martedì 8 luglio 2008

DUNQUE IL GOVERNO HA MENTITO

Un nostro concittadino è sotto processo a Milano per corruzione.Il processo non l’abbiamo iniziato i giudici italiani. Nasce perché l’avvocato inglese Mills scrive al suo commercialista dicendo che una certa somma (600.000 dollari) di cui deve giustificare il possesso gli è stata donata da Silvio Berlusconi «a titolo di riconoscenza per il modo in cui io ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi». Il commercialista ritiene la cosa non chiara e –avendo abitudini diverse da quelle italiane– fa immediata denuncia della cosa all’autorità competente, la quale trasmette il tutto alla magistratura italiana, che, ricevuti gli atti, aveva due sole alternative: insabbiarli o procedere a termini di legge.
Essendo i magistrati italiani persone psichiatricamente deformi, hanno proceduto a termini di legge. Quando il processo è quasi giunto al termine, il nostro concittadino imputato viene nominato Capo del Governo e decide di fare un decreto-legge che blocchi il suo processo. Il Presidente della Repubblica fa capire che trova questa cosa non apprezzabile. Allora il nostro concittadino imputato chiede a due suoi amici di ricorrere a un espediente. Costoro – che sono i senatori Berselli e Vizzini – propongono la cosa che non sarebbe passata come decreto-legge come emendamento al decreto cosiddetto “sicurezza”, che ha come oggetto apparente la tutela della sicurezza dei cittadini. L’idea – geniale - è quella di bloccare centinaia di migliaia di processi, fra i quali quello che riguarda il nostro concittadino, giustificando la cosa con il dire che è solo per caso che nelle centinaia di migliaia di processi bloccati c’è quello dell’amico. Ovviamente, giuristi e brave persone qualunque restano molto impressionati dal ricorso del concittadino imputato a questo trucco deplorevole, attuato con la complicità di un intero Governo, di due senatori e di molti parlamentari.
Allora il nostro concittadino imputato, nella qualità di Capo del Governo, scrive al Presidente del Senato una lettera pubblica, nella quale gli dice che questo provvedimento che blocca centinaia di migliaia di processi serve a fin di bene, per accelerare il corso della giustizia (è stupefacente come si possa avere tanta fantasia). Nella lettera il nostro concittadino imputato dice, fra l’altro che i relatori Senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato un emendamento per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, e scrive: «I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. ...l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto...».
Dunque, la tesi del nostro concittadino imputato è: 1. due senatori che non sono stato io a imbeccare hanno avuto la bella pensata di bloccare centinaia di migliaia di processi penali; 2. questa è un’ottima idea che serve al bene comune (non si capisce come, ma è evidente che ormai gli italiani credono a qualunque favola); 3. mi sono accorto solo per caso che questa norma così buona favorirebbe me con riferimento a un mio processo; 4. si tratta di “uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica” (tacendo la circostanza che il processo l’ha messo su la magistratura inglese su denuncia di un commercialista pure inglese: evidentemente l’Inghilterra è diventata più “comunista” di quanto sapessimo); 5. è assurdo che solo per questa casuale coincidenza che la norma potrebbe accidentalmente favorirmi, essa non venga promulgata.
Dopo questa lettera, decine di lacché del potere, giornalisti, sedicenti intellettuali raffinati, opinion makers hanno dato luogo a una furibonda campagna di stampa contro la magistratura, dicendo che è assolutamente vergognoso che i magistrati non vogliano che venga varata una norma di legge ottima e molto utile per il bene di tutti solo perché casualmente finirebbe per favorire il nostro concittadino imputato. Il Ministro della Giustizia si è prodotto in racconti avventurosi e in ricostruzioni arditissime per dire quanto sia giusto fermare centinaia di migliaia di processi e come questa cosa sia la più utile che si possa fare per il bene dei cittadini. E, a proposito, anche la più urgente (non a caso tutti gli italiani dal nuovo Governo non si aspettavano altro. Nulla, infatti, appare loro più urgente di un bel blocco dei processi penali).
E intanto Il Giornale, Il Riformista, Emilio Fede e ognuno che avesse uno spazio sulla carta stampata e in TV giù a pestare i magistrati, definiti molto cordialmente “il cancro della nostra democrazia”.
Accade poi che il Consiglio Superiore della Magistratura osservi che il blocco dei processi sarebbe incostituzionale. E allora il Presidente del Senato e quello della Camera corrono dal Presidente della Repubblica per dirgli che se il C.S.M. si azzarderà a dire questa cosa, saranno guai seri. La minaccia sarebbe stata: “Anche il capo dello Stato deve sapere che se andrà a finire così, noi non solo riformeremo il Csm, ma incideremo sulla gestione dei giudici. Separazione delle carriere, orario di lavoro con il tesserino da timbrare all’ingresso dei tribunali, ferie di 30 giorni come tutti i dipendenti pubblici e lo stipendio indicizzato ai contratti del pubblico impiego”.
Poi il Governo però dice “Vabbene, se ci approvate subito il “dolo” Alfano, che prevede l’immunità per il nostro Capo, noi ritiriamo la blocca processi”.
Ma allora, se la ritirano a patto che si dia l'impunità al Capo, non era vero che la blocca-processi era stata pensata dai senatori Berselli e Vizzini e non era vero neppure che era stata pensata nell’interesse di tutti. Ma allora era vero che la blocca-processi serviva solo a favorire un unico imputato. Ma allora, mi sono avventurato a dedurre: 1. il Capo del Governo ha mentito quando ha detto che la norma serviva al bene comune (e d’altra parte se servisse davvero al bene comune perché ritirarla in cambio dell’immunità per il Capo?); 2. il Governo stava bloccando centinaia di migliaia di processi solo per fare un favore a una persona; 3. un sacco di gente ha insultato i giudici solo per coprire un brutto espediente che favoriva un imputato; 4. in Italia centinaia di intellettuali, giornalisti, opinionisti, deputati avvocati, senatori, professori non provano vergogna a mentire per favorire degli amici e hanno il coraggio di aggredire e offendere chi dice la verità.
Immaginiamo che io sia un giudice e che un mio amico sia sotto processo nel tribunale dove lavoro, che io diventi presidente di quel tribunale e il mio amico mi chieda di favorirlo, che io pensi: se blocco il processo del mio amico finisce che mi arrestano, che allora blocchi tutti i processi di una sezione del tribunale –duemilacinquecento (questi sono i numeri di una sezione di un tribunale)– inventandomi una esigenza urgente in un’altra sezione e spostando da quella che voglio bloccare tutti i giudici per un paio d’anni. Mi sono detto: certo, se mi scoprissero, sai che cagnara a Porta a Porta e su Il Giornale o Il Riformista. Di certo nessuno si azzarderebbe a difendermi. Se un giudice favorisce un amico in un processo è corruzione. Se un intero Governo e tre quarti del Parlamento favoriscono un amico bloccando per legge centinaia di migliaia di processi … è politica!
Ma non è neppure questo che in fondo mi fa impressione. Quello che mi impressiona è: ma quanto è malato un Paese nel quale l’intera vita pubblica, tutta l’attività del Parlamento, milioni di pagine di giornale, migliaia di ore di televisione vengono investite solo a contrabbandare un trucco per fare un favore a una persona, che per ottenere la complicità di tutti promette altri favori in cambio (da togliere l’ICI ad abbassare le tasse, da assumere disoccupati e far comprare Alitalia da parenti e amici). E soprattutto: siamo ancora una democrazia costituzionale, se invece delle regole e della legge tutto è fondato sui favori personali?

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