giovedì 29 novembre 2012

Campania, in Regione sparisce l’Idv

Da    http://www.ilfattoquotidiano.it



Da oggi 178.283 voti, pari al 6,23% dell’elettorato campano di un paio di anni fa, sono orfani di rappresentanza politica. Erano i voti dell’Italia dei Valori alle ultime elezioni regionali campane. Erano i voti della lista di Antonio Di Pietro. Nel quadro di disfacimento nazionale del partito dell’ex pm di Mani Pulite, spicca il caso Campania. Dove il gruppo consiliare regionale Idv non c’è più. Si è estinto per abbandono di tutti e quattro i consiglieri.
Il 27 novembre se ne sono andati gli ultimi due: il capogruppo Edoardo Giordano e il potentissimo “signore delle preferenze” Nicola Marrazzo, 13.660 consensi nel 2010, il secondo dipietrista più votato in Italia, che nella precedente consiliatura fu presidente della commissione Bilancio nella maggioranza Bassolino e attualmente è componente dell’ufficio di presidenza del consiglio. I due, che appena una quindicina di giorni fa erano seduti affianco a Di Pietro in una conferenza stampa a Napoli di commento alla scissione di Donadi e Formisano, sarebbero prossimi a passare a ‘Diritti e libertà’, il movimento fondato dai due parlamentari. Su input di Formisano, l’ex coordinatore campano di Idv, molto attivo nel reclutare generali e colonnelli delle truppe dipietriste. Anita Sala, consigliera regionale molto vicina a lui, ha già aderito a ‘Diritti e libertà’. Dei quattro consiglieri campani, il primo ad andare via fu il salernitano Dario Barbirotti. Ma il suo fu un addio deciso prima della scissione, per ragioni legate a vicende giudiziarie in corso.
Giordano e Marrazzo (non) spiegano l’abbandono dell’Idv in una scarna nota di circostanza: “Dopo una lunga e leale militanza in Italia dei Valori e a seguito di una lunga e sofferta riflessione, abbiamo deciso, insieme con numerosi esponenti politici e istituzionali locali, di lasciare il partito di Antonio Di Pietro”. Segue l’elenco di chi ha condiviso il passo: Pino Crispino (coordinatore Idv in Provincia di Caserta), Vincenzo Lippiello (coordinatore Idv in Provincia di Avellino), Luciano Ceccacci (componente coordinamento regionale Idv), Stefano Buono (componente coordinamento regionale e primo dei non eletti di Napoli al consiglio regionale). Peraltro, nei giorni scorsi, Marrazzo aveva già trasmesso un comunicato di manifestazione di interesse verso il movimento di Donadi e Formisano, interpretato come un’anticipazione del suo ingresso in ‘Diritti e libertà’. Era stata pure fissata una conferenza stampa a Napoli con Donadi per comunicare la migrazione di massa, ma è stata disdetta all’ultimo momento.
Bisogna ancora chiarire un paio di punti di non poco conto. Come le candidature al Parlamento. Con Marrazzo in prima fila, pronto al grande salto. E lasciare a Buono lo scranno regionale. Operazione semplice e priva di conseguenze ‘economiche’, visto che Di Pietro ha deciso di rinunciare alla penale di 100.000 euro della ‘clausola antivoltagabbana’.
Resiste invece il fortino in consiglio comunale di Napoli. Dove Idv ha portato al massimo incasso la scelta di lanciare la candidatura a sindaco di Luigi de Magistris contro tutto e tutti, Pd compreso. Qui i consiglieri sono 14 su 60, primo gruppo consiliare della città (erano 15, uno se ne è andato da tempo per tornare nei Verdi). Solo che il gruppo risponde esclusivamente a de Magistris e al suo interno pulsano tentazioni di passaggio al movimento arancione del primo cittadino.
Il senatore Nello Di Nardo, commissario campano di Idv dopo la fuoruscita di Formisano, commenta così l’emorragia in corso: “Emorragia? Se ne sono andati solo i consiglieri regionali e pochi altri. Non ho capito ancora con chi stanno, che tipo di scelta è la loro. E’ una battaglia politica contro la linea di Di Pietro o è soltanto altro”? Maliziosa allusione alle candidature da decidere di qui a breve. Di Nardo infatti invita a riflettere sulla girandola di comunicati che ha preceduto l’abbandono dei consiglieri regionali: “Un lancio di agenzia dava per certa la loro adesione a ‘Diritti e libertà’, poi smentita poche ore dopo, e la vicenda della conferenza stampa indetta e poi annullata: già stanno litigando tra di loro? E su cosa?”.

Crocetta perde due assessori ed altri due sono pronti a dimettersi


L’assessore all’Economia ha dato forfait poche ore dopo essere stato nominato. Quello agli Enti locali dovrebbe essere messo alla porta a breve. Comincia nel segno delle defezioni l’avventura di Rosario Crocetta alla guida della Regione Sicilia, sostenuto dal Pd e l’Udc. 
Neanche il tempo di convocare la prima riunione del neo governo regionale, che l’ex sindaco di Gela ha dovuto incassare il primo no della sua nuova esperienza sullo scranno più alto di Palazzo d’Orleans. Francesca Basilico D’Amelio, nominata da Crocetta al vertice del delicatissimo assessorato all’Economia, ha infatti deciso di farsi da parte. Per i prossimi due mesi non si sarebbe potuta allontanare da Roma, dove lavora da anni. “Non era possibile, purtroppo, attendere due mesi, considerata la necessità di approvare il bilancio nel più breve tempo possibile” ha spiegato il neo governatore, che ha subito nominato un sostituto: sarà Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, a doversi occupare dei delicati conti della regione Sicilia, che secondo la Corte dei conti dovrebbero sfondare quota sei miliardi di euro di deficit entro la fine dell’anno.
Ha poi fatto discutere nelle ultime ore lla posizione del neo assessore alla Funzione pubblica e agli enti locali Patrizia Valenti, che era stata indicata dall’Udc. E' emerso il suo coinvolgimento in un’inchiesta della procura di Messina per fatti del 2009. Valenti, quand’era al vertice del consorzio siciliano autostrade, non avrebbe dato seguito per alcuni mesi ad un provvedimento del Tar che era invece immediatamente esecutivo: per questo è accusata di omissione d’atti d’ufficio. Il ruolo del neo assessore nell’inchiesta è considerato marginale rispetto agli altri indagati, ma a febbraio dovrà comunque presentarsi a giudizio. 
Una condizione che sarebbe stata taciuta al neo governatore. “Non sono stato assolutamente informato dall’assessore della sua condizione giudiziaria. Questo non mi sembra affatto leale, l’assessore ne tragga le necessarie conseguenze” ha replicato Crocetta. Così la nuova giunta regionale ha perso il secondo pezzo: dalle nomine di Crocetta non è passata neanche una settimana. ”Io sono stata chiamata da tecnico a svolgere un lavoro per il bene della Sicilia e preferisco non intromettermi in questioni dal sapore politico. Ringrazio l’Udc per la fiducia che mi ha accordato, ma non sono abituata a stare dentro i giochi politici. Sono un dirigente dell’amministrazione regionale e una servitrice leale dell’interesse pubblico e per questa ragione ho deciso di rimettere il mio mandato nella mani del presidente della Regione” ha fatto sapere con una nota Valenti. Che, in passato è stata vicina a Salvatore Cuffaro, l’ex governatore ora condannato in via definitiva a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Quando Cuffaro era presidente, infatti,  l’ex assessore agli Enti locali aveva guidato la sua segreteria tecnica.
L’ex governatore, ora detenuto a Rebibbia, era stato sostenuto anche da un’altra donna che Crocetta ha oggi chiamato a far parte della sua giunta: si tratta di Ester Bonafede, sovrintendente dell’orchestra sinfonica siciliana e nuovo assessore al lavoro, che alle elezioni regionali del 2006 era stata candidata nell’Aquilone, la lista personale di Cuffaro che vinse le elezioni contro Rita Borsellino. Era stato candidato con Cuffaro anche Dario Cartabellotta, candidato alle regionali del 2001 con il Cdu e oggi nominato da Crocetta assessore all’Agricoltura. 
“L’Udc non è più quella dei tempi di Cuffaro” ha replicato a più riprese il neo governatore. Però nelle ultime ore ha raccolto anche la benedizione di Silvio Cuffaro, fratello dell’ex presidente della Sicilia. “Mio fratello – ha dichiarato il minore dell’ex presidente al quotidiano on line livesicilia.it – sceglieva sempre gente capace per i posti importanti. Ha fatto crescere questa regione e anche la sua classe dirigente. E oggi Rosario Crocetta lo conferma con le sue scelte. Tra i due ci sono molte analogie. Crocetta incontra la gente per strada. Bacia tutti. E poi ha affidato la Sicilia alla Madonna”. Appena eletto, infatti, Crocetta ha affidato la Sicilia alla Madonna delle Lacrime di Siracusa. “Noi siciliani – ha spiegato il neo governatore – siamo un grande popolo e il fatto di affidare noi stessi ad una grande donna come Maria  è un atto semplice di devozione”. Lo stesso devotissimo gesto già compiuto da Cuffaro nel 2007.
Probabilmente nei prossimi giorni lasceranno la giunta i due assessori completamente esterni alla politica, il cantautore Franco Battiato al Turismo e lo scienziato Antonino Zichichi ai Beni culturali, che da buoni siciliani cominciano a capire chi è Crocetta e le sue cointeressenze e legami con ambienti inquinati.

martedì 27 novembre 2012

Fondiaria Sai: i PM rilevano gravi anomalie nell’RC Auto

I PM Mario Gianoglio e Vittorio Nessi hanno rilevato, tra le tante irregolarità, anomalie nel settore RC Auto che non esitano a definire “gravi”. Mentre le agenzie di stampa e i maggiori quotidiani nazionali si sono limitati a riportare queste dichiarazioni noi abbiamo cercato di vederci più chiaro: vediamo cosa non piace ai Pubblici Ministeri riguardo a questa faccenda.

Fondiaria Sai Ligresti

Riserve tecniche insufficienti?

Ciò che ha colpito l’accusa riguardo alla posizione di Fondiaria Sai nel ramo RC Auto è l’accantonamento delle riserve tecniche, giudicato palesemente insufficiente, inequivocabile sintomo di cattiva gestione: da questo dato come da altri deriva anche la decisione che è stata presa pochi giorni fa di perquisire l’Isvap e l’abitazione del suo presidente Giancarlo Giannini, reo secondo i magistrati, essendo a capo dell’organo di vigilanza dal 2002, di non avere mai ispezionato a dovere una situazione così palesemente preoccupante, dando prima il via alla famiglia Ligresti nella loro disastrosa entrata in Fonsai, e dopo non avendo mai esteso a sufficienza i controlli ogni volta che una mancanza veniva a galla.

