venerdì 28 marzo 2008

PER RICORDARE L'UOMO NUOVO

Era una domenica buia e tempestosa, la prima dell’ottobre 1993, quando ad Arcore Silvio Berlusconi convocò per cena i suoi colonnelli. Da Adriano Galliani a Fedele Confalonieri, da Giancarlo Foscalea Marcello Dell’Utri. La notizia era ferale «Franco Tatò è da domani il nuovo amministratore delegato della Fininvest». Gelo.
Ma così parlò Berlusconi quella sera, quando la sua discesa nel campo della politica era ormai decisa e non poteva prescindere da una svolta nella guida dellaFininvest. La scelta di Tatò, che dal 1991 guidava la Mondadori, ma che era visto come il fumo negliocchi sia da Dell’Utri, sia da Foscale, aveva un ben preciso significato: era il commissariamento della Fininvest, imposto dalle banche creditrici del gruppo.
Perché? Semplice: perché il Biscione era letteralmente sull’orlo del fallimento. Il bilancio consolidato di quell’anno stava per chiudersi con un fatturato di 11.550 miliardi, ma i debiti avevano raggiunto il livello monstre di 4 mila miliardi. Per dare un’idea di cosa significava quel numero, in un momento in cui i tassi d’interesse applicati dalle banche erano tre volte quelli odierni, si può fare un parallelo con quanto oggi Berlusconi ripete sempre cavalcando il suo principale spot elettorale, quello della riduzione delle tasse.
Con i governi dell’Ulivo, dice Silvio, voi italiani lavorate per più di 6 mesi l’anno solo per pagare le tasse, mentre solo da luglio in avanti cominciate a guadagnare davvero.
Ebbene, nel 1992 Berlusconi aveva lavorato per le banche per tutti i 12 mesi dell’anno, visto che gli oneri del suo debito (556 miliardi) superavano addirittura l’utile operativo del gruppo, che era di 500 miliardi. Il bilancio si era chiuso con un risicato utile netto di 20 miliardi (0,17 per cento deiricavi) solo grazie a qualche (peraltro legittimo) artificio contabile. In quegli anni la situazione era talmente drammatica che il gruppo andava avanti grazie al lavoro della Istifi, una sorta di banca interna alla Fininvest, che utilizzava la cassa generata day by day dalla Standa per pagare le spese (compresi gli stipendi dei 30 mila dipendenti) di tutto l’impero.
Un giro che era possibile anche perché la Standa non pagava i fornitori. O meglio, li pagava con 9-12mesi di mora. Solo così riusciva a generare il cash necessario per attivare il circolo virtuoso. Ed era questo il principale motivo per cui Berlusconi aveva strapagato la casa degli italiani acquistandola dalla Montedison qualche anno prima e se la teneva nonostante i bilanci in profondo rosso che andavano ad appesantire l’indebitamento di gruppo. In quel momento una bella parte della Fininvest era di fatto ipotecata a favore delle banche, a cui erano stati dati in pegno i pacchetti di controllo della Standa (54 per cento) e della Sbe (Silvio Berlusconi editore), che controllava la quasi totalità della Mondadori.
I nomi dei gruppi bancari più esposti con Berlusconi sono quelli di Cariplo, Comit, Banca di Roma, Bnl, Montepaschi. Sono loro a chiedere a Tatò di fare qualcosa e di farlo subito. E Kaiser Franz esegue: nel giro di un anno, il 1994, colloca in Borsa la Mondadori, incassa 800 miliardi, e avvia il processo di quotazione della Mediolanum, il gruppo finanziario guidato da Ennio Doris, ma controllato, allora come oggi, da un patto di sindacato paritetico con Fininvest, che frutterà altri 700 miliardi. In entrambi i casi Tatò riesce ad andare fino in fondo perché coinvolge nelle due operazioni Mediobanca. Senza Cuccia, che non ha mai amato Berlusconi, non sarebbe stato facile fare quei due collocamenti che si sarebbero poi rivelati decisivi per dare ossigeno al Biscione. E senza il trait d’union di Tatò, Mediobanca non sarebbe mai arrivata ad aiutare Fininvest.
