Sposetti Ugo, storico
tesoriere dei Democratici di Sinistra e quindi del PD, è stato al centro
di alcune
critiche per essersi dichiarato favorevole al ripristino del
finanziamento pubblico ai partiti, sostenendo che la negazione di
risorse finanziarie ai partiti equivalga a colpire la democrazia e la
libertà dei partiti stessi di poter fare politica. Detto fatto: la sua
proposta di legge bipartisan sul finanziamento dei partiti politici (una
legge volta a raddoppiare i rimborsi elettorali al suo partito -
leggansi 551 milioni di euro moltiplicati per due), presentata nell'aprile 2011 alla Camera, non l'ha trovato isolato. Il
responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando, per esempio, ritiene che
sia «meglio sapere da dove arrivano e come vengono spesi i soldi,
anziché averli in altri modi senza dover dare conto a nessuno». E alcuni
deputati, alla Camera, gli stringono platealmente la mano. L'ex
tesoriere, comunque, in Transatlantico
mostra a tutti orgoglioso la sua proposta di riforma. Porta le firme di diversi
deputati del Pd: Losacco e Giacomelli, fedelissimi di Franceschini,
Giovanni Lolli, Giorgio Merlo, Quartiani, che assieme a Giachetti è
segretario del gruppo alla Camera, Matteo Colaninno, i dalemiani Gianni
Cuperlo e Antonio Luongo, e tanti altri (56 firme in tutto).
Nel 2005 fu al centro di aspre polemiche per il caso Consorte Unipol-BNL. Il giornalista Gad Lerner ne chiese le dimissioni affermando che «non poteva non conoscere le fantasmagoriche plusvalenze di Consorte» e che in qualità di Tesoriere Nazionale dei Democratici di Sinistra
non poteva non sapere degli intercorsi tra il suo partito e Consorte.
Sposetti tacque, all'ombra delle sue protezioni all'interno del partito.
Nel febbraio 2012 scoppia un'altra grana: gli istituti di credito sono pronti a
sferrare un violentissimo colpo ai vertici di via del Nazareno
pretendendo che vengano saldati debiti per circa 200 milioni di euro e
che vengano restituiti gli immobili "regalati" a fantomatiche fondazioni dagli ex vertici dei Ds e dall'ex tesoriere Ugo Sposetti.
Il buco continua a lievitare a causa
degli interessi ed a
ricostruire l'intricato giro di fondi, liquidi e immobili ci ha pensato
Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano andando a spulciare i conti
dei Ds che, pur non esistendo più, hanno ancora una sede nella
capitale. il debito accumulato dal Partito comunista italiano (Pci)
viene ristrutturato nel 2003. Ci pensano proprio Sposetti e l'allora
presidente Ds Massimo D'Alema, con l'ex numero uno della Banca di Roma Cesare Geronzi. Gli
equilibri si rompono quando la guida dell'istituto, che nel frattempo
viene acquisito daUniCredit, passa da Alessandro Profumo a Federico
Ghizzoni che non intende più fare sconti alla sinistra e inizia a
chiedere indietro i debiti. Così, il 24 giugno dello scorso anno,
l'UniCredit chiede indietro 29 milioni di euro (più gli interessi e le
spese) e l'annullamento delle donazioni di un immobile
di Bergamo alla fondazione Gritti Minetti e di un appartamento a uso
ufficio (con annesso magazzino) a Udine alla Fondazione per il
Riformismo nel Friuli Venezia Giulia. Il fatto è che, come riporta il Fatto Quotidiano,
l'UniCredit non la sola banca a stare alle calcagna degli ex Ds. Sulle
orme dei debitori ci sono, infatti, anche Efibanca, che rivuole 24
milioni di euro, e Intesa, che ne rivuole 13,7 milioni. Nel complesso
gli ex diessini devono saldare la bellezza di 176 milioni di euro, a cui
vanno ad aggiungersi fior fiore di interessi. Tanto che sarebbero già stati pignorati 30 milioni di euro in rimborsi elettorali che il partito non ha ancora ricevuto.
Gli immobili dei DS sono stati posti fuori dal perimetro del partito, lontano dagli artigli dei creditori, dicono al partito.
Ma Da qui, l'inevitabile domanda: chi sarà a pagare quei 200 milioni di
euro che nessuno vuole saldare?. “E che problema c’è? Pagherà lo Stato”, dice al Fatto l’eterno tesoriere Ds, Ugo Sposetti. Una legge
firmata dal governo Prodi nel 1998 e ritoccata nel 2000
dalla presidenza del Consiglio quando a Palazzo Chigi sedeva D'Alema,
ha esteso infatti la garanzia statale pensata per i giornali
sovvenzionati a "soggetti diversi dalle imprese editrici concessionarie". Insomma, qualora gli istituti di credito non riusciranno ad avere indietro gli immobili, toccherà ai contribuenti italiani colmare il buco.
Ma cosa lega Sposetti a Renzi?
Nel novembre 2012, mentre continua la polemica a distanza tra Bersani e Renzi, l'ex
tesoriere dei Ds e deputato del Pd Ugo Sposetti lancia l'accusa al
rottamatore: "Quelli di Renzi parlano di volontari, ma non è vero.
Raccontano balle. Cercheranno anche di dire che la Leopolda non rientra
nei costi della campagna, invece è costata 350mila euro. E finora
Renzi ha speso circa 2 milioni e 800 mila euro. Il tetto è 200mila.
Siamo molto al di sopra".
Se
a metà campagna per le primarie di Renzi il suo tesoriere indica questa
cifra; se a distanza di tre mesi Renzi non mette online (come aveva più
volte garantito) la rendicontazione dei finanziamenti ricevuti e delle
spese sostenute; se numerose ombre nere lo seguono nel cammino sin da
quando era Presidente della Provincia di Firenze (basti ricordare i
milioni di euro gettati in comunicazione); se il sistema Sposetti,
insomma, si coniuga perfettamente con quello Renzi, in cosa sarebbe
nuovo il giovanotto fiorentino?
http://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Sposetti
http://www.corriere.it/politica/11_aprile_13/blocca_sposetti_0fdfea18-6594-11e0-860c-f8f35d8ce484.shtml
http://www.repubblica.it/speciali/politica/primarie-pd/edizione2012/2012/11/17/news/primarie_centro_sinistra_17_novembre-46856262/
http://www.ilgiornale.it/news/interni/banche-alle-costole-dei-ds-200-milioni-euro-debiti-886930.html
per un quadro chiaro della debitoria DS
http://altracitta.org/2013/02/18/i-ds-hanno-nascosto-200-milioni-di-euro-il-pd-e-che-problema-ce-paghera-lo-stato-cioe-noi/
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