Gianni Dragoni e Giorgio Meletti, autori di ‘La Paga dei Padroni’ (Chiarelettere), descrivono con una chiarezza sconcertante come poche persone controllino il sistema economico e finanziario italiano.
Mediobanca, Ligresti e Benetton sono membri del patto Pirelli. Tronchetti, con Ligresti e Benetton, fa parte del sindacato che controlla Mediobanca. Quando la Pirelli ha venduto le sue azioni di Olimpia (la scatola che controllava Telecom Italia), tra i compratori c’erano Intesa San Paolo e Benetton, partecipanti al patto di blocco che controlla Pirelli. Mediobanca, poi, non solo partecipa al patto di blocco Pirelli, ma ha anche Pirelli e Benetton tra i membri del suo sindacato di controllo. Mediobanca è azionista diretta di una quindicina tra le più importanti società quotate. E’ il socio più forte nel patto di sindacato che controlla RCS Mediagroup, editore del Corriere della Sera. Unicredit è il primo azionista di Mediobanca. Mediobanca controlla Assicurazioni Generali con il 14%. Generali è membro del patto Pirelli. Generali è inoltre azionista di Intesa San Paolo, a sua volta socia di Tronchetti in Pirelli e Olimpia e in teoria in concorrenza con Unicredit.
Il libro illustra un sistema, quello italiano, ridotto a pochi salotti in cui i protagonisti sono sempre gli stessi. I conflitti di interesse si moltiplicano. La concorrenza, la salute delle aziende, la competitività internazionale, le garanzie dei piccoli azionisti, vengono sacrificate in nome del potere. “Tutto risponde a regole molto precise”, si legge, “che garantiscono la conservazione di un assetto stabile di controllo delle principali società e una rigida spartizione dei benefici privati del controllo“.
Quali sono questi benefici? Immensi capitali gestiti rischiando pochissimo in prima persona, attraverso decine di holding (scatole cinesi). Avere poche azioni non importa, se si possiede il pacchetto di controllo. I dividendi sono marginali quando puoi attribuirti cariche e stipendi milionari indipendentemente dai bilanci e dall’opinione dei piccoli azionisti, che non contano nulla. “E’ una filosofia da comprendere, poiché ha radici strutturali. Il capitalismo italiano non è maturato con la cultura dell’iniziativa, ma nell’ossessione della stabilità, ed è strutturato per essere impermeabile alle novità”. Attraverso le storie delle famiglie, dei gruppi e dei blindatissimi patti di sindacato che guidano il capitalismo all’italiana, gli autori disegnano una mappa fatta di manager letteralmente coperti d’oro. Manager che “continuano ad essere assunti seguendo un modello della fedeltà” che non tiene in nessun conto dei risultati, tra mega stock options e bonus d’ogni genere.
‘La Paga dei Padroni’ ha il merito di spiegare ai profani le strutture e gli strumenti attraverso i quali la ragnatela del potere economico si tesse e si difende. E’ la radiografia di una nuova oligarchia che non ha nulla a che vedere con il binomio domanda-offerta, con la qualità e l’efficienza, è solo questione di potere, di privilegi. Gli altri non contano nulla.
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