Il lavoro di Tatò si svolge in parallelo su tutto il fronte dei costi del gruppo, che vengono tagliati, ridotti, eliminati, non senza suscitare clamore e malumore in tutta una fascia di dirigenti che fino ad allora erano stati abituati a spendere e spandere perché l’importante era una cosa sola: crescere. In questo contesto Tatò si prepara a vendere anche la Standa, alla Rinascente. L’operazione era già praticamente conclusa, quando per bloccarla si muove Berlusconi in persona, che non vuole rinunciare alla cassa e a 3mila miliardi di fatturato. E' il segno della rottura, che avviene nel 1995, quando Tatò lascia la Fininvest per tornare in Mondadori (da cui se ne andrà un paio d’anni dopo), e al timone del gruppo sale Ubaldo Livolsi, l’uomo chiave nell’operazione finale del salvataggio di Berlusconi: la nascita e la quotazione in Borsa di Mediaset. Livolsi lavorava nel gruppo già dal 1991, nella direzione finanziaria di cui era diventato il numero uno. Per 3-4 anni il suo compito, nell’ombra, è stato quello di risistemare i bilanci del gruppo per preparare l’«operazione wave», come era stato battezzato lo sbarco in Borsa. Aveva acquisito la stima del sistema bancario e la fiducia totale di Berlusconi, anche perché, avendo a che fare con i bilanci del gruppo, si era trovato a trattare in prima persona anche lo scottante caso All Iberian (la finanziaria«riservata», all’estero, del gruppo), per il quale ricevette un rinvio a giudizio proprio alla vigilia della quotazione in Borsa di Mediaset. Il lavoro di Livolsi era semplice: mettere in una nuova società, con un nome diverso da Fininvest, sia le televisioni (Rti) sia la pubblicità (Publitalia). Poi, per questa sorta di Fininvest 2, ribattezzata Mediaset e dotata di biscione d’ordinanza, bisognava trovare un gruppo di investitori disponibile ad acquistare il 10-20 per cento. Un’altra quota analoga sarebbe poistata collocata in Borsa.
Risultato finale: raccogliere quei 3 mila miliardi che sarebbero serviti per azzerare sia il debito ereditato daMediaset, sia il residuo rimasto in Fininvest. Il tutto, mentre Berlusconi, dopo il ribaltone della fine del 1994, era in lizza per tornare a Palazzo Chigi. L’operazione riesce e va detto che, in effetti, il materiale non mancava perché tre concessioni tivù e la loro concessionaria di pubblicità avevano un preciso valore di mercato: almeno 5 mila miliardi. Livolsi comincia con il mettere insieme alcuni investitori stranieri, e nel luglio del 1995, vara un aumento di capitale di Mediaset di 1.200 miliardi che viene sottoscritto da un vecchio amico di Berlusconi come Leo Kirch, da un magnate australiano dei media relativamente sconosciuto come Joahnn Rupert, e in piccola parte dal principe Al Waleed. Successivamente, sottoscrivono quote minori anche vari investitori istituzionali esteri, tra cui la Morgan Stanley guidata da Claudio Sposito, attuale numero uno di Fininvest. In dicembre entrano finalmente le banche italiane. Le vecchie creditrici del Biscione rilevano il 5,2 per cento di Mediaset direttamente dalla Fininvest. Sono Imi, Montepaschi, Sanpaolo, Comit, Cariplo e Banca Roma.
E' un passaggio fondamentale perché rappresenta il nocciolo duro del consorzio che, di lì a sei mesi, garantirà a Mediaset il collocamento in Borsa. In particolare, risulta decisivo il ruolo dell’Imi di Luigi Arcuti, che guiderà la quotazione in Borsa, e che nell’operazione si assume, in qualche modo, la posizione di garante diBerlusconi nei confronti del mercato. Anche la Bnl di Mario Sarcinelli svolge un ruolo importante perché entra in Mediaset in un secondo momento, in tandem con British Telecom che era destinata a diventare il partner strategico di telecomunicazioni del gruppo (una scelta che poi si rivelerà errata).
A tutti questi soci della prima ora Livolsi offre un’opportunità decisiva per capire il senso dell’operazione: comprate oggi, per rivendere domani, se volete. Infatti ai soci viene proposto di offrire al mercato parte delle azioni sottoscritte nel momento del collocamento in Borsa. Ma anche di acquistarle sul mercato a prezzi prefissati: ai grandi soci vengono infatti riservate alcune opzioni per ilfuturo. In tutto, tra Mediaset e Fininvest, vengono raccolti 2 mila miliardi. Poi, a luglio 1996, scatta l’operazione Borsa, con un collocamento da altri 2 mila miliardi, in parte attraverso un aumento di capitale di Mediaset, in parte con la vendita di azioni realizzata da Fininvest e dai nuovi soci.
Il risultato è un successo: l’offerta (a 7 mila lire per azione) va esaurita il primo giorno. Per Berlusconi è un bel risultato, visto che è riuscito a salvare il gruppo, a incassare 4 mila miliardi e, nello stesso tempo, a mantenere il controllo di Mediaset, che dopo l’«operazione wave» rimane comunque controllata dalla Fininvest al 49 per cento. Gli altri soci, nel tempo, riduranno tutti la loro partecipazione. Al punto che oggi, dietro a Fininvest (che ha il 48, 3 per cento di Mediaset), dei grandi soci della prima ora sono rimasti solo Bt, con il 2,1per cento, e Al Waleed, con il 2,3 per cento.

