giovedì 25 settembre 2008

ROBIN BUSH

di Paolo Cacciari
Ho l’impressione che la casta degli oligarchi, la nuova e’lite di «mega-ricchi» - come li definisce Herve’ Kempf – che governa l’economia mondiale abbia messo a segno il piu’ grande colpo della storia. Un colossale flusso di denaro, 1.000 miliardi di dollari, transitera’ dalle casse delle banche centrali americane ed europee – cioe’ dalle riserve statali accumulate con i proventi fiscali dei cittadini - ai portafogli dei grandi investitori finanziari. In realta’ i mutui degli americani poveri non c’entrano nulla. Pensate a quale piano planetario di edilizia economica e popolare si sarebbe potuto realizzare con solo una parte delle somme sborsate! I mutui sono stati il veicolo con cui creare ad arte una esposizione debitoria inesigibile - drogando i prezzi di mercato degli immobili e, di conseguenza, sopravalutando i titoli ipotecari nelle mani degli istituti di intermediazione. Un gioco da ragazzi, una «shock economy», direbbe Naomi Klein, pianificata e provocata dalle stesse autorita’ monetarie «regolatrici » dei mercati e dalle agenzie di rating e di controllo. Basta seguire i movimenti di quel Alan Greenspan, gia’ presidente della Federal Reserv, ritenuto l’inventore della linea dei «consumi in deficit» e accostato dal nostro Tremonti a Bid Laden come principale nemico dell’America, che e’ ora il consulente del piu’ grande Hedge Fund (lo Jp Morgan) che sta comprando le banche in fallimento. Ovviamente, con il sostegno in denaro della stessa Federal Reserv. Insomma, ci stanno turlupinando. Oggetto degli spettacolari salvataggi con i nostri soldi non sono ne’ i mutui dei «poveri» americani, ne’ le «generose» banche di intermediazione che li hanno concessi, ne’ le «sprovvedute» societa’ di assicurazione che hanno stipulato polizze contro le bancarotte. Temo che i veri beneficiari, in ultima istanza, siano coloro che hanno preso nel loro portafoglio i «titoli spazzatura» e che pretendono comunque gli interessi e le rendite pattuite. Sono i grandi investitori istituzionali, i fondi pensione, le fondazioni, i fondi sovrani dei paesi orientali, gli sceicchi del petrolio… tutti coloro, insomma, che stanno finanziando gli investimenti produttivi, industriali, infrastrutturali, militari negli Stati Uniti. E non possono fallire perche’ lascerebbero a secco «la piu’ grande economia del mondo», la nostra protettrice e il nostro faro di civilta’. La crisi finanziaria in corso non e’ altro che un giro tortuoso per saldare una tranche dei loro crediti. Sono sicuro che i maghi della finanza creativa (la «setta degli avidi » che dirigono il tavolo da gioco degli hedge fund) stanno gia’ studiando quale dovra’ essere la prossima «bolla speculativa» da gonfiare e far saltare – assieme alle casse degli stati – al momento buono. Il dubbio che mi tormenta e’ che a sinistra si creda ancora nella «patologia» della crisi, come eccesso speculativo dell’arciliberismo, e non si veda invece nella «sequenza delle crisi» (come ci dice cinicamente Cipolletta) la patologia del turbocapitalismo, insaziabile divoratore di risorse e di umanita’.

