http://www.wallstreetitalia.com/immagine/45884.jpg/0/le-previsioni-di-crescita-stilate-dal-settimanale-the-economist.aspx
Platone, oltre ad essere un grande filosofo, è stato
anche un acuto osservatore dello Stato, e quanto alla democrazia, afferma che: «la
democrazia nasce quando i poveri, dopo aver riportata la vittoria,
ammazzano alcuni avversari, altri ne cacciano in esilio e dividono con i
rimanenti, a condizioni di parità, il governo e le cariche pubbliche, e
queste vi sono determinate per lo più col sorteggio».
Sembrerebbe
proprio quello che è accaduto in Italia dopo il fascismo: il re in
esilio, i partigiani che sono saliti al potere raggruppati nei partiti
principali come il Psi, Dc, PdA, etc... e la successiva spartizione del
potere e del territorio.
La democrazia però ha in sé i germi della sua malattia: si ammala di sé stessa perché diventa vittima della sua stessa libertà.
Platone,
infatti, afferma che uno stato spesso confonde la libertà con la
licenza, approfittando della libertà stessa ma svincolandola dal dovere
nei confronti degli altri, e così si avvia ad un lento declino.
Una frase de La Repubblica, colpisce per la sua attualità: «In
un ambiente siffatto, […] in cui chi comanda finge, per comandare
sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga,
per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri
sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche
tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione,
ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha
più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella
molteplicità e moltiplicazione dei favori».
Un
testo del 370 a. C. descrive esattamente quello che è accaduto dal
dopoguerra ad oggi: un'inesorabile discesa nell’egoismo
individuale, nell’ingiustizia condivisa e accettata perché tutti ne
guadagnano qualcosa, nell’assenza di meritocrazia e soprattutto nel connubio perverso che si instaura tra cittadini e centri del potere.
Tutti
i politici sono corrotti perché tutti i cittadini lo sono ma al tempo
stesso si indigna in quanto si fa schifo di se stessa.
Infine la democrazia si ammala di anarchia e di indifferenza, cui subentra, secondo Platone, la dittatura:
«la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale
disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la
violenza che della dittatura è pronuba e levatrice »
Il
dramma dell’Italia è questo: la democrazia è malata, come recuperarla dal declino, senza affondare nel
totalitarismo, più che politico, economico-finanziario-bancario?
mentecritica.com
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