Berlusconi ha digerito malissimo le cronache dei giornali che
raccontavano di un Alfano che avrebbe prevalso su di lui sulla questione
primarie giovedì scorso, nel parlamentino di via dell’Umiltà. Dalle
spiagge keniote è partita una telefonata di fuoco contro l’ex ministro
della Giustizia accusato senza mezzi termini di essere “un traditore” e
di giocare “da solo contro tutta la squadra”.
Ed allora, cosa fare se non proporre un volto nuovo?
Ed ecco Gianpiero Samorì, spinto da Dell’Utri, ma anche da Emilio Fede e Vittorio Sgarbi (che lo ha poi rinnegato a distanza di un paio di giorni dandogli del "traditore"), l'uomo che gestisce un impero in Emilia Romagna che va dalle assicurazioni
all’energia, dalle partecipazioni bancarie all’editoria. Con i liquidi sufficienti per tentare la scalata alla Banca popolare dell’Emilia Romagna; scalata che gli
ha portato anche qualche strascico giudiziario: l’avvocato è indagato
dalla Procura di Bologna per accesso abusivo al sistema
informatico della Banca finalizzato a carpire i dati sensibili dei
soci.
Il suo numero due è Diego Volpe Pasini (fondatore in Friuli del movimento
Sos Italia, già finito in carcere per non aver pagato gli alimenti alla
ex ed al figlio e autore del falso dossier che voleva Matteo Renzi candidato del centrodestra), colui che si scusa con gli anziani reclutati in maniera inconsapevole per andare a Chianciano per firmare la candidatura e fare da claque alla convention di Samorì e promette: “Denunceremo l’autore della truffa e la prossima volta staremo più attenti”.
E' accaduto, infatti, che tre pullman di anziani della Capitale che credevano di andare in gita per
una domenica dedicata alla beneficenza, siano stati prelevati da un centro sociale e si siano ritrovati invece in un
convegno politico al Palamontepaschi di Chianciano Terme, a circa 200
chilometri da Roma.
l nome del regista dell’operazione, oggi come allora, è quello di Marcello Dell’Utri
che, impossibilitato dalle sentenze a esporsi in prima persona, lo ha
fatto attraverso l’avvocato, docente e banchiere di Modena, Gianpiero Samorì, che allora era il suo vice nei circoli che nacquero in tutto il Paese e che di lì a breve sarebbero confluiti in Forza Italia, e che oggi, a 54 anni, dei Mir, i moderati in rivoluzione, appunto, è il presidente.
Ma chi è costui?
Nel partito hanno l’idea che sia lui l’uomo che Berlusconi userà per
spacchettare il Pdl in più liste, probabilità che trova la netta
contrarietà di Alfano. Samorì, però, è davvero un intimo di Berlusconi,
anche se lui ha negato in pubblico persino di conoscerlo: “Mi è stata
attribuita una ricerca di volti nuovi, un certo signor Samorì che ho
incontrato una sola volta nella vita e che non ritenevo nemmeno fosse
interessato alla politica”.
Certo in Emilia, da dove proviene, non gli vogliono un gran bene: Isabella Bertolini, attuale vicepresidente dei deputati Pdl, una delle fedelissime fin dal 1994 con Forza Italia di Berlusconi e già acerrima nemica di Giovanardi, è lapidaria: “Samorì? Se emergono certi personaggi non è più il mio partito. Io da coordinatrice di Forza italia in Emilia-Romagna ho fatto la
‘guerra delle tessere’ con l’obiettivo di avere un partito forte ma
trasparente. Una persona come Samorì non posso considerarla un ‘amico’.
Alfano ci aveva promesso il partito degli onesti, ma poi ha dato ragione
ad altre persone, ha seguito altre logiche, e veder emergere ora certi
personaggi mi rafforza nell’idea di lasciare il Pdl”.
“Non ho parole, non capisco il senso della dichiarazione di Isabella Bertolini: Samorì è l’unica speranza
futura per il centrodestra. Speriamo formalizzi la sua candidatura al
più presto”, così al fattoquotidiano.it l’avvocato e consigliere comunal
di Bologna, Lorenzo Tomassini, uno dei principali sponsor di Samorì assieme a Carlo Giovanardi e Alberto Vecchi.
Ma a far parlare dell’avvocato è il suo ruolo presso lo stato di San Marino.
Si, perché Samorì nel dicembre del 2010 è stato nominato dal Congresso di
Stato del Titano ambasciatore in Francia. Ora grazie a quella nomina
gode dell’immunità e ha in tasca anche un passaporto da diplomatico.
E,
altra curiosità, l’avvocato modenese ha assoldato nel suo staff anche Jean Todt, l’ex amministratore delegato della Ferrari ora presidente della Fia-Federazione Internazionale dell’Automobile.
Ma
su Samorì vengono fuori anche informazioni circa il possesso di conti
correnti in paradisi fiscali, e precisamente nell’isola caraibica
olandese di Curacao. Dalla sua società Modena Capitale
si risale via via alla sua capofila, la Zevenplint n.v., società di cui
non si conosce il bilancio protetto dal rigido segreto bancario in
vigore sull’isola. La società è la madre di altre quattro società:
Aviation, Banking Partecipations, Industry Partecipations e Insurance
Partecipations.
Alla domanda se abbia rapporti con Curacao, Samorì ha risposto: “Io ho
società in tutte le parti del mondo come tutti quelli che hanno delle
attività economiche diversificate. Ma non vengo certo a dire le mie
cose. Non c’è alcuna attività mia che abbia un regime da paradiso
fiscale."
La chiave del suo successo di oggi è la vicinanza a Denis Verdini,
con il quale i lavori per la nuova lista sono già in fase avanzata. Ma soprattutto, al Cavaliere Samorì serve perchè è ricco.
Pensa di accollargli tutte le spese della prossima campagna elettorale,
visti i tempi di magra che corrono ad Arcore. E questa, di certo, non
sarà la rivoluzione, come la intendeva Alfano, ma di sicuro per
Berlusconi è l’ultima occasione “per non lasciare il Paese in mano alla
sinistra."
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