lunedì 15 settembre 2008

COME CI VEDONO GLI ALTRI

di Petra Reski

In quell’estate in cui mi innamorai di quell’Italiano, si raccontava sulle spiagge italiane delle frodi di Bettino Craxi e io pensavo: strano paese, dove anche i bagnini sanno che il capo del partito socialista ruba! Era l’estate del 1989, e io stavo sdraiata sul lettino ad ascoltare il bagnino, che imperturbabile ragionava dei metodi illegali dei socialisti e democristiani di finanziamento al partito, di abuso di potere, di corruzione, di implicazioni con la mafia e complotti di morte, il tutto mentre organizzava il torneo di bocce.Sempre lo stesso anno andai per la prima volta come giornalista in Sicilia. Là conobbi il poliziotto che aveva scoperto la Pizza-Connection, il commercio di eroina tra la Sicilia ed il nord America. Era scortato da due guardie del corpo e guidava una limousine blindata e mi ricordo ancora cosa pensai: che paese originale! dove i poliziotti devono essere scortati!Il ministero degli interni gli aveva intimato di lasciare la Sicilia perchè la sua incolumità non poteva essere più garantita. Al suo rifiuto fu trasferito d’ufficio a Palermo. Lo trovai bizzarro, che in Italia si penalizzasse un poliziotto che aveva raggiunto dei successi e pensai che questo sarebbe appartenuto presto al passato. Dopotutto eravamo, in quell’estate dell’89, spaventosamente fiduciosi nel futuro: soffiava un vento positivo, un incitamento a mettersi in marcia, finalmente si sentiva che il mondo si muoveva. All’est si sbriciolava il cemento e i giornalisti erano convinti che anche in Italia stessero vacillando le fondamenta sui cui la mafia, i democristiani e i socialisti corrotti avevano basato il loro sistema di potere.Forza Italia! Mi dissi io. L’italiano al mio fianco rimase però scettico.Solo due anni più tardi mi sono arresa alla tedesca nostalgia dell’Italia e mi sono trasferita dall’italiano al mio fianco, nel paese del Viaggio in Italia “in cui tutti a modo loro non lavorano, non solo per vivere, ma per godere e che vogliono essere felici di vivere anche sul lavoro”, nel paese dell’anticiclone delle Azzorre e degli intrepidi pubblici ministero. A Milano era stato appena scoperto uno scandalo per corruzione per cui in televisione le trasmissioni più seguite erano diventati i collegamenti dal Palazzo di Giustizia di Milano. E a Palermo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano riusciti per la prima volta nella storia della giustizia italiana di portate a conclusione, attraverso tutti e tre gli stadi del giudizio, un processo contro la Mafia, senza che la Mafia riuscisse ad intervenire per “rimettere tutto al suo posto”. E anche dopo la morte di tutti e due i PM non c’era comunque alcun dubbio che l’Italia non si trovasse sul punto di svolta morale e non volesse più stare al gioco della Mafia e di una classe politica corrotta: nel 1993 fu citato in giudizio Giulio Andreotti, 7 volte presidente del consiglio, per concorso in associazione mafiosa (appoggio alla mafia).La storia gridava: avanti! Pensavo. Solo l’italiano al mio fianco restava scettico. Qui regna la chiesa cattolica da 2000 anni, diceva lui, abbiamo il Papa in casa nostra! Non dimenticare che il cattolicesimo non è più religione di stato solo dal 1984! La mafia e la chiesa non permetteranno mai che in Italia cambi qualcosa! Non siamo in Germania qui! non essere ingenua!Io ritenevo ancora la chiesa un affare privato e la mafia un fenomeno artificiale creato dagli uomini. Come tale ha avuto un inizio così come avrà una fine, aveva detto Giovanni Falcone, e perché non sarebbe dovuto essere così anche per le altre cose in Italia? Ho cominciato a farmi prendere dai dubbi quando la critica sul cosiddetto “terrore morale” dei giudici crebbe sempre di più. Niente è più proibito in Italia come il giustizialismo: non siamo tutti in qualche modo peccatori davanti a Dio? Gli italiani smisero di lanciare monetine ai politici. E votarono Berlusconi. Colui che salì al potere portava scarpe con i tacchi alti, aveva fondato un partito casareccio e si faceva riprendere da telecamere coperte da collant per apparire con un aspetto più fresco e giovanile. I redattori tedeschi mi chiamarono preoccupati e chiesero cosa stava succedendo all’Italia. Citai in risposta, il giornalista italiano Indro Montanelli: “per immunizzarsi contro Berlusconi, gli italiani devono solo eleggerlo una volta”. Non avremmo potuto immaginare che gli italiani fino ad adesso si facessero vaccinare tre volte senza successo. Berlusconi dev’essere più o meno come il virus Ebola, disse lo scrittore Roberto Alajmo.Dopo la seconda elezione di Berlusconi lo sconcerto si era già ridotto, alla terza nessuno dei miei colleghi tedeschi mi ha chiesto qualcosa. Berlusconi era diventato come un reumatismo cronico, qualcosa come la mafia, di cui in Germania non si riesce a capire come non se ne possa venire a capo. I colleghi tedeschi cominciarono a scrivere i necrologi per l’Italia, paese che già Pasolini aveva compianto: “io purtroppo ho amato gli italiani: non solo per le forme del potere (e quindi anche per l’opposizione titubante), ma soprattutto per costumi popolari e organizzazioni umanitarie. È stato un vero e proprio amore radicato nella mia esistenza. Ho sentito quindi con tutti i miei sensi come i comportamenti forzati del consumismo hanno trasformato, plasmato e irrimediabilmente ridotto le qualità del popolo italiano”.Per i corrispondenti esteri la rielezione di Berlusconi è stato un colpo di fortuna, perché sotto il governo Prodi era ancora più difficile spiegare cosa non andasse in Italia. Prodi non era Berlusconi e questo portò in Germania alla conclusione “ la destra è cattiva e la sinistra è buona”. In questo schema però non si confà che persino il capo del partito comunista Massimo D’Alema collabori con Berlusconi