Danni non solo all’RC Auto

Mentre i PM Nessi e Gianoglio stanno cercando di fare luce su questo versante in quel di Torino, a Milano il PM Luigi Orsi sta indagando per quanto riguarda i reati di ostacolo alla vigilanza assicurativa ed aggiotaggio: in questo caso indagato è Salvatore Ligresti, in relazione ad una complessa operazione finanziaria con movimenti anomali di titoli tra Premafin, The Ever Green e The Heritage.

L’inchiesta su Ligresti va oltre Fonsai: Imco e Sinergia

A conferma che qualcosa di poco chiaro nella gestione della famiglia Ligresti sembra esserci, c’è anche il fatto che l’accusa è andata oltre la situazione Fondiaria Sai, passando anche ad indagare sui fallimenti di altre due società dell’imprenditore siciliano, ovvero Imco e Sinergia, nonché su patti poco chiari con Alberto Nagel di Mediobanca (che infatti è a sua volta indagato per ostacolo all’attività di vigilanza) … è stato rinvenuto un foglio in cui sembra evidente la richiesta di Salvatore Ligresti e la firma di Nagel, anche se quest’ultimo ne ha negato valore contrattuale percui si tratterà di stabilire se effettivamente si tratta di un accordo a tutti gli effetti o di un carteggio che -benché potrebbe essere privo di valore- è piuttosto sintomatico che qualcosa di oscuro stesse accadendo tra le due realtà finanziarie.

Indagati anche Erbetta e molti altri

Tra le posizioni più scomode nell’ambito dell’indagine troviamo quella di Emanuele Erbetta (amministratore delegato di Fondiaria Sai) e di altri indagati quali Jonella Ligresti, Gioacchino Paolo Ligresti, Giulia Maria Ligresti, Fausto Marchionni, Vincenzo La Russa e Antonio Talarico, tutti quanti accusati di falso in bilancio.


 fonte http://assicuri.com/2012/10/31/fondiaria-sai-anomalie-rc-auto/

400 indagati del Pd da quando Bersani è segretario

L’ultimo caso, per la verità persino pacchiano e surreale, di un consigliere comunale di Pomezia che si fa beccare con le mani nella marmellata, o per meglio dire nella bustarella, riporta in auge il dibattito sulla “questione morale” all’interno del Pd. Un partito che, nonostante i sondaggi sembrano orientati a far credere il contrario, appare sempre più allo sbando. Non solo per la disaffezione della base e per un segretario come Pier Luigi Bersani la cui popolarità è ai minimi, ma anche e soprattutto per le inchieste giudiziarie che colpiscono il partito. Per un Pd diventato improvvisamente forcaiolo e giustizialista pur di avallare la persecuzione giudiziaria nei confronti dell’ex premier Berlusconi, non deve essere una bella pubblicità quella di essere invischiato un giorno sì e l’altro pure in qualche inchiesta giudiziaria. Gli elettori, divenuti forcaioli e giustizialisti pure loro, cominciano a manifestare insoddisfazione. E’ la legge del contrappasso.
Un articolo uscito oggi sul quotidiano Libero, a firma Andrea Scaglia, parla di ben 35 arrestati e circa 400 indagati tra esponenti nazionali del Pd a partire dal 9 novembre 2009, ossia da quando Bersani è stato nominato segretario. Un vero e proprio record, ovviamente ignorato da organi di stampa sempre pronti a cavalcare il giustizialismo anti-destra come Il Fatto Quotidiano e L’Unità, senza voler neppure nominare i giornali di De Benedetti.
In un post pubblicato lo scorso 19 agosto abbiamo già tracciato un elenco degli esponenti del Pd arrestati, imputati e condannati pubblicato sul settimanale Panorama. Risultavano 101. Dal novembre 2009, però, pare esserci stata un’escalation straordinaria, con alcuni casi pure eclatanti. Quello di Renzo Antonini, il consigliere comunale arrestato in flagranza di reato mentre era intento ad intascarsi una bustarella di 2.500 euro, è solo l’ultimo caso. Viene dopo quelli di ben più noti di Filippo Penati, ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo indagato per concussione e corruzione; Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno indagato per abuso d’ufficio; Alberto Tedesco, senatore indagato sulla gestione della sanità pugliese e salvato dall’arresto nello stesso giorno in cui la Camera ha dato il via libera all’incarcerazione del parlamentare Pdl Papa; Mario Morcone, candidato sindaco di Napoli indagato per abuso d’ufficio, turbativa d’asta e truffa; Vittorio Casale, immobirialista emiliano finito in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta; Vincenzo Morichino, co-proprietario della barca a vela “Ikarus” con D’Alema, accusato di frode fiscale e false fatturazioni; Gaspare Vitrano, deputato regionale siciliano arrestato per aver intascato una mazzetta da 10.000 euro da un imprenditore del fotovoltaico; Franco Pronzato, consulente e manager amico di Bersani, ex responsabile nazionale per il trasporto aereo del Pd, arrestato per tangenti nell’ambito degli appalti all’Enac (“La tangente? Pensavo fosse un regalo di Natale”, una delle sue dichiarazioni che farebbero impallidire il tanto vituperato Scajola).
E poi c’è Massimo D’Alema, in persona, indagato anch’egli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti all’Enac: avrebbe usufruito di cinque passaggi aerei gratuiti. E ancora: Luca Bianchini, il coordinatore di un circolo condannato per tre violenze sessuali; le indagini in Piemonte sulle presunte irregolarità della lista “Pensionati e Invalidi” che appoggiava la candidata alla presidenza Mercedes Bresso; l’inchiesta giudiziaria sulle presunte infiltrazioni della Camorra alle primarie del Pd a Napoli. O Andrea Lettieri, sindaco di Gricignano d’Aversa indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. O il Comune di Nicotera, a maggioranza Pd, sciolto per infiltrazioni della n’drangheta. O Ciro Caravà, il sindaco “anti-mafia” di Campobello arrestato proprio per associazione mafiosa.
E poi l’ultimo scandalo umbro, culminato nell’arresto del vice-presidente del consiglio regionale ed ex sindaco di Gubbio Orfeo Goracci, accusato di abuso di ufficio e addirittura violenza sessuale aggravata, in un’inchiesta che ha coinvolto altre nove ordinanza di custodia cautelare.
Senza dimenticare il terremoto giudiziario in Basilicata, che ha coinvolto l’intera classe dirigente regionale del Pd. Dal deputato dalemiano Antonio Luongo al sindaco di Anzi Giovanni Petruzzi; dal governatore lucano Vito De Filippo al presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino; dall’ex assessore regionale Erminio Restaino al sindaco di Potenza Vito Santarsiero; dal consigliere regionale Pasquale Robortella al presidente della provincia di Matera Franco Stella, fino al consigliere provinciale di Matera Nicola Montesano. Tutti esponenti del Pd, accusati dei più svariati reati nell’ambito di diverse inchieste: dalla corruzione alla turbativa d’asta, fino alla truffa sui fondi europei. Potete leggere tutto su questo articolo pubblicato sul Giornale.it.
E sono solo alcuni dei 400.
Insomma, da quando c’è Bersani il Pd ha spiccato il volo. Sì, ma solo nelle inchieste giudiziarie.  

di Riccardo Ghezzi © 2012 Qelsi

Bce, Banca Mondiale: ‘I prestiti alle banche causeranno nuova crisi dal 2014′

I maxi-prestiti a tre anni concessi agli istituti di credito europei dalla Bce tra il 2011 e il 2012 a tassi stracciati porteranno “scompiglio” nell’economia mondiale, quando il debito maturerà, nel 2014 e nel 2015. Il monito è arrivato dal capo economista della Banca Mondiale Kaushik Basu. “E’ una montagna di debito e ci sbatteremo contro. Ci sarà un altro grande botto nell’economia globale nel 2014 e 2015”, ha detto Basu, durante un convegno ad Helsinki, secondo quanto riportato da Bloomberg. Le misure della Bce hanno fatto “guadagnare tempo” ma “non risolvono nessuno dei problemi alla radice”, ha sottolineato Basu.
Considerando le circostanze, “non penso che la Bce avesse altre scelte a disposizione, ma quando si guadagna tempo bisogna sfruttarlo per agire, altrimenti la crisi ritornerà. E il rischio che ritorni c’è”, ha aggiunto Basu. “La situazione in Europa resterà problematica per due, due anni e mezzo”. Nello scenario migliore, ha concluso il capo economista della Banca Mondiale, la crescita economica dell’eurozona segnerà una “stagnazione” fino al 2015 prima di riprendersi.
I prestiti elargiti alle banche europee, tra dicembre 2011 e febbraio del 2012, ammontano in totale a 1.019 miliardi di euro e la tranche più grossa è andata alle banche italiane che hanno ricevuto circa 270 miliardi. Come ricorda Gianni Dragoni, nel suo recente Banchieri & Compari (Chiarelettere), in Italia il grosso è andato a Intesa San Paolo, che ha avuto 36 miliardi, seguita da Unicredit con quasi 24, Monte dei Paschi di Siena con una ventina, Mediobanca con 7,5 e una decina di altrettanti istituti. Sostegno da Francoforte anche alla Cassa depositi e Prestiti, ha ricevuto un finanziamento di 20 miliardi all’1 per cento di interessi per finanziare le piccole e medie impres

lunedì 26 novembre 2012

Il gip: “Costanti contatti tra Ilva e Vendola”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/ilva-arresti-e-sequestri-in-corso-a-taranto/426535/

