giovedì 3 luglio 2008

SEMPRE TELECOM

La Telecom annuncia licenziamenti e, come aveva già fatto in passato, continua a mandar via lavoratori a spese dei Contribuenti.
Tronchetti Provera, proprietario dello 0.11% delle azioni della società, ha letteralmente messo in ginocchio un’azienda sana, speculando in danno dei piccoli azionisti, vendendo prestigiosi immobili situati nei centri storici dei principali capoluoghi di provincia con false vendite risolte con modestissime entrate.
Negli anni dal 1990 ad oggi (iniziò tutto con Colaninno, un altro bandito spacciatosi per imprenditore) più di 50.000 dipendenti Telecom sono stati pre-pensionati a spese dell’INPS (e quindi della collettività) ed oggi, purtroppo, tutto si ripete: sono pronti ulteriori “licenziamenti” supportati dagli ammortizzatori sociali a spese dell’INPS.
La Telecom è ancora oggi un azienda sana che fa utili mostruosi ma che si ritrova sulle spalle un enorme debito con le banche che gli hanno scaricato addosso i Colaninno ed i Tronchetti per averla acquistata mediante denaro delle banche italiane.
I capitani d'industria e le banche italiane hanno affossato un'azienda sana che si è indebitata per salvare sè stessa, e purtroppo queste cose succedono solo in Italia. In un paese civile gente così sarebbe in prigione, come pure gli amministratori delle banche che consentirono un'operazione a fini di lucro in danno di un bene pubblico.
Qualcosa del genere sembra stia accadendo con Alitalia, che diventerà una piccola compagnia nazionale in joint-venture con l'Airone di Tatò, un piccolo truffatore finito per caso nel mondo dell'aviazione civile.
Tornando ai malanni della Telecom, anche oggi non si parla di licenziamenti assistiti da ammortizzatori sociali: come già ai tempi di Colaninno, in cui fu fatta un'operazione nella quale migliaia di persone vennero messe in cassa integrazione, scaduta la quale non vennero reintegrate. Allora alcuni dipendenti furono mandati a fare dei corsi di riqualificazione, ovviamente a spese dell’INPS, ma non vennero mai reintegrati e se qualcuno ci riuscì lo ottenne vincendo la causa intentata alla società.
Assisteremo per l’ennesima volta, a causa dello scippo di denaro pubblico da parte di capitani coraggiosi, ad un debito che pagheranno i lavoratori Telecom e tutti i contribuenti l’INPS, cioè i cittadini italiani.
E' evidente che l’INPS abbia grosse difficoltà a pagare le pensioni e che quindi dovremo rassegnarci a lavorare fino a maturare 40 anni di contributi o fino a 70 anni di età.

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