giovedì 27 marzo 2008

PATOLOGIE DERIVANTI DALLE SCIE CHIMICHE

Torniamo sull'argomento grazie ad un solerte e preparato blogger che ha voluto approfondire le conoscenze sul fenomeno degli ultimi decenni che più ci preoccupa.
Quali sono le malattie che si possono correlare alle scie chimiche?
E' noto che le chemtrails contengono elementi chimici e biologici dannosi. E' quindi possibile collegare il massiccio spargimento di vari veleni nell'ambiente sia all'insorgenza di nuove patologie sia all'incremento di malattie un tempo meno diffuse.
Una sindrome causata dalle scie chimiche è il Morgellons, un terribile morbo che si manifesta con fibre di materiali sintetici che fuoriescono dalla pelle. Questi filamenti, contenuti nelle scie chimiche, al loro interno ospitano nanostrumenti in grado di replicare il D.N.A. di insetti, virus, parassiti con cui vengono a contatto. Ecco perché la malattia insorge di solito in seguito alla puntura di un insetto.
Il Morgellons, caratterizzato da un prurito insopportabile, provoca un grave deperimento dell'organismo. La connessione tra scie chimiche e Morgellons è stata appurata da vari medici tra cui la dottoressa Hildegarde Staninger, il dottor Michael Castle, il dottor Edward Spencer, il dottor Karyo.
Poiché, con le chemtrails, sono sparsi vari metalli (l'alluminio, il bario, il piombo etc.), si diffondono sempre più malattie come il Parkinson e l'Alzheimer. La causa del Parkinson è probabilmente da ricercarsi nell'accumulo di metalli nell'encefalo.
Anche il Parkinson, sebbene se ne sospetti un'origine genetica, è legato presumibilmente all'accumulo di metalli nel cervello. Il bario è un veleno che attacca soprattutto i muscoli, cuore compreso. Può essere all'origine di ictus a loro volta legati alla fibrillazione atriale ed all'infarto miocardico.
Molte forme tumorali (ad esempio, linfomi) sono connesse all'uranio e all'etilene dibromide, quest'ultimo è un insetticida ufficialmente bandito negli Stati Uniti. Se assorbito dall'organismo, può causare danni al sistema nervoso, edemi polmonari e sintomi quali dispnea, ansia, affanno, tosse. È molto irritante per le mucose e le vie respiratorie.
Il dottor Donald Scott ritiene che la fibromialgia, l'Alzheimer, la sclerosi multipla, l'encefalomielite mialgica (o sindrome da affaticamento cronico), insieme con altre affezioni neurosistemiche, siano la conseguenza dell'aggressione del micoplasma, un batterio che è stato geneticamente modificato in vari laboratori canadesi e statunitensi e quindi sperimentato sulle popolazioni inconsapevoli.
I micoplasmi sono stati e vengono sparsi - ricorda Scott - soprattutto con gli aerei. Lo studioso Tom Montalk ha individuato nelle chemtrails vari batteri: lo Pseudomonas eruginosa, Enterobatteri e la Serratia marcescens.
Lo Pseudomonas eruginosa è un batterio che è stato modificato geneticamente da aziende come la Pathogenesis. Se inalato, può provocare immunodepressione e danni alle cellule in cui si insedia come ospite.
Gli Enterobatteri sono microorganismi comprendenti l'Enterobatterio coli, la salmonella e la Klebsiella, responsabile della polmonite.
La Serratia marcescens è un patogeno molto pericoloso che determina l'insorgenza della polmonite. Questo batterio, come emerge da documenti declassificati, fu sperimentato nel 1950 sulla popolazione, ovviamente inconsapevole, di San Francisco: causò vari decessi.
Altri disturbi ed affezioni meno gravi, ma non per questo da trascurare sono dovuti all'inalazione ed alla ingestione di elementi chimici e biologici di varia natura: depressione, annebbiamento mentale, stipsi, sindromi para-influenzali, stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, amnesie...
Un altro capitolo è costituito dalle patologie causate dalle intense e costanti emissioni elettromagnetiche inquadrabili in un piano di potenziamento delle trasmissioni a fini militari. Il Professor Levis elenca le principali sintomatologie connesse all'irradiazione di onde elettromagnetiche. Queste si possono riassumere nei seguenti problemi: sintomi cutanei (prurito, eritemi, allergie); del sistema nervoso (disturbi del sonno, ansia, cefalee, emicranie, sindromi depressive...); del sistema muscolare (crampi, dolori muscolari, astenia); del sistema cardiovascolare (aritmie, disturbi della pressione arteriosa, ictus); del sistema ormonale e di quello immunitario (riduzione della sintesi della melatonina, alterazioni delle popolazioni linfocitarie); del sistema riproduttivo (aborti spontanei); del sistema acustico (tinniti), visivo, olfattivo, digestivo. L'esposizione alle radiazioni non ionizzanti è reputata da molti scienziati all'origine di neoplasie, soprattutto leucemie.