“Numerosi e costanti contatti di Girolamo Archinà, direttamente, e di Fabio Riva, indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore della Puglia Nichi Vendola“. Parola, anzi penna del gip di Taranto nell’ordinanza di custodia cautelare per i vertici dell’Ilva. Un documento in cui emergono rapporti quanto meno ambigui tra il presidente della Regione e i vertici sel siderurgico. Tutta da leggere una mail del 22 giugno 2010, che Archinà invia a Fabio Riva e con la quale lo informa di un incontro avuto a Bari con il governatore. Incontro che è successivo al documento dell’Arpa Puglia del giugno 2010, in cui si sottolineavano i livelli di inquinamento prodotti dall’azienda. Nella mail, Archinà “comunicava che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva”. Sempre secondo quanto scrive Archinà a Riva, inoltre, “Vendola aveva pubblicamente dichiarato che il ‘modello Ilva’ doveva essere esportato in tutta la regione riferendosi, chiaramente, alla famosa ‘legge sulla diossina‘ la cui gestazione era stata evidentemente frutto della concertazione tra la Regione e l’Ilva che aveva sempre osteggiato il cosiddetto ‘campionamento in continuo’, ottenendo, appunto, in tale legge che ciò non fosse imposto”. Altro “elemento di rilievo” scrive ancora il gip, è rappresentato dalla promessa “del presidente Vendola di occuparsi personalmente della questione Arpa al suo ritorno dalla Cina”. Un intendimento che “veniva mantenuto” tanto che Vendola “appena tornato… contattava personalmente l’Archinà rassicurandolo di non aver dimenticato la promessa fatta nella riunione precedentè”.
”State tranquilli, non e’ che misono scordato!!… Il presidente non si è defilato” dice Vendola il 6 luglio 2010 al telefono con Archinà. Parole finite nell’ordinanza e che ora sono al vaglio della magistratura tarantina. In quella chiamata, scrive il gip, il leader di Sel “proseguiva nel discorso con Archinà dicendo che ‘col mio capo di gabinetto… Siamo rimasti molto colpiti… Siccome ho capito qual è la situazione… Volevo dire che… Mettiamo subito in agenda un incontro con l’ingegnere… State tranquilli, non è che mi sono scordatò”. Nel corso della conversazione, poi, Vendola ribadiva questa posizione “allorquando affermava chiaramente di non volere rinunciare a una realtà industriale qual è l’Ilva, invitando Archinà a comunicare a Riva che lui non si era defilato”. “Va bene, va bene – dice il governatore – noi dobbiamo fare… Ognuno fa la sua parte… E dobbiamo però sapere che… A prescindere da tutti il procedimento, le cose, le iniziative… L’Ilva è una realtà produttiva… cui non possiamo rinunciare… E, quindi… fermo restando tutto dobbiamo vederci… dobbiamo ridare garanzie… Volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che.. il presidente non si è defilato”.
Ci sarebbe ”la regia” del governatore della Puglia, Nichi Vendola, nelle “pressioni” per “far fuori” il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, autore della relazione sulle emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva. Lo scrive il gip di Taranto Patrizia Todisco nell’ordinanza d’arresto per i vertici dell’azienda, in cui sono riportate anche alcune telefonate che proverebbero la tesi del giudice. Il 30 giugno 2010, ad esempio, vengono intercettati Archinà e il segretario provinciale della Cisl di Taranto Daniela Fumarola, nella quale l’ex funzionario dell’Ilva sostiene che “l’avvocato Manna (allora capo di gabinetto del presidente della Regione) e l’assessore Fratoianni fossero stati incaricati dal presidente Vendola di ‘frantumare Assennato’”. In un’altra telefonata, del 2 luglio del 2010, a parlare sono invece l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso e uno degli avvocati dell’Ilva. Quest’ultimo, annota la Guardia di finanza, “riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e che cercheranno di farlo fuori”. “Il complesso delle intercettazioni relative alle pressioni sul professor Assennato – scrive il gip – è da ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile, così come è altrettanto evidente… che il tutto si era svolto sotto l’attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto avvocato Manna”.

Le banche devono allo Stato 5 miliardi di euro

 
 
L’Agenzia delle Entrate farà partire a gennaio il nuovo redditometro per scandagliare le nostre dichiarazioni dei redditi. Ma tra i soldi che “pendono” e che potrebbero tornare presto a casa ci sono anche quelli delle banche quotate in Borsa. Quasi 5 miliardi che sono ancora oggetto di contenzioso, ovvero di partite aperte, negli ultimi anni. E il conto in sospeso con l’Erario è destinato a salire guardando le ultime relazioni trimestrali, anche se non tutti gli istituti hanno aggiornato le informazioni.
Lo ha fatto Intesa Sanpaolo che a settembre ha ricevuto una visita degli uomini di Befera per una verifica sulle controllate Group Services, per l’anno 2009, e Banca Imi per operazioni di finanza strutturata e contratti di finanziamento stipulati all’estero dal 2008 al 2010. A un’altra società del gruppo, la Leasint, sono poi state contestate fatturazioni per operazioni inesistenti.
Nessuno sviluppo, invece, per le indagini penali della Procura di Biella che ha messo nel mirino alcune operazioni di pronti contro termine su titoli obbligazionari esteri fatte nel 2006 e nel 2007 dall’allora controllata Biverbanca. Secondo gli accertamenti della Gdf, il gruppo avrebbe abbassato l’importo dell’Ires dovuta, grazie a crediti fiscali maturati all’estero.
Contenziosi fiscali aperti anche per il Monte dei Paschi: il 23 ottobre è stato notificato a State Street Bank (ex MPS Finance Banca mobiliare, prima ceduta a Intesa e da questa a State Street) un processo verbale di constatazione relativo a operazioni di trading su azioni perfezionate a cavallo dello stacco dei dividendi nel 2007. Non solo. Il 31 maggio scorso alla banca senese è stato notificato un verbale relativo alla cessione di una partecipazione formalizzata nel 2006.La banca contesta che la vendita sarebbe avvenuta in realtà nel 2005, dunque “la plusvalenza realizzata non avrebbe goduto dell’esenzione fiscale”. Ma non dice quale sia la partecipazione che ha originato la plusvalenza contestata. Di certo, in quel periodo si erano registrate tre operazioni: la vendita del 4,4% di Bnl a Deutsche Bank , la cessione della quota Parmalat e quella dei titoli Fiat provenienti dal «convertendo ». In alcuni casi i conti rimasti aperti col Fisco e le contestazioni vengono ereditate dalle aziende aggregate o finite negli anni sotto il controllo dell’istituto.
Ne sa qualcosa il Banco Popolare che ha dovuto sistemare anche i guai della ex Popolare di Lodi e di Italease. Al 30 settembre, le passività potenziali che interessano l’istituto veronese e le controllate ammontano a 391 milioni. Anche nella galassia Ubi fioccano verifiche, alcune ancora in corso, cui si aggiungono numerosi processi verbali di constatazione e avvisi di accertamento come quello arrivato a Ubi Banca per 13,2 milioni di presunte omesse ritenute. Per la Banca Popolare dell’Emilia Romagna i problemi arrivano, invece, dalla controllata irlandese Emro Finance: l’anno scorso la Guardia di Finanza ha chiuso una verifica sui periodi d’imposta 2005-2009. Il 12 marzo è scattato l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate di Modena per il 2005 e il 2006, in cui si contesta l’esterovestizione della società. Si tratta di 11,2 milioni di tasse. Valore che però scende a 3,2 milioni se si considerano tutti gli anni interessati dalla verifica della Finanza e quanto già versato come imposte in Irlanda nello stesso periodo.
C’è poi chi ha chiuso i conti col fisco, ma non con i tribunali. Unicredit ha staccato a Befera un assegno da 264 milioni per l’operazione Brontos, nome con cui la controparte Barclays aveva battezzato la frode fiscale da 245 milioni per la quale è stato indagato e rinviato a giudizio l’ex amministratore delegato, Alessandro Profumo, ora presidente di Mps. Il giudice milanese, Maria Antonietta Monfredi, ha deciso il trasferimento del processo a Bologna accogliendo i rilievi della difesa sull’incompetenza territoriale del tribunale lombardo. Il caso torna così alla fase delle indagini preliminari e la palla passa ai magistrati emiliani che valuteranno se procedere con una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

domenica 25 novembre 2012

Renzi, ovvero tante illusioni per nulla

di CLAUDIO ROMITI
Ho seguito di persona il comizio di chiusura, svoltosi in una grande sala di Perugia stracolma di persone,  di Matteo Renzi, nell’antivigilia delle primarie del centro-sinistra. Ebbene, pur non aspettandomi dal giovane e rampante avversario di Bersani un discorso reaganiano sul piano dell’epistemologia politica, pensavo che almeno sul tema dell’eccesso di spesa pubblica e di tasse dicesse qualcosa, se non altro per confermare in dirittura d’arrivo l’intenzione di rivolgersi ai delusi del centro-destra. Invece, al di là della solita fuffa basata sul classico libro dei sogni, il sindaco di Firenze ha lanciato l’ennesimo messaggio politicista e costruttivista – con il quale generazioni di eletti hanno fatto credere al popolo che attraverso la politica si potesse risolvere qualunque problema-, sostenuto dai due pilastri che reggono l’intera scomessa renziana: la rottamazione ed il nuovismo giovanilista. In buona sostanza, la direzione indicata dal politico fiorentino non implica un pur minimo alleggerimento dello Stato, della spesa e di una tassazione folle.
Niente di tutto questo. Egli, al contrario, ha invitato il popolo ad investirlo del ruolo di candidato premier promettendo in soldoni di ottenere, sempre attraverso gli strumenti principali del sistema politico-burocratico, risultati assolutamente migliori rispetto agli uomini che lo hanno preceduto e che, a causa del loro fallimento, andrebbero rottamati. E così, ad esempio, parlando del tema spinoso della scuola pubblica, Renzi ha teorizzato l’introduzione della meritocrazia all’interno dell’immenso stipendificio che chiamiamo pubblica istruzione, prevedendo una retribuzione differenziata dei docenti a seconda dell’impegno e delle capacità dimostrate. Ciò senza toccare di una virgola un sistema scolastico privo di concorrenza e fondato sul valore legale del titolo di studio e sul monopolio dei programmi ministeriali. Ma, al pari di altri settori dominati dalla mano pubblica, il rottamatore nazionale ritiene che cambiando semplicemente gli uomini che occupano la stanza dei bottoni, eventualmente con persone vergini sul piano dell’investitura popolare, si possa miracolosamente trasformare il Paese dei carrozzoni improduttivi, caratterizzato da una spesa pubblica da regime sovietico, in un fantastico regno dell’efficienza e del benessere per tutti. Ed è proprio questo aspetto che mi ha molto colpito nell’approccio politico di Metteo Renzi. Ovvero la riproposizione con altri termini della storica truffa collettiva operata per decenni dai professionisti della politica, secondo cui il governo di una nazione sarebbe costituito da una sorta di sofisticato macchinario composto da leve e pulsanti da utilizzare con bravura e maestria. Quando, al contrario, si dovrebbe esser oramai compreso che la stessa azione politica, soprattutto quando non ha limiti nelle competenze di controllo e di spesa, si basa essenzialmente nella gestione del proprio consenso utilizzando senza scrupoli i soldi degli altri.
Una formula, quest’ultima, assolutamente fallimentare la quale, vista l’entità drammatica dell’indebitamento pubblico ai vari livelli, non può trovare un valido contrappeso in un giovanotto che propone di cambiare le facce senza cambiare sistema.
Dato che il problema non è rappresentato dagli uomini che occupano la citata stanza dei bottoni, bensì dall’eccesso evidente di competenze e attribuzioni che quest’ultima comporta, la ricetta giusta passa per un deciso ridimesionamento della stessa. Ma per farlo di vuole qualcosa di più che un abile venditore di sogni come Renzi il quale mostra di padroneggiare con molta abilità la famosa legge di mercato basata sulla sottrazione dell’offerta. Per estirpare il cancro di uno statalismo assistenzialista che ci sta mandando rapidamente in malora le illusioni non bastano.

