sabato 28 giugno 2008

LA ZOOTECNIA E LA BIOENERGIA

L'uso di energia in ambito zootecnico è la seconda causa di surriscaldamento globale. Sembra un paradosso, ma incide addirittura più del consumo legato ai trasporti ed è seconda solo alle infrastrutture e al settore edilizio. Jeremy Rifkin aveva già anticipato l'incidenza degli allevamenti sulla biosfera in Ecocidio e a sedici anni di distanza le sue previsioni si sono avverate. Quindi sarebbe forse necessario diventare vegetariani, come ha proposto la Britain's Environment Agency? O è sufficiente tassare la carne e ricorrere a una dieta mediterranea?
Ecoalfabeta ricorda la campagna per il consumo di carne promosso dalla regione Piemonte, mentre sarebbe meglio incentivare a un maggior consumo di frutta e verdura come la campagna francese "mangiate cinque frutti o vegetali al giorno" del Programme National Nutrition Sanitè.
E qui riporta alcuni dati sui costi da sostenere per la produzione di carne e l' impatto sull'effetto serra in Italia: secondo un articolo dell' Università di Manchester, un kg di carne bovina ci costa 44 MJ di energia e almeno 15 kg di CO2 (in alcuni casi le emissioni potrebbero essere più alte). Dal momento che l'italiano carnivoro medio consuma 105 kg di carne all'anno, questo equivale a 1575 kg di CO2 emessi in un anno, pari al 18% delle emissioni pro capite. Quindi, il 18% della CO2 è causato proprio dalla produzione di carne.
L'OCSE, l'organizzazione per lo sviluppo economico, giunge ad una conclusione piuttosto netta che non lascia adito a molti dubbi: «La corsa verso raccolti energetici minaccia di cause carestie alimentari e danneggiare la biodiversità con benifici limitati. »(pag. 4 del rapporto). Questa denuncia non viene da Greenpeace o dal WWF, ma da un'organizzazione internazionale dedicata a promuovere lo sviluppo economico. Secondo il rapporto OCSE la produzione di biocombustibili nel 2005 è stata pari a 0,8 EJ di energia (1Exa J = 1E18 J)e in teoria potrebbe aumentare fino a 20 EJ nel 2050. In teoria ci dovrebbe essere sufficiente terra coltivabile per nutrire la popolazione umana in crescita e contemporaneamente, produrre biocombustibili; tuttavia, «è più probabile che limitazioni nell'utilizzo della terra conducano a una competizione "cibo-combustibile". Inoltre ogni diversione nell'uso del terreno dalla produzione di cibo alla produzione di biomassa energetica influenzerà i prezzi alimentari. Inoltre, la crescita dell'industria dei biocombustibili genererà molto probabilmente una maggiore pressione sull'ambiente e la biodiversità. Finchè i valori ambientali non avranno il giusto prezzo sul mercato, esisteranno potenti incentivi, per sostituire gli ecosistemi naturali come le foreste, i terreni umidi e i pascoli naturali con raccolti per biocombustibile.» Eppure, "Se tenessimo il riscaldamento a 20 gradi, nel giro di 17 anni non saremmo più dipendenti dal petrolio". Il problema del surriscaldamento globale è sollevato anche da Lisa Simpson e continua a preoccupare governi e istituzioni.
Ecoalfabeta si concentra anche sull'effetto fotovoltaico e sulla riduzione dei costi tramite l'uso di concentratori solari.
Il presidente del Brasile Lula Da Silva parla dell'importanza del bioetanolo per lo sviluppo del Brasile e scrive: «La benzina miscelata con etanolo e l'utilizzo di alcool puro nelle auto ibride ha consentito di ridurre del 40% il consumo e le importazioni di combustibili fossili. Dal 2003 a oggi, abbiamo emesso 120 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno. La produzione dei biocombustibili non mette a riwschio la sicurezza alimentare, perchè interessa soltanto il 2% dei nostri territori coltivabili»
Ma la flotta di auto private brasiliane che vanno a etanolo assomma più o meno a 20 milioni di unità. Dal momento che il Brasile ha 190 milioni di abitanti, questo significa 10,5 auto a bioetanolo ogni 100 abitanti. Se il Brasile dovesse raggiungere il livello italiano di 58 auto ogni 100 abitanti, avrebbe allora bisogno di coltivare a canna da zucchero l'11,1% della terra coltivabile; se raggiungesse il meraviglioso livello USA di 76 auto ogni 100 abitanti dovrebbe destinare al biocombustibile delle sole automobili il 14,4% della terra.
Lula aggiunge: «L'espansione della coltivazione della canna da zucchero, inoltre, ha contribuito a recuperare zone di pascolo degradate, prive o quasi di potenzialità agricole.»
Se la canna da zucchero per il bioetanolo non rubasse spazio all'agricoltura di sussistenza e alle foreste, potrebbe anche essere accettabile, ma occorre tenere a mente che le "zone di pascolo degradate" derivano in genere dalla deforestazione e non bisogna inoltre trascurare il problema del carbonio immagazzinato nel suolo.
Secondo uno studio del 1999 , la trasformazione della foresta in pascolo riduce il carbonio organico del suolo del 24; la sua ulteriore trasformazione in piantagione di canna da zucchero è responsabile di un'ulteriore diminuzione del carbonio del 20%. Inoltre, un ettaro coltivato a canna riduce le emissioni di CO2 di 13 t all'anno; se sullo stesso terreno si facesse ricrescere la foresta la riduzione di Co2 sarebbe di 20 t all'anno. Lula non ha ragione...
Questo discorso innesca quello della fine del cibo a buon mercato: il prezzo del mais in Iowa è aumentato del 50% in un anno, mentre in altre zone è raddoppiato.
Il prezzo del mais va alle stelle a causa della crescente domanda di bioetanolo per le auto. Non si tratta solo del prezzo del mais; anche grano, soia, riso stanno aumentando di prezzo perchè molti agricoltori stanno passando al mais e l'offerta di questi prodotti inizia a diminuire.
Nei prossimi anni i biocarburanti potrebbero uccidere l'agricoltura del mondo, già in crisi per la riduzione degli acquiferi, l' aumento della popolazione (oltre 80 milioni l'anno) e per l'aumento del consumo di carne, latte e uova in India e Cina. Senza contare il sovrasfruttamento degli oceani e il probabile aumento di inondazioni e siccità.
Lester Brown del World Watch Institute, parla della "competizione per il grano tra 800 milioni di automobilisti che vogliono mantenere la loro mobilità e due miliardi di poveri che cercano semplicemente di sopravvivere." E' impressionante l' estensione di terra che nel prossimo decennio si pensa di rubare all'agricoltura per placare la voracità delle nostre automobili:
Brasile 1,2 milioni di km²
India 140mila km²
Indonesia 260mila km² piantati a palma da Olio (ora sono 40 mila).
Malaysia 64 mila km² sempre a palma (ora sono 38 mila)
In Brasile la terra arabile è pari a circa 600mila km²; dove pensano di trovarne una superficie doppia? In Indonesia e Malaysia la deforestazione si è già mangiata 180 mila km² di foresta. Ora graze ai biofuel verrà distrutta una superficie almeno equivalente. Gli orango scompariranno.
Occorre fissare delle norme per i biofuels: non deforestare; fissare un tetto alla terra arabile destinata ai biofuels; utilizzare solo i terreni marginali non adatti alla coltivazione, come intende fare il Sudafrica, piantando la Jatropa Curcas , che cresce bene anche nei terreni aridi.

venerdì 27 giugno 2008

I REATTORI NUCLEARI

Quattrocentotrentanove sono i reattori nucleari funzionanti nel mondo (104 USA, 59 Francia, 55 Giappone, 31 Russia). Questa produzione copre il 6,4% di tutta la energia prodotta nel mondo, e il 15% dell’energia elettrica mondiale. Il fotovoltaico copre il 6,4 della produzione globale di elettricità (fonte European Photovoltaic Industry Association) e cresce del 40% annuo. Nel 2006 l’eolico copriva l’1% della produzione globale, cresce del 25% annuo.
Dal 1978 negli Usa e dal 1991 in Francia non sono state più costruite nuove centrali nucleari. Secondo AIEA (agenzia internazionale energia atomica) le riserve di uranio sono di 4,7 milioni di tonnellate e si trovano in Australia (28%), Kazakistan (18%) e Canada (12%). L’uranio andrà in esaurimento a consumo attuale, nel 2055, con nuove centrali molto prima. Il costo dal 2005 al 2008 si è quadruplicato (da 20 a 85 dollari).
Il problema irrisolto: lo stoccaggio delle scorie. Solo gli USA hanno realizzato una soluzione, ma soltanto per lo stoccaggio delle scorie di 2° grado, mentre resta incerto il destino delle scorie di 3° grado (ad alta radioattività), che restano accantonate all’interno delle centrali.
Nessun esperto è in grado di definire il costo del kilowattora nucleare, perché al prezzo di costruzione della centrale, quelle di ultima generazione costano 4/5miliardi di dollari (fonte Rubbia), si deve aggiungere, dopo circa 40 anni di esercizio, il costo dello smantellamento e lo stoccaggio delle scorie, processo che costa più della costruzione della centrale nuova, a cui si deve aggiungere il costo della sorveglianza dei siti di stoccaggio per centinaia di anni. Per costruire la centrale Usa di Maine Yankee, ad esempio, negli anni 60 sono stati spesi 231 milioni di dollari, recentemente ha finito il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati stanziati 635milioni di dollari.
Spiegate queste cose a Scajola ed ai suoi consulenti...

