i sindacati, il cardinale Ruini e l'opposizione si dividevano fra difensori, titubanti e debolmente critici. Oggi nemmeno il successore di Fazio Draghi degna di uno sguardo l'ex Governatore.
Poi c'è Tronchetti Provera: per anni preso di mira da Grillo, sbeffeggiato e accusato dai suoi post, mentre veniva onorato e riverito su tutti i media e in tutti gli ambienti. Oggi è stato costretto da una bufera finanziaria e giudiziaria a lasciare con ignominia Telecom Italia per rifugiarsi nella sua Pirelli.
Oppure pensiamo alla lotta per il Parlamento pulito, molto prima che la casta diventasse un best seller, e si mettessero in campo proposte in tutti gli ambiti per rinnovare e ripulire la politica. E non dimentichiamo gli inceneritori, prima dello spettacolo dei rifiuti bruciati per le strade in Campania che ha fatto il giro del mondo e stroncato la carriera di Bassolino.
Più recente è l'alleanza con Di Pietro (che sulla Tav la pensa in modo diametralmente opposto a Grillo ma che grazie a Grillo è diventato l'antimastella): l'unico che supera il 60% del gradimento degli italiani fra i ministri dell'impopolare governo Prodi.
Si può accusare Grillo di tutto, dall'incoerenza alla volgarità, dal qualunquismo alla demagogia, da blog ingovernabile alla mancanza di chiarezza sul suo futuro in politica o meno; ma è difficile non vedere che sul blog Grillo ha anticipato, scoperto e comunque denunciato con forza i maggiori bubboni italiani, le questioni più scottanti per la politica e la società italiana, quando tanti addetti ai lavori nella politica e nei media erano assenti o, peggio, conniventi.
Cosa Grillo farà da grande, cosa ne farà del consenso, della popolarità, del seguito che ha avuto finora, quali saranno le sue prossime mosse e le sue future battaglie? E' difficile saperlo; però finora il suo è stato un blog importante e anche utile.

mercoledì 17 ottobre 2007

UN PARTITO CRISTIANO DAVVERO (2)