GLI AMICI DI MATTEO RENZI E I PRECARI A SPASSO

di Oliviero Beha




In "un fuori onda" in occasione di un'intervista a una radio, il sindaco di Firenze in pole position per le primarie del centro-sinistra insieme (o meglio dietro, secondo i sondaggi dell'antivigilia) a Bersani, ha detto con lodevole chiarezza che "se perde, porterà i suoi amici in Parlamento". Nel frattempo la Cgil denuncia che a fine anno saranno a spasso per la fine dei loro contratti a termine 230 mila lavoratori precari nell'ambito statale, 160 mila nella pubblica amministrazione e 70 mila nella scuola. "Una bomba sociale", come ha detto il segretario della confederazione, Susanna Camusso.
Si tratta dell'ennesima deflagrazione sociale ed economica. quindi politica.
Ebbene, se si incendia la casa, pensare a salvare la cassaforte mentre stanno per bruciare famigliari e animali sembra criminale. Qui sta succedendo lo stesso. La politica continua a mandare segnali in questa direzione, amplificati da tutto l'ambaradan mediatico. Vogliono sempre e comunque pensare prima (o esclusivamente...) al loro "particulare" come hanno sempre fatto. La novità è che adesso la casa sta bruciando con fiamme sempre più alte. Gli scontri di piazza ne sono un ancor minimo richiamo.
E Renzi pensa agli " amici in Parlamento"?
Ma via, davvero "deus amentatquos perdere vult", tradotto in fiorentino "hanno perso completamente la testa", se mai l'hanno avuta.
Farebbero bene a temere una rivoluzione, altro che preoccuparsi degli amici da  sistemare.

FEDERICO, UN SINDACO DA AMARE

Da www.gazzetta di parma.it

Comune, nasce la nuova "macchina": addio al direttore generale. Creato un ufficio per la lotta all'evasione fiscale
Chiara Cacciani Dopo l'affaire Tavolazzi non ci sarà spazio per altri toto-nomine: la giunta 5 Stelle dà infatti addio alla figura del direttore generale del Comune. "Troppo potere centralizzato - spiega il sindaco Pizzarotti - : meglio un Comitato dirett

ivo formato dai dirigenti apicabili: ideale per confrontarsi e trovare soluzioni condivise". Vista dall'esterno è questa la rivoluzione più immediatamente percepibile sancita dalla nascita della nuova Macrostruttura firmata dall'Amministrazione grillina. Ma è ovviamente dentro il palazzo municipale che si produrranno gli effetti più forti e duraturi. Mappa organizzativa, incarichi, retribuzioni: i cambiamenti toccheranno tutte le "voci" e porteranno un risparmio annunciato di 300 mila euro, frutto anche di una lotta agli sprechi che andrà combattuta ufficio per ufficio. Per parlare dele novità è quasi inevitabile usare i verbi al futuro, ma la Macrostruttura è già presente: la riorganizzazione è infatti in vigore da più di 24 ore, da lunedì 19 novembre, ed è stata illustrata nei giorni scorsi ai 1300 dipendenti comunali. Oggi la presentazione alla stampa, e non sono mancati gli affondi verso i predecessori. Il leit motiv di Pizzarotti è razionalizzazione e semplificazione, e per darne una prova visiva mostra le mappe del "com'era-com'è": detto coi numeri, la nuova geometria comunale punta sul modulo 2-4-2. Sarà formata da due aree (una dedicata alla persona, l'altra più tecnica e più centrata sullo sviluppo e sui servizi della città), quattro settori e due servizi in staff (segreteria generale e avvocatura). A ciò si aggiungono il Comitato direttivo e i comitati di coordinamento intra-settoriale e intra-area. E il Corpo della Polizia municipale, che manterrà una sua autonomia, sarà cmposto da quattro strutture operative. Nell'ambito dei diversi settori, le novità più grandi riguardano la nascita di un ufficio competente per la lotta all'evasione fiscale ("certo non saremo noi a dare la caccia ai grandi evasori, ma tante cose si possonof are. Ed era giusto dare un segnale", ha detto il sindaco) e la "consacrazione" del settore ambiente energia: "Prima era affogato in altre strutture: ora è un settore autonomo che svilupperà anche il tema importantissimo dell'antisismica". Ancora numeri: se le posizioni organizzative del Comune di Parma sono attualmente - secondo i dati forniti da Pizzarotti - circa 85, di cui 65 occupate, presto scenderanno a 44. "Abbiamo confrontato la situazione dei principali Comuni della regione, e per Parma il rapporto è nettamente superiore rispetto alla popolazione residente". Nella pratica significa nessun esubero ma piuttosto una riattribuzione delle posizioni. Si parte dall'approvazione di una nuova disciplina, che prevede una graduazione delle posizioni con conseguente definizione delle fasce retributive e la possibilità di delega per la firma, "nell'ottica di sgravare e di fare chiarezza sui ruoli, affinchè ciascuno faccia il suo compito". A livello retributivo, il sindaco ha sottolineato come in precedenza le posizioni organizzative fossero "tutte pesate al massimo contrattuale: ora invece è stata istituita la procedura di attribuzione degli incarichi che prevede tre fasce". Annuncia regole del gioco chiare, Pizzarotti: "Dall'anno prossimo comunicheremo tutti insieme gli obiettivi che ci proponiamo, i dipendenti li valuteranno e potranno candidarsi fino a 3 posizioni organizzative. Poi ci sarà una selezione". E anche a livello dirigenziale si cambia: a livello di busta paga il Comune annuncia di voler dar maggior peso all'indennità di obbiettivo piuttosto che a quella di produttività: "Volevamo che l'attenzione dei dirgenti fosse spostata sul raggiungimento del risultato prefissato più che sulla quantità, ed è un modo per motivarli". Così come tutta l'operazione, sottolinea, è nell'ottica di motivare, valorizzare e premiare i dipendenti. "C'erano economie di scala da fare - continua Pizzarotti -. Prima non era importante cosa si faceva ma l'evidenza dell'opera o del progetto realizzato, al di là della spesa. Noi invece vogliamo che le cose vengano fatte diversamente". Nel macro come nel "micro": "Abbiamo voluto fare, ad esempio, un monitoraggio su quanta carta veniva utilizzata per le stampate. Ora la direttiva è di stampare fronte e retro, evitando se inutile il colore, con riduzioni del 50 percento". Sul tema sprechi Pizzarotti si appella ai dipendenti: "Chi meglio di chi un lavoro lo svolge può valutare gli sprechi e aiutare a ridurli?". E i 300 mila euro di risparmi? "In parte saranno destinati all'ente, in gran parte al fondo di produttività a favore di tutti i dipendenti". La strada dunque è tracciata ma "niente - spiega il sindaco - è scritto sulla pietra. Nei prossimi mesi faremo un bilancio e si potrà migliorare. D'altra parte non è facile accontentare tutti, ma intanto abbiamo iniziato un percorso condiviso. Nel passato lo era stato un po' meno: come dal giorno alla notte, diciamo...."

LE PRIMARIE DEL PD

Il nostro cervello, secondo le teorie di Darwin e i principi della genetica, negli ultimi due millenni si è evoluto di pari passo con il nostro stile di vita, ma 'cambiamento' non sempre è stato sinonimo di miglioramento. Il rapporto tra progresso tecnologico ed evoluzione neurologica  ha fatto impigrire le abilità cognitive mano a mano che la vita è diventata più comoda, rendendoci più stupidi.

La tesi, pubblicata su Trends in Genetics, affonda le radici nella madre delle teorie evoluzionistiche, quella della selezione naturale, partendo dal presupposto secondo cui un tempo l'essere umano pagava duramente, spesso con la vita, il prezzo della propria stupidità, perché bastava un errore qualsiasi, una distrazione banale, per perdere un'opportunità di sopravvivenza.

La selezione naturale a favore dei soggetti più astuti avveniva dunque in maniera spietata e istantanea, salvo sporadici colpi di fortuna. Oggi, proprio grazie al progresso, tutti abbiamo non una, non due, ma infinite possibilità di sopravvivenza, salvo sporadici colpi di sfortuna. Ma quello che in termini strettamente vitali rappresenta un vantaggio, a livello evoluzionistico si traduce in un progressivo passo indietro, perché elimina quasi del tutto qualunque tipo di selezione naturale a favore dei soggetti più scaltri.

"Un tempo, se un cacciatore/raccoglitore non riusciva a risolvere il problema di come trovare il cibo, moriva e con lui tutta la sua progenie - spiega Crabtree - mentre oggi un manager di Wall Street che fa un errore riceve un cospicuo bonus e diventa un maschio più attrattivo. La selezione naturale non è più così estrema".

Gli ultimi studi sull'argomento hanno individuato dai due ai 5000 geni legati all'intelligenza, rilevando che ogni generazione porta con sé due o tre mutazioni. In assenza di selezione, gli ultimi 3000 anni sono stati dunque un arco di tempo sufficiente per 'inquinare' il Dna umano nel giro di 120 generazioni: "In rapporto al nostro antenato di qualche migliaio di anni fa, la nostra intelligenza è sicuramente più debole".

L'umanità cd "civile", almeno da un punto di vista evoluzionistico, sarebbe sul viale del tramonto. Ancor prima dell'invenzione dell'agricoltura e della scrittura, quando l'essere umano viveva di ciò che riusciva a cacciare, chi compiva un passo falso soccombeva alle leggi della natura, e ad andare avanti e riprodursi erano i più forti e intelligenti.

Poi, con l'invenzione dell'agricoltura e la nascita delle prime comunità stanziali, la forza intellettuale è cominciata a calare in modo progressivo. Non a caso, il periodo della Grecia classica fu uno dei più intellettualmente fecondi. Oggi siamo una specie fragile dal punto di vista intellettuale e probabilmente abbiamo raggiunto il nostro picco di intelligenza tra i 6000 e i 2000 anni fa.

Ma  l'evoluzione psicologica ed evoluzione genetica non sono la stessa cosa e l'essere umano è da sempre dotato di una grande capacità adattativa. Studi recenti sulla risposta cerebrale agli stimoli hanno ad esempio dimostrato che, alla somministrazione di un farmaco, il cervello risponde entro 24-48 ore con la produzione di un nuovo tipo di RNA ricombinante, che permette alle cellule di agire sui propri geni, riparandoli o trasformandoli : così le persone possono sviluppare una capacità adattativa all'ambiente sofisticata come quella attuale.

L'evoluzione ha permesso e permette insomma, di muoversi in una società complessa come la nostra proprio grazie a questa capacità della mente di trasformarsi e apprendere dall'esperienza.

La capacità di adattamento dell'essere umano, quindi, è più forte dell'indebolimento provocato dalla vita moderna. L'aumento della variabilità genetica avvenuto nel corso dei secoli ha reso il nostro cervello più plastico e funzionale. Le comodità fornite dal progresso hanno sicuramente apportato dei cambiamenti, e la mancanza di selezione ha favorito questa variabilità che ci ha resi più complessi e completi.

