giovedì 10 luglio 2008

LE CITAZIONI

Ecco un paio dii citazioni che ben si adattano al momento attuale... sono di Martin Luther King
"Nessuno monterà sopra di noi se prima non avremo piegato la schiena"
“Nulla al mondo e’ piu’ pericoloso di un'ignoranza sincera e di una stupidita’ coscienziosa”.
"La disumanità dell'uomo verso l'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni."
"Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare: ma bisogna prenderla, perchè è giusta” - Martin Luther King
“Ho sempre avuto l’impressione che in ultima analisi, nel corso della vita, un individuo deve una buona volta schierarsi, prendere posizione, ed essere disposto ad affrontare le conseguenze quali che siano. E se è invaso dalla paura non può farlo. La mia preghiera più grande è sempre che Dio mi preservi dal terrore che paralizza, perchè quando una persona vive accompagnata dalla paura per le conseguenze dei propri atti sulla sua vita personale, non potrà mai fare niente per contribuire a sollevare l’umanità intera e a risolvere i molti problemi sociali che ci troviamo di fronte in tutte le epoche e a ogni nuova generazione”.

martedì 8 luglio 2008

DUNQUE IL GOVERNO HA MENTITO

Un nostro concittadino è sotto processo a Milano per corruzione.Il processo non l’abbiamo iniziato i giudici italiani. Nasce perché l’avvocato inglese Mills scrive al suo commercialista dicendo che una certa somma (600.000 dollari) di cui deve giustificare il possesso gli è stata donata da Silvio Berlusconi «a titolo di riconoscenza per il modo in cui io ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi». Il commercialista ritiene la cosa non chiara e –avendo abitudini diverse da quelle italiane– fa immediata denuncia della cosa all’autorità competente, la quale trasmette il tutto alla magistratura italiana, che, ricevuti gli atti, aveva due sole alternative: insabbiarli o procedere a termini di legge.
Essendo i magistrati italiani persone psichiatricamente deformi, hanno proceduto a termini di legge. Quando il processo è quasi giunto al termine, il nostro concittadino imputato viene nominato Capo del Governo e decide di fare un decreto-legge che blocchi il suo processo. Il Presidente della Repubblica fa capire che trova questa cosa non apprezzabile. Allora il nostro concittadino imputato chiede a due suoi amici di ricorrere a un espediente. Costoro – che sono i senatori Berselli e Vizzini – propongono la cosa che non sarebbe passata come decreto-legge come emendamento al decreto cosiddetto “sicurezza”, che ha come oggetto apparente la tutela della sicurezza dei cittadini. L’idea – geniale - è quella di bloccare centinaia di migliaia di processi, fra i quali quello che riguarda il nostro concittadino, giustificando la cosa con il dire che è solo per caso che nelle centinaia di migliaia di processi bloccati c’è quello dell’amico. Ovviamente, giuristi e brave persone qualunque restano molto impressionati dal ricorso del concittadino imputato a questo trucco deplorevole, attuato con la complicità di un intero Governo, di due senatori e di molti parlamentari.
Allora il nostro concittadino imputato, nella qualità di Capo del Governo, scrive al Presidente del Senato una lettera pubblica, nella quale gli dice che questo provvedimento che blocca centinaia di migliaia di processi serve a fin di bene, per accelerare il corso della giustizia (è stupefacente come si possa avere tanta fantasia). Nella lettera il nostro concittadino imputato dice, fra l’altro che i relatori Senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato un emendamento per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, e scrive: «I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. ...l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto...».
Dunque, la tesi del nostro concittadino imputato è: 1. due senatori che non sono stato io a imbeccare hanno avuto la bella pensata di bloccare centinaia di migliaia di processi penali; 2. questa è un’ottima idea che serve al bene comune (non si capisce come, ma è evidente che ormai gli italiani credono a qualunque favola); 3. mi sono accorto solo per caso che questa norma così buona favorirebbe me con riferimento a un mio processo; 4. si tratta di “uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica” (tacendo la circostanza che il processo l’ha messo su la magistratura inglese su denuncia di un commercialista pure inglese: evidentemente l’Inghilterra è diventata più “comunista” di quanto sapessimo); 5. è assurdo che solo per questa casuale coincidenza che la norma potrebbe accidentalmente favorirmi, essa non venga promulgata.