martedì 24 giugno 2008

RASSEGNA STAMPA ESTERA

Tanto per cambiare, sui principali quotidiani esteri si legge quello che gli altri pensano di noi e del nostro premier
Spagna
El País: Il premier annuncia una legge che impedirá di processare le alte cariche dello Stato
El Mundo (di centro-destra)Il senato approva la legge salva-Berlusconi e l'opposizione lascia l'aula
ABC (giornale di destra): Berlusconi si scontra di nuovo con i giudici per ottenere l'immunitá
Francia
Le Monde (centro): Silvio Berlusconi riprende la sua "battaglia contro i giudici"
Il nuovo attacco del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi contro la magistratura in due tempi.
Olanda
AN:Legge contro il processo Berlusconi
Roma - Una legge su misura deve preservare Berlusconi da una condanna per corruzione.Il suo stesso governo vuole esonerare il premier italiano dall'azione giudiziaria. La ragione di ciò scaturisce da un processo contro Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills.Negli anni '90 Mills fondò una rete di società postali per il gruppo di Berlusconi, al fine di evadere il fisco italiano. Ne scaturì un processo per evasione fiscale in cui perchBerlusconi stesso fu assolto perché secondo Mills non era al corrente delle malefatte commesse.In una lettera trovata successivamente Mills ammette di aver mentito durante la testimonianza e di aver ricevuto perciò 344 mila sterline da Berlusconi in segno di ringraziamento. Di conseguenza la procura di Milano ha accusato Berlusconi di corruzione di un testimone. Il processo corre verso la sua fine e la probabilità di una condanna è alta. L'avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini, parlamentare, ha avanzato una proposta di costringere le procure a trattare solamente crimini gravi, e di conseguenza non il processo di Berlusconi. Contemporaneamente Ghedini lavora ad una legge che deve rendere il premier in carica non perseguibile. Con ciò la storia si ripete. Nel 2003, quando anche allora Berlusconi era premier, passò una legge che un anno dopo fu bloccata dalla Corte Costituzionale perché in contrasto con la Costituzione.
Belgio
La libre belgique (maggior quotidiano di centro-destra nazionale): Operazione Salva-BerlusconiPrima votazione su una legge che sospende alcuni processi, incluso uno in cui il premier é imputato.
Canada
Il Corriere Canadese: Cause sospese: allarme dei magistrati I giudici spiegano che lo stop riguarderà anche i sequestri e gli stupri.
Germania
Die Welt (centro-destra): Berlusconi mette in moto un piano per proteggersi dalla giustizia
Silvio Berlusconi sta pianificando una nuova legge, soprattutto per aiutare una persona: se stesso.
Inghilterra:
The Independent (centro-sinistra): Il tentativo di Berlusconi di bloccare il processo aiuterebbe David Mills
La luna di miele post-elettorale di Silvio Berlusconi é finita in modo esplosivo, con il premier Italiano che cerca di levare di torno il giudice nel suo processo per corruzione, ed i suoi alleati che mettono in campo un emendamento dell'ultimo minuto ad una legge sull'emergenza sicurezza che, in pratica, congelerebbe i processi contro di lui. (...) I processi per i presunti coletti bianchi come Berlusconi e Mills, che rischiano sei anni di galera, sarebbero sospesi.
The Times (centro-destra): Silvio Berlusconi prova ad evitare il carcere nel processo David Mills per corruzione
The Guardian, La democrazia é in pericolo quando un premier - egli stesso coinvolto in un processo per corruzione - inizia una guerra contro la magistratura
Il celebre saggio del XVIII secolo del filosofo illuminista italiano Cesare Beccaria, "Dei Delitti e delle Pene", che ha posto le fondamenta del moderno pensiero su detenzione, tortura e pena di morte, inizia con lo sviluppare la nozione che le sentenze di incarcerazione dovrebbero servire a stimolare l'integrazione sociale dei criminali, piú che considerare la punizione come una sorta di mera vendetta sociale. Il governo Berlusconi, che é salito al potere due mesi fa sulla scia di un'ondata di panico pompata dai media su una presunta impennata dei tassi di criminalitá, sta al momento srotolando legislazioni che inaspriranno le sentenze per un certo numero di reati minori e assicureranno che l'accesso dei detenuti a programmi di servizio sociale come alternativa al tempo di detenzione sia drasticamente ristretto. Gli immigrati in Italia - e quelli irregolari in particolare - sconteranno la pena di questi provvedimenti, nonostante la stragrande maggioranza dei criminali nel paese sia costituita da cittadini italiani.Berlusconi, per quanto i media stranieri possano dilettarsi nel descrivere le sue stramberie, non é soltanto un giullare permanentemente abbronzato con l'ossessione dei trapianti di capelli e della chirurgia plastica ed un debole per le barzellette di cattivo gusto su tedeschi, donne, omosessuali e sua moglie. L'ex-cantante di crociera ha dimostrato quanto sia pericoloso per la democrazia nei suoi precedenti 5 anni al potere, quando ha portato avanti cambi nella legislatura per evitare i processi o per bloccare investigazioni nei suoi oscuri interessi, consolidato il suo impero mediatico, esercitato controllo assoluto sulla televisione pubblica, lanciato attacchi alla magistratura, incoraggiato i servizi segreti a spiare e raccogliere dati su decine di migliaia di presunti giornalisti, imprenditori e intellettuali di sinistra, e presidiato un summit del G8 nel 2001 dove, secondo Amnesty International, le autoritá italiane hanno violato i diritti umani dei dimostranti su vasta scala.Questa volta, gli alleati di Berlusconi nel parlamento hanno giá intavolato proposte per bloccare un decreto dell'UE che trasformerebbe una delle stazioni TV terrestri del premier in un canale su satellite. La settimana scorsa, i suoi avvocati/parlamentari hanno inserito un nuovo, all'apparenza contraddittorio emendamento nel "pacchetto sicurezza", un insieme di regole che induriranno la legislazione riguardo immigrazione e asilo, peresguiranno i reati minori e sguinzaglieranno l'esercito nelle maggiori cittá. L'emendamento "blocca-processi", com'é conosciuto adesso, bloccherá tutti i processi in corso per reati che prevedono una pena massima di 10 anni di carcere e che sono stati commessi prima del 30 Giugno 2002 - una data apparentemente arbitraria, che per coincidenza assicurerá che il piú recente processo per corruzione di Berlusconi - che coinvolge David Mills, marito adesso alienato di Tessa Jowell - si blocchi.In un summit tenuto venerdí scorso a Bruxelles, un insolitamente cupo Berlusconi ha sfogato la sua rabbia contro i magistrati che, a suo dire, vogliono "sovvertire la democrazia". Il premier italiano ha promesso che avrebbe "denunciato le iniziative di giudici e pm che si sono infiltrati nel sistema giudiziario [e] vogliono sovvertire il voto". I sondaggi mostrano che gli italiani, che sono stati soggetti ad un'intensa campagna dei media lunga 14 anni apta a provare che i magistrati "rossi" hanno un risentimento personale contro Berlusconi, appoggiano le proposte del governo per restringere l'indipendenza della magistratura. La "opposizione fantasma" italiana, come the Economist ha recentemente ribattezzato il Partito Democratico, ha a malapena segnalato che potrebbero votare un'altra proposta di legge per garantire l'immunitá ai presidenti della Repubblica, del Consiglio, del Senato e della Camera se l'emendamento "blocca-processi" fosse ritirato.Il marchese di Beccaria faceva sagacemente notare che "la piú grande felicitá della collettivitá é il fondamento della morale e della legislazione" (frase che in veritá é di Jeremy Bentham ma ripresa dalle tesi di Beccaria, ndr). Nell'Italia di Silvio Berlusconi, la piú grande felicitá di un particolare individuo sembra essere modellare la morale e la legislazione - sovvertendo la democrazia in uno stato membro fondatore dell'Unione Europea.
Una volta di più, Berlusconi si concentra su se stesso e non sull’Italia»
Financial Times "Oh no, non ancora.Ancora una volta il focus di Berlusconi è sé stesso e non gli italiani.Silvio Berlusconi è in carica in Italia da 50 giorni. Guardare il suo nuovo governo in azione è un po’ come mettersi a sedere per guardare un cattivo vecchio film ancora una volta. Quando il leader di Forza Italia governò l’Italia dal 2001 al 2006, spese troppo tempo a legiferare per proteggere sé stesso dai procedimenti giudiziari e troppo poco per riformare l’economia italiana. E’ presto per dare giudizi definitivi, naturalmente. Ma l’ultima prova di governo di Berlusconi assomiglia già a un altro film dell’orrore.Ancora una volta, il settantunenne primo ministro sta spendendo molta della sua energia politica per fare leggi che lo proteggano dai pubblici ministeri italiani. Vuole fare approvare una legge che sospenderebbe per un anno molti processi per i quali è prevista una condanna inferiore ai 10 anni. Se la legge sarà approvata verrà affondato il processo previsto per l’inizio del mese prossimo nel quale Berlusconi è accusato di aver pagato 600.000 dollari al suo avvocato inglese, David Mills. L’opposizione ha soprannominato la legge: “salva premier”.Berlusconi non si ferma qui.Sta anche cercando di introdurre una legge che garantirebbe l’immunità dai processi alle principali cariche dello Stato, inclusa la sua. Una tale legge sarebbe impensabile nella maggior parte degli Stati occidentali ed è stata giudicata incostituzionale dalla Corte costituzionale quando Berlusconi cercò di introdurla nel 2004. Ora che è ritornato, Berlusconi ci prova un’altra volta...".