Il modello umano attuale è composto, quindi, da stupidi che si sanno adattare bene al mondo cicostante. E questa sembra una verità inoppugnabile se solo si guarda ai candidati alle primarie del PD.

sabato 24 novembre 2012

Vigna a Renzi: usi Firenze come trampolino di lancio

"Sono sempre stato rispettoso della liberta' di scelta altrui, ma nella stessa misura non ho mai considerato positivamente chi opta per lo svolgimento di una determinata funzione pubblica come un trampolino di lancio per conseguirne un'altra del tutto diversa. Poichè (emerge) anche da tue dichiarazioni pubbliche in merito il convincimento che tu abbia optato per la sindacatura di Firenze quale passaggio attraverso le primarie alla leadership politica, il mio giudizio su tale condotta non può che essere critico". Così, l'ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna, scomparso il 28 settembre scorso, scriveva nel gennaio 2011 al sindaco di Firenze Matteo Renzi motivando le sue dimissioni dall'incarico di Consigliere speciale per la sicurezza dello stesso Renzi. La lettera è stata diffusa dalla 'Velina Rossa'.
Vigna era stato nominato Consigliere il 25 settembre del 2009 con il compito di fornire al sindaco il proprio apporto collaborativo nel settore della sicurezza. "Ho sempre pensato - aggiungeva l'ex magistrato nella sua missiva - che ogni funzione pubblica non possa essere strumentalizzata".

venerdì 23 novembre 2012

Ma non era Grillo ad espellere i dissidenti?


 PARTITO davvero DEMOCRATICO?

Sui giornali semmai si legge questo:

Espulsa dal Pd l'ex sindaco di Avigliana, con lei vicesindaco e assessore.

Acqui Terme. Ferraris e Giglio espulsi dal Pd.

Il Gruppo del Partito Democratico del IV Municipio di Roma ha deciso di espellere il consigliere Giorgio Limardi, a seguito di un ripetuto comportamento difforme alle linee del partito.

Mario Russo, Valerio Addentato e Roberto Merlini sono stati espulsi dal segretario del PD provinciale di Roma Carlo Lucherini. 

Agropoli. Carmine Parisi: "Cacciato dal Pd perché ho denunciato la speculazione edilizia".

Troina. Espulsi dal PD due consiglieri comunali, per avere votato in contrasto con le indicazioni del partito.

Castiglione del Lago. Rosanna Ghettini, Caterina Bizzarri, Giancarlo Parbuono e Ivano Lisi espulsi dal PD.

Terremoto PD Alessano: espulsi Cosimo Del Casale e Donato Melcarne.

Piacenza, bufera nel Pd: espulsi i sostenitori di Renzi dall’esecutivo. Sostituiti i dirigenti con una telefonata. 

Rapallo, sono stati espulsi dal PD: Maria Cristina GERBI, Giorgio BRACALI, Alessio CUNEO, Emanuele GESINO, Maurizio Ivan MASPERO, Maria MORRESI, Giulio RIVARA.

La segreteria cittadina di Orta Nova ha attivato le procedure per il deferimento del consigliere comunale Antonio Bellino alla Commissione di garanzia, alla quale sarà proposta l’espulsione dal PD per violazione dello statuto e del codice etico. 

San Mauro Torinese, Rudy Lazzarini espulso dal PD insieme a un nutrito gruppo di colleghi.

CASERTA. Rino Zullo è stato espulso dal PD.

Carmelo Mazzola e Domenico Prisinzano sono stati espulsi dal PD di Castelbuono.

Afragola: Valentino espulso dal PD.

Sei iscritti al PD allontanati dal partito per non aver appoggiato Marini candidato sindaco a Frosinone.

Solidarietà a Paolo Dean ex sindaco di Fiumicello e a Rosanna Fasolo, ex assessore della giunta Dean, espulsi dal PD.

Terlizzi. Segreteria Pd: «Espulsi dal partito Ceci, Grassi e Adamo».

Avezzano. Il Partito democratico ha avviato la procedura per espellere Nicola Pisegna Orlando dal partito.

Anghiari. Danilo Bianchi espulso dal PD.

Campobello di Licata, il consigliere comunale Mimmo Tascarella espulso dal PD.

Gavorrano. Serena Remi, ex segretaria Pd ha presentato ricorso al Comitato Provinciale dei Garanti contro il provvedimento di allontanamento dal partito: «Registra pecche di forma ed è infondato».

Siena. Sospensione dal partito per Giovanni Bazzini, Anna Gioia, Luca Guideri, Giancarlo Meacci, Lucio Pace, Alessandro Piccini e Gian Luca Ranieri.

Belluno. Il Pd “scomunica” Massaro e gli vieta di iscriversi.

Mondragone. Sfiducia Cennami, espulsi dal Pd i tre consiglieri.

Il Pd passa ai fatti espulsioni ad Alessano.

San Giuliano Terme, il Pd espelle dal partito due consiglieri comunali.

Teramo. Le critiche scatenano l'epurazione. Espulso presidente comunale Pd.

Eboli. Salvatore Marisei, Carmine Campagna, Antonio Petrone, Armando Cicalese, espulsi dal PD

  
DA   http://bojafauss.ilcannocchiale.it/2012/11/19/ma_non_era_grillo_ad_espellere.html

giovedì 22 novembre 2012

Il caos regna sovrano

 Fonte: Angelo Libranti (The Front Page)

Viviamo tempi incerti; la vita politica italiana è nel disordine totale, partiti e movimenti hanno perso l’identità, i loro rappresentanti sono preoccupati solo della propria posizione e cercano di capire, in anticipo, in quale settore conviene posizionarsi.
Il partito di maggioranza si è sciolto come neve al sole con incredibile facilità, a conferma di come tutto ruotava intorno alla figura carismatica di Berlusconi che, diciamolo una volta per sempre, non ha la tempra del dittatore e spesso, in Consiglio dei ministri, ha subito la maggioranza «democristiana» e le impuntature della Lega, accettando veti e «aggiustamenti» a quanto aveva promesso in campagna elettorale.
Clamoroso non aver difeso e sostenuto l’unica legge veramente rivoluzionaria delle sue quattro legislature, la n° 2544-S del 16.11.2005, che modificava la seconda parte della Costituzione e riduceva il numero di Deputati e Senatori, prevedendo il Senato Federale e ampi poteri al Presidente del Consiglio, approvata a maggioranza assoluta da Camera e Senato nella XIV Legislatura ed esecutiva dalla XVI, quella corrente.
Sottoposta a referendum nei giorni 25 e 26 giugno 2006, quella legge fu bocciata per gli interessi incrociati di quasi tutti i partiti, compreso il Pdl. E’ stata la svolta cruciale nell’excursus politico di Berlusconi; aveva perso le elezioni a maggio ed aveva tutto l’interesse a sostenere vigorosamente quanto aveva fatto di buono, invece quella campagna referendaria fu condotta e manovrata solo dalla sinistra, che aveva tutto l’interesse ad affossare, per non modificare nulla.
Berlusconi avrebbe dovuto tenere conferenze stampa e scatenare i media a lui favorevoli, e con lui la Lega, per sostenere una legge importantissima, invocata poi da quasi tutti gli italiani, immemori e svogliati.
E’ stata quella la svolta politica del leader: vincere il referendum o morire in piedi, non come ora, morente giorno per giorno senza battaglia e senza gloria, spernacchiato dalla sinistra e dimenticato da chi faceva anticamera mendicando una poltroncina istituzionale.
Ora tutto è  cambiato e si è evidenziato il lavoro di logoramento dell’Europa Unita da parte delle grandi banche, quelle che non hanno bisogno di vincere le elezioni per comandare e che dal 1992 si organizzano per minare l’economia italiana. Sono spuntati leader «tecnici» che, senza essere eletti, sono pure riverititi nonostante stiano rovinando il ceto medio e si prevede il bis per manifesta incapacità dei partiti.
Non a caso la annuale riunione della Bilderberg, neanche tanto riservata, è avvenuta a Roma. Ormai si mostrano per quello che sono e ci mettono la faccia, Monti, antico socio della confraternita vi ha partecipato e ostentato un’imperturbabile faccia di metallo, faccia da «Anatolio»  il primo robot presentato in Italia, a Roma, nella mostra per l’elettronica del 1960, dove a domanda dei visitatori rispondeva con voce impersonale e cadenzata, per ripetere solo le frasi memorizzate.
Tutto sembra ordito per la riconferma di questo governo, Monti atteggia sicurezza e non ha nessuna intenzione di presentarsi candidato. Ci pensa Montezemolo a dargli una base; dopo aver piroettato a destra e a manca ha scelto, ma anche lui non si presenterà alle elezioni, con l’aria che tira  non è importante, intanto Monti ha dichiarato che, dopo il suo Governo, non garantisce nulla, come dire me o guai in vista per l’economia.
E i partiti cosa fanno? Il Pd, gira gira, finirà per uniformarsi al «grande potere», come sempre ha fatto. Il Pdl è giunto ad avere 11 candidati alle primarie ed ha perso anima e spinta. Se Berlusconi non prende qualche iniziativa, purchessia, quello che fu il più grande partito d’Italia sparirà del tutto. L’Idv sbanda sotto l’incertezza del futuro di Di Pietro, non più nella manica dei magistrati. La Lega si è ridimensionata da sola e ha pure la faccia di chiedere la presidenza della Lombardia. Casini e Fini cercano casa  e non è sicuro se la troveranno, ridotti come sono al lumicino. Di tutto questo caos ne approfitterà Grillo, a meno che un miracolo non ponga Renzi come futuro interlocutore dell’enigmatico Monti.

mercoledì 21 novembre 2012

SOLO PER RICORDARE CHI E' MONTI (2)

Da http://www.vincitorievinti.com/2012/06/il-salvataggio-del-monte-paschi-una.html
 
 
Mentre voi fate la colletta per comprare la carta igienica per scuole dei vostri figli, o aspettate mesi per farvi un esame specialistico in un ospedale e mentre siete schiavi di uno Stato in fallimento, che ha deciso di percorrere la strada del totalitarismo fiscale per comprimere i diritti del popolo, a vantaggio della salvezza della casta che ha rovinato il Paese, lo stato salva il Monte Paschi di Siena con 4 miliardi di euro, e in cambio riceverà (forse) carta straccia.
Della vicenda dei Tremonti Bond  al Monte dei Paschi di Siena e di come la banca senese ha eluso (con la complicità del Governo precedente) il pagamento degli interessi per circa 200 milioni di euro, si era già parlato.
Nella nuova edizione dei Tremonti Bond, messi in campo dal Governo Monti per salvare la banca senese e con lo scopo di mantenere  al comando chi ha portato la banca al dissesto -ovvero la Fondazione azionista di maggioranza,  poiché espressione di interessi di partito- sembrerebbe che venga meno il privilegio riconosciuto alla banca di non ottemperare al pagamento degli interessi qualora non vengano distribuiti utili; peraltro come già accaduto nel 2011 in cui la banca, avendo riportato una perdita, non ha corrisposto interessi allo stato per circa 200 milioni di euro, nonostante lo Stato sia costretto a finanziarsi sul mercato pagando saggi di oltre il 6% per i BTP decennali.

