“E’ una decisione sconcertante, invece dei tagli si fa un vero e proprio regalo alle lobby del petrolio con i soldi dei cittadini”, dichiara subito Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente.
Le centrali ottengono anche una deroga sulle emissioni e sugli
autocontrolli previsti dalla legge, così da poter operare senza
ostacoli. Sempre in nome della possibile emergenza gas.
I fatti: a luglio, mentre la Camera converte in legge il decreto sviluppo che recepisce le misure anti-black out, un emendamento firmato dall‘ex sottosegretario Pdl Stefano Saglia
e dal collega di partito Maurizio Bernardo prepara lo scenario più
favorevole per le vecchie e inquinanti centrali a olio combustibile.
Nell’inverno 2011, “Ci fu un picco dei consumi,
dovuto soprattutto ai Paesi dell’est che hanno aumentato i prelievi di
gas. E così si è creata un’improvvisa scarsità con un record assoluto
di consumi che invece, in media, in questi anni di crisi sono diminuiti
e quindi è aumentata la disponibilità di gas”, spiega Gionata Picchio, del giornale on line Staffetta Quotidiana, specializzato in temi energetici
A febbraio il governo annuncia il rituale “mai più” che segue ogni
emergenza italiana e promette che i black out che hanno lasciato al buio
vaste aree del Paese non si ripeteranno. La strategia individuata
è quella di avere a disposizione fonti di energia alternative al gas,
così da non trovarsi scoperti se il picco dei consumi compromette la
fornitura o il maltempo ostacola l’attività dei rigassificatori.
Il 23 novembre scorso, un decreto del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera fissa i dettagli. Le centrali “alimentate a
combustibili diversi dal gas naturale” devono garantire 4470 megawatt,
una potenza “necessaria a ottenere una equivalente riduzione dei consumi
di gas nella generazione elettrica pari ad almeno 18 milioni di metri
cubi/giorno”. I proprietari delle centrali a olio combustibile, cioè
petrolio, si devono limitare a fornire un “impegno non rinunciabile” dal
primo gennaio al 31 marzo 2013 la produzione con un preavviso di 48
ore. La remunerazione per questa concessione, secondo quanto conferma
anche l’Autorità dell’energia, sarà attorno ai 250 milioni di euro.
Soldi che non arriveranno dal bilancio dello Stato ma dalla bolletta dei consumatori.
Tutte le centrali che sono coinvolte
nell’operazione sono
dell’Enel, che gestisce gli impianti di Livorno, Piombino e Bari
(quest’ultima è stata appena messa sotto sequestro dai carabinieri del
Noe). L’Enel è controllata dal ministero
del Tesoro con il 31,2 per cento e non disdegnerà certo i milioni che
frutteranno le vecchie e inutili centrali,
visto che il 30 settembre ha presentato risultati trimestrali che
registravano un calo del 19,6 per cento dell’utile netto del gruppo
rispetto allo scorso anno.
Se non ci sarà alcuna ondata di freddo intenso e il gas importato sarà sufficiente, l’Enel si ritroverà con un cadeau
a spese dei cittadini di 250 milioni di euro. I consumatori sono stati
gravati da un ulteriore salasso (non nell’interesse di Enel, questo) da
altri 300 milioni spalmati in 36 mesi per la rescissione di alcuni
contratti di fornitori di gas alla rete Snam. Tanto il
cliente finale non protesta. E l’Autorità che vigila sul settore
dell’energia, guidata da Guido Bortoni, non farà
altro che assicurarsi che la legge sia applicata. Anche se il problema è
proprio la legge.
Sappiamo chi è Passera, ma chi è Saglia?
Le indagini si sono concluse, e si attende la richiesta di rinvio a giudizio del Saglia.
Nel capitolo romano
dell'inchiesta di Milano sul traffico illecito di rifiuti che nel giugno 2011 ha
portato all'arresto di Angelo Scotti, il 're del riso', accusato di aver
corrotto due funzionari del Gestore dei servizi energetici, il pm Paolo Ielo ha iscritto sul registro degli indagati sei persone per corruzione, tra cui Franco Centilli (ex funzionario della Gse) e Elio Nicola Ostellino,
consulente energetico, raggiunti da ordinanza di custodia
cautelare emessa dal gip di Milano.
I nomi che compaiono nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano sono molto pesanti: Nando Pasquali, Stefano Saglia, Giancarlo Abelli e Paolo De Castro.Ielo ha ordinato un'acquisizione di atti presso la Gse e presso le abitazioni degli indagati. L'ipotesi, secondo una documentazione proveniente da Milano, e' che l'anno precedente ci fosse stato un giro di 'mazzette', con il coinvolgimento di societa' del gruppo Cofely (impiantistica energetica), in cambio di una serie di favori.
I nomi che compaiono nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano sono molto pesanti: Nando Pasquali, Stefano Saglia, Giancarlo Abelli e Paolo De Castro.Ielo ha ordinato un'acquisizione di atti presso la Gse e presso le abitazioni degli indagati. L'ipotesi, secondo una documentazione proveniente da Milano, e' che l'anno precedente ci fosse stato un giro di 'mazzette', con il coinvolgimento di societa' del gruppo Cofely (impiantistica energetica), in cambio di una serie di favori.
Tutto ruoterebbe intorno al consulente energetico, Elio Nicola Ostellino, che in una conversazione afferma che anche l'a.d. del
Gse, Nando Pasquali, deve obbedire di fronte ai suoi conoscenti, tra cui l'allora sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia (siamo nel giugno 2011).
"Volevo
capire - chiede un interlocutore - Saglia può manovrare Nando
Pasquali?". E Ostellino: "Saglia può manovrare, però, più, più ma, Nando Pasquali, a parte che se chiama Saglia, signor sì, no? ...".Le indagini si sono concluse, e si attende la richiesta di rinvio a giudizio del Saglia.
Nessun commento:
Posta un commento