e contribuisca praticamente ad abolire la legge sui teste principali della Mafia. Ancora più difficile è spiegare come il ministro della giustizia sotto il governo Prodi, Clemente Mastella, si sia adoperato personalmente perché venissero rimossi i pubblici ministero che dovessero indagare sui politici italiani. Al PM calabrese Luigi De Magistris fu tolto il caso perché si era permesso di indagare per appropriazione indebita di fondi comunitari, non solo amici diretti del ministro, ma anche addirittura lo stesso Prodi, che al momento ricopriva il ruolo di presidente della commissione europea. Poco dopo il ministro della giustizia Mastella dovette dimettersi perché accusato di abuso di potere e minacce e portò alla caduta del governo Prodi.Ma perché è sempre così in Italia? Chiedono i miei amici tedeschi, sogghignando (cosa che mi fa imbestialire), riferendosi alla formazione del 62esimo governo dalla fine della seconda guerra mondiale. Perché, diversamente da quel che si pensa in Germania, i 62 governi non sono per niente espressione della voluttuosità mediterranea, bensì un rituale per la casta politica al potere da 60 anni. Nella politica italiana non c’è un volto nuovo da 30 anni. Chi ce l’ha fatta ad entrare in parlamento, resta attaccato alla poltrona fino alla morte e Andreotti non morirà mai. Qui si riesce a far passare un uomo come il democratico di sinistra Walter Veltroni, che dagli anni 70 pratica la vita politica, come un volto nuovo. Perché in effetti lo è, un Newcomer, in confronto con il quasi 90enne Andreotti.Berlusconi ha ripreso il suo ruolo di pazzo sorridente, che governa un paese deriso, del quale alla fine all’estero interessa sapere solo dove sono le spiagge più belle, gli hotel più economici o il ristorante migliore. Perché dietro all’opera buffa si nasconde un paese impaurito ed indurito. Un paese da cui sono passati negli anni tutti i progressi culturali e scientifici, un paese che è governato da un cinico, accusato di frode fiscale, falso in bilancio, concorso in associazione mafiosa, corruzione di giudici, complicità in attentati- accuse che si sono concluse con assoluzioni, archiviazioni, a volte andate in prescrizione, assoluzioni per mancanza di prove o condanne salvate da successive amnistie. A questo cinico è riuscito da tempo anche imbrigliare l’opposizione di sinistra tanto che questa si mostra all’esterno battagliera come ai tempi della seconda rivoluzione industriale ma internamente è distrutta da crisi tanto da guadagnarsi il disprezzo degli elettori almeno quanto Berlusconi.Anch’io scrivo volentieri delle gaffe di Berlusconi. È divertente scrivere che ha nominato ministro delle pari opportunità una modella di nudo, così come spiegare come la sua coalizione di governo abbia proposto come primo provvedimento la restrizione delle intercettazioni telefoniche. Non si deve essere ascoltati quando di è sospettati di aver reso falsa testimonianza davanti a un magistrato. O quando si è sospettati di far parte di un’associazione criminale. Giornalisti che dovessero citare testi tratti dalle intercettazioni rischierebbero fino a tre anni di carcere. L’opposizione dice: niente. O comunque niente d’importante. E perché. I crimini, di cui si parla, sono i crimini dell’establishment. Di cui anche i politici della sinistra democratica fanno parte. Anche la prima proposta di legge del caduto governo Prodi riguardava la restrizione delle intercettazioni telefoniche. Solo che la legge non era mai promulgata.È più divertente scrivere del reimpianto di capelli di Berlusconi che di come la camorra gestisce la spazzatura di Napoli o di come fa l’andrangheta calabrese ad avere un giro d’affari di 44 miliardi di euro l’anno, pari al 3% del PIL italiano. O del fatto che a Napoli una pattuglia della polizia è intervenuta nel reparto ginecologico di un ospedale per impedire un’interruzione di gravidanza- perché la chiesa cattolica conduce in questi giorni una vera e propria crociata contro l’attuale legge sull’aborto. O di quanto spazio abbia dato il quotidiano liberale di sinistra La Repubblica ai cardinali e alle loro nebulose argomentazioni per la “protezione della vita”.Pure i fratellini spagnoli ora danno consigli.Nel frattempo l’italiano al mio fianco deve non deve solo subire l’onta di essere sconfitto nel calcio dai poveri, piccoli fratelli spagnoli ma anche che il presidente spagnolo Zapatero si metta a dar consigli, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, su come l’Italia potrebbe recuperare la sua arretratezza. Gli italiani guardano alla Spagna pieni di invidia, non solo per l’alto livello del PIL ma anche perché chiaramente gli spagnoli fanno tutto meglio. Zapatero ha più volte ripreso la sua battaglia contro la chiesa, una battaglia che Italia è considerata persa da sempre. Mentre Zapatero è riuscito a far approvare le unioni tra omosessuali e propone di rimuovere i simboli religiosi come la croce da tutti gli edifici pubblici, i politici italiani fanno la coda per poter baciare la mano al Papa.I miei colleghi tedeschi mi chiedono: come può essere che in Italia gli unici personaggi dell’opposizione da prendere sul serio siano un comico, un filosofo, un giornalista e un ex- magistrato? E io dico. L’italia è il paese nel cui parlamento siedono 70 pregiudicati. E anche un paese però dove milioni di italiani poi scendono per le strade per manifestare contro la presenza di questi pregiudicati nel palazzo del potere.Dal momento che sento che in questo momento storico non ci siano parole che possano descrivere i fatti, preferisco bilanciare. Anche perché io, a differenza dei miei colleghi di Feuilleton, non mi sono limitata a raccontare il drammatico rapporto di odio-amore tra la Germania e l’Italia, ma io l’Italiano al mio fianco l’ho sposato. 19 anni di turbolenta vita matrimoniale.