E' un uomo politico italiano, ricopre dal 2005 l'incarico di segretario dell'UDC.
Nel 1992 Cesa fu indagato dalla Procura di Roma per abuso d'ufficio, insieme alla giunta del sindaco Franco Carraro, per presunti illeciti riguardo l'emissione di un finanziamento pari a 90 miliardi di lire destinato ad un incarico di censimento del patrimonio immobiliare del Comune. Cesa non viene condannato.
A partire dal 1993 ha avuto un processo intentato per concussione, accusato dai magistrati romani di aver riscosso una mazzetta di trecentomila euro per conto del ministro Gianni Prandini, subendo per questo in quell'anno un periodo d'incarcerazione, dopo alcuni giorni dall'ordinanza d'arresto. Inizialmente Cesa si sottrasse all'arresto, dal 6 all'8 marzo 1993, rimanendo due giorni in latitanza per poi consegnarsi spontaneamente al pubblico ministero.
Nelle fasi del processo ha ammesso il verificarsi del fatto, dichiarandosene però estraneo, in quanto i soldi non sarebbero stati destinati a lui ma a Prandini, all'epoca ministro dei lavori pubblici e presidente dell'Anas e all'ingegner Antonio Crespo (direttore generale dell'ente).
Cesa dichiarò di aver ricevuto [...] delle contropartite politiche da parte del ministro che sovvenzionava le nostre iniziative politiche.": il GUP riconobbe l' "ampia confessione dei fatti contestati".
Il 21 giugno 2001 è condannato in primo grado, insieme ad altri responsabili, a 3 anni e 3 mesi di reclusione per corruzione aggravata. Con lui, Prandini riceve una condanna a 6 anni e 4 mesi e a Crespo vengono dati 4 anni e 6 mesi. Le imputazioni confermate riguardano 750 miliardi di lire in appalti truccati, che hanno fruttato agli interessati 35 miliardi di lire in tangenti tra il 1986 e il 1993.
La Corte d'Appello ha annullato l'anno seguente la sentenza per aver riscontrato una incompatibilità del Gip: il Tribunale dei Ministri (assegnato per via del coinvolgimento dfel ministro Prandini), non può sostenere il ruolo accusatorio e deve restituire la causa al Gip di Roma, il quale dichiara gli atti del 2005 come "inutilizzabili" e dispone il "non luogo a procedere". Intanto, subentra la prescrizione del reato grazie alle modifiche alla legislazione attuate dal Governo Berlusconi.
Nel marzo 2006 è stato nuovamente indagato dalla procura di Catanzaro per truffa e associazione per delinquere, nell'inchiesta denominata "Poseidone": avrebbe "ottenuto illecita erogazione di circa 5 miliardi di lire" dalla Ue e dalla Regione Calabria per una società da lui fondata insieme al consigliere dell'Anas Giovanbattista Papello e a Fabio Schettini, ex capo della segreteria del commissario europeo Franco Frattini.
La Spb Optical Disk Srl, una sorta di scatola vuota messa in piedi - secondo l'accusa - solo per ricevere contributi comunitari in teoria destinati alla produzione di cd e di altro materiale informatico, e poi rivenduta a un altro imprenditore, il quale però si accorse che la società non era mai entrata in funzione, parte dei macchinari era ancora imballata, e la sede non aveva neppure superato tutti i collaudi. In compenso, era già indebitata. Il sospetto dei pm è che i quattrini destinati alla Optical fossero stati in realtà "reinvestiti" in un'altra impresa, la Data General Security Srl di Roma, riconducibile a un imprenditore siciliano, il massone Salvatore Di Gangi, e specializzata in sistemi di sicurezza: microspie, bonifiche telefoniche e ambientali. L'ufficio romano del Di Gangi era il punto di ritrovo abituale di Cesa, Schettini e Papello, nonché la sede della campagna elettorale di Cesa per le europee del 2004. I magistrati ipotizzano anche un vorticoso giro di tangenti a Forza Italia, Udc e An.
Ha destato infine reazioni critiche la sua proposta (seguita alla vicenda che ha visto il deputato Cosimo Mele coinvolto con delle prostitute) di istituire una specie di "indennità parlamentare contro le tentazioni" in modo che i parlamentari, spesso lontano dalla famiglia per motivi di lavoro, possano ottenere un contributo finanziario ulteriore, per fronteggiare i costi del trasferimento a Roma dell'intera famiglia. Ma questa è la parte migliore di Cesa...