mercoledì 26 marzo 2008

IL MESSAGGIO DI SILVIO

Amico elettore, amica elettrice, grazie al tuo voto ho potuto raggiungere l’obiettivo concreto di raddoppiare il mio patrimonio in soli 2 anni (fonte: forbet U.S.A Novembre 2005).
Ecco come:
1) grazie alla legge Gasparri, nel solo anno 2004 la pubblicità per Mediaset è aumentata del 3,8% (circa 1 miliardo e 200 milioni di euro all’anno);
2) l’appalto concesso dal Governo alla Banca Mediolanum, senza asta, per poter utilizzare i 14.000 sportelli delle Poste Italiane, mi ha reso 1 miliardo di euro all’anno;
3) nel 2001 la Presidenza del Consiglio (governo Prodi) aveva commissionato solo 1 milione e 750 mila euro di spot a Mediaset, nel 2002 la mia Presidenza ha commissionato 9 milioni e 250 mila euro, ed ha aumentato ogni anno fino agli oltre 10 milioni di euro dell’anno scorso (Economist-London);
4) come assicuratore avrò vantaggi per miliardi di euro dalla nuova legge sulla previdenza assicurativa, già con una serie di norme a mio favore ho incassato qualche centinaia di milioni di euro all’anno in più;
5) ho risparmiato dalla riduzione delle tasse diversi milioni di euro (e con me hanno risparmiato mia moglie, mio fratello e i miei figli, tutti titolari di qualche fetta della mia grande torta);
6) uno dei produttori italiani di ricevitori per il digitale terrestre è un’impresa controllata, attraverso la finanziaria Pbf srl, da mio fratello Paolo Berlusconi, e giustamente usufruisce dei contributi statali per il digitale terrestre (Washington Post);
7) il decreto salvacalcio mi ha fatto risparmiare 240 milioni di euro, e la riduzione delle plusvalenze (Tremonti 2002) ha fatto risparmiare a Mediaset 340 milioni di euro.
Caro elettore, cara elettrice: tutti dicono che c’è crisi ma grazie al mio governo, ora sono il 25esimo uomo più ricco del mondo. Pensa, nel 2001 ero solo il 48esimo! La crisi è chiaramente una menzogna dei comunisti. Ti chiedo il voto per altri 5 anni, cosìcchè potremo dire che un italiano è tra i 10 uomini più ricchi del mondo.
Silvio Berlusconi

domenica 23 marzo 2008

BUONA PASQUA

“Metti un treno di mezzanotte che ci porta lontano, in un paese civile. Un’aria leggera dal finestrino aperto.”
METTI che in quel treno ci mettiamo qualcun altro visto che questo PAESE è nostro.
Metti che la gente VIRTUALE si organizzi per diventare REALE.
METTI che la GENTE si scambi le MAIL.
METTI che la GENTE poi comunichi con SKYPE.
METTI che poi ci si incontri DAVANTI AD UN CAFFE’.
METTI che la PIAZZA diventi un punto d’incontro.
METTI che L’incontro diventino IDEE.
METTI CHE CON LE IDEE , GIOVANI E PROFUMATE, MA SOPRATTUTTO ONESTE SI POSSA DAVVERO CAMBIARE QUALCOSA
A QUEL PUNTO …………………IL TRENO DI MEZZANOTTE AVREBBE DESTINAZIONE ITALIA E NON PARTENZA
Destinazione per quella gente che è dovuta andare via e che andrà via se le cose non CAMBIERANNO.
SERENITA’, PACE , AMORE!
BUONA PASQUA A TUTTI