venerdì 20 giugno 2008

NON E' VERO

da Bruno Tinti

La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento emesso è preceduto e giustificato da bugie.
Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano questa "denuncia" con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli e qualche reato grave, morbosamente esibito. Se adottassero la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni di euro, le decine di morti sul lavoro che insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri, i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese, gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE, insomma tutti quelli che per la classe dirigente italiana non sono reati degni di attenzione; ebbene, è certo che i cittadini italiani avrebbero del loro Paese una percezione diversa, assai più preoccupante del preteso problema sicurezza e certamente assai più realistica.
Non è vero che sono gli extracomunitari o i rumeni che commettono il maggior numero dei reati: in realtà questa categoria di persone commette il maggior numero di piccoli reati, furti nei supermercati, nei cantieri, sugli autobus; le rapine, il traffico di droga, gli omicidi sono commessi in percentuale maggiore da italiani; e naturalmente i reati di cui non si deve parlare, quelli che è bene che non preoccupino l’opinione pubblica, quelli citati sopra, la corruzione, la frode fiscale, il falso in bilancio, gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali ed edilizi, gli inquinamenti, quelli sono commessi soltanto da italiani.
Non è vero che, per quanto riguarda gli extracomunitari e i rumeni che delinquono, la soluzione giusta consiste nell’espulsione: la soluzione giusta, come ognuno può capire, consiste nel metterli in prigione, proprio come si deve fare con chiunque commetta reati. Naturalmente per fare questo occorre un sistema giudiziario che funzioni; quindi bisognerebbe cambiare in fretta e furia il 90 % della legislazione penale e processuale italiana. Quella penale, eliminando una sterminata quantità di reati inutili (mi vengono in mente l’omesso versamento di ritenute INPS, l’omesso versamento delle ritenute d’acconto, l’ingiuria, la minaccia lieve, la sosta con biglietti prepagati (i vouchers) falsificati, l’omessa esposizione negli esercizi di ristorazione della tabella dei giochi leciti; non continuo perché dovrei riempire un paio di fogli). E quella processuale, eliminando un centinaio di adempimenti formali del tutto irrilevanti, rendendo obbligatoria l’elezione di domicilio presso il difensore, riformando completamente il regime delle notifiche (obbligatori fax o e-mail per gli avvocati), abolendo l’appello, abolendo il giudizio collegiale di primo grado (un solo giudice è più che sufficiente). E poi, naturalmente, bisognerebbe abolire tutti i tribunali inutili, quelli formati da meno di 20 giudici, rivedendo tutte le circoscrizioni giudiziarie, dividendo i tribunali delle grandi città in 2 o 3 o 4 tribunali (perché tribunali enormi funzionano malissimo). E poi bisognerebbe ridurre nella misura da 10 a 1 tutti gli istituti premiali che fanno si che una pena di 10 anni significhi, nei fatti, poco più di 4 anni di prigione vera e propria. E, per finire, bisognerebbe costruire molte carceri nuove e assumere un sacco di cancellieri, segretari e personale amministrativo in genere; e naturalmente ammodernare e far funzionare una struttura informatica disorganizzata e sottoutilizzate. E’ ovvio che, piuttosto che mettersi a fare tutto questo, è più comodo far finta di aver trovato la soluzione miracolosa: li espelliamo tutti. Un po’ come i tanti miracolosi rimedi contro il cancro che avevano il vantaggio di far a meno di lunghe costose e faticose ricerche mediche e farmacologiche.
Non è vero che gli extracomunitari espulsi, quando vengono riacchiappati, vengono poi assolti da giudici comunisti e sabotatori: è vero che nessuno Stato che ha frontiere con l’Italia accetta di ricevere stranieri privi di documenti; e, se gli extracomunitari espulsi non collaborano e nascondono i documenti e dicono di non averli e non si riesce a provare che invece ce li hanno, c’è poco da fare, il non aver obbedito all’ordine di espulsione non è reato per via dell’articolo 40 del codice penale: nessuno può essere punito per un fatto costituente reato se non è conseguenza della sua azione; e qui il non aver obbedito all’ordine di espulsione è conseguenza della condotta dei doganieri spagnoli, francesi, svizzeri etc,. Per quanto può dire il giudice italiano, l’extracomunitario espulso "ci ha provato" ma non è riuscito ad andarsene.
Non è vero che il reato di clandestinità costituisce una soluzione idonea a ridurre il numero, stimato troppo elevato, di immigrati nel nostro Paese; prima di tutto un vero reato di clandestinità, che consiste nel trovarsi illecitamente in territorio italiano, cioè senza documenti e/o senza permesso di soggiorno, significherebbe dover celebrare centinaia di migliaia di processi, tanti quanti sono gli immigrati clandestini nel nostro Paese; il che è assolutamente impossibile, visto che non si riesce nemmeno a fare i processi che ci sono ora che terminano per l’85 % con la prescrizione. E poi, per come è scritto (ma è ancora un progetto), questo reato di clandestinità consiste in realtà in un ingresso illecito nel nostro Paese: che viene commesso da chi vi mette piede per la prima volta in violazione delle leggi sull’immigrazione e viene acchiappato proprio mentre lo sta commettendo; per intenderci sul bagnasciuga della spiaggia di Lampedusa o mentre sta scavalcando la rete al confine tra l’Italia e la Croazia. Perché, se viene acchiappato 10 minuti dopo, mentre passeggia sulla spiaggia di Lampedusa o su un viottolo del Veneto, gli basterà dire che lui è in effetti clandestino e che però è entrato in Italia circa un mese fa (fra un anno dirà che è entrato circa un anno e un mese fa); e sarà assolto perché la legge, un mese fa (o un anno e un mese fa), ancora non c’era e nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in cui viene commesso, non è previsto dalla legge come reato: lo dice l’articolo 2 del codice penale. Certo, i poliziotti, i giudici e molte altre persone di buon senso potranno immaginare che questa dichiarazione (sono entrato clandestinamente un mese fa) non è vera; ma tra immaginare e provare, nel processo penale di uno Stato di diritto (quello che l’attuale maggioranza sta distruggendo) c’è un’enorme distanza: immaginare, supporre, sospettare non basta per condannare.
Non è vero che occorre limitare le intercettazioni perché se ne è abusato, come sarebbe dimostrato dal fatto che - così dicono gli affannati esponenti della maggioranza che qualche giustificazione al loro operato debbono pur trovarla - il numero degli intercettati è elevatissimo: in realtà le intercettazioni sono disposte in una ridottissima percentuale dei processi penali (a Torino 300 processi su 200.000); quindi sono pochissime. E’ però vero che, tra gli intercettati, vi è un numero ridotto ma importante di appartenenti alla classe dirigente. Così, quando qualche politico racconta che vi è un numero troppo elevato di cittadini intercettati, in realtà sta dicendo che vi è un numero troppo elevato di politici e amici dei politici e amici degli amici che sono intercettati; e, certo, dal suo punto di vista, questa cosa è abbastanza grave: perché gli affari dei politici e degli amici dei politici e degli amici degli amici in genere sono un po’ sporchi.
Non è vero che le intercettazioni costano troppo; la spesa denunciata dal Governo per giustificare il disegno di legge che riduce le intercettazioni, circa 300 milioni, è una piccolissima parte del bilancio della giustizia che è pari a 7 miliardi; e comunque è comprensiva delle somme pagate per i periti e i consulenti del PM, per le spese di missione della polizia giudiziaria, per le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo. E poi sarebbe semplice diminuire ulteriormente questo costo addossandolo ai gestori telefonici che agiscono in regime di concessione (è lo Stato che gli "concede" di fare il loro business): lo Stato potrebbe pretendere che le intercettazioni venissero fatte gratis. O almeno, potrebbe pretendere che venissero fatte al costo, senza guadagnarci (enormemente, come avviene oggi). Infine le intercettazioni fanno scoprire un sacco di reati economici e fanno recuperare un sacco di soldi; succede così che quasi sempre le intercettazioni "si pagano da sole".
Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate abusivamente e che quindi bisogna intervenire per bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio perché sono riportate in un provvedimento del giudice che li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di perquisizione etc.). Quindi, quando vengono pubblicate, sono pubbliche: non c’è nessun abuso.
Non è vero che le intercettazioni e le altre notizie che riguardano il processo vengono passate ai giornalisti dai giudici. Per prima cosa non è mai stato provato. E poi basta chiedere ai giornalisti; che spiegheranno a chi vuole starli a sentire che le informazioni che essi pubblicano lecitamente le ricevono dai difensori degli imputati, subito dopo che loro stessi le hanno conosciute. Certe volte le ricevono dagli stessi imputati che poi sfruttano la pubblicazione per mettersi a strillare che la loro privacy è stata violata e che il giudice (in realtà il PM) ce l’ha con loro, che deve essere trasferito, che il processo deve essere celebrato da un’altra parte e insomma tutto il manuale del perfetto impunito. Quanto alle informazioni illecitamente conosciute, non si capisce perché tra cancellieri, polizia giudiziaria, traduttori, trascrittori, interpreti, avvocati di parti offese e parti offese interessate a sputtanare gli imputati, si debba pensare che l’autore delle fughe di notizie sia il giudice, che del resto è proprio quello che da queste fughe di notizie riceve un danno: sia per se stesso, ché è lui ad essere immediatamente additato come la fonte; sia per il processo.
Non è vero che i giudici parlano dei loro processi in televisione o sui giornali: i giudici parlano (quando lo fanno, quando possono, quando qualcuno glielo chiede) delle difficoltà del processo italiano, dello stato disperato del sistema giudiziario italiano, delle pressioni o minacce o avvertimenti che ricevono, di leggi sbagliate o funzionali ad assicurare l’impunità a questo o quel potente, a questa o quella casta. Gli stessi giudici Forleo e De Magistris hanno parlato del loro isolamento, delle pressioni e minacce ricevute, delle difficoltà della loro situazione: mai dei loro processi, delle prove raccolte, delle dichiarazioni rese da imputati o testimoni.
Non è vero che le notizie che non hanno rilevanza penale non debbono essere rese note all’opinione pubblica: se queste notizie riguardano uomini pubblici, gente che si è assunta la responsabilità di governare o gestire il Paese, l’opinione pubblica ha diritto di sapere tutto di loro, anche se si tratta di cose non costituenti reato. Se un onorevole che firma una legge contro la liberalizzazione della droga è, nella vita privata, un cocainomane; se un ministro favorisce suoi conoscenti o compagni di partito con incarichi ben remunerati; se un giudice frequenta persone poco raccomandabili, è necessario (non giusto, necessario) che i cittadini lo sappiano.
Non è vero infine che lo Stato italiano abbia necessità di un’occupazione militare del territorio. Prima di tutto 2.500 militari sono una quantità di uomini ridottissima rispetto a quanto ne mettono in campo Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani che, tutti insieme, assommano a più di 200.000 uomini. E poi una forza di Polizia non addestrata, anzi addestrata ad operare in territorio nemico, in una situazione di guerra, con mezzi e mentalità incompatibili con la vita civile di un Paese democratico, non può che essere causa di danni e reati assai più numerosi e gravi di quelli che si vorrebbero prevenire o reprimere. Ricordo che, in una delle numerose occasioni in cui veniva sbandierata la ferma volontà di combattere l’evasione fiscale (ferma volontà più volte riaffermata e mai attuata seriamente), si pensò di assegnare ai funzionari delle imposte la qualifica di ufficiali di PG; e non si ritenne opportuno di farlo, proprio per la mancanza di uno specifico addestramento, di una specifica mentalità, dei rischi che un potere così grande e pericoloso (se male usato) venisse affidato a uomini non preparati ad usarlo e quindi inidonei.
Allora, alla fine, la domanda è: perché questa gente mente? E la risposta è ovvia: perché si tratta di leggi sbagliate, demagogiche, dirette a guadagnare popolarità e consenso e a procurarsi l’impunità.