UN PARTITO CRISTIANO DAVVERO

Deputato e dirigente dell'UDC dal 1996, è stato sottosegretario al Ministero delle Attività Produttive con il governo Berlusconi II e con il governo Berlusconi III, con delega a rappresentare il Ministero presso il CIPE e presso la Conferenza delle Regioni. Attualmente è segretario di presidenza della Camera dei Deputati.
Il suo nome è emerso alle cronache soprattutto per essere stato uno dei protagonisti, insieme ad Emilio Colombo e Gianfranco Miccichè, dell'inchiesta-scandalo sul giro di droga e prostituzione nella "Roma Bene" e risultando dalle indagini come consumatore abituale di cocaina, oltre che per essere finito nelle intercettazioni delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia che hanno portato il 20 giugno 2007 alla chiusura per droga di un noto locale della Dolce Vita nei pressi di Via Veneto (Roma), poche settimane prima dello scandalo che ha coinvolto un altro deputato dell'UDC, Cosimo Mele. Nell'ordinanza del 19 novembre 2003 del Gip Luisanna Figliolia in cui si convalida l'arresto dello spacciatore Giuseppe Martello coinvolto nell'operazione antidroga della Procura della Repubblica di Roma, "emerge come Martello preservi a Galati, uomo di indubbia importanza, un trattamento particolare rendendosi disponibile a consegne anche in tarda notte, a consegne improvvise anche fuori Roma e non richiedendo mai un pagamento immediato".
Il 24 settembre 2007 ha sposato sul lago di Como la deputata Carolina Lussana della Lega Nord.
Il 15 ottobre scorso e' stato interrogato per circa tre ore dal sostituto procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio, nell'ambito dell'inchiesta Poseidone sui presunti illeciti nell'erogazione di finanziamenti nel settore della depurazione in Calabria. Galati e' indagato per associazione a delinquere, truffa e violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il parlamentare era accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Giuseppe Gianzi e Sergio Rotundo. ''L'on. Galati - ha detto Rotundo al termine dell'interrogatorio - ha risposto alle domande del pm affrontando tutti gli argomenti che riguardano la sua posizione. Siamo sereni e attendiamo la valutazione del magistrato''. Poseidone e' l'inchiesta avviata dal sostituto procuratore Luigi De Magistris al quale fu revocata dal procuratore capo, Mariano Lombardi, dopo che il pm aveva inviato un'informazione di garanzia al sen. Giancarlo Pittelli, di Fi, senza informarlo. L'inchiesta sulla depurazione e' una delle tre sulle quali si sono concentrate le attenzioni degli ispettori del Ministero della Giustizia e che stanno alla base della richiesta di trasferimento di De Magistris avanzata al Csm dal ministro Clemente Mastella. Galati, nei mesi scorsi, aveva presentato alcuni esposti lamentando la sistematica divulgazione di atti riguardanti le indagini seguite da De Magistris e coperti dal segreto. Le indagini sui finanziamenti, per milioni di euro, destinati alla depurazione e' stata poi assegnata al sostituto procuratore Curcio. Secondo l'accusa originaria, nei finanziamenti vi sarebbe stato un intreccio di erogazioni in cui figurerebbero anche finanziamenti statali per la liquidazione dei quali, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe svolto un ruolo, attraverso il Cipe, anche l'ex sottosegretario Galati.