sabato 22 marzo 2008

PARTECIPAZIONE

by Massimo Mazzucco
Da una parte i politici lamentano uno “scollamento” sempre crescente fra cittadino e istituzioni, dall’altra gli uomini della sinistra si affannano attorno al nuovo nome - Veltroni – come se fosse giunto il salvatore da una lontana galassia di esseri superiori. Dimostrando, in questo modo, di non aver capito assolutamente nulla del malcontento popolare, nè della situazione in generale.
Quando un sistema chiuso si trova in difficoltà con l’esterno, non può illudersi di risolvere la situazione lavorando al proprio interno. La cosa dovrebbe essere evidente per chiunque, e invece Bertinotti ci fa sapere, riferendosi al nuovo PD, che “l’incarico di Veltroni è quello di definire il suo partito”.
E da Bucarest Veltroni annuncia: “Cercherò di fornire una 'visione' su ciò che deve essere il Paese. Un tema che mi appassiona da anni". Peccato che poco prima avesse detto “Non mi pare sia tempo di sogni, non sono sufficienti, bisogna puntare a delle risposte”.
Dovremmo quindi aspettarci da Veltroni una “visione” che non sia però un sogno, ma una risposta. Ovvero, parole. Le solite parole vuote, rimesse eternamente in circolo come un ventilatore che muova stancamente l’aria viziata in un ambiente chiuso: per chi entra da fuori, i miasmi sono sempre gli stessi.
Abbiamo una intera popolazione che ormai, dopo l’uno-due Berlusconi-Prodi, in cui non è cambiato assolutamente nulla, ha finalmente mangiato la foglia, e loro si preoccupano di “ridefinire il partito”.
L’unica fortuna che hanno i politici oggi è che la gente ancora non si è accorta della cosa più importante: senza il voto del cittadino, Veltroni non è nessuno. Non esiste.
Prodi, Berlusconi, Mastella, Rutelli, Follini, Di Pietro, sono solo delle sequenza casuali di lettere dell’alfabeto, ed “esistono”, a livello politico, solo perchè qualcuno li ha votati. Ma sono in realtà anime vuote, manichini senza voce e senza forza, che diventano vivi solo nel momento in cui le schede elettorali iniziano a cascare nelle urne.
Solo con “un voto più di Rutelli”, D’Alema può dire di essere qualcuno. Altrimenti non esiste. E se ambedue restassero a zero, nel mondo reale non esisterebbe nessuno dei due.
Li creiamo noi, e nemmeno ce ne accorgiamo. Senza volerlo, mossi da un’abitudine ormai centenaria, gli italiani vanno “automaticamente” alle urne, perchè chiamati a scegliere i loro preferiti fra una gamma di candidati. Solo nel momento in cui il cittadino capirà che può ribaltare in qualunque momento questo meccanismo – che può essere lui a stilare le sue “liste”, fatte di richieste precise e non di “nomi” qualunque, e che devono poi essere quei nomi ad adeguarsi alle sue richieste, se vogliono davvero governare, si accorgeranno di essere stati seduti per anni su una poltrona inesistente, illusoria, fatta della stessa materia sottile con cui fino ad oggi si è coltivato nel popolo un’illusione di democrazia totalmente distorta e artificiale.

giovedì 20 marzo 2008

SEMBRA L'INIZIO DELLA FINE

dal Blog di Mastella
19 feb. (Adnkronos) - "Chi ha detto che voglio candidare mia moglie? Non la candido, se andiamo assieme agli altro no, lo ha dichiarato anche mia moglie. Sono cattiverie che vengono messe sul mercato della politica per alimentare l'idea di un partito familista", ha aggiunto il leader dell'Udeur smentendo anche le candidature di altri parenti.
12 Mar. (Il Mattino) - [intervista a Mauro Fabris, ex deputato della Cosa Marrone ed ex fedelissimo di Mastella] Cosa prevedeva l’accordo con Berlusconi? «Dieci deputati e un impegno a sostenere i gruppi dell’Udeur. Firmato, però, prima dell’annuncio del partito unico». Si è svolta poi una trattativa tra lei, Letta e Brancher. «Il 29 febbraio le trattative prevedevano ancora 10 posti nel Pdl, scesi poi a sei. Si va avanti per tutta la settimana e s’interrompe tutto giovedì notte perché Mastella avanza richieste inaccettabili» Quali? «Inserire in lista la moglie Sandra o il figlio, per forza uno dei due. Ovviamente, ci rispondono picche e Mastella manda tutti a quel paese lasciandoci letteralmente a piedi».
E non bastavano le guerre «familiari» con il cognato Pasqualino Giuditta che accusa la moglie sandra Lonardo. Ora ci si mettono anche i suoi dirigenti (quelli rimasti nel partito) a rendergli la vita difficle e a chiedergli le dimissioni.
E' la prima volta che a Mastella qualcuno chiede le dimissioni dal «suo» partito. A prentendere che faccia un passo indietro sono l'ex vicesegretario, il sassarese Antonio Satta, e l'ex capogruppo alla Camera, il veneto Mauro Fabris. «Ora che tutto si è concluso, con la presentazione delle liste dei candidati per le prossime elezioni politiche, tutti nell'Udeur si aspettano che Mastella compia l'alto, responsabile gesto di rassegnare le proprie irrevocabili dimissioni dalla carica di segretario nazionale del partito, prendendo atto del fallimento totale della sua gestione, che ha portato alla cancellazione dalla scena politica nazionale di una realtà che andava ben oltre la sua famiglia», afferma Antonio Satta. «Il vero problema della "nave" Udeur non è mai stato l'equipaggio, la cosiddetta "ciurma", che è stato sempre all'altezza del suo compito, ma il comandante, che si deve dimettere senza indugi, pena l'affondamento, senza alcuna possibilità di recupero».
Mastella è, quindi, finito sotto processo. Una resa dei conti, attesa e inevitabile, che ha un obiettivo ben concreto: l'eredità finanziaria del partito. Ovvero: il finanziamento pubblico garantito fino al 2011 (grazie ai rimborsi elettorali), i soldi della cooperativa «Il Campanile» che edita il giornale e la rispettiva sede. Satta chiede agli organismo competenti di «vigilare sull'eventuale uso privatistico di tante risorse pubbliche». Sulla stessa linea anche Fabris che chiede all'ex Guardasigilli una «autocritica». «Il risultato finale parla chiaro - osserva Fabris - oggettivamente è come viene enunciato da Satta: è un disastro che non ha precedenti nella politica mondiale».
Ma la risposta di Mastella è dura e immediata: Satta ha abbandonato l'Udeur e, quindi, non può intervenire nella vita interna del partito, pretendendo le dimissioni di Mastella. «Quelli che con le loro scelte si sono messi automaticamente fuori dal partito - sottolinea la nota della segretaria del Campanile, quindi ispiraata da Mastella in persona - non possono chiedere nulla. Sono fuori e restano fuori. E' il caso dell'onorevole Antonio Satta e di tanti altri. Quanto al finanziamento pubblico - prosegue l'Udeur - Satta stia tranquillo: verrà utilizzato alla luce del sole, secondo le disposizioni di legge, per ricostruire il Partito dalle fondamenta, con persone che nel Partito credono: sia nei momenti buoni, sia in quelli di difficoltà». Ma Satta controreplica: «Le mie dimissioni presentate nella settimana scorsa hanno riguardato solo ed esclusivamente l'incarico di vice segretario nazionale. Resto, invece, regolarmente iscritto a questo partito, nonostante tutto».
Non è detto che che presto non si debba leggere cose simili dei partiti rimasti.
Come sapete, è notizia di oggi (AGCOM, ore 16,48) che tra i privilegiati correntisti di Valduz (detto in parole povere, tra gli evasori fiscali più sfacciati) ricorrono i nomi di Tremonti, Santanchè e Bertinotti: speriamo che i loro partiti facciano presto la stessa fine dell'udeur.