Ma attenzione, qui viene il bello.
Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ASCA, nella nuova versione dei Tremonti Bond sembrerebbe che, ''se gli interessi non sono corrisposti, per assenza o incapienza degli utili distribuibili, l'emittente (Il Monte Paschi in questo caso) assegna al Ministero azioni ordinarie di nuova emissione per una quota del patrimonio netto corrispondente all'importo della cedola non corrisposta".
In altre parole, è vero che chi usufruisce della nuova edizione dei Tremonti Bond, anche in assenza di utili dovrà corrispondere gli interessi, ma potrà farlo corrispondendo al Ministero del Tesoro l'equivalente in azioni della banca.
Ora spero che comprenderete  che, farsi pagare con azioni di una banca che dai suoi massimi ha perso  in borsa oltre il 95%  e che è  partecipata,  per la maggioranza, da un ente che è stato capace di distruggere la banca più antica del mondo poiché al servizio di giochi ed interessi partitici, non è esattamente un ottimo affare e soprattutto, direi, che non è affatto rispettoso per il contribuente martoriato di tasse.
Benché il management della banca abbia riferito che,  secondo il piano industriale, entro il 2015, la banca restituirà i Tremonti Bond, azzardo la previsione che, salvo ulteriori salvataggi, nella migliore delle ipotesi, la banca senese restituirà i 4 miliardi di euro in forma di partecipazione azionaria, visto che comunque è riservata alla banca la facoltà di convertire le obbligazioni dei Tremonti Bond in azioni ordinarie. Come dire: denaro fresco  in cambio di carta straccia!

martedì 20 novembre 2012

Samorì, il nuovo che avanza

Berlusconi ha digerito malissimo le cronache dei giornali che raccontavano di un Alfano che avrebbe prevalso su di lui sulla questione primarie giovedì scorso, nel parlamentino di via dell’Umiltà. Dalle spiagge keniote è partita una telefonata di fuoco contro l’ex ministro della Giustizia accusato senza mezzi termini di essere “un traditore” e di giocare “da solo contro tutta la squadra”.
Ed allora, cosa fare se non proporre un volto nuovo?
Ed ecco Gianpiero Samorì,  spinto da Dell’Utri, ma anche da Emilio Fede e Vittorio Sgarbi (che lo ha poi rinnegato a distanza di un paio di giorni dandogli del "traditore"), l'uomo che gestisce un impero in Emilia Romagna che va dalle assicurazioni all’energia, dalle partecipazioni bancarie all’editoria. Con i liquidi sufficienti per tentare la scalata alla Banca popolare dell’Emilia Romagna; scalata che gli ha portato anche qualche strascico giudiziario: l’avvocato è indagato dalla Procura di Bologna per accesso abusivo al sistema informatico della Banca  finalizzato a carpire i dati sensibili dei soci.
Il suo numero due è Diego Volpe Pasini (fondatore in Friuli del movimento Sos Italia, già finito in carcere per non aver pagato gli alimenti alla ex ed al figlio e autore del falso dossier che voleva Matteo Renzi candidato del centrodestra), colui che si scusa con gli anziani reclutati in maniera inconsapevole per andare a Chianciano per firmare la candidatura e fare da claque alla convention di Samorì e promette: “Denunceremo l’autore della truffa e la prossima volta staremo più attenti”.
E' accaduto, infatti, che tre pullman di anziani della Capitale che credevano di andare in gita per una domenica dedicata alla beneficenza, siano stati prelevati da un centro sociale e si siano ritrovati invece in un convegno politico al Palamontepaschi di Chianciano Terme, a circa 200 chilometri da Roma.
l nome del regista dell’operazione, oggi come allora, è quello di Marcello Dell’Utri che, impossibilitato dalle sentenze a esporsi in prima persona, lo ha fatto attraverso l’avvocato, docente e banchiere di Modena, Gianpiero Samorì, che allora era il suo vice nei circoli che nacquero in tutto il Paese e che di lì a breve sarebbero confluiti in Forza Italia, e che oggi, a 54 anni, dei Mir, i moderati in rivoluzione, appunto, è il presidente.
Ma chi è costui?
Nel partito hanno l’idea che sia lui l’uomo che Berlusconi userà per spacchettare il Pdl in più liste, probabilità che trova la netta contrarietà di Alfano. Samorì, però, è davvero un intimo di Berlusconi, anche se lui ha negato in pubblico persino di conoscerlo: “Mi è stata attribuita una ricerca di volti nuovi, un certo signor Samorì che ho incontrato una sola volta nella vita e che non ritenevo nemmeno fosse interessato alla politica”.
Certo in Emilia, da dove proviene, non gli vogliono un gran bene: Isabella Bertolini, attuale vicepresidente dei deputati Pdl, una delle fedelissime fin dal 1994 con Forza Italia di Berlusconi e già acerrima nemica di Giovanardi, è lapidaria:  “Samorì? Se emergono certi personaggi non è più il mio partito. Io da coordinatrice di Forza italia in Emilia-Romagna ho fatto la ‘guerra delle tessere’ con l’obiettivo di avere un partito forte ma trasparente. Una persona come Samorì non posso considerarla un ‘amico’. Alfano ci aveva promesso il partito degli onesti, ma poi ha dato ragione ad altre persone, ha seguito altre logiche, e veder emergere ora certi personaggi mi rafforza nell’idea di lasciare il Pdl”.
“Non ho parole, non capisco il senso della dichiarazione di Isabella Bertolini: Samorì è l’unica speranza futura per il centrodestra. Speriamo formalizzi la sua candidatura al più presto”, così al fattoquotidiano.it l’avvocato e consigliere comunal di Bologna, Lorenzo Tomassini, uno dei principali sponsor di Samorì assieme a Carlo Giovanardi e Alberto Vecchi.

Ma a far parlare dell’avvocato è il suo ruolo presso lo stato di San Marino. Si, perché Samorì nel dicembre del 2010 è stato nominato dal Congresso di Stato del Titano ambasciatore in Francia. Ora grazie a quella nomina gode dell’immunità e ha in tasca anche un passaporto da diplomatico.
E, altra curiosità, l’avvocato modenese ha assoldato nel suo staff anche Jean Todt, l’ex amministratore delegato della Ferrari ora presidente della Fia-Federazione Internazionale dell’Automobile.
Ma su Samorì vengono fuori anche informazioni circa il possesso di conti correnti in paradisi fiscali, e precisamente nell’isola caraibica olandese di Curacao. Dalla sua società Modena Capitale si risale via via alla sua capofila, la Zevenplint n.v., società di cui non si conosce il bilancio protetto dal rigido segreto bancario in vigore sull’isola. La società è la madre di altre quattro società: Aviation, Banking Partecipations, Industry Partecipations e Insurance Partecipations.
Alla domanda se abbia rapporti con Curacao, Samorì ha risposto: “Io ho società in tutte le parti del mondo come tutti quelli che hanno delle attività economiche diversificate. Ma non vengo certo a dire le mie cose. Non c’è alcuna attività mia che abbia un regime da paradiso fiscale."
La chiave del suo successo di oggi è la vicinanza a Denis Verdini, con il quale i lavori per la nuova lista sono già in fase avanzata. Ma soprattutto, al Cavaliere Samorì serve perchè è ricco. Pensa di accollargli tutte le spese della prossima campagna elettorale, visti i tempi di magra che corrono ad Arcore. E questa, di certo, non sarà la rivoluzione, come la intendeva Alfano, ma di sicuro per Berlusconi è l’ultima occasione “per non lasciare il Paese in mano alla sinistra."

Il post di Odifreddi cancellato da REPUBBLICA


Dieci volte peggio dei nazisti (18)
Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?


21.11.2012

Odifreddi censurato da Repubblica chiarisce: "Pressioni della comunità ebraica"

E’ quanto dichiarato da Piergiorgio Odifreddi ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio 24

Città sempre più inquinate la maglia nera va a Messina

da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore

 L'indagine, presentata a Venezia, denuncia una "brusca e preoccupante battuta d'arresto delle politiche ambientali urbane": passano infatti da 6 a 17 le città dove si registra un valore medio annuo di polveri sottili superiore al limite dei 40 microgrammi per metro cubo. E in linea generale ci sia accorge che nelle città del Paese le polveri sottili sono comunque in aumento, passando mediamente da 30 a 32 microgrammi per metro cubo. Aumentano anche i giorni dell'anno in cui l'ozono scavalca i limiti di legge: da 27 a 37.

In questa fotografia che immortala una situazione poco rassicurante per la salute dell'aria del nostro Paese, sono Venezia, Trento e Verbania a collocarsi ai primi posti tra le città italiane con la migliore qualità ambientale, seguite da Bolzano, La Spezia, Parma e Perugia. La maglia nera va a tre capoluoghi del sud: Messina, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Tra i peggiori centri urbani però anche Verona, Milano, Torino e Monza. Risultati non buoni anche per la densità automobilistica, 63,8 auto ogni 100 abitanti, mentre calano i viaggi: i cittadini compiono in media 83 viaggi all'anno su bus, tram e metro, contro gli 85 del precedente rapporto. Fanno eccezione per l'alto numero di utenti dei mezzi pubblici le grandi città come Venezia, Roma e Milano.

Restano stazionari i consumi di acqua potabile, 164 litri a testa ogni anno, e l'efficienza della depurazione, che dall'86% arriva all'88%. Nessun miglioramento per la dispersione idrica, ma salgono a 56 le città in cui un terzo dell'acqua immessa negli acquedotti si perde prima di raggiungere i rubinetti. Sul fronte dei rifiuti, si riduce la produzione dei solidi urbani (20 chili in meno a testa) e aumenta la raccolta differenziata, che passa dal 31,97% al 37,96% a fronte però di un obiettivo normativo del 60%.