REPRESSIONE ON LINE

di Massimo Gaggi

Corriere della Sera. (New York)
A chi l'accusa di fornire da anni alla dittatura birmana programmi e tecnologia per sottoporre a censura informazioni e opinioni che circolano via computer, Fortnet, un'azienda di Sunnyvale, nella Silicon Valley, risponde che non vende i suoi prodotti direttamente, ma attraverso società intermediarie. Non sa quindi molto dei clienti finali, anche se ritiene che siano essenzialmente aziende private che acquistano «filtri» da utilizzare, ad esempio, per impedire al loro personale di accedere a siti porno. Fortnet, però, non sa cosa replicare quando gli investigatori di Open Net Initiative, osservatorio creato dalle università di Harvard, Oxford, Cambridge e Toronto per monitorare lo «stato di salute» di Internet, obiettano che tempo fa il capo delle vendite della società è stato ripreso dalla tv birmana mentre incontrava il capo del governo del Paese asiatico. «No comment » anche da altre società californiane come Websense e Blue Coat System, la cui tecnologia è usata per censurare la rete in Paesi mediorientali come Yemen ed Emirati. Blue Coat, invece, ammette tranquillamente di lavorare per il governo dell'Arabia Saudita; anzi, sembra orgogliosa di assistere un alleato degli Usa, anche se il governo di Riad non è esattamente una democrazia. Per tenere sotto controllo il web, Singapore, altra dittatura che ha forti legami con l'Occidente, si affida invece a SurfControl, società a capitale britannico ma basata in California.
Quanto all'Iran, non è chiaro quale tecnologia usi oggi: in passato ha sicuramente basato le sue censure sul sistema SmartFilter di SecureComputing, ma la società americana sostiene che Teheran l'ha usato illegalmente e non dispone degli ultimi aggiornamenti del programma.La rivoluzione digitale di Internet ha aperto nuove frontiere di libertà nella circolazione delle informazioni ma, com'era forse inevitabile, ha anche spinto molti governi autoritari a cercare di neutralizzare gli aspetti democratici della rivoluzione digitale. Chi pensava che imbrigliare uno strumento universale come la rete equivalesse a tentare di svuotare il mare con un secchio, chi era convinto che il regime comunista cinese non sarebbe sopravvissuto all'avvento della comunicazione a banda larga, sta rivedendo i suoi giudizi: a Pechino il Pcc rimane al potere, mentre Internet è soggetto a una severissima sorveglianza. E i giganti americani di Internet — Microsoft, Google, Yahoo! e Cisco Systems — sono stati ribattezzati dagli internauti «la banda dei quattro» per la collaborazione offerta alle autorità di Pechino nei loro interventi repressivi, nel tentativo di non perdere il ricco mercato cinese. Quello della Cina è il caso più macroscopico e discusso, ma la censura su Internet si sta sviluppando a macchia d'olio in mezzo mondo.
Secondo Open Net Iniziative (Oni), alcune repubbliche dell'ex Urss — soprattutto Bielorussia, Tagikistan e Kirghizistan — hanno ripetutamente smantellato interi siti web o bloccato quelli controllati da forze di opposizione nei periodi che precedono le consultazioni elettorali. L'elenco degli altri Paesi che cercano in un modo o nell'altro di mettere la «museruola» a Internet è lungo e comprende, oltre a quelli già citati, Egitto, Cuba, Corea, Siria, Tunisia e Vietnam. Apparentemente, invece, Russia, Malesia, Israele e Venezuela non hanno programmi governativi di intervento nella rete.
Quanto all'Europa, secondo l'organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione, ben 24 Paesi su 56 intervengono in qualche modo per limitare l'attività di Internet. Ma quali sono le tecniche d'intervento più comuni? C'è chi scatena attacchi di hacker contro i siti che danno più fastidio e chi, come la Cina, gioca d'anticipo e impone a chi vuole operare nel suo Paese di esercitare un'autocensura preventiva sui contenuti. L'Iran, oltre a censurare, ha bloccato i sistemi di comunicazione a banda larga in modo da limitare l'afflusso e la velocità di circolazione di testi e video. La misura più drastica l'ha adottata la giunta militare birmana che nei giorni della protesta ispirata dai monaci buddisti è arrivata addirittura a disattivare l'intera rete.Misure estreme che fanno notizia. Si parla meno dell'ordinaria censura, quella di routine, in genere attivata utilizzando programmi e tecnologie sviluppate da società americane di quella stessa Silicon Valley che ha regalato al mondo la libertà della comunicazione universale «a portata di clic ». Gli studi fin qui condotti escludono i Paesi democratici dell'Occidente: si dà per scontato che qui i controlli, quando ci sono, servano a combattere il terrorismo o la pornografia, non a censurare la libertà di espressione. In realtà anche in Europa non tutto è scontato, come nel caso della Germania che blocca siti e messaggi filonazisti.
Al Congresso di Washington è stato appena presentato il Global Online Freedom Act, un progetto di legge che punta a evitare che l'America continui a esportare software destinato a un uso politico repressivo. Non esistono soluzioni semplici sul piano tecnico (il software usato dai governi è abbastanza simile a quello sviluppato per combattere intrusioni nelle reti aziendali e anche nelle utenze domestiche), ma anche su quello politico il quadro non è del tutto nitido. Tanto più che nemmeno il Congresso si può considerare davvero indenne da tentazioni censorie. Prendiamo il caso Wikipedia: la recente indagine dalla quale è emerso che moltissime voci dell'enciclopedia «spontanea» sono state alterate dall'intervento di entità come la Cia, il partito repubblicano, la chiesa cattolica e quella anglicana, è stata avviata da alcuni neolaureati del California Institute of Technology dopo aver scoperto che numerosi parlamentari Usa avevano ripulito le loro scheda che compare su Wikipedia.