martedì 18 marzo 2008

LUIGI EiNAUDI

[…]
Chi propugna l’idea dell’albo [dei giornalisti] in realtà vuole conseguire un fine tutto diverso. Creare un corpo, chiuso od aperto, in cui vi siano giudici e giudicabili, in cui vi siano giornalisti i quali si pronunciano sulla dignità od indegnità civile politica o morale di altri giornalisti. Qui il discorso è diverso; ma qui occorre porre ben chiaro un principio, il quale non può essere violato senza offendere i diritti essenziali della persona umana. […]
Giudice della dignità o indegnità del giornalista non può essere il giornalista, neppure se eletto membro del consiglio dell’ordine od altrimenti chiamato a dar sentenza sui colleghi. In una professione nella quale tutti, tutti gli uomini viventi senza eccezione alcuna, possono essere chiamati a far parte per un’ora o per un anno o per tutta la vita […] che cosa significa un tribunale di pari? Null’altro che uno strumento fazioso per impedire agli avversari, agli antipatici, ai giovani, agli sconosciuti l’espressione libera del pensiero; null’altro che un mezzo per ripetere, forse inconsapevolmente, l’eterno tentativo di limitare il numero degli iscritti alla professione nell’ingenua persuasione che ciò valga a dar più lavoro agli arrivati, idea falsa sempre in ogni campo e falsissima nella stampa quotidiana, dove l’idea crea i lettori, dove i lettori non sono una quantità fissa, ma variabilissima, che cresce o scema a seconda di chi parla ai lettori.[…]
L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non dovrebbe avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti.
Luigi Einaudi, “Albi di giornalisti” in: “Il Risorgimento liberale”, 12 dicembre 1945, in: L. Einaudi, Il Buongoverno, Laterza, Bari, 1955, pp. 595-597.