giovedì 11 settembre 2008

LA RIFORMA VIOLANTE-GHEDINI

di Giuseppe D'avanzo
Che cos'è un pubblico ministero senza polizia giudiziaria? Più o meno, niente. Un corpo senza braccia. Una toga nera che cammina. E allora se, nella scelta e nell'avvio dell'esercizio dell'azione penale, si toglie all'accusa la collaborazione della polizia; se si attribuiscono alla polizia i poteri che oggi sono del pubblico ministero (dalle notizie di reato alla direzione delle indagini), il gioco è fatto. Quel che oggi appare una faticosa (e ardua) ascesa alle vette di una riforma costituzionale diventa, più o meno, una quieta passeggiata in riva al mare. Un percorso legislativo ordinario e svelto che, senza troppo clamore e piazze Navona, altera gli equilibri costituzionali più di quanto possa fare una risicatissima riscrittura della Costituzione. La "riforma della giustizia" (o meglio lo scontro ideologico tra politica e magistratura) ha già un suo compromesso concreto, rapidamente realizzabile e già per buona parte condiviso. L'abolizione di qualche parola in due articoli del codice di procedura penale consente alla politica di ottenere, senza "guerre di religione", quel che dai tempi della Bicamerale è apparso alla politica una chimera: il controllo dell'azione penale e l'attenuazione dei poteri del pubblico ministero a vantaggio dell'esecutivo.
Come si sa, la riforma ha un'agenda autunnale già annunciata dal ministro della Giustizia Alfano: riforma del processo penale e civile e, poi, interventi costituzionali che muteranno il ruolo del Csm, l'obbligatorietà dell'azione penale, la separazione delle carriere. E' un'agenda, per la prima parte (riforma del processo) condivisa anche dall'opposizione che vuole rendere concreta la ragionevole durata del processo e più efficiente (finalmente efficiente) la macchina della giustizia. Ma, a saper ascoltare Luciano Violante e Niccolò Ghedini - le vere "teste d'uovo" protagoniste di questo minimalismo al tempo stesso riformista e rivoluzionario - è sufficiente già il riordino del processo penale per raccogliere qualche desideratissimo risultato. L'accordo non è segreto. Il compromesso è lì alla luce del sole e basta soltanto unire i punti per vederne il disegno.
Chiedono a Violante della separazione delle carriere (2 settembre, il Giornale). Curiosamente, prima di dirsi contrario alla separazione, Violante ragiona a lungo (in apparenza c'entra come il cavolo a merenda) sulla "confusione tra attività di polizia e attività del pm". Per concludere: "Il ruolo della polizia è stato schiacciato dal ruolo del pm. Bisogna tornare ai principi della Costituzione: la polizia da una parte e il pm dall'altra, ciascuno con proprie attribuzioni". E' una stravaganza il richiamo alla Carta. Come se le "attribuzioni" delle polizie fossero prescritte dalla Costituzione che, al contrario, all'articolo 109 recita: "L'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria".
A stretto giro (3 settembre, il Giornale), risponde a Violante Niccolò Ghedini. Tecnico sapientissimo, di fatto il Guardasigilli, scorge il varco. Dice: "Sono d'accordo sulla necessità di valorizzare il lavoro della polizia giudiziaria rendendolo più autonomo da quello del pm. L'accordo si può trovare in tempi brevi". Si può immaginare che l'avvocato e consigliere di Berlusconi sfoggi uno dei suoi sorrisi, quando si lancia nella difesa dell'obbligarietà dell'azione penale ("La manterrei"). Ghedini sa che, liberata la polizia giudiziaria dalla dipendenza al pm, non vale più la pena occuparsi dell'obbligatorietà dell'azione penale che sarebbe già fritta. Vediamo perché.
Oggi (art. 327 del codice di procedura penale) "il pubblico ministero dirige le indagini e dispone direttamente della polizia giudiziaria che, anche dopo la comunicazione della notizia di reato, continua a svolgere attività di propria iniziativa". Se si cancellano le parole in corsivo la norma diventa: "La polizia giudiziaria, anche dopo la comunicazione della notizia di reato, svolge attività di propria iniziativa".
Il pubblico ministero perde la direzione delle indagini mentre la polizia guadagna la sua libertà. Come chiunque comprende, la variazione non è neutra e senza conseguenze. Il pubblico ministero è indipendente dal potere politico e "soggetto soltanto alla legge", mentre il poliziotto è un funzionario dello Stato che risponde agli ordini di un ministro e alle scelte politiche del governo. Una seconda "correzione" accentua la discrezionalità della polizia e la distanza dal pm. Articolo 347 del codice di procedura di penale: "Acquisita la notizia di reato, la polizia giudiziaria, senza ritardo, riferisce al pubblico ministero". Se cade il corsivo ("Acquisita la notizia di reato, la polizia giudiziaria riferisce al pubblico ministero") l'intero gioco investigativo finisce nelle mani delle forze dell'ordine.
Lo scenario diventa questo. Le polizie raccolgono la notizia di reato; fanno i primi accertamenti; ne possono valutare protagonisti, modalità e conseguenze. Informare la catena gerarchica e il governo. Decidere quando e come informare il pubblico ministero. Non si può escludere che, nelle occasioni meno gradite o imbarazzanti per il potere politico o economico, la comunicazione possa avvenire fuori tempo massimo quando i buoi sono già scappati dalla stalla o quando diventa difficile raccogliere coerenti e tempestive fonti di prova per accertare reato e responsabilità. (Naturalmente sempre possono esserci pressioni sulla polizia giudiziaria per "aggiustare" le indagini, ma la dipendenza dal pubblico ministero protegge i funzionari dello Stato dalle gerarchie e dai governi). Come si può comprendere, grazie a poche parole soppresse in un codice, giustizia e processo muterebbero. Sarebbe il governo a decidere, attraverso le polizie, quale fenomeno criminale aggredire e quali affari penali indagare.
La separazione della polizia giudiziaria dal pubblico ministero risolve all'origine molte questioni cui la politica non ha trovato soluzione nel corso del tempo. L'obbligatorietà dell'azione penale sarebbe sterilizzata. Oggi nella disponibilità delle procure, l'inizio dell'azione penale viene consegnata al governo che può selezionare quando, come e contro chi esercitare l'azione, attraverso la notizia di reato raccolta dalla polizia giudiziaria e i tempi di comunicazione alle procure. L'indipendenza del pubblico ministero sarebbe marginalizzata. (...)

