mercoledì 10 ottobre 2007

IL RE DELLA MONNEZZA

La Procura della Repubblica di Napoli aveva chiesto il rinvio a giudizio del governatore della Campania Antonio Bassolino per reati che avrebbe commesso in qualità di commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, incarico che il presidente della giunta regionale campana svolse tra il 2000 e il 2004.
Era l'epilogo ampiamente previsto dell'inchiesta sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, che poco più di un mese fa aveva portato al sequestro disposto dal gip, di 750 milioni di euro nei confronti della Impregilo — la società affidataria dell'appalto — per la quale il giudice decise anche l'interdizione per un anno a trattare con amministrazioni pubbliche incarichi relativi alla gestione dei rifiuti.
Ora gli ex vertici di Impregilo, Piergiorgio e Paolo Romiti, avrebbero dovuto comparire accanto a Bassolino e ad altri nomi, tra i quali quelli di ex funzionari del commissariato come Raffaele Vanoli e Giulio Facchi, che in passato furono rispettivamente vicecommissario e subcommissario, nella richiesta inviata al gip dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati in questa indagine dal procuratore aggiunto Camillo Trapuzzano.
Nell'elenco vi erano anche gli amministratori delegati di Fibe e Fisia, società collegate a Impregilo, Armando Cattaneo e Roberto Ferraris. Complessivamente le persone per le quali la Procura chiese il rinvio a giudizio sono ventotto, solo una in meno di quante ricevettero nel 2006 l'avviso di chiusura delle indagini.
I magistrati sostennero che per l'inadeguatezza o la mancanza degli impianti, il ciclo dei rifiuti in Campania non avrebbe mai potuto funzionare così come era previsto nel contratto stipulato con la Impregilo, e che sia la società appaltatrice sia chi gestiva il commissariato era consapevole di questa realtà, ma avrebbe compiuto, ognuno per la propria parte, pesanti irregolarità per nascondere questa situazione.
Per tutti il reato contestato era truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. Ma al di fuori delle carte giudiziarie, pesava l'atto d'accusa che il procuratore Giovandomenico Lepore lanciava nei confronti di Bassolino: «Se fosse intervenuto quando doveva farlo, l'emergenza rifiuti non sarebbe arrivata al punto in cui è ora».
Si era in attesa che il gup decidesse se mandare o meno Bassolino e gli altri sotto processo, ma una serie di provvidenziali trasferimenti ha sino ad oggi impedito che si tenesse l'udienza preliminare.
La verità è che nessuno, a Roma come in Campania, vuole mettersi contro chi ha in mano milioni di voti. "Bassolino è in crisi, ma ha ancora un potere enorme", commenta il filosofo Biagio De Giovanni, ex parlamentare europeo dei ds: "Un'egemonia che si fonda su corporazioni, lobby, complesse articolazioni del consenso. Il suo partito personale gestisce interessi giganteschi. Un simile monstrum non crolla in quattro e quattr'otto."
Vincenzo De Luca, sindaco ulivista di Salerno ed amico del governatore, va giù pesante: "Il risultato è che oggi ci troviamo di fronte a un sistema clientelare di massa. La Regione è gestita come una bottega privata. Non c'è alcuna attività del palazzo che non abbia il marchio della fedeltà, non troverà neanche un usciere che non sia legato alla sua corrente".
Intanto a Bassolino è stato dato un nuovo nome dai napoletani: il "re della monnezza".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie per questo post, sono un napoletano ma nessuno aveva mai scritto la verità su basolino

Anonimo ha detto...

Ciao, condivido il tuo odio verso Bassolino. Leggiti questo articolo trovato in rete, parla a proposito dell'evoluzione storica e dello scempio della discarica di Contrada Pisani. Un saluto.

http://www.settimopotere.com/index.php?option=com_content&task=view&id=116&Itemid=33