giovedì 19 giugno 2008

LE FS BATTONO CASSA

Mauro Moretti amministra le Ferrovie italiane che, secondo lui, si devono e si possono salvare.
Dal 2006 amministratore delegato del carrozzone che fa marciare le carrozze dei 9 mila treni italiani, se la deve vedere con la "sindrome Alitalia", che colpisce non solo i cieli, ma anche i binari d'Italia: "O si mettono dolorosamente a posto le cose - dice Moretti - o si chiude". Senza contare la montante ostilità popolare di chi sui treni vive quotidianamente l'"effetto sardina" e l'"effetto monnezza", oltre che la vaghezza del concetto di puntualità.
Ovviamente pensa di aumentare le tariffe senza accennare minimamente ad un adeguato innalzamento della qualità del servizio offerto, quando un cittadino su tre si lamenta per i ritardi e uno su cinque per le penose condizioni di viaggio.
Tempo addietro Cittadinanzattiva aveva così replicato sull’allarme conti lanciato dal a.d. del Gruppo Ferrovie dello Stato Spa:“Ci chiediamo dove fosse e cosa stesse facendo in tutti questi anni l’ing. Moretti, già amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana SpA e da tempo nel management del Gruppo, per svegliarsi solo ora e lanciare l'allarme-conti”.
E mentre è allo studio l’opportunità di intentare una causa per risarcimento danni nei confronti dell’a.d. di Trenitalia e dei responsabili delle Divisioni che si sono succeduti in questi ultimi anni, periodo nel quale sembrano essere state avallate liquidazioni per milioni di euro a fronte di risultati clamorosamente al di sotto di un minimo di efficienza, i lettori devono sapere chi è Mauro Moretti, già Segretario Nazionale del Sindacato FILT/CGIL.
Giancarlo Perna lo definisce il ras delle Ferrovie che ama CGIL e Cobas (www.ilgiornale.it) e sostiene sia stato un “Eccellente intenditore di faccende ferroviarie” perché se ha criticato - a mezza bocca - l’inefficienza delle precedenti gestioni è anche vero che per fare carriera non ha adempiuto al suo compito del vero Sindacalista e quindi, con la sua riverita firma, non ha contestato le sciocchezze poste nei CCNL 1987/1989 – 1990/1992 dei FERROVIERI, avallando le più grosse, cervellotiche, illegittime, panzane ai danni dei lavoratori che lui rappresentava e inventando, lui che è laureato in Ingegneria, ciò che matematicamente è impossibile a realizzarsi. Con la sua riverita firma, a tutti i Ferrovieri ha decurtati stipendi, buonuscita e pensione.
Perciò sentire dire che la Cgil, Cisl, Uil, Cobas e compagnia avevano deciso il blocco totale del traffico per una maestosa manifestazione davanti alla sede delle Fs – e per questo ha chiesto ed ottenuto da Moretti la consegna di otto coppie di treni (andata e ritorno) per il trasporto dei manifestanti dai quattro punti cardinali non c’è da meravigliarsi. Tutto ha una sua logica. Uno scambio di favori. I Sindacati e i Sindacalisti vanno accontentati e anche le Ferrovie dello Stato vanno accontentate in altri modi, togliendo ad esempio la retribuzione ai Ferrovieri proprio con l’avvallo dei Sindacati e Sindacalisti e licenziando chi si oppone.
Il Sindacalista e l’ingegnere Mauro Moretti non ha esercitato le sue doppie qualità per ripristinare il raziocinio e la legalità nelle Ferrovie dello Stato, ed il suo stipendio di oltre 800mila euro l’anno è legittimo ove si pensi che ha fatto risparmiare allo Stato Italiano, ai danni dei FERROVIERI, oltre 10.000 miliardi delle vecchie lire.
Se poi Mauro Moretti fa il sindaco di Mompeo, paesotto del Reatino e fa anche il vicepresidente dell’Associazione romana degli industriali, presieduta da Luigi Abete, quello della Bnl, con la stessa negligenza di come ha fatto l’ingegnere e il Sindacalista a danno dei Ferrovieri, gli abitanti di Mompeo e gli Industriali Romani possono dormire sonni tranquilli. L’ing. Mauro Moretti li sistemerà a dovere per come ha sistemato e sistemerà i Ferrovieri e come ha giurato di sistemare il Bilancio delle Ferrovie dello Stato.

mercoledì 18 giugno 2008

LA LIBERTA'

http://toghe.blogspot.com/2008/06/il-ruolo-indispensabile-della-libert-di.html
di Oreste Flamminii Minuto (Avvocato)

Per valutare quale e quanta libertà di stampa vi sia nel nostro paese, è consigliabile fare un raffronto con la stessa libertà negli Stati Uniti. ... gli Stati Uniti hanno nel primo emendamento della loro costituzione un punto fermo di primaria importanza. ... La guerra in Vietnam ... .Un analista della CIA, Daniel Ellsberg, addetto alla segreteria personale del ministro americano della difesa Robert Mac-Namara, scoprì che l’intervento americano, giustificato dal cosiddetto “incidente del Golfo del Tonchino”, in realtà era dovuto a ragioni di politica internazionale e l’incidente in questione era stato inventato di sana pianta, non essendo mai accaduto. ... Come analista continuò a studiare sia le cause che i possibili sviluppi della guerra e in questa sua attività si imbattè in alcuni fascicoli nei quali la storia dell’incidente del Golfo del Tonchino emergeva in tutta la sua drammatica verità. Si era trattato di un pretesto per scatenare una guerra dalle conseguenze imprevedibili e che aveva già determinato una quantità di morti assolutamente ingiustificata. Questa scoperta fu per Ellsberg scioccante. ... La prima cosa che fece fu provvedere a fotocopiare quella montagna di carte dalle quali si evinceva la frode perpetrata ai danni del popolo americano. ... Quando ebbe completato questa fatica, i 47 faldoni che costituivano la prova della truffa perpetrata dall’amministrazione Johnson vennero consegnati al capo dell’opposizione democratica senatore William Fulbright. La lettura di ciò che Ellsberg gli aveva portato determinò lo sconcerto e la meraviglia del capo dell’opposizione democratica, ma con grande sorpresa di Ellsberg il senatore Fulbright gli restituì tutto il malloppo comunicandogli la sua impossibilità a fare qualunque cosa. Quegli atti erano coperti dal segreto di Stato e se egli ne avesse reso pubblico il contenuto sarebbe incorso nel reato di alto tradimento. ... Ellsberg non ebbe altra scelta che quella di rivolgersi alla stampa. ... Di fronte a quella montagna di carte e alle problematiche della loro pubblicazione, i redattori del New York Times discussero a lungo, ma alla fine la decisione fu: “Pubblichiamo!!”. Cominciò così la pubblicazione a puntate del dossier sull’incidente del Golfo del Tonchino (“Pentagon Papers”). Al clamore che ne seguì fu data immediata risposta da parte del Ministro della Giustizia del governo Nixon, il senatore John Mitchel, il quale, per tutelare il buon nome del governo americano, chiese ed ottenne da un giudice della contea di New York una ingiunzione ai giornalisti di non proseguire oltre nella pubblicazione del dossier. ... Ellsberg, niente affatto rassegnato, si rivolse al Washington Post. Stessa trafila, stessa pubblicazione della prima puntata, stessa ingiunzione del giudice a non proseguire oltre. Ma a questo punto cambiarono i protagonisti della vicenda. A Ellsberg si sostituirono i due grandi giornali che fecero ricorso alla Suprema Corte Federale degli Stati Uniti, impugnando la decisione del giudice della contea di New York sostenendo la violazione del primo emendamento della costituzione americana, quello che garantisce la piena libertà di stampa. La decisione della Corte fu finalmente in linea con quanto Ellsberg si aspettava e la motivazione, stilata dal vecchio giudice costituzionale Hugo Black, riaffermò il principio di ampia libertà di informazione affermando che «Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito affinché la stampa rimanga per sempre libera di censurare il governo. Solo una stampa veramente libera può denunciare con efficacia un inganno in seno al Governo». Ellsberg ... denunciato per alto tradimento, fu tratto a giudizio di fronte un giudice della contea di New York. Le prove a suo carico erano costituite dalla copia dei nastri nei quali erano incise le sue conversazioni con lo psicanalista che lo curava. In quelle conversazioni vi era la confessione della sua “attività eversiva” e, dunque, era prevedibile la sua inevitabile condanna.Anche in questo caso, però, l’America dette prova delle democrazia che attraversa le sue istituzioni e i suoi strati sociali. Quando il processo fu “chiamato“, il giudice chiese quali prove avesse l’accusa in relazione al capo di imputazione. Al momento della produzione dei nastri si scoprì che l’accusa era venuta in possesso di quei nastri attraverso l’opera dei cosiddetti “idraulici”, vale a dire di quelle persone costituenti la squadra che era stata protagonista dello scandalo dell’hotel Watergate. Questi si erano introdotti nello studio dello psicanalista dopo averne scassinato la porta e avevano rubato i nastri contenenti le dichiarazioni di Ellsberg. Questa acquisizione palesemente illegittima, con tutto il disgusto del giudice per il modo con il quale era stata acquisita agli atti, determinò seduta stante l’archiviazione dell’accusa e il proscioglimento di Ellsberg. Questa storia, che è stata rappresentata anche in un film di buona fattura dal titolo “Pentagon Papers”, è molto significativa sia per ciò che riguarda il ruolo dell’informazione negli Stati Uniti d’America e sia anche per come viene garantito il processo americano nei confronti dei cittadini. Quello che qui interessa è l’aspetto concernente le funzioni della stampa che in quella società, erede dei principi della rivoluzione francese e, prima ancora, dell’Illuminismo, è considerato assolutamente prioritario tra i beni costituzionalmente protetti. In quel paese, ciò che non era consentito al Capo dell’opposizione, Senatore Fulbright, era consentito all’Informazione in virtù del Primo emendamento della Costituzione americana. In quel paese nemmeno la tutela dello Stato è considerato un bene che possa prevalere sul diritto dei cittadini a essere informati e a conoscere tutto quanto concerne la vita pubblica. ... In Italia, invece, dapprima i magistrati ordinari e in seguito anche la Corte Costituzionale hanno operato il principio cosiddetto del “bilanciamento” di beni costituzionali, per cui - in presenza di un possibile conflitto tra beni costituzionalmente protetti - occorre operare una scelta per stabilire quale dei beni in conflitto debba essere prevalente sull’altro. Ed è in base a questo principio che, allorquando un giornalista entra in possesso di una notizia sulla quale vige il segreto, ad esempio, di indagine giudiziaria, il bene “informazione” deve cedere il passo al bene “amministrazione della giustizia”. Questo bilanciamento vede l’informazione quasi sempre soccombente. ... Se la “bilancia” adoperata in Italia, infatti, fosse la stessa usata negli Stati Uniti saremmo un paese nel quale l’informazione può adempiere al suo naturale ruolo di controllore. ... Il principio della limitazione del proprio diritto nei confronti dei diritti degli altri è sicuramente un principio assolutamente necessario. Tuttavia è altrettanto vero che il principio cosiddetto del bilanciamento costituisce lo strumento per il quale è riconosciuta la prevalenza del diritto della collettività a conoscere, rispetto al diritto del singolo alla sua reputazione o alla sua privacy. ... “la superiorità del diritto del pubblico a essere informato” rispetto a qualsiasi altro diritto, è stata riconosciuta negli Stati Uniti. ... L’ultimo “caso” riguarda la Francia. I giornalisti Jerome Dupuis e Jean-Marie Pontaut erano stati condannati dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Parigi per violazione del “segreto istruttorio”.
Avevano pubblicato un libro, “Le orecchie del Presidente”, nel quale si rivelava il sistema di intercettazioni illegali operate in quel periodo. La Corte di Strasburgo (Giugno 2007), su ricorso degli stessi, condannò la Francia per violazione dell’art 10 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo dichiarando che sulle esigenze del segreto processuale prevale il diritto di informare, specie se ci si trovi di fronte a fatti che siano interessanti per la collettività. Ultimamente “Reporters sans frontiere”, non a caso, ha collocato l’Italia al 40° posto nella classifica dei paesi … liberi !

