giovedì 16 ottobre 2008

LA FINE DI BUSH

Bush viene generalmente considerato il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti.
Gli stessi americani lo pensano e lo dicono pubblicamente, e, seppur sia in carica ed in vita, cominciano a vedersi nelle sale cinematografiche dei lungometraggi che lo riguardano e che lo criticano aspramente.
Le grandi difficoltà attuali del candidato McCain derivano anzitutto dall'appartenere allo stesso partito di Bush. Pur di non correre ulteriori rischi, il popolo americano intende mandare alla Casa Bianca un giovane di colore, piuttosto inesperto ed impreparato, dal peso specifico uguale a zero.
Il Presidente non e’ stato difeso neppure dai repubblicani, che lo hanno evitato - come fosse l'AIDS - durante tutta la propaganda elettorale, rifiutando un'indesiderata presenza che li avrebbe portati a una sicura disfatta.
E, ad ulteriore riprova, non più di qualche giorno fa gli stessi senatori repubblicani hanno dapprima bocciato la manovra finanziaria proposta dall'amministrazione, quindi, pur soccombenti per non aver la maggioranza alle Camere, l'hanno fortemente osteggiata e criticata.
I danni che ha fatto Bush sono sotto gli occhi di tutti e ci vorranno decenni per correggerli.
Le sue guerre di aggressione sono tutte fallite in un mare di morti, torture e menzogne.
Ha indebolito tutti i capisaldi legislativi internazionali.
Ha ucciso 4000 americani portandone alla pazzia altri 6000, distruggendo due paesi e contaminando due territori solo per il gusto del potere.
Ha calpestato i fondamenti democratici del proprio paese e tolto le garanzie di liberta’ ai propri cittadini, e li ha infangati con condotte disumane e atroci all'estero.
Ha prodotto il governo dei petrolieri e delle multinazionali che hanno diffuso morte e prevaricazione ovunque.
Ha sostenuto un sistema economico che solo quest'anno ha aumentato di 100 milioni i poveri del mondo e ha ridotto al lastrico gli americani con un’onda dammosa che si è riverberata in tutto il mondo.
Ha eliminato le poche leggi che Clinton era riuscito a far approvare per mettere a freno la speculazione finanziaria e ha pensato solo agli interessi delle classi agiate, cui ha pensato il libero mercato a ridurre poi la ricchezza, mentre i poveri diventavano sempre piu’ poveri e disperati.
Ha inquinato il clima globale difendendo lo stile di vita americano contro il diritto alla vita del mondo.
Ha portato il suo paese ad un deficit economico insostenibile e ad un tasso di disoccupazione che non si vedeva da decenni e ne ha macchiato l'immagine internazionale.
Il nome dell'America e i neocon del suo staff muoiono insieme a lui nell'ignominia e nella spudoratezza in una crisi che durerà anni e rovinera’ le economie di quasi tutti i paesi del pianeta.
Appena l'altro ieri Berlusconi ha definito Bush "un uomo di grandi principi, grandi ideali, grande visione, ma soprattutto uno che ha il coraggio di perseguire questa visione. In lui non ho mai visto il calcolo del politico ma la spontaneita’ e la sincerita’ di colui che crede in quello che fa".
Un Presidente che sarà ricordato dalla storia, secondo il premier italiano.
Forse anche per tale bestialità, nessuno dei due candidati ha voluto incontrarlo.
Ma chi crede che lui dica quello che pensa davvero?