Libertà per Cuba

di Alessandra Farkas

«Generación Y è un blog ispirato a gente come me, nata a Cuba negli anni 70 e 80 e segnata dai giocattoli russi, le fughe illegali e la frustrazione» scrive Yoani Sánchez in www.desdecuba.com/generaciony/, prima di tuffarsi in una accorata critica di Fidel Castro e del suo regime che «non capiscono nulla dei nostri problemi».
In http://havanascity.blogspot.com/ Tension Lia si affida alle immagini, più che alle parole, per denunciare il profondo degrado dei tesori architettonici dell’Avana, un tempo il gioiello dei Carabi. Yoani e Tension Lia sono la punta di diamante di un fenomeno in crescita a Cuba: i blogger indipendenti che si sono scavati una breccia nel muro censorio del regime castrista, riuscendo a trasmettere al mondo una versione quotidiana realista e incensurata della vita sotto Fidel. Un’impresa tutt’altro che facile nell’isola votata da Reporters sans Frontières «uno dei 13 Paesi nemici di Internet» - insieme, tra l’altro, a Cina, Arabia Saudita, Iran e Siria - , perché in vario modo tiranneggiano gli utenti Internet e reprimono la libertà di espressione online.
WEB AL BANDO - Per aggirare il Grande Fratello, la Sanchez si camuffa da turista, finge un accento tedesco e si infila nella hall degli sfarzosi alberghi della capitale. Poi si siede ai tavoli riservati agli stranieri e sborsa sei dollari all’ora – due settimane di stipendio medio per un cubano – per una connessione Internet non controllata che le consente di accedere al suo sito, rigorosamente ospitato da server esterni. I netizen che raggiunge col suo Generaciòn Y sono quasi tutti fuori Cuba. Non una sorpresa per un paese dove soltanto 200mila degli oltre 11 milioni di cittadini hanno accesso al World Wide Web: il numero più basso di tutta l’America Latina. Il governo dell’Avana ha praticamente messo al bando le connessioni Internet private e i cubani sono costretti a recarsi agli Internet point pubblici situati negli uffici postali, dove le attività online possono essere monitorate più facilmente. «Abbiamo un accesso limitato alla rete per colpa dell’embargo Usa contro l’isola», ripete da anni il governo cubano. Che non potendosi collegarsi alla dorsale sottomarina in fibra ottica che corre dodici miglia al largo dei cayos di Cuba, è costretto ad usare i ben più costosi collegamenti satellitari che l’allacciano al Web via Canada, Cile e Brasile.
I DISSIDENTI: «TUTTE SCUSE» - Ma secondo i dissidenti è tutta una scusa per mantenere il controllo totale sulla rete, attraverso software che avvertono la polizia qualora rilevi parole-chiave «sovversive». Il regime si adopera da anni perché giornalisti indipendenti e dissidenti non abbiano accesso ad Internet: per loro comunicare con l'estero è a dir poco rischioso. Scrivere articoli controrivoluzionari su siti esteri può portare in carcere per 20 anni. E cinque anni sono previsti per chi si collega ad Internet illegalmente. Ciò spiega come mai la maggior parte dei blogger è costretta a usare pseudonimi o a scrivere coperta dall’anonimato.

