mercoledì 6 febbraio 2008

IL RE DELLA MONNEZZA 2

I pm Noviello e Forleo nello loro requisitoria durante l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio del governatore della Campania, dei vertici di Impregilo e di alcuni ex rappresentanti del commissariato, documentano che l'emergenza che oggi affligge la Campania nasce da quella cattiva gestione commissariale che consentì all'Impregilo di far finire in discarica non il 14 per cento dei rifiuti prodotti, così come prevedeva il piano, ma il 49 per cento, intasando gli impianti e creando quella che i pm chiamano «fame di discariche».
La crisi costerà all'Italia pesanti sanzioni dall'Ue (è stata avviata una nuova procedura di infrazione per le troppe discariche abusive in tutto il Paese) e potrebbe ulteriormente acuirsi a causa del blocco dell'impianto di cdr di Giugliano, che ha i depositi pieni e ieri ha dovuto sospendere la lavorazione dei rifiuti.
Tra l'altro, il subcommissario Vanoli percepiva un milione e cinquantamila euro all'anno, i subcommissari Paolucci e Facchi, compensi tra gli ottocento e i novecentomila euro. La stessa situazione si sarebbe verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in una intercettazione allegata agli atti, si lamentava con l'interlocutore, perché il suo stipendio era di cinquemila euro mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a un miliardo di lire all'anno.
Con compensi così alti, sostiene la Procura, è chiaro che «più durava l'emergenza più si guadagnava», e quindi la gestione commissariale non avrebbe avuto affatto interesse a superare la crisi. Di qui le molte inadempienze che oggi sono contestate agli imputati — soprattutto non aver messo a norma gli impianti cdr che producono un materiale inutilizzabile come combustibile nel futuro inceneritore di Acerra e in qualunque altro inceneritore — e di cui, secondo i pm, Bassolino era a conoscenza perché il suo ruolo di commissario era un ruolo «amministrativo» e aveva quindi «giuridicamente l'obbligo di controllare».
Ma vediamo chi è questo Vanoli detto Puppi, di cui i napoletani dicono che non vorrebbe, ma parla. Dice, non dice e manda a dire.
Raffaele Vanoli detto Puppi: papà capitano di vascello (gli avrà insegnato a navigare in cattive acque?), ordinario di Energetica a Ingegneria, tennista e sportivo in genere, ma soprattutto vice commissario ai rifiuti. Con Facchi, l’altro vice, non si amavano; in compenso è amico di Soprano, e si fidava. Così nemmeno lui si leggeva le ordinanze. Anzi, se c’era dormiva, visto che sta lì dal ‘99, ma ha capito tutto “solo dopo l´avviso di garanzia”.Ora però prepara un memoriale, per difendersi, da ingegnere.Magari lì si e ci concederà qualche spiegazione del perchè Rastrelli non decise (”magari avesse deciso lui, che voleva cinque termovalorizzatori”) e di come e perchè, dopo, il contratto è stato interpretato (da chi? Bassolino, Soprano, Facchi, lui stesso? Chi è responsabile dell’interpetazione?). Per adesso il mistero resta. E piuttosto che spiegare, si avvisa qualcuno (non mi è chiaro chi): «C´era Ronchi ministro dell´Ambiente. Era dei verdi». Già, e ora c’è Pecoraro Scanio. Che sempre dei Verdi è. Puppi invece non si è mai mosso dal suo posto fino alla scadenza del commissariato.
Dice:«Ho creduto nel pubblico. Ma è dal 2004 che devo difendermi. Il primo gennaio lascio. Termina il Commissariato per le bonifiche e la tutela delle acque. Ho chiuso quasi tutte le gare per la depurazione, non ho sprecato un euro. Vorrei adesso solo insegnare, alle 8.30 sono già in aula, mi piace e i ragazzi sono contenti, ne vengono tanti che mi hanno cambiato l´aula. Parli con i miei ragazzi dell´università. Io, Raffaele Vanoli, sono una persona perbene».
Intanto gli studenti affollano l’aula, lui si guarda dentro, e sa chi è, e anche loro lo sanno.
Ecco cosa ci dice di Vanoli un suo amico: "Sono stato studente di Raffaele Vanoli a ingegneria molti anni fa. Ricordo che un giorno a lezione ci confidò che aveva preso la laurea imbottendo di chiacchiere i docenti agli esami. Fate come me - ci disse - parlate velocemente e fingete sicurezza anche se non sapete una mazza, la preparazione conta relativamente. Un’altra volta invitò caldamente gli allievi ad assistere a un convegno. Pensavamo fosse qualcosa inerente al corso, ma ci ritrovammo a fare numero e claque in una manifestazione politica. Ricordo anche che quando lo cercavamo in istituto per chiedergli spiegazioni sulle sue arrabattate lezioni non c’era mai: era a giocare a tennis."
Lui però, intervistato da Antonio Corbo di Reubblica, sostiene di essere una persona perbene, come Bassolino, il quale si difende gridando che non ci sono prove nè indizi a suo carico.

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