venerdì 10 luglio 2009

L'ITALIA VISTA DAGLI ALTRI

di Gian Antonio Stella

«Perché mai il Cielo invia tali ricchezze a gente così poco in grado di apprezzarle?», si chie­deva Donatien- Alphon­se- François marchese de Sade.
Montesquieu scri­veva che «ognuno non pensa che a ingannare gli altri, a men­­tire, a negare i fatti».
Flaubert mette­va nero su bianco che le donne napole­tane "sono sempre in eccitazione, fottono co­me un asino sbarda­to".
«Dobbiamo ammettere che i nostri scandali mancano di brio rispetto a quel­li dei nostri vicini. Per esempio noi potremmo cercare invano un personaggio così pittoresco come Berlusconi», spiega Ge­rard Dupuy su «Liberation».
Il premio Nobel José Saramago avverte: «Ma nella ter­ra della mafia e della camorra, che importanza può avere il fat­to provato che il primo mini­stro sia un delinquente?»
«Ci sono Paesi che non si me­ritano i loro governanti. Quasi nessuno. Però l'Italia, per poco che stimi la politica, dovrebbe comportarsi più degnamente», accusa un giorno Antonio Gala su «El Mundo».
Eva Erman, sul quoti­diano svedese Dagens Nyhe­ter:«Forse è davve­ro giunto il momento di un par­ricidio per cercare di fare entra­re un po' di aria fresca nello sti­vale dell'Europa e togliere l'odo­re del più puzzolente sudore del piede».

lunedì 6 luglio 2009

LE INTERCETTAZIONI

pubblicata da “PRIMA comunicazione”, Giugno 2009

Tutti noi, persone di buon senso, speravamo che il provvedimento sulle intercettazioni finalmente tutelasse - bilanciandoli - i due valori costituzionalmente rilevanti per l’individuo e la società: la libertà di informazione e il diritto alla privacy. E, invece, dalla travagliata discussione parlamentare è venuto fuori un mostro legislativo che invece di garantire con le regole dello Stato di diritto le diverse componenti istituzionali e sociali, sembra appositamente formulato per fornire gli strumenti penali per vendicare, con spirito massimalistico, gli eccessi fin qui compiuti da inquirenti e giornalisti.
Sappiamo bene che i pubblici ministeri, con le macro-inchieste che spesso non hanno condotto ad alcunché, e i giornalisti, con le paginate riempite di scandali che hanno annichilito il cittadino indifeso, si sono attirati la vendetta di chi è capitato nel loro mirino. Quante volte noi garantisti abbiamo dovuto protestare per il protagonismo dei magistrati-sceriffi che, con la compiacenza della stampa, hanno dilagato salvo poi finire in politica all’insegna del giustizialismo? Ma l’attuale normativa butta via insieme con l’acqua sporca anche il bambino, il che significa che fa fuori, insieme agli abusi, anche la possibilità di indagare e di esercitare il diritto di cronaca, essenziali in democrazia.
Scrivevamo qualche mese fa su queste stesse pagine: “Che le intercettazioni in Italia siano troppe, e gestite in maniera abnorme da parte degli inquirenti, addirittura con la tecnica delle reti a strascico per cui si sparano mille colpi in maniera tale che alla fine qualcosa dovrà pur essere colpito, è inconfutabile”. E’ perciò che oggi ci facilitiamo limitatamente a due norme: l’obbligo per il giudice incaricato di un determinato provvedimento di astenersi dal rilasciare pubbliche dichiarazioni, e lo stop alla pubblicazione di nomi e immagini di magistrati relativamente ai procedimenti penali a loro affidati, salvo che l’immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. Ciò detto, però, con tutto il resto del provvedimento, si è andati decisamente fuori dal seminato.
Per la tutela della privacy dei cittadini sarebbe bastata una norma semplice: l’introduzione del divieto di pubblicare brani di intercettazioni ancora coperti dal segreto, irrilevanti per le indagini, riferiti a persone diverse dagli indagati. E, invece, con il riferimento agli “evidenti indizi di colpevolezza”, si sono colpite pesantemente sia le possibilità investigative da parte della magistratura, sia il diritto costituzionale all’informazione che riguarda non tanto quel che scrivono i giornalisti quanto quel che possono conoscere i cittadini attraverso i mezzi di comunicazione.
Dopo molti tira e molla, per autorizzare i magistrati ad intercettare, alla fine si è ricorsi alla formula “evidenti indizi di colpevolezza” sostituita all’altra “sufficienti indizi di colpevolezza” tali da rendere le intercettazioni “assolutamente indispensabili” con la restrizione temporale dei 60 giorni e la necessità dell’autorizzazione di un gip collegiale, condizioni tutte che provocheranno tante interpretazioni cavillose quanti sono i pubblici ministeri che le interpreteranno.
Sul fronte della stampa sono ancor meno convincenti le pene intimidatorie previste per i giornalisti e gli editori dei giornali. Per i cronisti che pubblicano intercettazioni sia integrali sia per riassunto fino al processo in aula, o rendono pubbliche intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione, è previsto il carcere da 6 mesi a 3 anni, pena chiaramente intimidatoria. E, ancor più inquietanti, appaiono le pene e le ammende pecuniarie previste per chi omette di “esercitare il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni”: una misura che può essere usata anche dagli editori per esercitare interferenze sul lavorio giornalistico.
Si era partiti con il piede giusto per ricondurre i magistrati nel recinto rigoroso e silenzioso, ma si è arrivati con un passo di stile autoritario che rischia di bloccare tutto e tutti in nome del diritto alla privacy. Vedremo ora cosa farà il presidente della Repubblica che ha a cuore la riconduzione della giustizia e della politica ai loro ambiti, eliminando le invasioni di campo a cui abbiamo dovuto assistere di questi tempi.