LA RICHIESTA A SCHIFANI

Richiesta di informativa
Si chiede in particolare che il Ministro della Giustizia dica se sia vero che:1. il numero di 125 mila intercettazioni, sia costituito, nella misura di circa il 65%, da decreti di proroga.2. il numero di 125 mila non sia quello delle persone fisiche intercettate, bensì quello dei decreti autorizzativi e di proroga, emessi nel corso dell'anno.3. il decreto autorizzativo o di proroga debba essere emesso per ogni singola utenza da intercettare e non sia sovrapponibile al numero delle persone fisiche intercettate ( se un indagato ha 10 utenze telefoniche, i decreti saranno 10).4. il numero delle persone fisiche intercettate annualmente sia inferiore a 20000 (ventimila)5. i decreti autorizzativi o di proroga abbiano una durata di giorni 15, termine ulteriormente prorogabile con nuovo apposito decreto. ( se un indagato ha 10 utenze da intercettare e per un periodo di mesi 2 saranno emessi n. 40 decereti).6. il costo delle intercettazioni sia pari a circa il 2,5% del bilancio della Giustizia e, dopo il picco raggiunto nel 2005, sia in costante diminuzione.7. il costo unitario delle intercettazioni non sia uniforme nelle diverse sedi di uffici giudiziari, oscillando da euro 5 a euro 28 per giorno/operazione.8. il costo annuale delle intercettazioni, sia comprensivo, nella misura dal 5 al 10%, del costo dei tabulati cartacei del traffico telefonico fornito dagli operatori di telefonia.9. il costo annuale del nolo della apparecchiature per l'ascolto delle intercettazioni sia pari circa al 400% del costo di acquisto delle apparecchiature e l'obsolescenza delle stesse è stimabile in un tempo superiore a 3 anni, con la conseguenza che il costo per il nolo delle apparecchiature sarebbe superiore ( nell'arco di un triennio) di oltre 10 volte il costo di acquisto delle stesse. Infine quale sia
1. l'esito della indagine penale avviata dalla Procura della Repubblica di Roma sul sistema delle intercettazioni, sul ruolo del Ministero della Giustizia e sul rapporto con gli operatpri di telefonia, parzialmente conclusasi nel 2005 con il decreto di archiviazione reso nel procedimento n. 43129/04 Rg GIP Roma per difetto di dolo e contenente valutazioni critiche e stigmatizzatrici del sistema, dei controlli di spesa e dei compiti dei consulenti ministeriali.In particolare si sottolinea il fatto che la Commissione Giustizia del Senato, nel dicembre 2006 acquisì il decreto di archiviazione contenente n. 8 pagine interamente omissate ( le pagine 105 /112).
2. se risulti vero che i gestori di telefonia abbiano ottenuto un aumento del prezzo di listino per ciascuna intercettazione al fine di ammortizzare gli investimenti che gli stessi operatori avevano destinato all'ammodernamento delle centrali dei sistemi di trasmissione. Sicchè la remunerazione è risultata di gran lunga più elevata dei costi operativi sostenuti e, nonostante che l'ammodernamento delle centrali, consentisse significative economie di gestione.Così determinandosi un indebito vantaggio economico con un incremento anomalo dei ricavi ed un ingiustificato esborso di pubblico denaro.
3. la valutazione e le determinazioni del Ministro della Giustizia in ordine al contenuto del suddetto documento, ove acquisito e conosciuto nella versione omissata o in quella integrale (rimasta ignota al Senato) e l'eventuale trasmissione degli atti alla Procura Generale della Corte dei Conti.
Sen Luigi Li Gotti Capogruppo IDV Commisione Giustizia

venerdì 13 giugno 2008

IL TRATTATO DI LISBONA

Il 13 dicembre 2007 i leader dell’Unione europea hanno firmato il trattato di Lisbona, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.
Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli. Il nuovo trattato doterà l’Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini.
Un’Europa più democratica e trasparente, che rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, offre ai cittadini maggiori possibilità di far sentire la loro voce e chiarisce la ripartizione delle competenze a livello europeo e nazionale.
Un ruolo rafforzato per il Parlamento europeo: il Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell’UE, sarà dotato di nuovi importanti poteri per quanto riguarda la legislazione e il bilancio dell’UE e gli accordi internazionali. In particolare, l’estensione della procedura di codecisione garantirà al Parlamento europeo una posizione di parità rispetto al Consiglio, dove sono rappresentati gli Stati membri, per la maggior parte degli atti legislativi europei.
Un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali: i parlamenti nazionali potranno essere maggiormente coinvolti nell’attività dell’UE, in particolare grazie ad un nuovo meccanismo per verificare che l’Unione intervenga solo quando l’azione a livello europeo risulti più efficace (principio di sussidiarietà). Questa maggiore partecipazione, insieme al potenziamento del ruolo del Parlamento europeo, accrescerà la legittimità ed il funzionamento democratico dell’Unione.
Una voce più forte per i cittadini: grazie alla cosiddetta “iniziativa dei cittadini”, un gruppo di almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri potrà invitare la Commissione a presentare nuove proposte.
Ripartizione delle competenze: la categorizzazione delle competenze consentirà di definire in modo più preciso i rapporti tra gli Stati membri e l’Unione europea.
Recesso dall’Unione: per la prima volta, il trattato di Lisbona riconosce espressamente agli Stati membri la possibilità di recedere dall’Unione.
Un’Europa più efficiente, che semplifica i suoi metodi di lavoro e le norme di voto, si dota di istituzioni più moderne e adeguate ad un’Unione a 27 e dispone di una maggiore capacità di intervenire nei settori di massima priorità per l’Unione di oggi.
Un processo decisionale efficace ed efficiente: il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio sarà esteso a nuovi ambiti politici per accelerare e rendere più efficiente il processo decisionale. A partire dal 2014, il calcolo della maggioranza qualificata si baserà sulla doppia maggioranza degli Stati membri e della popolazione, in modo da rappresentare la doppia legittimità dell’Unione. La doppia maggioranza è raggiunta quando una decisione è approvata da almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Unione.
Un quadro istituzionale più stabile e più semplice: il trattato di Lisbona istituisce la figura del presidente del Consiglio europeo, eletto per un mandato di due anni e mezzo, introduce un legame diretto tra l’elezione del presidente della Commissione e l’esito delle elezioni europee, prevede nuove disposizioni per la futura composizione del Parlamento europeo e per una Commissione ridotta e stabilisce norme più chiare sulla cooperazione rafforzata e sulle disposizioni finanziarie.
Migliorare la vita degli europei: il trattato di Lisbona migliora la capacità di azione dell’UE in diversi settori prioritari per l’Unione di oggi e per i suoi cittadini. È quanto avviene in particolare nel campo della “libertà, sicurezza e giustizia”, per affrontare problemi come la lotta al terrorismo e alla criminalità. La stessa cosa si verifica, in parte, anche in ambiti come la politica energetica, la salute pubblica, la protezione civile, i cambiamenti climatici, i servizi di interesse generale, la ricerca, lo spazio, la coesione territoriale, la politica commerciale, gli aiuti umanitari, lo sport, il turismo e la cooperazione amministrativa.
Un’Europa di diritti e valori, di libertà, solidarietà e sicurezza, che promuove i valori dell’Unione, integra la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario europeo, prevede nuovi meccanismi di solidarietà e garantisce una migliore protezione dei cittadini europei.
Valori democratici: il trattato di Lisbona precisa e rafforza i valori e gli obiettivi sui quali l'Unione si fonda. Questi valori devono servire da punto di riferimento per i cittadini europei e dimostrare quello che l’Europa può offrire ai suoi partner nel resto del mondo.
I diritti dei cittadini e la Carta dei diritti fondamentali: il trattato di Lisbona mantiene i diritti esistenti e ne introduce di nuovi. In particolare, garantisce le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali rendendoli giuridicamente vincolanti. Il trattato contempla diritti civili, politici, economici e sociali.
Libertà dei cittadini europei: il trattato di Lisbona mantiene e rafforza le quattro libertà fondamentali, nonché la libertà politica, economica e sociale dei cittadini europei.
Solidarietà tra gli Stati membri: il trattato di Lisbona dispone che l'Unione e gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntamente in uno spirito di solidarietà se un paese dell’UE è oggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. Pone inoltre l’accento sulla solidarietà nel settore energetico.
Maggiore sicurezza per tutti: la capacità di azione dell'Unione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sarà rafforzata, consentendo di rendere più incisiva la lotta alla criminalità e al terrorismo. Anche le nuove disposizioni in materia di protezione civile, aiuti umanitari e salute pubblica contribuiranno a potenziare la capacità dell'Unione di far fronte alle minacce per la sicurezza dei cittadini.
Un’Europa protagonista sulla scena internazionale, il cui ruolo sarà potenziato raggruppando gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda sia l’elaborazione che l’approvazione di nuove politiche. Il trattato di Lisbona permetterà all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con i partner a livello mondiale. Metterà la potenza economica, umanitaria, politica e diplomatica dell’Europa al servizio dei suoi interessi e valori in tutto il mondo, pur rispettando gli interessi particolari degli Stati membri in politica estera.
La nuova figura di alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione, è destinata a conferire all'azione esterna dell'UE maggiore impatto, coerenza e visibilità.
Un nuovo servizio europeo per l’azione esterna assisterà l’alto rappresentante nell’esercizio delle sue funzioni.
La personalità giuridica unica conferita all’Unione ne rafforzerà il potere negoziale, potenzierà ulteriormente la sua azione in ambito internazionale e la renderà un partner più visibile per i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.
La politica europea di sicurezza e di difesa, pur conservando dispositivi decisionali speciali, agevolerà la cooperazione rafforzata tra un numero ristretto di Stati membri.