mercoledì 10 settembre 2008

I VOLTI NUOVI DELL'ALITALIA

I contribuenti italiani hanno il diritto di sapere la verita’.
La cordata preannunciata da Berlusconi in campagna elettorale dopo tanti mesi e’ finalmente realta’. Ecco un breve profilo di alcuni tra i “capitani coraggiosi” che piloteranno Alitalia fuori della crisi.
Roberto Colaninno
Da manager diventa imprenditore senza capitali. Conquista Telecom facendo debiti. Insieme a Gnutti e Consorte non hanno soldi necessari, ma agganci politici: le banche concedono mega prestiti milionari e con un sistema di scatole cinesi conquistano il 51% di Telecom. Hopa (controllata al 51% da Colaninno e Gnutti, con dentro Monte dei Paschi di Siena, Unipol e Fininvest, nel miglior spirito bipartisan) possiede il 56,6% di Bell (oscura societa’ con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo). Bell controlla il 1tre,9% di Olivetti, che possiede il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom. Praticamente Colaninno e soci controllano telecom detendone solo il 1,5%. C’e’ il dubbio che il controllo di Bell su Olivetti sia avvenuto per effetto di notizie risriservate di Colaninno (reato di incidere trading, che tuttavia la Consob non ha accertato). Il Financial Times parla di “rapina in pieno giorno”. Telecom viene gestita cosi’ bene che dopo due anni affoga nei debiti, ma Colaninno riesce a venderla a Tronchetti Provera (Pirelli) e a Benetton, con una plusvalenza di 1,5 miliardi di euro (praticamente esentasse). Naturalmente i veri sconfitti sono i piccoli azionisti della societa’. Nel 2005 la Consob lo condanna al pagamento di una sanzione per conflitto d’interessi.
Marco Tronchetti Provera
Subentra a Colaninno e lascia nel 2006 dopo aver causato danni disastrosi alla societa’ (il titolo crolla) ed ai piccoli azionisti. Certo anche lui come azionista ci rimette (circa 100 milioni di euro), ma ne incassa 295, tra stipendi e stock options.
Carlo Toto
Parte dall’azienda di famiglia, la Toto costruzioni, che sotto la sua guida di Carlo negli anni '60 non perde una commessa da amministrazioni pubbliche (come le Ferrovie) ed enti locali abruzzesi. Carlo Toto e’ di casa all'Anas e piano piano passa dai semplici rifacimenti stradali alla costruzione di ponti, gallerie e corsie. Tutto fila liscio fino al 1981, quando lo arrestano con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L'accusa per falso riguarda l'appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980). Nel 1988 arriva la condanna in appello con i benefici di legge. Patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggioNel giugno ‘94 compro’ il suo primo Boeing a un fallimento per quattro milioni di dollari. Anche grazie a quel Boeing, che poi fu rimesso a nuovo dalle officine Lufthansa, Toto fini’ per firmare un preziosissimo accordo di partnership - era il 2000 - con la compagnia tedesca. Al matrimonio con Lufthansa Toto portava una dote ricca: Air One aveva occupato sistematicamente tutte le rotte nazionali «trascurate» da Alitalia. Quando tuttavia Toto si propone come acquirente di Alitalia, le banche che avrebbero dovuto sborsare 2 miliardi di euro, manifestano scarsa fiducia nell’operazione. Vanta una grande amicizia con il segreterio generale della Cisl Bonanni, uno di quelli che ha detto "no" all'accordo con Air France.
Francesco Bellavista Calatagirone
Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla societa’ off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell' inchiesta sull' aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Bille’ (gia’ Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.
Gilberto Benetton
Partecipa con Tronchetti Provera all’operazione Telecom, acquistata da Colaninno. Nel 1999 acquista l’altra grande azienda pubblica privatizzata, cioe’ la societa’ Autostrade. Anche in questo caso l’operazione avviene attraverso il debito, che poi dovrebbe essere pagato dalla nuova “gallina dalle uova d’oro” (Autostrade appunto). Nel 2005 la societa’ insieme ad Argofin di Marcellino Gavio entra in Impregilo, alla vigilia della gara per il Ponte di Messina.
Marco Fossati
La Star e’ l’azienda storica della famiglia. La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la societa’ nei prossimi due anni migliorera’ fortemente. (Segue)
Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella societa’ di Mediaset. Per convincere Silvio B, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.
Marcellino Gavio
I suoi successi “autostradali” prendono le mosse dai rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco e’ stato imputato in processi per corruzione (e’ stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l'appalto per l'allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugio’ all'estero, a Montecarlo, fino al settembre '93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvo’ grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunardi ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impresilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina.
Salvatore Ligresti
Chiacchierato per i suoi presunti rapporti con la mafia, e’ finito in carcere per l'inchiesta "mani pulite" e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Speculatore su aree edificabili, di lui si sa che passava le mazzette direttamente a Craxi propria manu e che e’ stato piu’ volte salvato dalle grandi banche, prone la potere politico.Il suo ex rivale in affari B lo nomina nel luglio 2004 amministratore delegato della Rcs Media Group, che controlla il Corriere della Sera, guarda caso. Insieme a Gavio e Benetton e’ socio di Impresilo, coinvolta nella vicenda dell’appalto per il Ponte di Messina.
Salvatore Mancuso
Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Toto’ Cuffaro, ma viene sbattuto fuori dopo pochi mesi...