lunedì 13 ottobre 2008

POLITICA E FINANZA

I politici sono camerieri dei banchieri, scrisse Erza Pound. Nell'epoca dei fallimenti bancari si stanno dimostrando maggiordomi associati, come abbiamo constatato ieri dal vertice a 4 dei presidenti di Francia, Inghilterra, Italia e Germania, che all'unisono hanno difeso il sistema bancario accordando megafinaziamenti, che peseranno sulle spalle dei contribuenti.
Loro devono fare di tutto per salvare le banche dove sono depositati i loro soldi, rubati in tanti anni di politica. Anche Bush deve aiutare i suoi finanziatori e salvare la sua politica dal discredito che verrà: fu lui a dare carta libera ai maggiori istituti creditizi ed alle banche di affari negli anni della sua reggenza.
Impegno solenne a sostenere le banche; questo l'accordo raggiunto fra i leader di Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna per far fronte alla crisi finanziaria internazionale. Le misure verranno decise da ciascuno Stato membro, ma dovranno essere coordinate con quelle degli altri paesi. I membri europei del G8 chiedono alla Commissione di mostrarsi flessibile nell'applicare i criteri previsti dal Trattato sugli aiuti di stato e invocano l'eccezionalita’ della situazione economica per allentare le redini del Patto di Stabilita’. La Bei sosterra’ le piccole e medie imprese con 30 miliardi di euro.
Quanto di peggio potesse accadere ai cittadini dell'UE, sulle cui spalle grava l'ulteriore debito pubblico che ne deriverà.
L'impressione che se ne ricava è che siamo bestie da soma, e presto ce ne accorgeremo con l'introduzione di un nuovo ordine mondiale, di una moneta globale, di una banca centrale mondiale e soprattutto di un esercito globale.
Probabilmente questa crisi faceva parte di un programma prestabilito, con il quale gli USA intenderebbero liberarsi di tonnellate di carta straccia venduta in tutto il mondo per far fronte ad un deficit pubblico enorme, il più consistente del mondo.
Certo, otterranno un cambio di governo, forse la costituzione di nuove regole, ma nulla cambierà: il nuovo governo dovrà uniformarsi ai diktat della finanza, e le regole saranno fatte per essere raggirate.
Se tanto succede negli USA, immaginatevi cosa ne sarà dell'Europa e, ahinoi, dell nostra Italietta.
Chi può emigri al più presto!

LA LENTA AGONIA DEI GIORNALI

Secondo il Rapporto 2008 di Ad Age sulle 100 aziende Usa leader nel campo mediatico, il settore giornali ha perso il 6,8% nel 2007 in termini di ricavi mentre l’ online ha registrato un incremento del 10,8% e la tv via cavo del 10,6%.
Complessivamente le prime 100 aziende crescono del 4,6%, toccando quasi i 300 miliardi di dollari di fatturato, ma è l’ incremento più lento a partire dalla crisi del 2001.
Le prime 100 aziende editoriali hanno registrato nel 2007 un aumento del 4,6%, il più lento tasso di crescita a partire dalla recessione del 2001.
Questa crescita moderata del settore dei media rispecchia quello dell’ economia: l’ anno scorso il PIl Usa ha registrato l’ incremento più tiepido (2%) dal 2002, rilevava ieri Bradley Johnson, di AdAge, un sito Usa specializzato nel campo della pubblicità e dell’ economia dei media, mostrando anche i primi segni che l’ economia stava entrando in una fase di recessione.
Chi va meglio fra i media? Non è una sorpresa: è il settore digitale, con un incremento dei ricavi sul 10,8%. La tv via cavo si attesta al 10,6%. Mentre il grande perdente è il settore dei giornali, con un calo del 6,8%.

lunedì 6 ottobre 2008

MONI OVADIA

“Mi sento completamente straniero in questo Paese. Non riconosco più i sogni che aveva l’Italia. Non riconosco più le aspettative. Non riconosco neanche più quello che un po’ era uno stereotipo, ma che era una sorta di riserva di credibilità italiana, cioè un Paese di gente buona. Oggi appare un Paese di gente cattiva, aggressiva, risentita… non c’è gioia di vivere in questo Paese. È un Paese mortificato, anche in quelle che erano le sue supposte virtù: la capacità di cavarsela, di venirne sempre fuori… Un Paese terribilmente involgarito. È un Paese che declina pesantemente verso il razzismo».