Dopo questa lettera, decine di lacché del potere, giornalisti, sedicenti intellettuali raffinati, opinion makers hanno dato luogo a una furibonda campagna di stampa contro la magistratura, dicendo che è assolutamente vergognoso che i magistrati non vogliano che venga varata una norma di legge ottima e molto utile per il bene di tutti solo perché casualmente finirebbe per favorire il nostro concittadino imputato. Il Ministro della Giustizia si è prodotto in racconti avventurosi e in ricostruzioni arditissime per dire quanto sia giusto fermare centinaia di migliaia di processi e come questa cosa sia la più utile che si possa fare per il bene dei cittadini. E, a proposito, anche la più urgente (non a caso tutti gli italiani dal nuovo Governo non si aspettavano altro. Nulla, infatti, appare loro più urgente di un bel blocco dei processi penali).
E intanto Il Giornale, Il Riformista, Emilio Fede e ognuno che avesse uno spazio sulla carta stampata e in TV giù a pestare i magistrati, definiti molto cordialmente “il cancro della nostra democrazia”.
Accade poi che il Consiglio Superiore della Magistratura osservi che il blocco dei processi sarebbe incostituzionale. E allora il Presidente del Senato e quello della Camera corrono dal Presidente della Repubblica per dirgli che se il C.S.M. si azzarderà a dire questa cosa, saranno guai seri. La minaccia sarebbe stata: “Anche il capo dello Stato deve sapere che se andrà a finire così, noi non solo riformeremo il Csm, ma incideremo sulla gestione dei giudici. Separazione delle carriere, orario di lavoro con il tesserino da timbrare all’ingresso dei tribunali, ferie di 30 giorni come tutti i dipendenti pubblici e lo stipendio indicizzato ai contratti del pubblico impiego”.
Poi il Governo però dice “Vabbene, se ci approvate subito il “dolo” Alfano, che prevede l’immunità per il nostro Capo, noi ritiriamo la blocca processi”.
Ma allora, se la ritirano a patto che si dia l'impunità al Capo, non era vero che la blocca-processi era stata pensata dai senatori Berselli e Vizzini e non era vero neppure che era stata pensata nell’interesse di tutti. Ma allora era vero che la blocca-processi serviva solo a favorire un unico imputato. Ma allora, mi sono avventurato a dedurre: 1. il Capo del Governo ha mentito quando ha detto che la norma serviva al bene comune (e d’altra parte se servisse davvero al bene comune perché ritirarla in cambio dell’immunità per il Capo?); 2. il Governo stava bloccando centinaia di migliaia di processi solo per fare un favore a una persona; 3. un sacco di gente ha insultato i giudici solo per coprire un brutto espediente che favoriva un imputato; 4. in Italia centinaia di intellettuali, giornalisti, opinionisti, deputati avvocati, senatori, professori non provano vergogna a mentire per favorire degli amici e hanno il coraggio di aggredire e offendere chi dice la verità.
Immaginiamo che io sia un giudice e che un mio amico sia sotto processo nel tribunale dove lavoro, che io diventi presidente di quel tribunale e il mio amico mi chieda di favorirlo, che io pensi: se blocco il processo del mio amico finisce che mi arrestano, che allora blocchi tutti i processi di una sezione del tribunale –duemilacinquecento (questi sono i numeri di una sezione di un tribunale)– inventandomi una esigenza urgente in un’altra sezione e spostando da quella che voglio bloccare tutti i giudici per un paio d’anni. Mi sono detto: certo, se mi scoprissero, sai che cagnara a Porta a Porta e su Il Giornale o Il Riformista. Di certo nessuno si azzarderebbe a difendermi. Se un giudice favorisce un amico in un processo è corruzione. Se un intero Governo e tre quarti del Parlamento favoriscono un amico bloccando per legge centinaia di migliaia di processi … è politica!
Ma non è neppure questo che in fondo mi fa impressione. Quello che mi impressiona è: ma quanto è malato un Paese nel quale l’intera vita pubblica, tutta l’attività del Parlamento, milioni di pagine di giornale, migliaia di ore di televisione vengono investite solo a contrabbandare un trucco per fare un favore a una persona, che per ottenere la complicità di tutti promette altri favori in cambio (da togliere l’ICI ad abbassare le tasse, da assumere disoccupati e far comprare Alitalia da parenti e amici). E soprattutto: siamo ancora una democrazia costituzionale, se invece delle regole e della legge tutto è fondato sui favori personali?