I nomi di tutti i palestinesi uccisi


I mass media continuano a trattare le morti palestinesi come se fossero solo numeri.
Per ribadire che sono persone e non numeri aggiorneremo qui la lista dei palestinesi uccisi dagli attacchi israeliani.
1- Ahmad Al-Ja’bary, 52 years old.
2-Mohammed Al-hams, 28 years old.
3- Rinan Arafat, 7 years old.
4- Omar Al-Mashharawi, 11 moonths old.
5-Essam Abu-Alma’za, 20 years old.
6-Mohammed Al-qaseer, 20 years old.
7- Heba Al-Mashharawi, six-month pregnant, 19 years old.
8- Mahmoud Abu Sawawin, 65 years old.
9- Habis Hassan Mismih, 29 years old.
10- Wael Haidar Al-Ghalban, 31 years old.
11- Hehsam Mohammed Al-Ghalban, 31 years old.
12- Rani Hammad, 29 years old.
13- Khaled Abi Nasser, 27 year old.
14- Marwan Abu Al-Qumsan, 52 years old.
15- Walid Al-Abalda, 2 years old.
16- Hanin Tafesh, 10 months old.
17- Oday Jammal Nasser, 16 years old.
18- Fares Al-Basyouni, 11 years old.
19- Mohammed Sa’d Allah, 4 years old.
20- Ayman Abu Warda, 22 years old.
21- Tahrir Suliman, 20 years old.
22- Ismael Qandil, 24 years old.
23- younis Kamal Tafesh, 55 years old.
24- Mohammed Talal Suliman, 28 years old.
25- Amjad Mohammed Abu-Jalal, 32 years old.
26- Ziyad Farhan Abu-Jalal, 23 years old.
27- Ayman Mohammed Abu Jalal, 44 years old.
28- Hassan Salem Al-Heemla’, 27 years old.
29- Khaled Khalil Al-Shaer, 24 years old.
30- Ayman Rafeeq sleem, 26 years old.
31- Ahmad Abu Musamih, 32 years old.
32- Osama Musa Abdeljawad, 27 years old.
33- Ashraf Hassan Darwish, 22 years old.
34- Ali Abdul HakimAl-Mana’ma, 20 years old
Khan-Younis, and Tal Al-Sultan, southern Gaza, leaving three killed>>
35`- Mukhlis Edwan, 30 years old.
36- Mohammed Al-Loulhy, 24 years old.
37- Ahmad Al-Atrush, 22 years old.
38- Abderrahman Al-Masri, 31 years old.
39- Awad Hamdi Al-Nahhal, 23 years old.
40- Ali Hassan Iseed, 25 years old,
41- Mohammed Sabry Al’weedat, 25 years old.
42- Osama Yousif Al-Qadi, 26 years old.
43- Ahmad Ben Saeed, 42 years old.
44- Hani Bre’m, 31 years old.
45- Samaher Qdeih, 28 years old.
46- Tamer Al-Hamry, 26 years old
47- Gumana Salamah Abu Sufyan, 1 year old.
48- Tamer Salamah Abu Sufyan, 3 years old
49- Muhamed Abu Nuqira
50- Eyad Abu Khusa, 18 months old.
51- Tasneem Zuheir Al-Nahhal, 13 years old.
52- Ahmad Essam Al-Nahhal, 25 years old.
53- Nawal Abdelaal, 52 years old.
54- Mohammed Jamal Al-Dalou, the father.
55- Ranin Mohammed Jamal Al-Dalou, 5 years old.
56- Jamal Mohammed Jamal Al-Dalou, 7 year old.
57- Yousef Mohammed Jamal Al-Dalou, 10 years old.
58- Ibrahim Mohammed Jamal Al-Dalou, 1 year old.
59- Jamal Al-Dalou, the grandfather.
60- Sulafa Al Dalou, 46 years old
61- Samah Al-Dalou, 25 years old
62- Tahani Al-Dalou, 50 years old
63- Ameina Matar Al-Mzanner, 83 years old.
64- Abdallah Mohammed Al-Mzanner, 23 years old.
65- Suheil Hamada, 53 years old.
66-Mo’men Suheil Hamada, 13 years old.
67- Atiyya Mubarak, 55 years old.
68- Hussam Abu Shaweish, 35 years old.
69- Samy Al-Ghfeir, 22 years old
70- Mohammed Bakr Al-Of, 24 years old
71- Ahmad Abu Amra, 42 years old.
72- Nabil Ahmad Abu Amra, 20 years old.
73- Hussein Jalal Nasser, 8 years old.
74- Jalal Nasser
75- Sabha Al-Hashash, 60 years old.
76- Saif Al-Deen Sadeq
77- Ahmad Hussein Al-Agha.
78- Emad Abu Hamda, 30 years old,
79- Mohammed Jindiyya, mentally disabled,
80- Mohammed Iyad Abu Zour, 4 years old.
81- Nisma Abu Zour, 19 years old.
82-Sahar Abu Zour
83- Ahed Al-Qattaty, 38 years old.
84- Al-Abd Mohammed Al-Attar
85- Rama Al-Shandi, 1 year old
86. Ibrahim Suleiman al-Astal, 46 years old.
87. Omar Mahmoud Mohammed al-Astal, 14 years old.
88. Abdullah Harb Abu Khater (21)
89. Mahmoud Saeed Abu Khater (34)
90. Rashid ‘Alyan Abu ‘Amra (45)
91. Amin Zuhdi Bashir (40)
92. Tamer Rushdi Bashir (30)
93- Hussam Abdeljawad
94- Ramadan Ahmad Mahmoud, 20 years old
95- Mohammed Riyad Shamallakh, 23 years old
96- A’ed Radi
97- Ameer Al-Malahi
98- Ramez Harb
99- Salem Sweilem
100- Muhammed Ziyad Tbeil,
101- Arkan Abu Kmeil
102- Ibrahim Al-Hawajri
103- Khalil Shhada
104- Osama Shhada
105- Suhaib Hejazi 2 years old
106- mohammed hejazi 4 years old
107- foad Hijazi. The father of the two children above.
108- Rafah as Ahmad Tawfiq al-Nasasra, 17 years old
109- Muhammad al Nasasra, and 15-year-old

AGGIORNAMENTO  DEL 21.11: I MORTI SONO 140, DI CUI 30 BAMBINI
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lunedì 19 novembre 2012

PERCHE' IL M5S

L'obiettivo del PD post-veltroniano è quello di costruire una coalizione invincibile,fatto che nei paesi con grande mobilità elettorale avviene conquistando direttamente i voti della parte politica avversa; in Italia è difficile, essendoci una relativa stabilità elettorale.
In passato il PDS aveva cercato di ottenere i voti degli elettori di CDX favorendo partiti fantoccio coma la Lista Dini o l'Udeur di Mastella.
Ma Dini fu un fallimento,il suo risultato del 1996 fu grazie al PSI di Boselli, al Patto Segni ed ai voti che furono fatti arrivare direttamente dal PDS perchè superasse la soglia di sbarramento.
Tutto il CSX prese solo il 43,3% nel proporzionale, risultato non esaltante.
Con Mastella (e all'inizio anche Cuffaro) andò un pò meglio nel Beneventano,in Campania ed un pò meno bene nel resto del Sud, dove il CSX qualcosa effettivamente recuperò.
Dopo il 2008 invece, con la rottura tra il PDL e l'UDC, il PD ha intravisto la possibilità di allargare la base del CSX al partito di Casini.
il PD calcola di partire dal disastroso 42% del 2008 e di aggiungerci il 5% dei casiniani (nonchè di recuperare quel 2% proveniente da liste disperse come nel 2008 quelle di Bordon e Rossi).
La rottura Lombardo-PDL in Sicilia aggiunge un altro 1-1,5% a questo progetto (se si conta anche Miccichè), e poi c'è Fini col suo strappo nel 2010.
Insomma il PD pensa che avvicinando al CSX tradizionale l'UDC,il FLI e l'MPA avranno una base elettorale che anche nei momenti peggiori viaggierà intorno al 50% ed anche di più, e quindi sempre potenzialmente vincente.
Poi in corso d'opera sono cambiate alcune cose,in un senso o nell'altro.
Ad esempio dal 2010 il M5S toglie voti soprattutto al CSX e sembra mettere a rischio questo progetto, ed infatti il CSX ed i suoi giornali sono oramai i critici più agguerriti del movimento.
Anche gli episodi Favia e Salsi confermano che il PD è una sirena molto convincente verso dei giovani un pò sprovveduti.
Dal 2011 e soprattutto nell'anno in corso il crollo del PDL ha fatto si che il CSX sia così sicuro di vincere le elezioni nazionali e regionali da non  aver più bisogno di alleanze vaste.
Nel 2010, contro un PDL ancora forte, ci volevano le ammuchiate dall'UDC a Rifondazione, come è avvenuto in Liguria e Piemonte, nel 2011 col CDX già sceso al 35% si poteva lasciare fuori tranquillamente la FDS,infine ora col CDX al 25% pure uno dei 2 tra IDV e SEL può essere lasciato fuori.(tutti e 3 se si aggancia il TP)
Praticamente l'Italia oggi è quasi tutta come le Marche nel 2010,allora in quella regione l'alleanza PD-UDC-IDV vinse senza la FDS e senza SEL(e forse avrebbe potuto vincere di misura anche senza IDV).
Ma nel 2010 questo era possibile solo in quella regione ed in poche altre.(le cd.regioni rosse), oggi invece è così praticamente su tutto il territorio nazionale.
L'unica vera alternativa, pericolosissima perchè incontrollabile, è il M5S. E loro lo sanno.

venerdì 16 novembre 2012

SOLO PER RICORDARE CHI E' MONTI



 VOGLIO COSI' RICORDARE UNA NOTIZIA PASSATA QUASI INOSSERVATA


In gran silenzio, scrive “L’Espresso”, il 3 gennaio – alla vigilia dell’Epifania – il ministero di via XX Settembre ha “estinto” una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane, facendo scendere l’esposizione verso l’Italia da oltre 6.000 a meno di 3.000 miliardi di dollari. Né Morgan Stanley né il Tesoro hanno voluto spiegare a “L’Espresso” il senso dell’operazione. «Inutile dire che la banca aveva un credito nei confronti dello Stato italiano e che il Tesoro era evidentemente tenuto a rimborsarlo». Molti contratti sui derivati, aggiunge Carabini, prevedono che, dopo un certo numero di anni, una delle due parti possa chiedere la chiusura della posizione: ma non accade spesso. «Altre volte sono previsti dei “termination event”, ovvero fatti che possono innescare la soluzione del Vittorio Grilli e Mario Monticontratto: per esempio il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s».
Secondo fonti di mercato, il Tesoro avrebbe limitato i danni ricorrendo a una triangolazione: Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) sarebbe infatti subentrata a Morgan Stanley, consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica italiana. Poco prima, ricorda sempre “L’Espresso”, aveva fatto scalpore la riduzione della posizione in titoli italiani da parte della Deutsche Bank, seguita poi da altri grandi istituti finanziari, specie francesi: nel primo semestre del 2011, la banca tedesca si liberò di oltre 7 miliardi di euro in Btp. Per Mario Monti e il suo vice-ministro all’economia Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, entrambi impegnati a “riportare la fiducia dei mercati” sul debitore-Italia, la richiesta di Morgan Stanley (la cui branca italiana è diretta dall’ex direttore generale del Tesoro, Domenico Siniscalco) dev’essere stata una brutta sorpresa: «L’episodio – scrive Carabini – riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità».
Nessuno, aggiunge “L’Espresso”, sa esattamente a quanto ammonti il peso dei “derivati”: una volta all’anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. «Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene». A conti fatti, si tratterebbe di una somma colossale, pari a quasi la metà dell’Iva che gli italiani dovranno versare nel 2012: perché la grande stampa non se n’è praticamente “accorta”? Semplice, risponde Mazzalai su “IcebergFinanza”: impegnati nell’opera di “redenzione internazionale” del nostro paese, sia Monti che i giornali sapevano che una L'ex ministro Domenico Siniscalco, responsabile per l'Italia della Morgan Stanleysimile notizia – debitamente amplificata – avrebbe potuto produrre un ulteriore danno all’immagine della nostra traballante gestione contabile.
Dunque: se il lontano regista del contratto “anomalo” è Draghi, perché si scelse di favorire – a nostre spese – proprio la Morgan Stanley? Insieme al colosso di Wall Street, scrive Stefania Tamburello sul “Corriere della Sera” il 17 marzo, anche Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup e Jp Morgan Chase hanno un’enorme esposizione sui derivati nei confronti dell’Italia: stando ai dati di “Bloomberg”, vantano un credito di 19,5 miliardi di dollari. «Cifra che, sommata agli importi relativi alle banche europee rese note nel corso degli “stress test” condotti dalla European Banking Authority, fanno salire l’ammontare complessivo a 31 miliardi di dollari». Una montagna di soldi: è come giocare con un candelotto di dinamite, sostiene “IcebergFinanza”. Che insiste: perché, poi, fare speciali condizioni di favore proprio alla Morgan Stanley? Un caso più unico che raro, segnala la Reuters.
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Al raglio della Corte costituzionale