LA VERITA' SULLE INTERCETTAZIONI NEL MONDO

da http://www.masadaweb.org
Quando si paragona il numero delle intercettazioni in Italia con quello americano, si omette di dire che in USA non esistono 3 gradi di giudizio come in Italia e se si è condannati si va in carcere; inoltre sono rarissimi i casi di ricorso e solo in presenza di prove sostanziali e nuovissime che rovescino la sentenza. Si omette anche di dire che la CIA ha diritto di mettere sotto controllo telefonico chiunque, anche senza autorizzazione della Magistratura: i numeri citati da Alfano non sono veri. In Inghilterra poi le intercettazioni possono essere predisposte anche dalle forze di vigilanza urbana.
L’Italia ha tre grosse associazioni criminali infiltrate a tutti i livelli politici, ha una classe politica che è ai vertici europei per corruzione e ha un numero di reati finanziari e amministrativi auperiore di circa 12 volte la media europea. Il decreto, tra l'altro, salverebbe tutti i reati finanziari, quelli previsti nella legge fallimentare e tutti i reati ambientali.
Tornando al Regno Unito, un rapporto ufficiale di Sir Paul Kennedy, Interception of communications commissioner, rivela che in Inghilterra si intercettano ogni giorno 1.000 nuove persone, e che ci sono ben 653 organismi statali che possono intercettare i cittadini: dai servizi di intelligence alla polizia, dagli uffici finanziari e fiscali ai pompieri ecc.... Ovviamente tutte queste intercettazioni nelle statistiche non risultano, e perciò l’Italia ha il record mondiale delle intercettazioni, che da noi puo’ fare solo la magistratura a garanzia del cittadino. Se ogni giorno si aggiungono 1000 nuovi intercettati significa che in un anno come minimo si producono 365.000 decreti (e se si rinnovano, come spesso accade, diventano molti di più).
In USA Bush autorizzo’ segretamente la NSA ad intercettare le chiamate telefoniche e il traffico in rete senza mandato di un giudice, per la lotta al terrorismo. Nel 2002 apri’ alla NSA un accesso segreto diretto, senza limite, alle reti di telecomunicazioni e da allora la NSA decide cosa sorvegliare, senza autorizzazione della Casa Bianca o del Ministero della Giustizia o di chicchessia.
Secondo Michael Hayden, le procedure sono strettamente rigorose, ma nessuno le conosce perchè Bush ha abrogato le norme che limitavano, dopo l’affare del Watergate, le attivita’ dei servizi.
Negli anni ’60, ai tempi della guerra del Vietnam erano implicate Polizia Federale, FBI, e CIA, oggi c’è la NSA, e cioè lo stesso Ministero della Difesa, in spregio al principio legale, stabilito nel 1878, per cui l’esercito non puo’ essere utilizzato sul suolo americano in operazioni di polizia al servizio del potere.
La NSA e’ il Grande Fratello di Orwell, i suoi mezzi non hanno equivalenti, i suoi supercalcolatori sono la piu’ importante concentrazione informatica al mondo; produce per se’ le sue cimici di ascolto e i suoi calcolatori, la cui tecnologia e’ segreta e deposita i brevetti segreti che non hanno data di scadenza; e’ la piu’ importante delle 16 agenzie di informazioni degli USA e il principale datore di lavoro per matematici nel pianeta. Istituita il 4 novembre 1952 sotto il Ministero della Difesa, e’ sempre stata diretta da un generale almeno a tre stelle. Il suo budget segreto sarebbe 10 volte superiore a quello della CIA. Nel Maryland, le sue spese annue di consumo elettrico sono di 21 milioni di dollari, facendone la 2° consumatrice dello Stato. Gli impiegati chiamano il loro centro, a 15 km da Washington, "Crypto City", e questo sito non compare su alcuna carta geografica pur essendo una città con 18.000 posti auto, 5 km di strade e un suo servizio di polizia. Il centro operativo potrebbe ospitare 4 volte il Campidoglio. I suoi compiti danno le vertigini poichè il traffico dati su rete raddoppia ogni 100 giorni e 35 milioni di messaggi sono emessi ogni ora dai siti di tutto il mondo: la NSA raccoglie decine di miliardi di comunicazioni.
Il 10 settembre 2001, la NSA aveva registrato due chiamate dall’Afghanistan verso gli Stati Uniti. ma queste comunicazioni non sono state trattenute dai filtri informatici e sono state ignorate.
La NSA è sempre passata inosservata e la sua esistenza sconosciuta: l’agenzia era soprannominata: "No Such Agency". Ma la scoperta in Europa della vastita’ del programma "Echelon" ha provocato alta indignazione: con la cooperazione di Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, la NSA infatti aveva creato una rete planetaria di stazioni di ascolto e di satelliti spia, che spiava anche gli alleati degli Stati Uniti.
Ora i media americani hanno scoperto altri due programmi ancor piu’ segreti. Il 16 dicembre 2005, il New York Times ha svelato che la NSA intercetta, senza permesso di un giudice, le comunicazioni, tra gli Stati Uniti e l’estero, di persone sospettate di essere collegate con Al-Qaida.
Il 10 maggio 2006, USA Today affermava che la NSA raccoglie elenchi di milioni di chiamate telefoniche abituali di Statunitensi, per individuare comportamenti sospetti. Le tre compagnie citate hanno smentito queste rivelazioni, ma sono state denunciate da organizzazioni per la difesa dei diritti civili. Secondo USA Today, la NSA avrebbe costruito dopo il 2001, "la piu’ grande base di dati di chiamate al mondo”. La base dati non include solamente chi ha parlato e con chi, e per quanto tempo, e chi ha ricevuto messaggi elettronici dall’Arabia Saudita, dal Marocco, o dall’Egitto, ma e’ in grado di identificare l’insieme delle persone in contatto le une con le altre. I calcolatori della NSA determinano l’esistenza di gruppi gerarchicizzati e, a partire da un "sospetto", risalgono a centinaia , se non a migliaia di persone. I dati ricavati dalle chiamate a lunga distanza servono a determinare quali saranno le persone da sorvegliare piu’ strettamente in seguito. Allorche’ la CIA aveva messo sotto sequestro computers, telefoni cellulari, taccuini contenenti indirizzi e nomi, numeri di telefono e indirizzi di posta elettronica, la NSA ha utilizzato queste informazioni per sorvegliare coloro che erano in contatto con i dirigenti di Al-Qaida, allargando secondo cerchi concentrici il numero delle persone sotto controllo di ascolto nel mondo e negli Stati Uniti. E’ difficile determinare la vastita’ delle operazioni. Una delle ragioni per le quali il governo ha deciso di non chiedere alcuna autorizzazione alla magistratura e’ che sarebbe materialmente impossibile, dato lo spettro ampio delle intercettazioni.
La cooperazione delle compagnie telefoniche americane con la NSA e’ totale e gratuita.

giovedì 12 giugno 2008

UN PROBLEMA ANTICO

DAL MEMORIALE DI ALDO MORO
(Comm. stragi, II 154-155; Numerazione tematica 16)

"La stampa italiana costituisce un enorme problema sia per quanto riguarda il suo ordinamento e sviluppo, sia per quanto riguarda la sua indipendenza. Il tema fu già posto da Einaudi alla Costituente, ma né allora né dopo si è riusciti a risolvere questo enorme problema di libertà e dei diritti umani. Non so come giocherà la nuova legge sulla stampa; ma è certo che la gestione giornalistica è talmente costosa da essere proibitiva. La D.C. trascina a fatica i due ultimi giornali residui (Mattino e Gazzettino Veneto), mentre analoga fatica per sopravvivere fa la Gazzetta del Popolo che è di un gruppo (piccolo gruppo) amico. Da qui la necessità in cui essa si trova di fare ricorso, in un modo o nell'altro, a Rizzoli che le permette di non chiudere. Ch'io sappia, Bodrato ha problemi di rappezzamento, non una strategia da far valere. Deve affidarsi quindi non alla propria stampa, ma alla benevolenza (sempre misurata e discutibile) di quella altrui. Il Paese è così dominato da cinque o sei testate. Questi giorni hanno dimostrato come sia facile chiudere il mercato delle opinioni. Non solo non troverai opinioni, ma neppure notizie. Forse è questo un aspetto particolare di una crisi economica, che non può non essere anche una crisi editoriale. Infatti su 20-25 seri giornali è difficile bloccare; su 5 o 6 sì.
Rizzoli è abile giocatore e dominerà fino al limite del possibile con un apporto che è difficile immaginare italiano se non nella firma. La stessa macabra grande edizione sulla mia esecuzione può rientrare in una logica, della quale forse non è necessario dare ulteriori indicazioni. Solo un istante mi soffermo sul Messaggero, conteso tra comunisti (forse Scalfari, forse Pratesi) e socialisti cui era stato dato nel quadro di un pacifico rapporto di centro-sinistra, poi deterioratosi, lasciando il giornale in grandi incertezze e, per così dire, diviso in pagine, ciascuna data in appalto a qualcuno (idealmente, s'intende).
La tensione tra Caracciolo e Rizzoli è forte ed il Messaggero è fortemente desiderato da entrambi o, quanto meno, è desiderato che non passi nel dominio dell'altro. La D.C. cerca di non impegnarsi. Il Tempo, che segue la D.C., è in grossa difficoltà. Stampa, Corriere, Resto, Nazione e, per la sua proprietà, il Giorno hanno una posizione normale. Ma per il resto è tutto in discussione."