LA CASA BIANCA E BERLUSCONI

DA IL CORRIERE
«Il premier italiano è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio - si legge nel profilo -. Principalmente un uomo d'affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali. Berlusconi era considerato da molti un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali finché non ha perso il posto nel 2006». La biografia pubblicata sul 'press kit' non si ferma qui: «Odiato da molti ma rispettato da tutti almeno per la sua 'bella figura' (in italiano nel testo) e la pura forza della sua volontà - afferma la biografia - Berlusconi ha trasformato il suo senso degli affari e la sua influenza in un impero personale che ha prodotto il governo italiano di più lunga durata assoluta e la sua posizione di persona più ricca del paese». La biografia di Berlusconi, che cita anche il fatto che da ragazzo «guadagnava i soldi organizzando spettacoli di marionette per cui faceva pagare il biglietto di ingresso», ricorda che il futuro premier italiano mentre studiava legge a Milano «si era messo a vendere aspirapolvere, a lavorare come cantante sulle navi da crociera, a fare ritratti fotografici e i compiti degli altri studenti in cambio di soldi».
La Casa Bianca avrebbe prelevato la biografia di Berlusconi dalla 'Encyclopedia of World Biography' che risulta aggiornata al mese scorso e l'ha pubblicata nel 'press kit' che ha distribuito ai giornalisti durante il G8 in Giappone. Poi sono arrivate le scuse.

lunedì 7 luglio 2008

IL CASO LOMBARDO

I siciliani sono gli ultimi in tante cose, ma quanto al trattamento della casta, non hanno rivali.
In Sicilia la casta Lombardo chiude le guardie mediche, prospetta la drastica riduzione dei posti-letto ospedalieri, chiedendo enormi sacrifici ai siciliani, ma mantiene intatti ed incrementa le prebende e i privilegi di cui godono i parlamentari e gli amministratori.
Le “regole” di Palazzo dei Normanni testimoniano in ogni direzione la scarsissima attenzione che viene attribuita al contenimento delle spese e l’attitudine alla concessione di privilegi che altrove non esistono. Per esempio le auto blu a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, si concedono a tutti i componenti della Giunta e del Consiglio di Presidenza, ai Presidenti delle Commissioni parlamentari, al Segretario generale, al vice Segretario ecc.
E siccome le vetture non sono date in occasione di missioni compiute dai parlamentari, ma assegnate ad personam, la casta può tenere con sé auto ed autista per tutto il tempo che vuole, anche nel periodo estivo, durante le vacanze e in tutti i periodi festivi e in auto blu con “scorta” e seguito si va persino a fare campagna elettorale a sostegno di candidati sindaco.
Gli autisti dell’Assemblea, infatti, sono i dipendenti che fanno più missioni e più ore di lavoro, ovviamente retribuito, e le missioni sono una delle voci più cospicue del bilancio regionale.
Una politica distante dalla realtà e cieca che, non tenendo conto della situazione che vive il Paese e la Sicilia in particolare, per coprire la voragine finanziaria della sanità siciliana progetta di razionalizzare la spesa e di limitare gli sprechi esclusivamente tramite il taglio di servizi essenziali per il cittadino, lasciando intatto l’apparato manageriale, utilizzato non a servizio dei cittadini ma solo ed esclusivamente per scopi politici, e soprattutto non intacca la clientelare stipula di quasi 2000 convenzioni con i privati.
E pensare che se solo si riducesse ad uno stipendio di un normale impiegato quello che percepiscono manager e amministratori, anche dei sottogoverni che sono tantissimi, sicuramente il risparmio potrebbe servire a far fronte alle “normali” spese della sanità, alla “regolare” raccolta dei rifiuti e a tanto altro ancora, senza chiedere sacrifici aggiuntivi ai cittadini.