martedì 9 settembre 2008

I PROSSIMI CENTO GIORNI

Agli interventi che abbiamo trattato si aggiungono le nuove norme sull'accertamento con adesione per le imposte dirette e l'IVA, grazie alle quali vi sara’ un ulteriore dimezzamento delle penalità già fortemente scontate e la possibilità di pagare il dovuto a rate, rendendo trascurabile il rischio di essere sottoposti ad accertamento, e quindi incentivando l'evasione. Non e’ formalmente un condono, ma l'effetto sostanziale sara’ lo stesso.
E intanto non si affrontano i problemi seri delle retribuzioni dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati che dal 2001 al 2007 hanno perso il 50% del potere d’acquisto con tendenza al peggioramento, tenuto conto che i prezzi stanno lievitando senza alcun controllo. Gli ultimi dati parlano di 5 milioni di precari, 10 milioni nella fascia di poverta’ e altri 5 milioni ai limiti di essa e si allarga la forbice tra quel 10% di benestanti e l’ altro 90%.
Angiolino giustifica il braccialetto con l'espressione: “abbiamo troppi detenuti … ”, ma il numero dei detenuti dipende direttamente dal numero delle persone che violano la legge, non esiste ne’ il “troppi”, ne’ il “troppo pochi”; in un Paese dove, tra l’altro, per certi tipi di reati i livelli di impunita’ sono quasi al 90%.
La Gran Bretagna celebra ogni anno 300.000 processi e ha circa 60.000 detenuti. In Italia si celebrano circa 3 milioni di processi, dieci volte tanto, e abbiamo 60.000 detenuti, stessa cifra. Sono stupidi gli inglesi che hanno lo stesso numero di detenuti con un decimo dei nostri processi, o fessi noi che abbiamo il decuplo dei processi e lo stesso numero di detenuti?
Abbiamo pochi posti e si dovrebbero costruire nuove carceri, questa è la verità: tutti ne parlano, nessuno le costruisce.
Il braccialetto era un'invenzione del ministro Bianco che nel 2000 l'aveva gia’ sperimentata, poi il ministro Castelli iniziò una geniale sperimentazione del braccialetto, nel 2003. Nel 2005 aveva già finito la sperimentazione, naufragata perchè avevano testato 400 braccialetti, convenzionati con la Telecom, costata allo Stato italiano undici milioni di euro.
Quattrocento braccialetti provati su tre detenuti: uno al polso, due alle caviglie. Il primo e’ subito evaso, non si è saputo dov'è andato, ed è evaso col suo braccialetto perchè quelli applicati finora non hanno nemmeno il collegamento satellitare, ma sono controllati da una centralina collegata al telefono in casa della persona agli arresti domiciliari.
Espulsione: perche’ tenere in carceri italiane detenuti stranieri che delinquono?
Per espellere un extracomunitario si dovrebbero pagare le spese del viaggio aereo e, ammesso che lo Stato che riceve il detenuto lo accetti (il che non capita quasi mai, trattandosi di straniero privo di documenti), esso chiederà all'Italia il costo del mantenimento del detenuto nel suo carcere. Allora che messaggio manda il governo della sicurezza agli extracomunitari che delinquono: accomodatevi pure in Italia, commettete tutti i reati che vi pare che prima o poi vi espelliamo!
Questa non e’ certo sicurezza, sicurezza significa che se violi le leggi del paese sarai arrestato e pagherai la giusta pena, ma per fare questo dovremmo diventare un Paese serio governato da gente seria.