Corte Costituzionale , sentenza 11.10.2012 n° 223 

(ASCA) - Roma, 11 ott - Il taglio agli stipendi dei magistrati e alle retribuzioni dei dirigenti pubblici che superano i 90mila euro e' incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che con la sentenza 223/2012 boccia alcune norme contenute nella manovra correttiva varata dal governo Berlusconi con il dl del 31 maggio 2010 n. 78, intitolato 'Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitivita' economica'.
La Consulta blocca l'articolo 9 del decreto che dispone che a decorrere dal primo gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 ''i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, siano ridotti del 5% per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonche' del 10% per la parte eccedente 150.000 euro''.
La Consulta boccia analogamente il comma 22 sempre dell'articolo 9, dove viene disposto che ai magistrati non siano erogati, ''senza possibilita' di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012'' e che ''per il triennio 2013-2015 l'acconto spettante per il 2014 e' pari alla misura gia' prevista per l'anno 2010 e il conguaglio per l'anno 2015 viene determinato con riferimento agli anni 2009, 2010 e 2014''. A giudizio della Corte le disposizioni governative si pongono ''in evidente contrasto'' con gli articoli 3 e 53 della Costituzione, dove viene sancito come tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e tutti siano tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacita' contributiva.
Nella sentenza si legge inoltre che ''l'introduzione di una imposta speciale, sia pure transitoria ed eccezionale, in relazione soltanto ai redditi di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione viola, infatti, il principio della parita' di prelievo a parita' di presupposto d'imposta economicamente rilevante''.

Io non sono comunista perché non me lo posso permettere.

Autobiografia del Blu di Prussia

  • Da quando l'uomo non crede più all'inferno, ha trasformato la sua vita in qualcosa che somiglia all'inferno. Non può farne a meno.[9]
  • I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
  • Il pensare ai buoni momenti del passato non ci conforta perché siamo convinti che oggi li sapremmo affrontare con maggiore intelligenza e trarne migliore profitto.
  • In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All'occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie.
  • L'unico modo di trattare una donna alla pari è desiderarla come uomo.[10]
  • L'uomo molto ricco deve parlare sempre di poesia[10] o di musica ed esprimere pensieri elevati, cercando di mettere a disagio le persone che vorrebbero ammirarlo per la sua ricchezza soltanto.
  • La castità è il miraggio degli osceni.
  • La pornografia è noiosa perché fa del pettegolezzo su un mistero.
  • La serietà è apprezzabile soltanto nei fanciulli. Negli uomini saggi è il riflesso della rinuncia.
  • Sei stato condannato alla pena di vivere. La domanda di grazia, respinta.

Taccuino del Marziano

  • Chi rifiuta il sogno deve masturbarsi con la realtà. [11]
  • Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura.[12]
  • Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.[13]
  • L'arte è un investimento di capitali, la cultura un alibi.[14]
  • L'avarizia è la forma più sensuale di castità.[10]
  • L'evo moderno è finito. Comincia il medio-evo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato.[14]
  • Quando la vanità si placa l'uomo è pronto a morire e comincia a pensarci.[14]

Diario degli errori

  • Afflitto da un complesso di parità. Non si sente inferiore a nessuno. (in treno verso Firenze, settembre 1965)
  • Aspettando tempi migliori, che non vengono mai. (Bologna, aprile 1956)
  • Cercava la verità nella fica: e tutto quello che otteneva, era di addormentarcisi sopra – dopo. (1965)
  • Chi mi ama mi preceda. (23 aprile 1965)[15]
  • Diavolo, vado bene di qui per l'inferno?
    – Sì, sempre storto. (23 aprile 1965)[16]
  • I capolavori oggi hanno i minuti contati.[17]
  • I versi del poeta innamorato non contano.
  • In amore gli scritti volano e le parole restano. (23 aprile 1965)
  • L'amore è una cosa troppo importante per lasciarla fare agli amanti[18]
  • L'italiano è una lingua parlata dai doppiatori.
  • La civiltà del benessere porta con sé proprio l'infelicità.
  • La Natura è un catalogo di mostruosità che tendono a conservarsi e a riprodursi. L'Uomo può essere spiegato come un errore della Natura perché riuscirà a distruggerla, insieme a se stesso.
  • Le razze esistono in quanto esseri umani nascono con attitudini ereditarie diverse e trasmettono ai loro eredi queste attitudini; che diventano filosofia, comportamento, modo di intendere la vita, la passione e il prossimo; e che di fronte a ogni situazione reagisce secondo la memoria ereditaria inconscia.
  • Mondrian, pittore realista. L'Olanda è come Mondrian la dipinge. L'equivoco è nel credere che Mondrian sia un pittore astratto. Case bianche o nere, con strisce bianche o nere e finestre rosse e blu. Linee orizzontali del paesaggio. Canali, strade, dighe.
  • Noi viviamo – grazie a Dio – in un'epoca senza fede.
  • Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.
  • Ormai non desidero che ciò che mi offrono ripetutamente.
  • Si può chiedere tutto e l'avrai, poco e non l'avrai.
  • Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole.
  • Un giovane va incontro alla vita: cioè, è la vita che da dietro lo spinge.
  • Un libro sogna. Il libro è l'unico oggetto inanimato che possa avere sogni. (1965)
  • Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l'errore e il contrario di un errore fosse la verità. Oggi una verità può avere per contrario un'altra verità altrettanto valida, e l'errore un altro errore.

Diario notturno

  • Certo, certissimo, anzi probabile.
  • "E vissero sempre infelici e scontenti." Così, per non ingannare il suo bambino termina le favole.
  • Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà.
  • I giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui.
  • Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura.
  • Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo "H". Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando.
  • Ho poche idee, ma confuse.
  • La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.[19]
  • La moda – il nostro modo d'essere – è l'autoritratto di una società, l'oroscopo che essa stessa fa del suo destino.
  • Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un'eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi. Inutile poi aggiungere che niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un'idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un'idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo.
  • I nomi collettivi servono a far confusione. «Popolo, pubblico...». Un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece, credevi fossero gli altri.
  • Sapevamo che la sola durevole felicità che ci è concessa è la morte. Ma se ne è fatto un tale parlare, che ora la detestiamo.
  • [...] sono più pronto a legarmi ad un amico per solidarietà coi suoi difetti, tra i quali l'intelligenza.
  • Un tale che si apparta e che si difende a priori, quando cioè nessuno pensa di offenderlo, suggerisce ai suoi nemici l'offesa, l'attentato, perché ammette di temerli. Anche in questo caso è la richiesta che provoca l'offerta.
  • «A causa del cattivo tempo, la Rivoluzione è stata rinviata a data da destinarsi».
  • Era addetto a leggere articoli e racconti in un giornale letterario. Ricevette una lettera d'amore: non gli piacque ma, con qualche taglio e rifacendo la fine, poteva andare.
  • I fascisti sono una trascurabile maggioranza. [...] Un giorno il fascismo sarà curato con la psicoanalisi.
  • Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato.
  • Si levò dal letto: era bruttissima. Passò un'ora davanti allo specchio a farsi brutta.
  • La sera prima della battaglia, il colonnello chiamò i suoi ufficiali e disse loro: «Signori, "militare" è un aggettivo che seguendo il sostantivo ne peggiora il significato. Noi rispettiamo lo Stato, ma temiamo lo Stato militare; amiamo la Vita, sopportiamo la vita militare; ammiriamo il Genio, ma il genio militare non ha fatto i ponti. Stanotte alle tre avremo una sveglia militare, un caffè militare e una marcia verso il fiume. Poi: per alcuni l'ospedale militare, per altri un cimitero militare e per altri ancora una medaglia al valor militare. Conto sul vostro umorismo. Signori, siete in libertà». (p. 159)
  • [...] nel nostro paese la forma più comune di imprudenza è quella di ridere, ritenendole assurde, delle cose che poi avverranno.

Don't forget

  • C'è gente che eredita la fede, come eredita i terreni, il casato, i titoli nobiliari, il denaro, una biblioteca e il castello.[10] Fede per censo, ereditaria.[20]
  • Devoto: Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.
  • In questi tempi l'unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come solo umorismo accettabile.[20]
  • Quando l'uomo non ha più freddo, fame e paura è scontento.

Frasario essenziale per passare inosservati in società

  • In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.
  • L'Italia è un paese dove sono accampati gli italiani.
  • Capire la Cina non è soltanto impossibile, ma inutile.
  • Ci deve essere qualcosa di più noioso dei libri che si scrivono sulla Cina: la Cina stessa.
  • Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere
  • L'oppio è ormai la religione dei popoli.[21]
  • L'omosessualità per la classe povera non è un vizio ma un modo per accedere alle classi superiori.
  • La psicanalisi è una pseudo-scienza inventata da un ebreo per convincere i protestanti a comportarsi come i cattolici.
  • La religione è finita. Non c'è più nessuno che si vanti di aver portato a letto una suora.
  • La tromba al finale. La tromba allude sempre all'Apocalisse.
  • Lo sceneggiatore è un tale che attacca il padrone dove vuole l'asino.
  • Se lei si spiega con un esempio non capisco più niente.
  • Si battono per l'Idea, non avendone.
  • Famiglia romana con padre liberale e figlio mag­giore comunista, minore fascista, zio prete, ma­dre monarchica, figlia mantenuta: si sfidano tut­ti gli eventi.
  • Mi spezzo ma non m'impiego.
  • La pubblicità unisce sempre l'inutile al dilettevole.
  • In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All'occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie.
  • Leggere è niente, il difficile è dimenticare ciò che si è letto.