TIRELLI UMBERTO

Vediamo l'uomo, se uomo è.
Dall'indagine dell'attività economica di compravendita di prodotti medicinali che nel 2003 ha portato allo scandalo Glaxo, che ha indotto gli uomini della Tributaria del Veneto a denunciare un drappello di primari per corruzione. ed associazione per delinquere, viene reiteratamente fuori il suo nome.
«Aviano: l'oncologo è superfinanziato». Si, è proprio di lui che parlano al telefono il district manager Cecilia Ghezzo, responsabile commerciale dell'area Nord Est per la Glaxo, e un informatore scientifico, tale Giuseppe. Il dialogo fa riferimento ad un contatto che quest'ultimo avrebbe avuto con il responsabile degli acquisti. L'informatore spiega al DM: «Con questo adesso ho parlato e gli ho detto: senta, non mi faccia perdere tanto tempo... guardi, i finanziamenti ci sono perchè Tirelli è a posto, per cui... Se c'è bisogno di qualcosa, Tirelli è già superfinanziato». La risposta del district manager ha la virulenza di un tornado: «E siccome Tirelli è super finanziato... Super finanziato!!!! Io voglio un carico ad Aviano, quest'anno!!! Voglio un carico!!!». IS: «Di topotecan...». DM: «Tu devi fare l'obiettivo...». IS: «Di topotecan». DM: «Di tutto! Dell'obiettivo fatturato! assolutamente!!!».
«Lui può telefonare all'economo...». Sembrano ingenti i finanziamenti Glaxo. È per questo che il nome di Tirelli ritorna a proposito delle pressioni da esercitare sull'economo: «Pensavo di venire su, intanto conosco questo economo, gliene dico quattro... ecco, faccio l'elenco delle cose che hanno lì, perchè se c'è bisogno gliene dico quattro anche a... Perchè è Tirelli che può fare la telefonata all'economo eh!!!». Glaxo ha foraggiato e attende riconoscenza: «Visto che quello lì è uno che è abituato a comprare saponette, è importante che chi sa, chi prende i soldi e i favori da noi, che poi è Tirelli... non dico che lui deve rivoluzionare le terapie ma siccome tutto ciò che noi chiediamo è una volta sì, una volta no, poi sti quattro soldi che gli abbiamo chiesto, perchè mi pare fossero sufficienti 50 milioni in tutto...». È l'importo dell'ordinativo.
«Quattro schifosi soldi...». Continua il dialogo: «Quattro soldi, giusto per arrivare tranquilli al budget, sennò in squadra non facciamo l'obiettivo, e non ci danno una lira... E allora per avere 150 schifosi milioni, dico, il vecchio... ne incassa adesso venti no? O sbaglio?». La telefonatina (di Tirelli) all'economo avrebbe dovuto avere il seguente tenore, nell'immaginario degli informatori: «"Egregio dottore, noi abbiamo dei rapporti con la Glaxo molto buoni, consolidati, che sta facendo dei grossi investimenti nell'Ente..." e che perciò non rompano i c...!».
Ma non è tanto questo il problema, quanto capire cosa ha mosso Tirelli ha dichiarare pubblicamente, con il sostegno di studi scientifici (fatti da chi?) che l'uranio U235, per intenderci, l'uranio impoverito, non abbia alcun effetto negativo sulla salute.
E non basta: fu Tirelli a sostenere, sempre pubblicamente, che la cura Di Bella fosse inefficace sia dopo la morte del suo professore di Modena che quando la Regione Lazio decise di sperimentarla.
Anche qui bisogna capire, a fronte del successo che, a distanza di anni dalla morte del suo inventore, quel metodo sta riscuotendo negli Stati Uniti e nel mondo, perchè Tirelli lo criticasse apertamente a favore delle cure convenzionali.
Se ne stanno occupando le Procure? Speriamo.