I PRIMI CENTO GIORNI (3)

17) Ampia facolta’ ai concessionari di autostrade di aumentare i pedaggi.
Dai primi di luglio scatta un aumento con punte che arrivano anche al 10%.(L'Antitrust scende in campo per criticare la nuova convenzione di Autostrade nella parte che riguarda l'adeguamento delle tariffe e per l'assegnazione, senza gara, di nuove tratte. Per il Garante della concorrenza le nuove regole decise con un decreto legge danneggiano i consumatori e sono distorsive della concorrenza. La nuova convenzione prevede un adeguamento annuale delle tariffe di pedaggio, per tutta la durata della convenzione e cioe’ per 30 anni (dal 1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2038), pari al 70% del tasso di inflazione effettiva rilevato dall'Istat.) Dai primi luglio gia’ ci sono stati aumenti di tariffe.
18) Sempre dal Ministro Tremonti, un altro regalo da Robin Hood alla rovescia, e’ stato previsto il tetto d’inflazione programmata all’ 1,7% per il primo anno e addirittura l’1,5% per i successivi mentre quello reale si aggira intorno al 4% e quello percepito all’8%. In questo modo ai lavoratori dipendenti e pensionati viene fatto un altro scippo ai gia’ magri redditi mentre alle imprese un altro regalo dopo quello fatto dal governo Prodi che con il cuneo fiscale,la diminuzione di 5,5 punti di IRES e di 0,35 IRAP ha regalato ad esse circa 12 miliardi di euro.
19) Tagliati i fondi per gli insegnanti di sostegno per handicappati per cui tanti di essi non potranno frequentare la scuola...
20) Innalzamento del tetto degli assegni da 5000 euro (entrato in vigore dal 1 aprile 2008) a 12.500 euro per aiutare gli evasori-elettori del PDL….
21) Duro colpo ai precari che lo resteranno a vita e varata una legge incostituzionale che prevede solo una multa a sanatoria a chiusura di tutti i giudizi in corso.
22) Social card ( 3-400 euro l’anno) per avere il marchio di poveri DOC.
23) Riforma radicale della giustizia. Dopo il Lodo Alfano chissa’ quale coniglio tirerà fuori dal cappello Angelino Jolie.
24) Decapitati i vertici delle agenzie delle entrate e chiusura uffici alta commissione contro la corruzione, un altro aiuto agli evasori ed ai corruttori.
25) Tolto il tetto massimo di 289 euro per gli stipendi d’ oro dei manager e degli alti burocrati.
26) Il ministro Alfano vuole prendere la misura dell’ introduzione del braccialetto elettronico che precedentemente e’ stato provato disastrosamente su 400 detenuti con un costo di 10.000.000 euro a favore della Telecom ed a spese dei contribuenti.

I PRIMI CENTO GIORNI (2)