domenica 16 marzo 2008

L'ASSEGNO DI REINSERIMENTO

di Franco Ruggeri

Lo chiamano assegno di reinserimento nella vita sociale, o anche assegno di solidarietà di fine mandato. E a pagarlo è lo Stato, attraverso le nostre imposte. A prima vista niente di strano, se a beneficiarne fosse un gruppo di disadattati o ex tossici appena dimessi da una comunità di recupero.
Ma in questo caso a godere dell’assistenza pubblica sono i super privilegiati parlamentari della Casta. O meglio tutti quelli che non sono stati (o non si sono) ricandidati, o che pur ricandidandosi alle prossime elezioni non verranno rieletti.
A loro - nonostante il reddito extra parlamentare, da quando mettono piede nell’emiciclo, cresca del 51% - spetterà una somma pari all’80% dello stipendio mensile lordo da deputato o senatore, moltiplicata per gli anni consecutivi passati in Parlamento. A decorrere dall’inizio del primo mandato. Ossia 9.362 euro per ogni anno tra gli scranni di Montecitorio e 9.604 per Palazzo Madama (ottenuti cumulando il 6,7% di ciascuna delle 12 indennità mensili). Dunque per due soli anni di servizio, ai parlamentari "trombati" che han debuttato sotto l’attuale governo, verrà corrisposta un’indennità da 18.725 o 19.209 curo.
Tuttavia molti di coloro che non torneranno in Parlamento vi sedevano da numerose legislature, e dunque l’aiutino per "reinserirsi" somiglia qui a un temo al lotto. Ad esempio su uno come Mastella, che lasciasse la Camera dopo 32 anni filati, pioverebbero 300.000 euro. Inutile dire che questo ennesimo sperpero farà schizzare il budget dei palazzi del potere. Alla voce assegno di fine mandato, nel bilancio 2008 il collegio dei questori ha preventivato 8.5 milioni di spese straordinarie solo per il Senato. E il totale delle Camere sfiorerà i 25-30 milioni, considerato il forte ricambio generazionale nelle candidature, per effetto di quote rosa, tetto dei due mandati, stop agli indagati e fine delle grandi alleanze. Vanificando l’auspicato contenimento dei costi della politica.
Gli estremi per gridare allo scandalo ci sono tutti. Vedere i politici usufruire dell’assistenza sociale per reintegrarsi nella società civile una volta lasciata Roma è a dir poco una beffa. Che si rinnova a ogni tornata elettorale, perché la buonauscita non è una tantum. Prendete Veltroni. Nel 2001, dopo 14 anni, scelse di non ricandidarsi alla Camera. Lo attendeva la poltrona da sindaco della Capitale, non il marciapiede. E nel frattempo era divenuto parlamentare europeo. Eppure l’ufficio competenze di Montecitorio calcolò che per rendergli meno traumatico l’insediamento in Campidoglio gli sarebbero spettati 234 milioni di lire. Pur sempre una mancia, paragonati ai 439 milioni del record di Forlani. Ma niente paura, ancora pochi giorni e l’assegno del segretario Pd ricomincerà a lievitare per altri 5 anni. Al pari di quello di De Mita, che durante un raro Aventino ritirò i primi 378 milioni di lire. Mentre a passare alla cassa saranno ora i nuovi esclusi dal seggio, per scelta o necessità: Prodi, Diliberto, Biondi, Del Pennino, Caldarola, D’Elia, Mele ecc. Una marea umana, visto che il solo Pd non ricandiderà più 134 eletti con l’Ulivo.
Forse agli albori della Repubblica una simile misura di sostegno avrebbe avuto ancora un senso, per consentire di buttarsi nell’agone elettorale ai meno abbienti. Allora però, i nostri rappresentanti percepivano compensi irrisori rispetto agli odierni 16.000 euro mensili spese incluse. Senza contare benefit, diarie, sconti, rimborsi e vitalizi, aggiuntisi nel tempo.
Tanto da rendere il mestiere del parlamentare un’alternativa al nababbo. Inoltre in Italia la legge non vieta a onorevoli e senatori di svolgere attività esterne dopo l’elezione. Né esiste un tetto sui redditi da esse ricavati (in Usa è di 13.000 euro annui).
Accade così che il reddito medio extra parlamentare ammonti a 61.000 euro, e il 16% degli onorevoli guadagni da fonti esterne più di 100.000 euro l’anno, il 6% più di 200.000, e l’ l % più di 1 milione. Fra i due poli H 64.5% di chi viene eletto è composto da avvocati, imprenditori e professionisti. I quali conservano un reddito medio esterno di 113.500 euro, 106.600 e più di 100.000 a testa. Anzi, proprio grazie all’ingresso in Parlamento (e alle laute occasioni che ne derivano) il reddito extra nel primo anno sale in media per tutti del 51%, autonomi o statali che siano: + 73% per gli avvocati, +80 per i professionisti, +102 per gli imprenditori, + 127 peri magistrati. Perfino dopo 6 anni consecutivi di mandato, il reddito complessivo si mantiene più alto dell’originario: del 60% per gli imprenditori, del27 e 22 per avvocati e professionisti. Le cifre le hanno estrapolate dai dati delle legislature XIII e XIV gli economisti Gagliarducci, Nannicini e Naticchioni. Calcolando che all’aumentare delle entrate extra corrisponde un maggior assenteismo in aula.
Il fatto poi che da orfani della politica si finisca dritti al collocamento, è tesi ardua da dimostrare. Ma quando mai: in Italia un posticino in un consiglio d’amministrazione, ente o consorzio, non si rifiuta a nessuno. Tra colleghi della stessa Casta negarsi una mano non sarebbe etico. Sarà anche per questo che l’ufficio di presidenza delle Camere, in vista del voto di aprile, avrebbe (condizionale d’obbligo) valutato un’interpretazione elastica della regola dei 2 anni e 6 mesi di mandato, così da trasformare pure l’assegno di reinserimento in triennale. Lo ha ipotizzato il vicepresidente del senato Calderoli, non un passante. Facendo crescere irrefrenabile la nostalgia per lo Statuto Albertino. Che al mitico art. 50 recitava: «Le funzioni di senatore o deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione o indennità». Bei tempi.

