sabato 28 giugno 2008

LA ZOOTECNIA E LA BIOENERGIA

L'uso di energia in ambito zootecnico è la seconda causa di surriscaldamento globale. Sembra un paradosso, ma incide addirittura più del consumo legato ai trasporti ed è seconda solo alle infrastrutture e al settore edilizio. Jeremy Rifkin aveva già anticipato l'incidenza degli allevamenti sulla biosfera in Ecocidio e a sedici anni di distanza le sue previsioni si sono avverate. Quindi sarebbe forse necessario diventare vegetariani, come ha proposto la Britain's Environment Agency? O è sufficiente tassare la carne e ricorrere a una dieta mediterranea?
Ecoalfabeta ricorda la campagna per il consumo di carne promosso dalla regione Piemonte, mentre sarebbe meglio incentivare a un maggior consumo di frutta e verdura come la campagna francese "mangiate cinque frutti o vegetali al giorno" del Programme National Nutrition Sanitè.
E qui riporta alcuni dati sui costi da sostenere per la produzione di carne e l' impatto sull'effetto serra in Italia: secondo un articolo dell' Università di Manchester, un kg di carne bovina ci costa 44 MJ di energia e almeno 15 kg di CO2 (in alcuni casi le emissioni potrebbero essere più alte). Dal momento che l'italiano carnivoro medio consuma 105 kg di carne all'anno, questo equivale a 1575 kg di CO2 emessi in un anno, pari al 18% delle emissioni pro capite. Quindi, il 18% della CO2 è causato proprio dalla produzione di carne.
L'OCSE, l'organizzazione per lo sviluppo economico, giunge ad una conclusione piuttosto netta che non lascia adito a molti dubbi: «La corsa verso raccolti energetici minaccia di cause carestie alimentari e danneggiare la biodiversità con benifici limitati. »(pag. 4 del rapporto). Questa denuncia non viene da Greenpeace o dal WWF, ma da un'organizzazione internazionale dedicata a promuovere lo sviluppo economico. Secondo il rapporto OCSE la produzione di biocombustibili nel 2005 è stata pari a 0,8 EJ di energia (1Exa J = 1E18 J)e in teoria potrebbe aumentare fino a 20 EJ nel 2050. In teoria ci dovrebbe essere sufficiente terra coltivabile per nutrire la popolazione umana in crescita e contemporaneamente, produrre biocombustibili; tuttavia, «è più probabile che limitazioni nell'utilizzo della terra conducano a una competizione "cibo-combustibile". Inoltre ogni diversione nell'uso del terreno dalla produzione di cibo alla produzione di biomassa energetica influenzerà i prezzi alimentari. Inoltre, la crescita dell'industria dei biocombustibili genererà molto probabilmente una maggiore pressione sull'ambiente e la biodiversità. Finchè i valori ambientali non avranno il giusto prezzo sul mercato, esisteranno potenti incentivi, per sostituire gli ecosistemi naturali come le foreste, i terreni umidi e i pascoli naturali con raccolti per biocombustibile.» Eppure, "Se tenessimo il riscaldamento a 20 gradi, nel giro di 17 anni non saremmo più dipendenti dal petrolio". Il problema del surriscaldamento globale è sollevato anche da Lisa Simpson e continua a preoccupare governi e istituzioni.
Ecoalfabeta si concentra anche sull'effetto fotovoltaico e sulla riduzione dei costi tramite l'uso di concentratori solari.
Il presidente del Brasile Lula Da Silva parla dell'importanza del bioetanolo per lo sviluppo del Brasile e scrive: «La benzina miscelata con etanolo e l'utilizzo di alcool puro nelle auto ibride ha consentito di ridurre del 40% il consumo e le importazioni di combustibili fossili. Dal 2003 a oggi, abbiamo emesso 120 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno. La produzione dei biocombustibili non mette a riwschio la sicurezza alimentare, perchè interessa soltanto il 2% dei nostri territori coltivabili»
Ma la flotta di auto private brasiliane che vanno a etanolo assomma più o meno a 20 milioni di unità. Dal momento che il Brasile ha 190 milioni di abitanti, questo significa 10,5 auto a bioetanolo ogni 100 abitanti. Se il Brasile dovesse raggiungere il livello italiano di 58 auto ogni 100 abitanti, avrebbe allora bisogno di coltivare a canna da zucchero l'11,1% della terra coltivabile; se raggiungesse il meraviglioso livello USA di 76 auto ogni 100 abitanti dovrebbe destinare al biocombustibile delle sole automobili il 14,4% della terra.
Lula aggiunge: «L'espansione della coltivazione della canna da zucchero, inoltre, ha contribuito a recuperare zone di pascolo degradate, prive o quasi di potenzialità agricole.»
Se la canna da zucchero per il bioetanolo non rubasse spazio all'agricoltura di sussistenza e alle foreste, potrebbe anche essere accettabile, ma occorre tenere a mente che le "zone di pascolo degradate" derivano in genere dalla deforestazione e non bisogna inoltre trascurare il problema del carbonio immagazzinato nel suolo.
Secondo uno studio del 1999 , la trasformazione della foresta in pascolo riduce il carbonio organico del suolo del 24; la sua ulteriore trasformazione in piantagione di canna da zucchero è responsabile di un'ulteriore diminuzione del carbonio del 20%. Inoltre, un ettaro coltivato a canna riduce le emissioni di CO2 di 13 t all'anno; se sullo stesso terreno si facesse ricrescere la foresta la riduzione di Co2 sarebbe di 20 t all'anno. Lula non ha ragione...
Questo discorso innesca quello della fine del cibo a buon mercato: il prezzo del mais in Iowa è aumentato del 50% in un anno, mentre in altre zone è raddoppiato.
Il prezzo del mais va alle stelle a causa della crescente domanda di bioetanolo per le auto. Non si tratta solo del prezzo del mais; anche grano, soia, riso stanno aumentando di prezzo perchè molti agricoltori stanno passando al mais e l'offerta di questi prodotti inizia a diminuire.
Nei prossimi anni i biocarburanti potrebbero uccidere l'agricoltura del mondo, già in crisi per la riduzione degli acquiferi, l' aumento della popolazione (oltre 80 milioni l'anno) e per l'aumento del consumo di carne, latte e uova in India e Cina. Senza contare il sovrasfruttamento degli oceani e il probabile aumento di inondazioni e siccità.
Lester Brown del World Watch Institute, parla della "competizione per il grano tra 800 milioni di automobilisti che vogliono mantenere la loro mobilità e due miliardi di poveri che cercano semplicemente di sopravvivere." E' impressionante l' estensione di terra che nel prossimo decennio si pensa di rubare all'agricoltura per placare la voracità delle nostre automobili:
Brasile 1,2 milioni di km²
India 140mila km²
Indonesia 260mila km² piantati a palma da Olio (ora sono 40 mila).
Malaysia 64 mila km² sempre a palma (ora sono 38 mila)
In Brasile la terra arabile è pari a circa 600mila km²; dove pensano di trovarne una superficie doppia? In Indonesia e Malaysia la deforestazione si è già mangiata 180 mila km² di foresta. Ora graze ai biofuel verrà distrutta una superficie almeno equivalente. Gli orango scompariranno.
Occorre fissare delle norme per i biofuels: non deforestare; fissare un tetto alla terra arabile destinata ai biofuels; utilizzare solo i terreni marginali non adatti alla coltivazione, come intende fare il Sudafrica, piantando la Jatropa Curcas , che cresce bene anche nei terreni aridi.

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