QUI ACERRA

A 103 giorni esatti dall'inaugurazione del Termovalorizzatore di Acerra il valore delle PM10 (Il valore giornaliero di 50 μg/m3 non può essere superato più di 35 volte nell’arco dell’anno civile - ARPAC Campania) è stato superato nell'area della zona industriale di Acerra di ben 33 volte...venerdì 3 luglio è arrivato a 55,7 μg/m3!

E intanto nessuno ne parla!

PRESIDENZA DEL PARLAMENTO EUROPEO

Joseph Daul ha tenuto a ringraziare in modo particolare il Presidente Berlusconi per questo gesto di unità e di coesione della famiglia politica del PPE.
"Ancora una volta, Silvio Berlusconi e il suo partito il Popolo della Libertà, dimostrano il loro attaccamento ai valori di un'Europa responsabile e solidale. Saluto il segnale positivo dato dal PDL italiano che permetterà al nostro Gruppo, la forza più influente del Parlamento Europeo, di designare in un clima di grande serenità il nostro candidato alla presidenza del Parlamento Europeo", ha dichiarato Joseph Daul.

"Voglio ancora una volta sottolineare quanto gli europei siano debitori all'Italia, paese fondatore dell'Unione, e voglio altresi' ringraziare il popolo italiano per il forte sostegno manifestato in favore della costruzione europea con un tasso di partecipazione record alle ultime elezioni europee. La vittoria ottenuta dai nostri partiti del centro-destra italiano permette al PPE di rimanere la maggiore forza politica in Europa, e non dubito che i miei colleghi italiani eserciteranno delle responsabilita' importanti nella nuova legislatura al Parlamento Europeo", ha sottolineato il Presidente del Gruppo PPE.
Voglio altresì salutare calorosamente il mio collega e amico Mario Mauro del quale ho sempre ammirato il coraggio e l'attacamento ai principi e agli ideali etici umanisti e pro-europei che condivido pienamente. Lo ringrazio di aver accettato di ritirare la sua candidatura nello spirito di compromesso e di solidarietà europea, facilitando così il processo di nomina del nostro candidato alla successione di Hans-Gert Poettering. Sono sicuro che Mario Mauro continuerà ad essere nei mesi e negli anni a venire, un protagonista impegnato e riconosciuto all'interno del Gruppo PPE e sulla scena politica europea", ha dichiarato Joseph Daul.
Il Gruppo PPE designerà il 7 luglio prossimo, il suo candidato alla Presidenza del Parlamento Europeo per la prima parte della legislatura.

L´attacco finale alla democrazia

Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo. Nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l´obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D´ Alia (UDC), è stato introdotto l`articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”, che nel testo approdato alla Camera l´articolo è diventato il nr. 60. Anche se D´Alia non fa parte della maggioranza al Governo, la trasversalità del disegno liberticida è chiaro a tutti.
In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all´estero.
Il Ministro dell´interno, in seguito a comunicazione dell´autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l´interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L´attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore.
La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l´istigazione a delinquere e per l´apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l´istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all´odio fra le classi sociali.
Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, Twitter e tutta l´informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l´unica fonte informativa non censurata. Il nostro è l´unico Paese al mondo, dove una media company ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube.
Quindi il Governo interviene per l´ennesima volta, in una materia che vede un´impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d´interessi.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l´istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.
L'talia come la Cina e la Birmania? Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto Informatico.
Far girare questa notizia è un dovere perchè è in gioco la democrazia.

L'ITALIANO DI QUALCHE DECENNIO FA

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.
Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

(Ottobre 1912 – Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli USA)