venerdì 14 marzo 2008

IL SORTEGGIUM

dal blog di Beppe Grillo
Guardo da tempo la politica italiana e i suoi attori con l'occhio dell'entomologo. Osservo cioè in modo asettico il comportamento dello sciame politico e dei suoi confusi movimenti.
Osservare le termiti però è più appassionante. Infatti apparentemente lo sciame di termiti si muove in modo piuttosto disordinato e caotico, ma in quel grande caos riesce a costruire un robusto termitaio.
Da tempo poi la politica di centro destra e quella di centro sinistra hanno differenze evanescenti e quindi non ha nessun senso sperperare fiumi di denaro e impegnare migliaia di persone per organizzare le elezioni.
Il modello elettivo che propongo io quindi è il "sorteggium". Ovvero: per contenere i costi della politica si stabilisce che un ministro guadagna 6000 euro al mese (+ 13a, TFR, Ferie, alloggetto gratis a Roma, abbonamento gratis all'ATAC) e un parlamentare 4500 euro al mese (+ 13a, TFR, Ferie, alloggetto gratis a Roma, abbonamento gratis all'ATAC).
I Ministri guadagnano di più perché per incontri ufficiali devono essere vestiti bene. Ogni 4 o 5 anni i cittadini italiani che lo desiderano attraverso un portale internet indicano la loro disponibilità a fare i parlamentari e allegano un loro programma. Il giorno delle elezioni si sorteggiano con il computer i nomi di 600 nomi dei parlamentari in carica per i successivi 4 o 5 anni.
Queste persone vengono quindi insediate, in modo assolutamente casuale, in parte a Montecitorio e in parte a Palazzo Madama e il loro primo atto formale è il sorteggio dei Ministri. A questo punto si devono definire la maggioranza e la minoranza. Si sorteggiano quindi il 60% dei presenti e si associano alla maggioranza, i rimanenti fanno la minoranza. A questo punto la maggioranza deve governare e quindi deve trovare un accordo al suo interno per stabilire le priorità di intervento.
Naturalmente sarà difficile trovare subito una sintonia e si comincerà quindi a discutere, magari animatamente e forse fino a insanabili litigi che bloccheranno i lavori parlamentari. Esattamente come adesso, ma spendendo molti meno quattrini che possono essere usati per attività sociali, per opere pubbliche utili, per risanare il bilancio dello stato, eliminando le collusioni tra mafia e politica.
Insomma un bel vantaggio per tutti.

martedì 11 marzo 2008

UN PAESE IN VIA DI ESTINZIONE

In Campania è scoppiata una bomba ecologica..
oltre alla monnezza che pervade le strade, l'aspetto più sconcertante riguarda i terreni.
Ci sono tassi di diossina 10000 volte superiori ai parametri previsti da legge. Ogni giorno vengono abbattuti capi di bestiame, In alcuni paesi dell'hinterland napoletano negli ultimi 12 mesi ci sono stati incrementi di neoplasie pari al 400%.
Tutti sono colpevoli, da destra a sinistra, e noi stiamo ancora aspettando che Veltrusconi costringa alle dimissioni Bassolino?
Stiamo di fronte ad una calamità non naturale, ma causata volutamente dal soddisfacimento di interessi politico-elettorali, camorristico-clientelari, economico-fnanziari.
Oggi è capitato in Campania: e domani?
Immaginatevi tra qualche mese cosa succederà in Sicilia con il triumvirato Cuffaro-Lombardo-Miccichè, quanto di peggio quella regione abbia espresso nei sessant'anni di storia repubblicana!
Per cambiare le carte in tavola, oltre al mazzo, devono cambiare i giocatori.
Berlusconi dice bestialità perchè ha il consenso di gente che pensa e crede in quell'imbonitore: Stesso identico discorso vale per Veltroni.
Questo il loro gioco, in barba alla gente. Discutono sulle grandi opere, sui grandi corridoi di comunicazione, sulle nuove basi Nato, sull'ammodernamento della rete autostradale, sulla digitalizzazione della giustizia.
Come se tutto questo, se realizzato, potesse farci salire la china.
L'Italia non si rialzerà fino a quando gli Italiani non se ne renderanno conto, ed infatti le prospettive di cambiamento(e di miglioramento) sono uguali a zero.
Se andremo a votare con una legge elettorale che punisce il popolo e uccide la democrazia significherà che probabilmente meritiamo le disgrazie presenti e future.
Chissà tra qualche anno cosa diremo ai nostri figli e, ancor più, cosa ci diranno loro!