venerdì 18 aprile 2008

L'IGNORANZA UCCIDE I POPOLI


In una società democratica il giornalismo rappresenta il quinto potere. La sua forza non nasce dal diritto scritto, ma da quello naturale: la verità è essenziale per la vita dell'uomo, per la sua libertà e per l'esistenza stessa di una società.
Un giornalismo fatto di verità impedisce la corruzione, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche necessarie, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente in allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione sui temi della giustizia, impone ai politici il buon governo ed ai partiti la buona politica.
In una parola, apre gli occhi ai cittadini e forma un'opinione pubblica attenta e responsabile.
E' un vecchio discorso quello che riguarda i temi etici dell'informazione, il cui fondamento sta nella sua onestà, trasparenza e completezza.
Se un giornale non è capace di questo, si fa carico di mostruosità.
Le guerre, le violenze su popolazioni inermi, gli stupri e gli atti di pedofilia, i ragazzi stroncati da overdose, le malattie epidemiche, i bambini che muoiono per fame e/o sete, tante cose si potrebbero evitare se la pubblica verità rendesse più tempestivo l'intervento del mondo.
Un giornalista incapace della verità, per vigliaccheria convenienza o connivenza, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare e le morti, le sofferenze, le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere.
Ma vi è di più, e forse di più grave.
Poichè la stragrande maggioranza dei mezzi di informazione nasconde la verità o al più la minimizza, quel giornalista avrà ucciso anche la libertà degli altri, di coloro che lo leggono.
Ricordo le riflessioni di Berlin sul concetto di libertà.
Egli distingue tra una libertà positiva (che è la libertà di fare o di essere qualcosa) e una libertà negativa (che è libertà dalle intrusioni altrui nel mio agire). La libertà positiva non è mera capacità di fare qualcosa: è, piuttosto, una forma di autodeterminazione, di agire in maniera non eterodiretta. La libertà positiva deriva dal desiderio dell’individuo di essere padrone di se stesso. A tutta prima, la libertà positiva e quella negativa possono sembrare alquanto vicine tra loro, nella misura in cui la prima si identifica con l’essere padroni di sé e la seconda si risolve nel non trovare ostacoli nelle proprie scelte: se però volgiamo lo sguardo alla storia, ci accorgiamo che queste due forme di libertà hanno avuto sviluppi ben diversi e spesso conflittuali.
Infatti, la libertà negativa è stata propugnata dai politici liberali, quella negativa dai socialisti.
Per tentare di coniugare queste due forme di libertà, storicamente confliggenti, l'unico mezzo è il pluralismo, di cui Berlin è strenuo difensore.
Saldamente convinto dell’impossibilità di determinare univocamente che cosa si debba fare o evitare, egli è contrario a ogni forma di autoritarismo e a ogni tipo di uniformità imposta dall’alto. E, forte di questa convinzione, egli si propone di difendere il diritto degli individui ad autogestirsi. Per questo motivo, è un alfiere di una visione pluralistica del mondo, fondata sul concetto di molteplicità irriducibile di modi di vivere e di pensare.
Ed è questo che manca al mondo d'oggi, la molteplicità di idee e di scelte di vita nei singoli.
In buona parte questa povertà è dovuta proprio ai mezzi d'informazione ed all'assenza di libertà dei giornalisti, assenza che, come si è visto, si trasmette così ai cittadini.
Ecco il motivo per cui solo poche lobbies nell'intero pianeta hanno il reale controllo dell'informazione. Esse sanno che chi non conosce non può scegliere, chi non sceglie non può autodeterminarsi coscientemente. E sanno che i giornalisti sono lo strumento con cui nascondere la verità agli altri, limitandone così la libertà.
Un secolo fa qualcuno disse: " L'ignoranza uccide i popoli. Dobbiamo uccidere l'ignoranza".

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