sabato 5 luglio 2008

Pentagon Papers

da http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/


Nel 1967 il ministro della Difesa, Robert S. McNamara, ordinò un'indagine passata alla Storia come i "Pentagon Papers". Lo studio, coperto da segreto di Stato, doveva stabilire in che modo e perché gli Usa si erano impegnati nella disastrosa guerra del Vietnam. La ricostruzione dimostrò, tra l'altro, che il celebre incidente del Golfo del Tonchino in seguito al quale il presidente Lyndon Johnson si appellò al Congresso e fu di fatto autorizzato ad entrare in guerra, era un falso.Quattro anni dopo un analista della Cia, sconvolto da quanto scoperto, consegnò a due giornali i Pentagon Papers. Il 13 giugno 1971 il New York Times, iniziò la pubblicazione di una serie di articoli basati su quei documenti. Dopo le prime tre puntate, il ministero della giustizia riuscì a far sospendere le pubblicazioni da una sentenza della Corte federale di New York a cui il governo si era rivolto sostenendo che «gli interessi degli Stati Uniti e la sicurezza nazionale avrebbero subito un danno irreparabile dalla diffusione del dossier». Il 30 giugno 1971, la Corte Suprema degli Stati Uniti autorizzò però i giornali (al New York Times si era affiancato il Washington Post) a riprendere la pubblicazione. Sulla base del primo emendamento della costituzione americana i giudici stabilirono che la libertà di stampa doveva prevalere «su qualsiasi considerazione accessoria intesa a bloccare la pubblicazione delle notizie». La sentenza fu scritta da un vecchissimo e celebre costituzionalista, il giudice Hugo Black, morto a 85 anni pochi mesi dopo. Black scrive: «Oggi per la prima volta nei 192 anni trascorsi dalla fondazione della repubblica viene chiesto ai tribunali federali di affermare che il Primo emendamento significa che il governo può impedire la pubblicazione di notizie di vitale importanza per il popolo di questo Paese. La stampa (dal punto di vista dei Padri fondatori) deve servire ai governati non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il governo».
Oggi anche nel nostro paese la libertà è in pericolo. Ciascuno di noi ha il dovere di difenderla. In attesa che un Hugo Black, se esiste, ricordi a tutti come stanno le cose.

giovedì 3 luglio 2008

SEMPRE TELECOM

La Telecom annuncia licenziamenti e, come aveva già fatto in passato, continua a mandar via lavoratori a spese dei Contribuenti.
Tronchetti Provera, proprietario dello 0.11% delle azioni della società, ha letteralmente messo in ginocchio un’azienda sana, speculando in danno dei piccoli azionisti, vendendo prestigiosi immobili situati nei centri storici dei principali capoluoghi di provincia con false vendite risolte con modestissime entrate.
Negli anni dal 1990 ad oggi (iniziò tutto con Colaninno, un altro bandito spacciatosi per imprenditore) più di 50.000 dipendenti Telecom sono stati pre-pensionati a spese dell’INPS (e quindi della collettività) ed oggi, purtroppo, tutto si ripete: sono pronti ulteriori “licenziamenti” supportati dagli ammortizzatori sociali a spese dell’INPS.
La Telecom è ancora oggi un azienda sana che fa utili mostruosi ma che si ritrova sulle spalle un enorme debito con le banche che gli hanno scaricato addosso i Colaninno ed i Tronchetti per averla acquistata mediante denaro delle banche italiane.
I capitani d'industria e le banche italiane hanno affossato un'azienda sana che si è indebitata per salvare sè stessa, e purtroppo queste cose succedono solo in Italia. In un paese civile gente così sarebbe in prigione, come pure gli amministratori delle banche che consentirono un'operazione a fini di lucro in danno di un bene pubblico.
Qualcosa del genere sembra stia accadendo con Alitalia, che diventerà una piccola compagnia nazionale in joint-venture con l'Airone di Tatò, un piccolo truffatore finito per caso nel mondo dell'aviazione civile.
Tornando ai malanni della Telecom, anche oggi non si parla di licenziamenti assistiti da ammortizzatori sociali: come già ai tempi di Colaninno, in cui fu fatta un'operazione nella quale migliaia di persone vennero messe in cassa integrazione, scaduta la quale non vennero reintegrate. Allora alcuni dipendenti furono mandati a fare dei corsi di riqualificazione, ovviamente a spese dell’INPS, ma non vennero mai reintegrati e se qualcuno ci riuscì lo ottenne vincendo la causa intentata alla società.
Assisteremo per l’ennesima volta, a causa dello scippo di denaro pubblico da parte di capitani coraggiosi, ad un debito che pagheranno i lavoratori Telecom e tutti i contribuenti l’INPS, cioè i cittadini italiani.
E' evidente che l’INPS abbia grosse difficoltà a pagare le pensioni e che quindi dovremo rassegnarci a lavorare fino a maturare 40 anni di contributi o fino a 70 anni di età.