NUOVO V-DAY URGE

da Tiscali sport
È il 9 febbraio del 2005 e Luciano Moggi è in difficoltà a causa dell'intervista di Repubblica a Ermanno Pieroni, ex braccio presidente dell'Ancona. Personaggio assai discusso, Pieroni denuncia il marcio di un mondo di cui ha fatto parte e che in un primo tempo l'ha prima arricchito ma poi rovinato.
Il suo obiettivo è Big Luciano, il quadro che ricostruisce è molto simile a quello che sta emerso in questi giorni. Moggi pensa allora di rivolgersi al vecchio amico Clemente Mastella, affinché intervenga pubblicamente in sua difesa.
Una segreteria mette in contatto Pietro De Angelis, addetto stampa dell'attuale ministro della Giustizia, e Luciano Moggi. De Angelis sostiene di parlare per contro del suo principale. Il testo della telefonata (intercettata dalla polizia giudiziaria per conto della Procura di Napoli), effettuata alle 18 e 19, è il seguente:
Moggi: Pronto?
Donna: Presidente Moggi, buona sera! Le passo il Dottor De Angelis… addetto stampa del Presidente Mastella!
Moggi: Si grazie! Donna: Grazie!
De Angelis: Pronto?
Moggi: Sì, pronto!?
De Angelis: Eh…dottor Moggi, sono De Angelis!
Moggi: Salve De Angelis!
De Angelis: Mi diceva Mastella (inc.) di fare una cosa… però poiché io conoscevo poco la situazione le… avrei preparato una cosa di questo genere…
Moggi: Si!
De Angelis: Clemente mi diceva appunto di leggergliela… se stiamo fuori o no!… Tro… è Mastella che parla eh? (inc.) messaggio!
Moggi: Si! Si!Si! Si!
De Angelis: "Trovo poco corretto lanciare accuse, per altro senza l'onere della prova, attraverso l'intervista ai giornali … così il segretario dei popolari Udeur, Clemente Mastella commenta la polemica innescata dalle accuse dall'ex presidente dell'Ancona Ermanno Pieroni contro Luciano Moggi. Il calcio sta vivendo una lunga stagione di grave crisi e le insinuazioni contro il direttore generale della Juventus rappresentano un altro colpo mortale ad uno sport sul luogo del tracollo. Si tratta di affermazioni molto gravi che avrebbero meritato da parte di Pieroni un momento di maggiore riflessione ed è sospetto che vengano rilasciate mentre è in corso un'inchiesta giudiziaria che riguarda proprio l'Ancona".
Moggi: No! No! Diciamo che lui è stato rinviato a giudizio eh!
De Angelis: Eh, ma è stato già rinviato a giudizio?
Moggi: Si! Si! E' stato rinviato a giudizio per bancarotta …sia per l'Ancona e che…
De Angelis: "Ed è sospetto che vengano rilasciate mentre…"
Moggi: E lui è stato rinviato a giudizio… e per bancarotta…
De Angelis: Ma lui quando è stato rinviato a giudizio?
Moggi: Eh! in questi giorni!
De Angelis: Perché su Repubblica di oggi, vedevo che … eeeh… è un'indiscrezione… non è certa! Moggi: E va bene.
De Angelis: Questo glielo dico per evitare querele… questo è (inc.)
Moggi: Si… no! No! Anzi (inc.). E comunque…e comunque, lui è stato rinviato a giudizio per bancarotta sia per il Taranto…
De Angelis: Se comunque così può andare…
Moggi:…sia per il Taranto che…no…
De Angelis: Bisogna mettere qualcos'altro? Mi dica!
Moggi:(inc.) Nesi e Gallo hanno fatto un tipo di discorso di questo genere!
De Angelis: Umh!
Moggi: Dunque… eeeh… è antiestetico che praticamente un… eh… un soggetto del tipo di Pieroni… ora io te lo dico a grandi linee (inc.)…
De Angelis: Si! Si!
Moggi: Possa… possa avere spazi nella Rai … inserti… in quotidiani di importanza nazionale… in pratica anche tenendo conto dell'attuale situazione del… del medesimo, che è in… è stato… eh… giudicato… eh… è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta e… con truffa allo Stato… però poi magari questa anche se non ce lo vuoi (inc.) di mezzo non ce lo mettemo… (...)
De Angelis: Ho capito! Va bene!
Moggi: Che poi… che poi la realtà è questa! E poi finiva dicendo che però… dunque… questa volta…il me…la giustizia è stata molto più felice dei mezzi di informazione perché di solito i bancarottieri… eeh… fuggono nei… nei panfili… e lui in pratica gli è stato… gli è stato portato via il panfilo… è rimasto… così hanno… hanno messo…
De Angelis: E d'accordo…(inc.) Va bene?
Moggi: Mi raccomando la faccia subito… poi magari avvisi anche i giornali che…
De Angelis: E certamente! Certamente! Certamente!
Moggi: Grazie eh!
De Angelis: Va bene! Prego…
Moggi: Arrivederci!