UNA VITA MIGLIORE

Una ricerca ha stabilito che un uomo nel corso della sua vita in media fa l'amore 4.239 volte, pronuncia 123 milioni di parole, consuma 120.000 litri di benzina, fa 104.390 sogni, sbatte le palpebre 415 milioni di volte, versa 77 litri di lacrime, mangia 10.800 carote, 5.272 mele, 4 mucche, 15 suini, 1.201 polli e 2.327 chili di patate, beve 5.000 litri di birra, 800 litri di vino e 74.802 tazze di té.
E’ stato poi calcolato che la terra potrebbe nutrire 10 miliardi di persone che si alimentassero come gli indiani; 5 miliardi che seguissero la dieta degli italiani; ma solo 2,5 miliardi con il regime alimentare degli statunitensi. Questo perché la metà dei cereali che produciamo servono per alimentare gli animali che mangiamo. 820 milioni di persone nel mondo muoiono di fame e altre 800 milioni mangiano come se di pianeti a disposizione ne avessero 5.
L’agricoltura industriale e chimica oggi è la causa di un terzo di tutte le emissioni di gas serra che stanno uccidendo il pianeta. Se il nostro futuro e quello della biosfera dipendono da come produciamo e consumiamo quotidianamente cibo, questo carica tutti noi di responsabilità subito, ora.
Se è vero che siamo ciò che mangiamo, vorremmo mangiare solo cose buone, e questo vuol dire che il cibo oltre ad essere una merce, deve avere anche un senso. Infatti l’agricoltura è alla base dell’economia e della vita, ma qualcosa non va...
Il ciclo completo dell’agricoltura oggi, secondo gli studi della Fao incide per il 30% sul riscaldamento del pianeta e, tanto per avere un raffronto, i trasporti legati al settore dell’alimentazione incidono per il 17%.
Il settore zootecnico produce solo con il letame gas serra 296 volte più dannosi del COo2. L’aumento degli allevamenti è dovuto all’aumento del benessere e quindi all’aumento del consumo di carne. Un americano ogni anno ne mangia 122 chili , un italiano 87, un cinese 50, un indiano 4. Bisognerebbe ridistribuirla meglio e consumarne meno: un hamburger di 150 grammi, prima di arrivare sulla nostra tavola ha consumato 2500 litri di acqua, tutta quella che serve per irrigare il terreno dove cresce il mais o il foraggio che alimenta l’animale.
E la carne è poca cosa rispetto ad un sistema che produce e consuma sfuggendo ad ogni logica minima di tutela della salute, del pianeta e del portafogli.
Possiamo continuare a fregarcene, oppure cambiare abitudini. Dipende da noi.

UN PAESE ALLO SFACELO

da Clandestinoweb
E' sempre più giovane - ha appena 20-30 anni - il turista italiano che ama andare nei paesi in via di sviluppo non per spirito di avventura o di conoscenza di nuove terre, ma per incontrare sessualmente un minorenne. Sono ottantamila gli italiani che ogni anno fanno questa deprorevole scelta. Qualche anno fa, la loro età media era ben più elevata, 30-40 anni, ma negli ultimi tempi si è notevolmente ridotta.
Complessivamente, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel mondo sono stimati in 2 milioni; un quarto di questi vive in Asia. Questi dati sono stati forniti in un convegno sul tema, organizzato a Roma da 'Legale nel sociale', un'associazione di avvocati impegnati nel terzo settore.
Il fenomeno - è stato ricordato dall'associazione che ha fatto riferimento a dati dell'Unicef e dell'Ecpat - è in gran parte sommerso e i dati si riferiscono a stime, certamente calcolate per difetto. Il turismo sessuale poi è così diffuso e drammatico che non può essere considerato un fenomeno da far risalire alla pedofilia: infatti, tra i turisti sessuali solo il 3% è pedofilo.
Godere dell'attenzione di un minore costa mediamente 20 dollari. Ma in alcuni paesi, come il Brasile e le Filippine, le tariffe scendono addirittura a cinque dollari. In Thailandia, si arriva anche a 40 dollari mentre nella Repubblica Domenicana si spende al massimo 30 dollari. Cifre del tutto insignificanti per i paesi ricchi ma che rappresentano un'entrata preziosa e ambita nelle comunità povere e disagiate dei paesi in via di sviluppo.
Il turista del sesso proveniente dall'Europa occidentale, italiano compreso, predilige mete asiatiche e africane. Il paese dove è stimato il maggior numero di bambini vittime é la Cina (600 mila) seguito da India (575 mila), Messico (370 mila), Thailandia (300 mila); Nepal (200 mila), Filippine (100 mila). Nello Sri-Lanka (30 mila), l'80% dei bambini coinvolti nello sfruttamento sessuale sono maschi.
In Italia, nonostante la modifica legislativa apportata nel 2006 che ha inasprito le pene per arginare il fenomeno, ancora nessun italiano è stato condannato per turismo sessuale. E' difficile accertare il reato, hanno segnalato gli avvocati al convegno.
Due però le condanne per reati sessuali commessi all'estero che fanno riferimento a fruizione della prostituzione minorile e all'uso di materiale pornografico: uno a carico di un milanese, l'altro di un sacerdote dell'Emllia Romagna

mercoledì 11 giugno 2008

BERLUSCONI E I POSTERI

Non solo dilettanti, ma anche ignoranti per non aver fatto i conti con il forte spirito nazionalistico dei finlandesi.
Nella sede dell’EFSA, l’autorità Europea che si occupa della valutazione dei rischi relativi alla sicurezza alimentare umana e animale, il presidente del Consiglio nel 2005 aveva sostenuto la candidatura di Parma ritenendola particolarmente idonea grazie all’esperienza derivata dalla produzione del prosciutto, mentre secondo lui la Finlandia ne sarebbe stata meno degna perché, asseriva Berlusconi, lì mangiano la renna marinata (il che peraltro non è vero).
Nello stesso anno scatenò un incidente diplomatico con Helsinki confidando: «Per portare l’authority alimentare a Parma ho rispolverato le mie doti di playboy col presidente finlandese Tarja Halonen ».
I finlandesi sbarrarono gli occhi perchè Berlusconi non aveva il diritto di parlarne male. Così qualcuno ha pensato di non comperare più vino italiano, e da allora non gli hanno mai perdonato queste affermazioni.
Ora sono molto fieri di aver vinto il premio culinario 'New York Pizza Show' a marzo, battendo due pizzaioli napoletani e sfruttando l'impopolarità nel mondo del nostro premier, con toni velatamente sprezzanti e derisori. Oltre a cinque diversi spot radiofonici, la catena Koti Pizza, che ha inventato la Pizza Berlusconi, promuove infatti la sua ultima creazione con due diversi slogan: «La nonna che ha 97 anni ha addentato Berlusconi. Fai anche tu come questa vivace vecchia signora» e «Un ministro ha messo in bocca Berlusconi con una forchetta. Fatelo anche voi coscientemente e responsabilmente», concludendo con "Ordinate adesso la Berlusconi di Koti Pizza, scelta come la migliore pizza del mondo".
E' probabile che, in mancanza di altro, almeno per questa boutade Berlusconi resterà famoso.







DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

Il Governo ed il suo presidente si contraddistinguono per le idee poco chiare in tutti i campi del sapere, e quindi anche in quello investigativo e giudiziario. Dilettanti allo sbaraglio.
Luigi Ferrarella ha detto che le intercettazioni in Italia costano troppo perché lo Stato affitta presso società private le apparecchiature usate dalle polizie; e in questo noleggio è per anni esistito un Far West delle tariffe, con il medesimo tipo di utenza intercettata che in un ufficio giudiziario poteva costare «1» e in un altro arrivava a costare «18». E già il ddl Mastella puntava a spostare i contratti con le società private dal singolo ufficio giudiziario al distretto di Corte d’Appello (26 in Italia).
L’altra ragione del boom di spese è che, ogni volta che lo Stato acquisisce un tabulato telefonico, paga 26 euro alla compagnia telefonica; e deve versare al gestore circa 1,6 euro al giorno per intercettare un telefono fisso, 2 euro al giorno per un cellulare, 12 al giorno per un satellitare. Qui nessuno guarda all’estero, dove quasi tutti gli Stati o pagano a forfait le compagnie telefoniche, o le vincolano a praticare tariffe agevolate nell’ambito del rilascio della concessione pubblica, o non pagano affatto i propri concessionati imponendo un contratto rinnovabile alla scadenza.
Ma il dato falso secondo cui «le intercettazioni costano troppo» (224 milioni l'anno), è che invece sempre più si ripagano. Nel caso più criticato per il massiccio ricorso a intercettazioni, ad esempio, e cioè l’inchiesta Antonveneta sui «furbetti del quartierino», il costo dell’indagine è stato di 8 milioni di euro, ma i soldi recuperati in risarcimenti versati da 64 indagati 340 milioni, quanto basta a pagare le intercettazioni di tutto l’anno in tutta Italia.
Il Governo dei dilettanti rivela la voglia di alzare la voce e di promettere sicurezza senza strumenti d'indagine che la sostengano, l´assenza di vero interesse nel quinquennio 2001-2006 per questo problema e la sensazione che si tratti di un regolamento di conti lungamente covato.
Una riforma non può costruire una nuova rete di protezione dell´illegalità e le violazioni della vita privata non si eliminano limitando i casi in cui è legittimo intercettare. E' necessario avere regole procedurali più rigorose per quanto riguarda tempi e modalità delle intercettazioni, in particolare nella fase in cui il magistrato entra in possesso delle intercettazioni.
I punti da definire riguardano le modalità di acquisizione delle conversazioni ritenute rilevanti e, una volta effettuata la selezione e disposta l´acquisizione delle conversazioni rilevanti, far venir meno il segreto in ossequio all´interesse all´informazione dell´opinione pubblica.
Infine, mettere a punto un sistema di sanzioni rigoroso e equilibrato per ogni violazione di segreti, disponendo la distruzione delle conversazioni non rilevanti o l´istituzione di uno specifico archivio.

