Il nostro cervello, secondo le teorie di
Darwin e i principi della genetica, negli ultimi due millenni si è
evoluto di pari passo con il nostro stile di vita, ma 'cambiamento' non
sempre è stato sinonimo di miglioramento. Il rapporto tra progresso
tecnologico ed evoluzione neurologica ha fatto impigrire le abilità
cognitive mano a mano che la vita è diventata più comoda, rendendoci più stupidi.
La tesi, pubblicata su Trends in Genetics,
affonda le radici nella madre delle teorie evoluzionistiche, quella
della selezione naturale, partendo dal presupposto secondo cui un tempo l'essere umano pagava duramente, spesso con la
vita, il prezzo della propria stupidità, perché bastava un errore
qualsiasi, una distrazione banale, per perdere un'opportunità di
sopravvivenza.
La selezione naturale a favore dei soggetti più
astuti avveniva dunque in maniera spietata e istantanea, salvo sporadici
colpi di fortuna. Oggi, proprio grazie al progresso, tutti abbiamo non
una, non due, ma infinite possibilità di sopravvivenza, salvo sporadici
colpi di sfortuna. Ma quello che in termini strettamente vitali
rappresenta un vantaggio, a livello evoluzionistico si traduce in un
progressivo passo indietro, perché elimina quasi del tutto qualunque tipo di selezione naturale a favore dei soggetti più scaltri.
"Un
tempo, se un cacciatore/raccoglitore non riusciva a risolvere il
problema di come trovare il cibo, moriva e con lui tutta la sua progenie
- spiega Crabtree - mentre oggi un manager di Wall Street che fa un
errore riceve un cospicuo bonus e diventa un maschio più attrattivo. La
selezione naturale non è più così estrema".
Gli ultimi studi
sull'argomento hanno individuato dai due ai 5000
geni legati all'intelligenza, rilevando che ogni generazione porta con
sé due o tre mutazioni. In assenza di selezione, gli ultimi 3000 anni
sono stati dunque un arco di tempo sufficiente per 'inquinare' il Dna
umano nel giro di 120 generazioni: "In rapporto al nostro antenato di
qualche migliaio di anni fa, la nostra intelligenza è sicuramente più
debole".
L'umanità cd "civile", almeno
da un punto di vista evoluzionistico, sarebbe sul viale del tramonto. Ancor prima dell'invenzione
dell'agricoltura e della scrittura, quando l'essere umano viveva di ciò
che riusciva a cacciare, chi compiva un passo falso soccombeva alle
leggi della natura, e ad andare avanti e riprodursi erano i più forti e
intelligenti.
Poi, con l'invenzione dell'agricoltura e la
nascita delle prime comunità stanziali, la forza intellettuale è
cominciata a calare in modo progressivo. Non a caso, il periodo della Grecia classica fu uno
dei più intellettualmente fecondi. Oggi siamo una specie fragile dal punto di vista intellettuale e
probabilmente abbiamo raggiunto il nostro picco di intelligenza tra i
6000 e i 2000 anni fa.
Ma l'evoluzione
psicologica ed evoluzione genetica non sono la stessa cosa e
l'essere umano è da sempre dotato di una
grande capacità adattativa. Studi recenti sulla risposta cerebrale agli
stimoli hanno ad esempio dimostrato che, alla somministrazione di un
farmaco, il cervello risponde entro 24-48 ore con la produzione di un
nuovo tipo di RNA ricombinante, che permette alle cellule di agire sui
propri geni, riparandoli o trasformandoli : così le persone possono sviluppare una capacità adattativa
all'ambiente sofisticata come quella attuale.
L'evoluzione ha
permesso e permette insomma, di muoversi in una
società complessa come la nostra proprio grazie a questa capacità della
mente di trasformarsi e apprendere dall'esperienza.
La capacità di
adattamento dell'essere umano, quindi, è più forte dell'indebolimento
provocato dalla vita moderna. L'aumento della variabilità
genetica avvenuto nel corso dei secoli ha reso il nostro cervello più
plastico e funzionale. Le comodità fornite dal progresso hanno
sicuramente apportato dei cambiamenti, e la mancanza di selezione ha favorito questa variabilità che ci ha resi più complessi e completi.
Il modello umano attuale è composto, quindi, da stupidi che si sanno adattare bene al mondo cicostante. E questa sembra una verità inoppugnabile se solo si guarda ai candidati alle primarie del PD.
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