7) Mutui a tasso variabile.
Una balla colossale: “Il governo ha sbandierato un accordo che prevede un risparmio pari a circa 850 euro l`anno per circa 1 milione e 250 mila famiglie, peccato che la notizia sia falsa”, dice l`Aduc. In finanziaria 2008 erano previsti 20 milioni di euro di aiuto alle famiglie e non si sa Tremonti dove li ha fatti confluire mentre si e’ inventato questo marchingegno (voluto dalle banche a rischio fallimento per troppi mutui immobiliari) che di fatto allunga solo il tempo del mutuo. In poche parole quello che non pagano subito si tramuta in un ulteriore prestito fatto dalla banca ai possessori di mutuo e su cui graveranno gli interessi bancari (dagli ultimi calcoli si ritiene che sia una truffa).
8) Class Action.
Hanno posticipata l’entrata in vigore della legge per poi farla diventare un class action alla rovescia stile Tremonti che toglie ai poveri a da’ ai ricchi ( con questo governo non entrera’ mai in vigore).
9) Scuola.
Piu’ soldi a quella privata e meno 8 miliardi a quella pubblica, riduzione di 140.000 tra docenti e personale ATA in 5 anni in quella pubblica e chiusura di 2000 scuole nei comuni sotto i 5000 abitanti, il ritorno del maestro unico che danneggera’ sicuramente gli alunni perche’ e’ impensabile che una persona possa avere una preparazione adeguata in tante materie.
10) Lodo Alfano o Schifani bis o Dolo Berlusconi .
4 persone in Italia sono fuori e al di sopra della legge cioe’ sono FUORILEGGE.
11) Sicurezza.
3000 soldati per 6 mesi e 7000 agenti in meno per riduzione di personale e schedatura bambini rom ai quali si sono prese le impronte (legge razziale).
12) Robin Tax.
Un’ altra bufala del ministro creativo o incapace Tremonti che non riesce a capire che saranno i consumatori a pagarne le conseguenze e non i petrolieri o le banche (l’effetto gia’ lo stiamo pagando perche’ con il petrolio in discesa di oltre il 20% c’e’ stato un calo dei carburanti alla pompa solo del 6-7 % o nessuno.Nel dpef ha previsto non la diminuzione della pressione fiscale come sbandierato in campagna elettorale e durante tutto il periodo del governo Prodi, ma un aumento dello 0,5%..
13) Tagli alla sanita’ e ripristino ticket sanitari.
Anche per chi ne e’ stato sempre esente e diminuzione posti ospedalieri pro-capite e riduzione risorse per ammodernamento strutture ospedaliere pubbliche. A farne le spese saranno sempre i piu’ poveri che si vedranno negato il diritto alla salute.
14) Eliminazione agevolazioni alle cooperative.
Con conseguente aumento dei prezzi per i clienti e anche riduzione del personale gia’ in atto.
15)Ampliamento della base NATO di Vicenza.
Nonostante le proteste e un referendum alle porte hanno gia’ dato l’ OK agli americani che hanno gia’ iniziato i lavori.
16) Infrazione per rete4.
La multa (600.000 euro al giorno) sara’ pagata dai soliti noti, i cittadini.

I PRIMI CENTO GIORNI

di Sante Marafini

I danni causati dal governo Berlusconi in poco piu’ di 100 giorni

1) Abolizione ICI.
L'abolizione dell'Ici non premia i proprietari di case modeste, gia’ esentati da Prodi, bensì i proprietari di immobili di qualita’ e pregio e sicuramente penalizza i comuni che per far cassa ricorreranno ad altre tasse locali con conseguente esborso di soldi in più da parte di chi adesso non pagava già l'ICI (le conseguenze gia’ si cominciano a vedere con l’ introduzione della service tax, due tasse al posto di una).
2) Detassazione straordinari.
La detassazione aumenta solo la quantita’ del lavoro, non la qualita’ (e chiunque ha un’idea di che cosa vuol dire “lavorare” e’ d’accordo sul fatto che alla 10ma e 11esima ora si rende poco); aumenteranno gli incidenti sul lavoro; se far fare straordinari ai dipendenti costa meno che assumere, in breve tempo l’indice di disoccupazione aumenta….
3) Alitalia.
Baracca tenuta in piedi attraverso con i soldi dei cittadini e con le solite invenzioni del ministro Tremonti che fa passare il prestito ponte di 300 milioni come voce attiva di bilancio per evitare il fallimento, e quindi con soldi nostri dati a fondo perduto (l'Alitalia perde circa un milione al giorno). Dai 2000 licenziamenti con Air France (che avrebbe versato per contratto 2.500 miliardi di euro), si passa ad una join-venture che porta gli esuberi ad oltre 6000 (e ad un investimento di circa un miliardo di euro). L'ultimo piano comporta infatti lo scorporo della parte malata (che resta a carico dello stato, e cioè nostro) dalla parte sana, svenduta ai soliti corvi (e con ogni probabilità con la promessa in cambio di una buona presenza ai lavori per l'Expo di Milano). L'Air France, unica compagnia aerea che partecipa comunque all'operazione, partirà con una quota di minoranza per rilevare, si pensa gratis, tutto il pacchetto nel giro di qualche anno.
4) Ponte sullo stretto.
Un disastro continuare solo a parlarne mentre in Sicilia ci sono priorita’ drammatiche come il problema dell’acqua e delle infrastrutture.
5) Costruzioni di centrali nucleari.
Una follia dopo che un referendum ha detto no e dopo che in tutto il mondo, a parte qualche eccezione, sta abbandonando il nucleare. Scajola continua a dire che non si torna indietro (dove siamo andati lo sa solo lui), anche se negli ultimi tre mesi ci sono stati 9 incidenti in centrali nucleari con contaminazioni lievi (dicono) di almeno 100 persone.
6) Bavaglio alla giustizia.
Con il prossimo DDL per il divieto delle intercettazioni telefoniche finisce sostanzialmente la possibilità di fare indagini serie per gran parte dei reati, anche gravi.