di Marco Travaglio
Immaginiamo un governo politico, di destra o di centro o di
sinistra, che l'8 gennaio promette di mettere mano alla Rai "entro
poche settimane" e poi non fa nulla per tre mesi e mezzo, anche
dopo che il 28 marzo è scaduto il Cda; si dice "disponibile a un
decreto" per tagliare i fondi pubblici ai partiti e poi non muove
un dito; annuncia che le province saranno abolite, poi si scopre
che restano, ma i consiglieri non li eleggono più i cittadini,
bensì li nominano i consiglieri comunali; alza l'età pensionabile a
68 anni mentre ogni anno decine di migliaia di lavoratori vengono
rottamati a 50, e poi s'accorge che così centinaia di migliaia di
lavoratori restano senza stipendio né pensione; annuncia che gli
"esodati" sono 65 mila perché i soldi bastano solo per questi,
salvo scoprire che sono 350 mila; ripristina la tassa sulla prima
casa (Imu), esentando le fondazioni bancarie, ma non le case di
vecchi e invalidi ricoverati in ospizio; divide l'Imu prima in due
poi in tre rate e annuncia aliquote più alte ma senza fissarle,
gettando i contribuenti nel caos e beccandosi l'accusa di
incostituzionalità dai tecnici della Camera.
Ma non è finita: abolisce le imposte sulle borse
di studio fino a 11.500 euro, ma non per i 25 mila medici
specializzandi scippandogli il 20 per cento di quel poco che lo
Stato concede loro per finire gli studi; abolisce dall'articolo 18
il reintegro giudiziario per i licenziati ingiustamente con la
scusa dei motivi economici, poi annuncia che la riforma è
immodificabile, infine fa retromarcia alla prima minaccia di
sciopero; lancia il decreto liberalizzazioni e poi lo lascia
svuotare in Parlamento dalle solite lobby, mentre la Ragioneria
dello Stato segnala la mancanza di copertura finanziaria per alcune
norme; dà parere favorevole a un emendamento Pd che cancella le
commissioni bancarie, salvo poi accorgersene e cancellarlo con un
altro decreto; lascia passare un altro emendamento Pd che tassa gli
alcolici per assumere 10 mila precari della scuola, poi lo fa
bocciare in extremis; annuncia la ritassazione dei capitali
scudati, ma senza spiegare come si paga, così nessuno riesce a
pagarla nemmeno se vuole; tassa le ville all'estero, ma si scorda
quelle intestate a società, che sono la maggioranza, così non paga
quasi nessuno; toglie ai disoccupati l'esenzione dal ticket
sanitario e poi la ripristina scusandosi per il "refuso".
E ancora: vara il decreto "svuotacarceri" per
sfollare le celle, col risultato che i detenuti aumentano (66.632
fine febbraio, 66.695 fine marzo); annuncia la tassa di 2 centesimi
sugli sms per finanziare la Protezione civile, poi se la rimangia e
aumenta le accise sulla benzina; annuncia due volte nella Delega
fiscale un "fondo taglia-tasse" per abbassare le aliquote e abolire
l'Irap coi proventi della lotta all'evasione, ma due volte lo
cancella; depenalizza le condotte "ascrivibili all'elusione
fiscale" con "abuso del diritto" che vedono imputati Dolce e
Gabbana, indagati dirigenti di Unicredit e Barclays e multati dal
fisco Intesa Sanpaolo per 270 milioni e Montepaschi per 260 (lodo
salva-banche); inventa una tassa sulle barche di lusso, ma cambia
tre volte le regole così pochi la pagano e quasi tutti portano gli
yacht all'estero ("lodo Briatore"); nella riforma della Protezione
civile scrive che "il soggetto incaricato dell'attività di
previsione e prevenzione del rischio è responsabile solo in caso
di dolo o colpa grave", rischiando di mandare in fumo il processo
in corso a L'Aquila contro la Commissione grandi rischi per
omicidio colposo e le indagini sulla mancata prevenzione nel sisma
del 2009 (lodo salva-Bertolaso & C.); nel pacchetto
anticorruzione Severino cambia il nome e riduce la pena (e la
prescrizione: da 15 a 10 anni) alla concussione per induzione,
reato contestato a Berlusconi nel processo Ruby (lodo
salva-Silvio).
Ecco, in uno a caso di tutti questi casi, che si direbbe di questo
governo politico? Che ci vogliono dei tecnici per ripararne tutti i
guasti. Ma se questi guasti li fa il governo tecnico, chi li
ripara?
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