lunedì 9 giugno 2008

TUTTI ALL'ESTERO, RIALZATI ITALIANO!!!

da beppegrillo.it
Caro Beppe,
ti scrivo questa mia per salutarti, per abbracciarti e per dirti che me ne vado. Emigro. Dopo essere stato ignorato per 5 mesi dal mercato del lavoro (?) italiano, sono stato assunto da una prestiogosa azienda di livello mondiale, nella sede di Sofia in Bulgaria. Dal 1 luglio, io sarò un lavoratore italiano in terra bulgara. (...)
Allora mi sono preso la briga di osservare la Bulgaria, e di osservare anche l'Italia. Ho scoperto che quel cosiddetto "paese arretrato" ha una produzione di energia elettrica superiore al fabbisogno nazionale, e vende l'eccedenza, tenendo quindi basso il costo dell'energia. Curiosamente mi sono ricordato che in Italia, cosidetto "paese avanzato", avviene esattamente il contrario. Non sto qui a dilungarmi, ma una cosa ormai è certa. IO ME NE VADO.Non voglio (soprav)vivere in un paese nel quale Emma Marcegaglia ha il diritto di scegliere se io morirò di leucemia o di cancro ai polmoni.Non voglio vivere in un paese dove la vetta alpina più alta presto sarà un cumulo di immondizia.Non voglio lavorare per un paese che non mi da diritti e non mi tutela.E se qualcuno mi dice che fuggendo all'estero io contribuisco a non sostenere l'Italia, io rispondo "E ME NE VANTO !!!".Questa nazione non va sostenuta, ma affossata, demolita e poi forse tra 50 anni ricostruita.Non so cosa accadrà nel prossimo futuro in Italia, e onestamente non lo voglio nemmeno sapere.NON MI AVRANNO MAI PIU'.
Caro Beppe,
sono una ragazza italiana che vive a lavora come assistente universitaria a Dresda. Insegno lingua e cultura italiana e in questo periodo non è affatto semplice. Gli studenti amano il mio paese, sono curiosi, entusiasti, ed è una sconfitta dover rispondere ogni giorno alle loro domande imbarazzanti sulla questione Berlusconi-regime-ignoranza del popolo. Ho scritto una lettera allo Spiegel una lettera di sfogo in cui dico chiaramente, seppur da orgogliosa pugliese, che l'Italia non merita l'Unione Europea. Non c'è la libertà. Neanche la civiltà. Il "regime" alimenta la mafia, la corruzione, l'ignoranza, il razzismo. Il "regime" alimenta l'arroganza, illude, da speranze scatenando odio e avversità nei confronti di chi non ha voce. Il popolo italiano, quello della cultura per eccellenza, è paradossalmente il popolo ignorante. Quello del grande fratello, che hanno inculcato in tutti i modi quasi a suggerirci "stupidi, non avete bisogno di Sky, ci state voi al grande fratello".Combatto ogni giorno la mia battaglia contro le diversità, con i miei amici curdi e arabi, da cui ho imparato un'infinità di cose meravigliose.Ma ieri ho subito la più grande sconfitta. Due mie amiche tedesche sono partite per una borsa di studio in Italia. Un sogno. La cultura che amano, la lingua che adorano. Il popolo che invidiano per la spontaneità e il temperamento.Io le ho riempite di entusiasmo, le ho incoraggiate. ho detto loro che avrebbero potuto constatare la vera bellezza del nostro paese e della nostra gente. Nessuno li può inquinare, neanche il regime. Viaggiavano di notte sul treno Villach-Venezia Mestre. Sono state violentate. Drogate da un "italiano", uno di quelli simpatici e spontanei. Avvelenate con la scusa di un caffè dopo qualche settimana indimenticabile nel paese che amano.Violentate su un treno.Dove sono i controlli? La gente dirà, ma dovevano per forza viaggiare di notte? Perchè no. Perchè in tutta l'Europa, quella vera, anche le donne possono viaggiare di notte in treno e in Italia no? Perchè la prima reazione di chi ha saputo il fatto è stata: sarà stato un romeno, un albanese, un marocchino? NO, E' UN ITALIANO. Un pregiudicato che sei mesi fa aveva violentato un'altra ragazza, sulla stessa tratta. Non avevo saputo niente. Nessuno ha fatto niente. La vita, la purezza, la dignità di altre donne hanno pagato. La nostra cara Italia ha pagato di nuovo. Mi vergogno. Mi vergogno perchè fattacci del genere accadono ovunque, ma le condizioni di viaggio offerte dalle Ferrovie dello Stato sono una nostra peculiarità, come il far ricadere la colpa immediatamente e senza spiegazioni su uno straniero.Sono delusa. Amareggiata. E combatto, ogni giorno, contro questa Italia e per la vera Italia.

venerdì 6 giugno 2008

LA MIA BADANTE E' DELL'EST

Siamo sicuri che l’energia dei Francesi ci serva davvero? Sì, ci serve!
Dobbiamo usare l’aspirabriciole da tavola mica possiamo usare un volgare panno.
Dobbiamo alimentare il levapelucchi elettrico perche’ non ci ricordiamo che esiste la spazzola.
Dobbiamo tritare in un lampo mica possiamo usare il coltello.
Dobbiamo ciattare con un tizio sconosciuto in Lapponia ore e ore mica possiamo chiaccherare con il vicino di casa.
Dobbiamo avere in casa un clima estivo d’inverno e invernale d’estate mica possiamo adattarci il vestiario.
Dobbiamo vedere la TV a qualsiasi ora del giorno e se non la vediamo e’ accesa lo stesso, tanto ci fa compagnia il rumore.
Dobbiamo usare l’auto per andare a comprare i preservativi al lampone dal farmacista vicino casa.
Dobbiamo accendere la lavastoviglie e la lavatrice, “perche’ lavarli a mano”?
Dobbiamo avere un ipod eternamente in funzione sennò c’e’ troppo silenzio.
Dobbiamo avere luce di notte, luce dappertutto, anche dove non ci va neanche un ectoplasma.
Dobbiamo cambiare le batterie alla tazza del cesso, perche’ fare fatica a tirare lo sciaquone?
Dobbiamo produrre? Ma cosa?… se ormai produce tutto la Cina e l’unica cosa che possiamo produrre e’ la famosa monnezza italiana?

martedì 3 giugno 2008

CHIAIANO IL GIORNO DOPO

Tutti i paesi europei e persino gli Stati Uniti avanzano rapidi nelle rinnovabili, dismettendo centrali nucleari ed investendo in bioenergie, solare ed eolico. Financo il Brasile è energeticamente indipendente.
La vecchia Italia, in mano ad un governo di incapaci che segue i consigli di una classe "industriale" priva di capitale ma assistita, continua a propagandare l'arcaico: discariche, inceneritori, nucleare.
L'obsoleto avanza: oltre la Fibe, anche la Marcegaglia spa insiste negli inceneritori e nel nucleare, e Berlusconi preferisce esporsi a sanzioni europee piuttosto che cambiare il modello energetico.
Chi dovrebbe innovare quindi? Esclusi il Quirinale, la Confindustria, il Governo e la fantomatica opposizione, l'istituzione cui tocca l'arduo compito è il Popolo Italiano. Non attraverso i suoi rappresentanti, chè tali non sono, ma direttamente, mediante, ove necessario, l'uso della violenza.
Napolitano fa proclami volti alla riconquista della legalita’ ed invoca nuove norme legislative, giustifica qualsiasi disastro ambientale imputandolo alla camorra, accusa il Nord di aver inquinato coi rifiuti tossici la Campania.
Come se lui fosse stato eletto per 50 anni in Trentino e nulla sapesse della situazione, come se parlasse di un paese straniero e non di una patologia cronica di quel territorio, ben presente anche all’interno delle istituzioni.
Quanta ecomafia e’ presente all’interno dello Stato e quanto Stato costruisce profitti miliardari operando con l’ecomafia nell’ambito di un sodalizio criminale?
Ed allora la gente di Napoli si ribella allo Stato ed inizia, nonostante le resistenze delle amministrazioni locali, la differenziata con il porta a porta.
Si ribella a chi manda tecnici a fare carotaggi e analisi a Chiaiano e poi dà i risultati prima che siano finiti i carotaggi medesimi dicendo che va tutto bene e che quello è il posto giusto per portarci l’immondizia.
Ganapini, attuale assessore esterno all'emergenza, ha scoperto l'esistenza alla Regione Campania di un progetto per risolvere l'emergenza messo in cassetto nel 2003.
Cinque anni d'inferno, sul fronte della spazzatura prima che Ganapini scoprisse quel progetto già bello e fatto. E fa sorridere, a distanza di tanto tempo e dopo questa ennesima sorpresa del tormentone, rileggere cosa diceva Antonio Bassolino alla fine di gennaio di quel 2003: «Auguro a chi parla di fallimenti nella vicenda dei rifiuti in Campania di "fallire" come abbiamo "fallito" noi. Sarebbe un bene per il Paese. Visto che noi, in appena due anni, abbiamo fatto un lavoro enorme che non ha precedenti in Italia». Chissà se lo direbbe ancora.