giovedì 22 novembre 2012

Il caos regna sovrano

 Fonte: Angelo Libranti (The Front Page)

Viviamo tempi incerti; la vita politica italiana è nel disordine totale, partiti e movimenti hanno perso l’identità, i loro rappresentanti sono preoccupati solo della propria posizione e cercano di capire, in anticipo, in quale settore conviene posizionarsi.
Il partito di maggioranza si è sciolto come neve al sole con incredibile facilità, a conferma di come tutto ruotava intorno alla figura carismatica di Berlusconi che, diciamolo una volta per sempre, non ha la tempra del dittatore e spesso, in Consiglio dei ministri, ha subito la maggioranza «democristiana» e le impuntature della Lega, accettando veti e «aggiustamenti» a quanto aveva promesso in campagna elettorale.
Clamoroso non aver difeso e sostenuto l’unica legge veramente rivoluzionaria delle sue quattro legislature, la n° 2544-S del 16.11.2005, che modificava la seconda parte della Costituzione e riduceva il numero di Deputati e Senatori, prevedendo il Senato Federale e ampi poteri al Presidente del Consiglio, approvata a maggioranza assoluta da Camera e Senato nella XIV Legislatura ed esecutiva dalla XVI, quella corrente.
Sottoposta a referendum nei giorni 25 e 26 giugno 2006, quella legge fu bocciata per gli interessi incrociati di quasi tutti i partiti, compreso il Pdl. E’ stata la svolta cruciale nell’excursus politico di Berlusconi; aveva perso le elezioni a maggio ed aveva tutto l’interesse a sostenere vigorosamente quanto aveva fatto di buono, invece quella campagna referendaria fu condotta e manovrata solo dalla sinistra, che aveva tutto l’interesse ad affossare, per non modificare nulla.
Berlusconi avrebbe dovuto tenere conferenze stampa e scatenare i media a lui favorevoli, e con lui la Lega, per sostenere una legge importantissima, invocata poi da quasi tutti gli italiani, immemori e svogliati.
E’ stata quella la svolta politica del leader: vincere il referendum o morire in piedi, non come ora, morente giorno per giorno senza battaglia e senza gloria, spernacchiato dalla sinistra e dimenticato da chi faceva anticamera mendicando una poltroncina istituzionale.
Ora tutto è  cambiato e si è evidenziato il lavoro di logoramento dell’Europa Unita da parte delle grandi banche, quelle che non hanno bisogno di vincere le elezioni per comandare e che dal 1992 si organizzano per minare l’economia italiana. Sono spuntati leader «tecnici» che, senza essere eletti, sono pure riverititi nonostante stiano rovinando il ceto medio e si prevede il bis per manifesta incapacità dei partiti.
Non a caso la annuale riunione della Bilderberg, neanche tanto riservata, è avvenuta a Roma. Ormai si mostrano per quello che sono e ci mettono la faccia, Monti, antico socio della confraternita vi ha partecipato e ostentato un’imperturbabile faccia di metallo, faccia da «Anatolio»  il primo robot presentato in Italia, a Roma, nella mostra per l’elettronica del 1960, dove a domanda dei visitatori rispondeva con voce impersonale e cadenzata, per ripetere solo le frasi memorizzate.
Tutto sembra ordito per la riconferma di questo governo, Monti atteggia sicurezza e non ha nessuna intenzione di presentarsi candidato. Ci pensa Montezemolo a dargli una base; dopo aver piroettato a destra e a manca ha scelto, ma anche lui non si presenterà alle elezioni, con l’aria che tira  non è importante, intanto Monti ha dichiarato che, dopo il suo Governo, non garantisce nulla, come dire me o guai in vista per l’economia.
E i partiti cosa fanno? Il Pd, gira gira, finirà per uniformarsi al «grande potere», come sempre ha fatto. Il Pdl è giunto ad avere 11 candidati alle primarie ed ha perso anima e spinta. Se Berlusconi non prende qualche iniziativa, purchessia, quello che fu il più grande partito d’Italia sparirà del tutto. L’Idv sbanda sotto l’incertezza del futuro di Di Pietro, non più nella manica dei magistrati. La Lega si è ridimensionata da sola e ha pure la faccia di chiedere la presidenza della Lombardia. Casini e Fini cercano casa  e non è sicuro se la troveranno, ridotti come sono al lumicino. Di tutto questo caos ne approfitterà Grillo, a meno che un miracolo non ponga Renzi come futuro interlocutore dell’enigmatico Monti.

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